ECCO COME "IL FOGLIO" HA LEGNATO L'ARRIVO DI PAOLO FRANCHI AL "RIFORMISTA": "CONFERMA MA NON SORPRENDE, SPIEGA MA NON SPIAZZA, INTRAVEDE E PREVEDE, MAGARI NON TI ACCONTENTA MA NON TI SCONTENTA. FARO NELLA NEBBIA PER NAPOLITANO E MACALUSO".
Da "Il Foglio"
Oddio, proprio adesso che la campagna intorno a Cetona è così bella, magari è già arrivata la Spinelli, Sandro Viola e forse strappa un weekend pure Padoa-Schioppa. Oddio, adesso che tanto c'è da fare con il premio Capalbio, beh, proprio adesso mettersi a fare il direttore, e poi Petruccioli magari ha già allargato la sdraio all'Ultima spiaggia. Eppure, appassionato da sempre a temi criptici del genere "dove va la sinistra riformista italiana?", Paolo Franchi il 15 giugno approderà al Riformista, orbo di Polito che intanto si è fatto papista. Sarà uno splendido punto di osservazione, da dove agevolmente dibattere con Luciano Pellicani, e una magnifica tentazione di incasinamento, per Franchi.
Sarà faro nella nebbia della contingenza politica, il Riformista franchista, per Giorgio Napolitano, che ha caro al cuore l'editorialista del Corriere - entrambi socialdemocratici di lungo corso e di sperimentata (in)azione. Sarà anche per Franchi il chiudersi di un cerchio - alla guida del giornale che fu dalemiano non meno che fecondazionista - aperto dagli anni Settanta, quando, ancora con le stimmate dell'ingraismo, assieme all'amendoliano Amos Cecchi contese la segreteria della Fgci proprio a D'Alema, e ovviamente la spuntò Massimo.
Invece, Paolo è così. "E' sempre là dove deve essere, ma sempre arriva con lieve ritardo", dice chi lo conosce. Che sta a intendere, chissà, uomo da fioritura già avvenuta, da sole già alto, da cena già servita, colui che è destinato a succedere a Polito. Non è che uno esclami "mammamia, hai visto che dice Franchi?", perché conferma ma non sorprende, spiega ma non spiazza, il nuovo direttore. Mica gli manca il coraggio (su Rinascita appoggiò le analisi dei compagni torinesi sulle radici di sinistra del terrorismo brigatista), forse gli difetta la fantasia.
Ecco, lo trovi con Cafagna a discutere di un libro di Covatta, lo sorprendi a dibattere con Fisichella, lo ascolti interloquire con Guido Bodrato su "la sinistra italiana e il riformismo" (e dai!). Franchi è costruttivo, edificante, un tantino sfiancante. Per esempio, porge a Fassino, alla vigilia del congresso di Pesaro, le domande giunte al Corriere online sul tema beneducatamente impostato: "Scusi, e la sinistra?". O mette in fila: "Le sentenze, tutte le sentenze, si commentano e, nel caso, si criticano, ma prima di tutto si rispettano". Ecco, come dargli torto? Per cosa puoi mai prendertela, se neanche indovini da che parte prenderla? Giammai mite giacobino, il neodirettore, piuttosto mite girondino.
Che poi, è in qualche modo da considerarsi trionfo del napolitanismo quirinalizio, filtrato dall'esordiente cascellismo, l'esordio al Riformista del franchismo (con la differenza che, rispetto al predecessore Polito, per Franchi al Quirinale sta bene anche un presidente, non serve proprio un Papa). Che infatti sul Colle l'ha voluto per la festa del 2 giugno, in compagnia di Sandro Curzi, e lui salutava e si complimentava e scherzava: "In questo paese non si può fare la rivoluzione, ci conosciamo tutti". E in effetti, tutti Franchi conoscono e con tutti, prima o poi, lui ha dibattuto: lo sa bene, il mondo politico capitolino, che le sue so' le mejo tavole rotonde (un dibattito coordinato da lui ha la sacralità di una cena messa a punto dalla signora Angiolillo), mica solo i vicini di casolare a Cetona.
Negli anni Settanta produceva edificanti volumetti per gli Editori Riuniti su "Socialismo e nuove generazioni", più recentemente, a domanda su cosa portare in valigia per le vacanze consigliava un cofanetto Rizzoli con tre volumi di "Don Camillo", "un'opera bellissima", e del resto "perché infliggere ai villeggianti i discorsi di D'Alema o di Berlusconi", e anche stavolta, come dargli torto? Ecco, Paolo intravede e prevede, magari non ti accontenta ma non ti scontenta. Per il compleanno, il 29 giugno, aveva istituito "la festa dei Paoli", e si affratellavano il Mieli e il Flores d'Arcais, il Franchi e il Passarini, magari passava pure er Piotta. Un po' destra comunista, un po' cena alla Carbonara, scuola romana ("non v'è chi non veda") con pantalone arruffato, contro scuola napoletana di Polito con riga ben fatta, ma senza paglietta. Soprattutto, al Riformista Paolo ritroverà il grande Macaluso, scuola siciliana. Anni fa hanno scritto insieme "Da cosa non nasce cosa". Come si vede, già avevano ragione.
Dagospia 16 Giugno 2006
Oddio, proprio adesso che la campagna intorno a Cetona è così bella, magari è già arrivata la Spinelli, Sandro Viola e forse strappa un weekend pure Padoa-Schioppa. Oddio, adesso che tanto c'è da fare con il premio Capalbio, beh, proprio adesso mettersi a fare il direttore, e poi Petruccioli magari ha già allargato la sdraio all'Ultima spiaggia. Eppure, appassionato da sempre a temi criptici del genere "dove va la sinistra riformista italiana?", Paolo Franchi il 15 giugno approderà al Riformista, orbo di Polito che intanto si è fatto papista. Sarà uno splendido punto di osservazione, da dove agevolmente dibattere con Luciano Pellicani, e una magnifica tentazione di incasinamento, per Franchi.
Sarà faro nella nebbia della contingenza politica, il Riformista franchista, per Giorgio Napolitano, che ha caro al cuore l'editorialista del Corriere - entrambi socialdemocratici di lungo corso e di sperimentata (in)azione. Sarà anche per Franchi il chiudersi di un cerchio - alla guida del giornale che fu dalemiano non meno che fecondazionista - aperto dagli anni Settanta, quando, ancora con le stimmate dell'ingraismo, assieme all'amendoliano Amos Cecchi contese la segreteria della Fgci proprio a D'Alema, e ovviamente la spuntò Massimo.
Invece, Paolo è così. "E' sempre là dove deve essere, ma sempre arriva con lieve ritardo", dice chi lo conosce. Che sta a intendere, chissà, uomo da fioritura già avvenuta, da sole già alto, da cena già servita, colui che è destinato a succedere a Polito. Non è che uno esclami "mammamia, hai visto che dice Franchi?", perché conferma ma non sorprende, spiega ma non spiazza, il nuovo direttore. Mica gli manca il coraggio (su Rinascita appoggiò le analisi dei compagni torinesi sulle radici di sinistra del terrorismo brigatista), forse gli difetta la fantasia.
Ecco, lo trovi con Cafagna a discutere di un libro di Covatta, lo sorprendi a dibattere con Fisichella, lo ascolti interloquire con Guido Bodrato su "la sinistra italiana e il riformismo" (e dai!). Franchi è costruttivo, edificante, un tantino sfiancante. Per esempio, porge a Fassino, alla vigilia del congresso di Pesaro, le domande giunte al Corriere online sul tema beneducatamente impostato: "Scusi, e la sinistra?". O mette in fila: "Le sentenze, tutte le sentenze, si commentano e, nel caso, si criticano, ma prima di tutto si rispettano". Ecco, come dargli torto? Per cosa puoi mai prendertela, se neanche indovini da che parte prenderla? Giammai mite giacobino, il neodirettore, piuttosto mite girondino.
Che poi, è in qualche modo da considerarsi trionfo del napolitanismo quirinalizio, filtrato dall'esordiente cascellismo, l'esordio al Riformista del franchismo (con la differenza che, rispetto al predecessore Polito, per Franchi al Quirinale sta bene anche un presidente, non serve proprio un Papa). Che infatti sul Colle l'ha voluto per la festa del 2 giugno, in compagnia di Sandro Curzi, e lui salutava e si complimentava e scherzava: "In questo paese non si può fare la rivoluzione, ci conosciamo tutti". E in effetti, tutti Franchi conoscono e con tutti, prima o poi, lui ha dibattuto: lo sa bene, il mondo politico capitolino, che le sue so' le mejo tavole rotonde (un dibattito coordinato da lui ha la sacralità di una cena messa a punto dalla signora Angiolillo), mica solo i vicini di casolare a Cetona.
Negli anni Settanta produceva edificanti volumetti per gli Editori Riuniti su "Socialismo e nuove generazioni", più recentemente, a domanda su cosa portare in valigia per le vacanze consigliava un cofanetto Rizzoli con tre volumi di "Don Camillo", "un'opera bellissima", e del resto "perché infliggere ai villeggianti i discorsi di D'Alema o di Berlusconi", e anche stavolta, come dargli torto? Ecco, Paolo intravede e prevede, magari non ti accontenta ma non ti scontenta. Per il compleanno, il 29 giugno, aveva istituito "la festa dei Paoli", e si affratellavano il Mieli e il Flores d'Arcais, il Franchi e il Passarini, magari passava pure er Piotta. Un po' destra comunista, un po' cena alla Carbonara, scuola romana ("non v'è chi non veda") con pantalone arruffato, contro scuola napoletana di Polito con riga ben fatta, ma senza paglietta. Soprattutto, al Riformista Paolo ritroverà il grande Macaluso, scuola siciliana. Anni fa hanno scritto insieme "Da cosa non nasce cosa". Come si vede, già avevano ragione.
Dagospia 16 Giugno 2006