SQUADRE IN B, CLUB IN C (C COME CRACK) - LA JUVE PERDE AFFARI PER 100 MILIONI. LA LAZIO RISCHIA IL FALLIMENTO. DELLA VALLE COSTRETTO A NUOVI ESBORSI PER LA FIORENTINA - ECCO L'EFFETTO-SENTENZA SUI BILANCI DELLE TRE SQUADRE: VENDERE IL VENDIBILE.
Vittorio Malagutti per l'Espresso
Abituato com'è alle atmosfere rarefatte dei consigli di amministrazione più che alle curve da stadio, di certo Giovanni Cobolli Gigli non si sarebbe mai immaginato di finire alla tv, maniche di camicia e aria trafelata, nel ruolo di capotifoso. Il comizio del neopresidente della Juventus è andato in onda (Rai Uno) venerdì 14 luglio verso le 21, pochi minuti dopo l'annuncio della sentenza che, salvo revisioni in appello, manda in serie B con una pesante penalità la squadra torinese.
Parole dure, le sue, contro una punizione giudicata troppo severa. Ma Cobolli Gigli, manager di lungo corso da sempre vicino agli Agnelli, non si rivolgeva solo al popolo dei sostenitori bianconeri. "Non svenderemo la squadra", ha scandito il numero uno juventino. E il messaggio, chiaro e forte, era rivolto ai suoi colleghi dei grandi club europei. Milan, Inter, Real Madrid, Barcellona, Manchester, Liverpool, Chelsea, Arsenal, giusto per citare le società più attive sul mercato. Tempo poche settimane e i campioni più famosi della Juventus avranno preso il volo verso questi squadroni. è il prezzo inevitabile da pagare alla retrocessione in serie B.
Cobolli Gigli lo sa bene. Sa che, anche volendo, non potrebbe costringere star del pallone come Vieira, Trezeguet, Emerson, Ibrahimovic, Buffon o Cannavaro a esibirsi su un palcoscenico di seconda categoria. Non solo. Il manager che ha preso in mano la società ha senz'altro fatto anche due calcoli. Il giro d'affari annuale della Juventus, che al giugno 2006, data di chiusura del bilancio, dovrebbe aver superato i 230 milioni di euro, nella prossima stagione è destinato a ridursi almeno del 40 per cento, circa 100 milioni.
Mancheranno i ricavi (tv e botteghino) della Champions League: circa 20 milioni. Caleranno i proventi di sponsor e diritti televisivi, anche nel caso in cui Sky e Mediaset si accontentassero di uno sconto marginale sulle cifre contrattate negli anni scorsi. Risultato: con un fatturato drasticamente corretto al ribasso la Juventus non potrà più permettersi di pagare i sontuosi stipendi dei suoi campioni. Così come gli ammortamenti dei prezzi d'acquisto dei calciatori rischiano di trasformarsi in macigni difficili da sostenere.
Quindi, per mantenere in equilibrio il bilancio della squadra non c'è che una soluzione: vendere il vendibile. A meno di non veder sprofondare nelle perdite il conto economico della società, che è quotata in Borsa e conta migliaia di piccoli azionisti. Si spiega così l'avvertimento di Cobolli Gigli ai grandi club europei, lanciato dagli schermi televisivi. A questo punto, per lui, l'obiettivo numero uno è difendere il valore di mercato dei calciatori in partenza. Nella speranza, che non pare troppo remota, almeno alla luce dei dati di bilancio, di riuscire a realizzare anche qualche profitto importante grazie al calciomercato.
Prendiamo qualche caso di gran nome. Fabio Cannavaro, eroe degli ultimi campionati mondiali, è arrivato alla Juve due anni fa proveniente dall'Inter, che in cambio si prese il giovane portiere Fabian Carini. Per la squadra di Massimo Moratti non è stato un grande affare. Carini è uscito ben presto di scena. I bianconeri invece sono riusciti a ingaggiare il capitano della Nazionale al prezzo (ma fu uno scambio alla pari e denaro contante non ne girò) di 10 milioni di euro. Dopo due anni, e i relativi ammortamenti, Cannavaro è iscritto nel bilancio della Juventus per 5 milioni di euro.
Sulla carta non sembra difficile trovare un acquirente disposto a spendere una somma superiore a 5 milioni per assicurarsi il difensore più acclamato dei Mondiali. A cominciare dal Real Madrid guidato da Fabio Capello. Secondo indiscrezioni, il prezzo di vendita potrebbe aggirarsi sui 6 milioni, anche se sono circolate cifre di molto superiori. Se l'affare andasse in porto su una valutazione di 6 milioni, la Juve riuscirebbe quindi a realizzare un profitto di un milione, oltre a sgravarsi di uno stipendio che pesa per circa 3 milioni l'anno sulle casse societarie.
Un discorso simile vale anche per gli altri pezzi pregiati della rosa juventina. Zlatan Ibrahimovic è iscritto in bilancio per un valore di circa 8,5 milioni. Se l'attaccante svedese, come sembra probabile, finirà per cambiare maglia, la squadra bianconera dovrebbe facilmente spuntare una somma ben superiore, si parla addirittura del doppio, rispetto a quegli 8,5 milioni. Come dire: altri profitti in cassa. E a ben guardare potrebbero fruttare importanti plusvalenze anche le cessioni di altri giocatori importanti come Gianluca Zambrotta, molto rivalutato dopo i Mondiali tedeschi, e David Trezeguet.
Per loro il costo in bilancio risulta pari, rispettivamente, a circa 2 milioni e, per il francese, poco più di 3 milioni. Sul mercato, però, circolano valutazioni ben superiori. Tra gli addetti ai lavori molti si spingono addirittura oltre i 10 milioni. Si vedrà. Di certo anche in questo caso la Juventus ha buone probabilità di portare a termine le cessioni con un profitto importante.
Le situazioni più critiche, da questo punto di vista rispondono al nome di Gianluigi Buffon (in bilancio a poco più di 15 milioni), Emerson (16 milioni) e Patrick Vieira (16 milioni). Se per il portiere della Nazionale non mancano certo i pretendenti, in Italia e all'estero, disposti a spendere anche somme vicine ai 20 milioni, su Emerson e Viera (comprato nel 2005) per la Juve sarà più difficile chiudere la partita in attivo.
Conti alla mano, però, il saldo finale del calciomercato dovrebbe essere positivo. Quanto basta per puntellare un conto economico falcidiato dal crollo dei ricavi provocato dalla retrocessione in serie B. Certo, nelle prossime settimane la Juventus dovrà anche far provvista di calciatori di medio livello, più adatti al campionato cadetto. Ed è probabile che le controparti, conoscendo lo stato di necessità dei bianconeri, non saranno disposte a fare sconti. Poi va considerato anche l'esaurimento del cosiddetto effetto Moggi.
Nel senso che l'ex direttore generale, grazie alla sua abilità, ma anche giocando su un sistema di alleanze, pressioni e complicità, è riuscito per anni a fare il bello e il cattivo tempo sul mercato del pallone. Con ovvi vantaggi per la Juventus. Adesso che Moggi è uscito di scena, la squadra della famiglia Agnelli dovrà fare i conti con la nuova situazione. Sarà un problema, certo, ma è ben poca cosa rispetto al collasso finanziario a cui rischiano di andare incontro le altre due squadre punite con la serie B dalla sentenza federale: Fiorentina e, soprattutto, Lazio. Mentre il Milan, che conserva un posto in serie A, riesce a limitare i danni. Perde i proventi della Champions league: una ventina di milioni in tutto. Con la prospettiva, però, di tornare nel giro che conta entro un anno, a differenza della Juventus, che invece rischia seriamente un paio di stagioni in purgatorio.
Fiorentina e Lazio, invece, precipitano direttamente all'inferno. Queste due squadre facevano già una gran fatica per tenere in equilibrio il bilancio. E ora la retrocessione spazzerebbe via almeno il 60 per cento dei ricavi. La squadra viola nel 2004, grazie alla promozione in serie A, aveva quasi triplicato i proventi per la cessione dei diritti televisivi. Questa voce era passata in bilancio da 11 a 30 milioni di euro.
Adesso che la società ha fatto marcia indietro, anche quei proventi rischiano di ritornare agli stessi livelli di due anni fa. Un colpo duro, se si considera che i cosiddetti diritti di trasmissione valevano da soli quasi il 60 per cento del giro d'affari della società. E che, nonostante il forte aumento dei ricavi, nel 2005 la Fiorentina aveva chiuso il bilancio in perdita di oltre 9 milioni su 54 milioni di giro d'affari, costringendo Diego Della Valle ad aprire i cordoni della borsa per riportare in equilibrio la situazione.
Tra l'altro la squadra viola si era anche conquistata il diritto a partecipare alla prossima Champions League. Un traguardo importante non solo sul piano sportivo, perché poteva fruttare almeno una decina di milioni di euro. Facile prevedere, a questo punto, che il patron viola dovrà intervenire anche nel corso della prossima stagione per evitare il crack in bilancio.
La Fiorentina, però, può contare anche su un altro paracadute finanziario. La vendita di Luca Toni, uno degli attaccanti più richiesti d'Europa, potrebbe portare denaro fresco in cassa: 20 milioni di euro, forse di più, con una plusvalenza di almeno 10 milioni che diventerebbe un vero toccasana per il conto economico. Come dire che grazie al suo gioiello Toni, la squadra della famiglia Della Valle potrebbe assorbire il colpo della retrocessione, nella speranza di risalire nel campionato principale nel giro al massimo, di un paio di anni.
La Lazio invece non ha un Toni da giocare nella roulette del prossimo bilancio. E, a prima vista, il presidente Claudio Lotito non vanta neppure le disponibilità finanziarie del suo collega Della Valle. Forse la cessione del nazionale Massimo Oddo, iscritto in bilancio per soli 945 mila euro, potrebbe fruttare una plusvalenza di qualche milione. Troppo poco per far fronte alle perdite finanziarie causate dalla retrocessione. Tanto più che sulla Lazio incombe un pericolo ben più grave. Come previsto dal cosiddetto decreto salvacalcio riveduto e corretto dall'Unione europea, anche la squadra romana dovrà far fronte in una sola volta alle cinque rate residue di ammortamenti. La scadenza è fissata al 30 giugno 2007 e la Lazio dovrà sborsare oltre 100 milioni di euro. Tocca a Lotito. A meno che il governo non si inventi un altro salvagente.
Dagospia 23 Luglio 2006
Abituato com'è alle atmosfere rarefatte dei consigli di amministrazione più che alle curve da stadio, di certo Giovanni Cobolli Gigli non si sarebbe mai immaginato di finire alla tv, maniche di camicia e aria trafelata, nel ruolo di capotifoso. Il comizio del neopresidente della Juventus è andato in onda (Rai Uno) venerdì 14 luglio verso le 21, pochi minuti dopo l'annuncio della sentenza che, salvo revisioni in appello, manda in serie B con una pesante penalità la squadra torinese.
Parole dure, le sue, contro una punizione giudicata troppo severa. Ma Cobolli Gigli, manager di lungo corso da sempre vicino agli Agnelli, non si rivolgeva solo al popolo dei sostenitori bianconeri. "Non svenderemo la squadra", ha scandito il numero uno juventino. E il messaggio, chiaro e forte, era rivolto ai suoi colleghi dei grandi club europei. Milan, Inter, Real Madrid, Barcellona, Manchester, Liverpool, Chelsea, Arsenal, giusto per citare le società più attive sul mercato. Tempo poche settimane e i campioni più famosi della Juventus avranno preso il volo verso questi squadroni. è il prezzo inevitabile da pagare alla retrocessione in serie B.
Cobolli Gigli lo sa bene. Sa che, anche volendo, non potrebbe costringere star del pallone come Vieira, Trezeguet, Emerson, Ibrahimovic, Buffon o Cannavaro a esibirsi su un palcoscenico di seconda categoria. Non solo. Il manager che ha preso in mano la società ha senz'altro fatto anche due calcoli. Il giro d'affari annuale della Juventus, che al giugno 2006, data di chiusura del bilancio, dovrebbe aver superato i 230 milioni di euro, nella prossima stagione è destinato a ridursi almeno del 40 per cento, circa 100 milioni.
Mancheranno i ricavi (tv e botteghino) della Champions League: circa 20 milioni. Caleranno i proventi di sponsor e diritti televisivi, anche nel caso in cui Sky e Mediaset si accontentassero di uno sconto marginale sulle cifre contrattate negli anni scorsi. Risultato: con un fatturato drasticamente corretto al ribasso la Juventus non potrà più permettersi di pagare i sontuosi stipendi dei suoi campioni. Così come gli ammortamenti dei prezzi d'acquisto dei calciatori rischiano di trasformarsi in macigni difficili da sostenere.
Quindi, per mantenere in equilibrio il bilancio della squadra non c'è che una soluzione: vendere il vendibile. A meno di non veder sprofondare nelle perdite il conto economico della società, che è quotata in Borsa e conta migliaia di piccoli azionisti. Si spiega così l'avvertimento di Cobolli Gigli ai grandi club europei, lanciato dagli schermi televisivi. A questo punto, per lui, l'obiettivo numero uno è difendere il valore di mercato dei calciatori in partenza. Nella speranza, che non pare troppo remota, almeno alla luce dei dati di bilancio, di riuscire a realizzare anche qualche profitto importante grazie al calciomercato.
Prendiamo qualche caso di gran nome. Fabio Cannavaro, eroe degli ultimi campionati mondiali, è arrivato alla Juve due anni fa proveniente dall'Inter, che in cambio si prese il giovane portiere Fabian Carini. Per la squadra di Massimo Moratti non è stato un grande affare. Carini è uscito ben presto di scena. I bianconeri invece sono riusciti a ingaggiare il capitano della Nazionale al prezzo (ma fu uno scambio alla pari e denaro contante non ne girò) di 10 milioni di euro. Dopo due anni, e i relativi ammortamenti, Cannavaro è iscritto nel bilancio della Juventus per 5 milioni di euro.
Sulla carta non sembra difficile trovare un acquirente disposto a spendere una somma superiore a 5 milioni per assicurarsi il difensore più acclamato dei Mondiali. A cominciare dal Real Madrid guidato da Fabio Capello. Secondo indiscrezioni, il prezzo di vendita potrebbe aggirarsi sui 6 milioni, anche se sono circolate cifre di molto superiori. Se l'affare andasse in porto su una valutazione di 6 milioni, la Juve riuscirebbe quindi a realizzare un profitto di un milione, oltre a sgravarsi di uno stipendio che pesa per circa 3 milioni l'anno sulle casse societarie.
Un discorso simile vale anche per gli altri pezzi pregiati della rosa juventina. Zlatan Ibrahimovic è iscritto in bilancio per un valore di circa 8,5 milioni. Se l'attaccante svedese, come sembra probabile, finirà per cambiare maglia, la squadra bianconera dovrebbe facilmente spuntare una somma ben superiore, si parla addirittura del doppio, rispetto a quegli 8,5 milioni. Come dire: altri profitti in cassa. E a ben guardare potrebbero fruttare importanti plusvalenze anche le cessioni di altri giocatori importanti come Gianluca Zambrotta, molto rivalutato dopo i Mondiali tedeschi, e David Trezeguet.
Per loro il costo in bilancio risulta pari, rispettivamente, a circa 2 milioni e, per il francese, poco più di 3 milioni. Sul mercato, però, circolano valutazioni ben superiori. Tra gli addetti ai lavori molti si spingono addirittura oltre i 10 milioni. Si vedrà. Di certo anche in questo caso la Juventus ha buone probabilità di portare a termine le cessioni con un profitto importante.
Le situazioni più critiche, da questo punto di vista rispondono al nome di Gianluigi Buffon (in bilancio a poco più di 15 milioni), Emerson (16 milioni) e Patrick Vieira (16 milioni). Se per il portiere della Nazionale non mancano certo i pretendenti, in Italia e all'estero, disposti a spendere anche somme vicine ai 20 milioni, su Emerson e Viera (comprato nel 2005) per la Juve sarà più difficile chiudere la partita in attivo.
Conti alla mano, però, il saldo finale del calciomercato dovrebbe essere positivo. Quanto basta per puntellare un conto economico falcidiato dal crollo dei ricavi provocato dalla retrocessione in serie B. Certo, nelle prossime settimane la Juventus dovrà anche far provvista di calciatori di medio livello, più adatti al campionato cadetto. Ed è probabile che le controparti, conoscendo lo stato di necessità dei bianconeri, non saranno disposte a fare sconti. Poi va considerato anche l'esaurimento del cosiddetto effetto Moggi.
Nel senso che l'ex direttore generale, grazie alla sua abilità, ma anche giocando su un sistema di alleanze, pressioni e complicità, è riuscito per anni a fare il bello e il cattivo tempo sul mercato del pallone. Con ovvi vantaggi per la Juventus. Adesso che Moggi è uscito di scena, la squadra della famiglia Agnelli dovrà fare i conti con la nuova situazione. Sarà un problema, certo, ma è ben poca cosa rispetto al collasso finanziario a cui rischiano di andare incontro le altre due squadre punite con la serie B dalla sentenza federale: Fiorentina e, soprattutto, Lazio. Mentre il Milan, che conserva un posto in serie A, riesce a limitare i danni. Perde i proventi della Champions league: una ventina di milioni in tutto. Con la prospettiva, però, di tornare nel giro che conta entro un anno, a differenza della Juventus, che invece rischia seriamente un paio di stagioni in purgatorio.
Fiorentina e Lazio, invece, precipitano direttamente all'inferno. Queste due squadre facevano già una gran fatica per tenere in equilibrio il bilancio. E ora la retrocessione spazzerebbe via almeno il 60 per cento dei ricavi. La squadra viola nel 2004, grazie alla promozione in serie A, aveva quasi triplicato i proventi per la cessione dei diritti televisivi. Questa voce era passata in bilancio da 11 a 30 milioni di euro.
Adesso che la società ha fatto marcia indietro, anche quei proventi rischiano di ritornare agli stessi livelli di due anni fa. Un colpo duro, se si considera che i cosiddetti diritti di trasmissione valevano da soli quasi il 60 per cento del giro d'affari della società. E che, nonostante il forte aumento dei ricavi, nel 2005 la Fiorentina aveva chiuso il bilancio in perdita di oltre 9 milioni su 54 milioni di giro d'affari, costringendo Diego Della Valle ad aprire i cordoni della borsa per riportare in equilibrio la situazione.
Tra l'altro la squadra viola si era anche conquistata il diritto a partecipare alla prossima Champions League. Un traguardo importante non solo sul piano sportivo, perché poteva fruttare almeno una decina di milioni di euro. Facile prevedere, a questo punto, che il patron viola dovrà intervenire anche nel corso della prossima stagione per evitare il crack in bilancio.
La Fiorentina, però, può contare anche su un altro paracadute finanziario. La vendita di Luca Toni, uno degli attaccanti più richiesti d'Europa, potrebbe portare denaro fresco in cassa: 20 milioni di euro, forse di più, con una plusvalenza di almeno 10 milioni che diventerebbe un vero toccasana per il conto economico. Come dire che grazie al suo gioiello Toni, la squadra della famiglia Della Valle potrebbe assorbire il colpo della retrocessione, nella speranza di risalire nel campionato principale nel giro al massimo, di un paio di anni.
La Lazio invece non ha un Toni da giocare nella roulette del prossimo bilancio. E, a prima vista, il presidente Claudio Lotito non vanta neppure le disponibilità finanziarie del suo collega Della Valle. Forse la cessione del nazionale Massimo Oddo, iscritto in bilancio per soli 945 mila euro, potrebbe fruttare una plusvalenza di qualche milione. Troppo poco per far fronte alle perdite finanziarie causate dalla retrocessione. Tanto più che sulla Lazio incombe un pericolo ben più grave. Come previsto dal cosiddetto decreto salvacalcio riveduto e corretto dall'Unione europea, anche la squadra romana dovrà far fronte in una sola volta alle cinque rate residue di ammortamenti. La scadenza è fissata al 30 giugno 2007 e la Lazio dovrà sborsare oltre 100 milioni di euro. Tocca a Lotito. A meno che il governo non si inventi un altro salvagente.
Dagospia 23 Luglio 2006