ABU OMAR, UN AGENTE AMERICANO RACCONTA TUTTO - L'IDEA DEL RAPIMENTO FU DI JEFF CASTELLI, CAPO DELLA CIA IN ITALIA, CHE CONTATTÒ E COINVOLSE IL SISMI - C'ERA L'OK ISTITUZIONALE ITALIANO: I MOLTI ERRORI COMMESSI DIPESERO DA UN ECCESSO DI SICUREZZA.

Claudio Gatti per "Il Sole 24 Ore"


Si sa già molto della cosiddetta extraordinary rendition di Nasr Osama Mustafa Hassan, meglio conosciuto come Abu Omar.Anche perché il pool coordinato dai magistrati di Milano Armando Spataro e Ferdinando Pomarici è riuscito a ricostruire l'evento con straordinaria dovizia di particolari. Si sa con certezza che il 17 febbraio 2003 l'egiziano venne caricato su un furgone e trasportato da Milano ad Aviano per essere messo su un primo aereo diretto alla base americana di Ramstein, in Germania, e poi su un altro che lo portò in Egitto (dove è tuttora detenuto).

Ma fu un vero rapimento o una "messinscena" organizzata con il consenso dello stesso Abu Omar? Il direttore del Sismi, Nicolò Pollari, ha sostenuto che era una messinscena. Il maresciallo dei carabinieri Luciano Pironi, altrimenti noto come Ludwig, finora unico ad ammettere il proprio coinvolgimento nella vicenda, ha invece ammesso che Abu Omar non era affatto consenziente. E ha detto che il capo della Cia a Milano, Robert Lady, lo convinse ad aiutare il servizio americano a sequestrare Abu Omar promettendogli in cambio un aiuto per essere assunto al Sismi.

Il mese scorso il «Corriere della Sera» ha poi reso pubblico un memoriale scritto dallo stesso Abu Omar in cui dice non solo di essere stato rapito ma di essere stato anche torturato. Nessuno però ha mai raccolto la testimonianza degli agenti americani che hanno partecipato all'operazione. Anche perché nessun americano ha mai ammesso di aver contribuito a un'operazione di extraordinary rendition che aveva come bersaglio Abu Omar. Fino a oggi.

«Il Sole24 Ore» ha infatti incontrato una persona non solo "informata dei fatti" ma coinvolta nell'operazione che ne ha confermato la natura "non consensuale" offrendo una serie di dettagli inediti. «Certo che è stata una extraordinary rendition. E certo che gli italiani ne erano al corrente», dice questa persona, a cui è stato garantito l'anonimato.

Quali italiani?
Il Sismi. Fu lo stesso capocentro della Cia in Italia, Jeff Castelli, a chiedere il loro beneplacito.

Come mai?
Perché quella di rapire Abu Omar fu una sua idea, ma non aveva incontrato una risposta entusiastica dal quartier generale della Cia a Langley. Abu Omar non era considerato una priorità né un'operazione di alto profilo. Tant'è che contro di lui non c'era neppure un mandato di cattura dell'Egitto. E di norma se non c'è mandato di cattura non si prende una persona.

E che cosa c'entra il Sismi?
Castelli voleva dimostrare a Langley che l'operazione era facilmente realizzabile. Il consenso del Sismi serviva anche a quello.

Chi contattò Castelli al Sismi?
Posso solo dire che parlò prima con il numero due, il capo operativo (Marco Mancini,
ndr) e che in seguito con lui si recò a Forte Braschi.

E come andò a finire?
Che ebbe il beneplacito del Sismi. E, armato di quello, Castelli ebbe anche il consenso di Langley. Lady, il suo vice responsabile della Cia a Milano, non era invece affatto favorevole.

Perché no?
Gli pareva che Castelli volesse farsi bello con i vertici della Agenzia con un'operazione di scarso valore. Lady fece resistenza, ma poi fu costretto a obbedire rovinandosi nel contempo il rapporto con Castelli. Tant'è che poco dopo Lady decise di andare in pensione anticipata.

Si è dimesso in protesta per il rapimento di Abu Omar?
No. Si è dimesso perché Abu Omar ha fatto fare carriera a Castelli, che da allora ha avuto non una ma due promozioni, e con un ex boss ai vertici che non ti ama, la vita diventa difficile.

Qual è stato il suo ruolo in quell'operazione?
Ha altre domande?

Dov'era quel 17 febbraio?
Posso dire che ero in Italia.

Per quali motivi specifici si scelse proprio il 17 febbraio 2003?
C'erano anche date alternative.

Uno degli aspetti più misteriosi dell'intera vicenda è il ruolo di Pironi. Perché mai arruolare anche un maresciallo dei carabinieri per l'occasione quando c'era il Sismi?
Nessuno mai avrebbe arruolato un carabiniere per l'occasione. Per operazioni del genere non si usano persone sconosciute. Solo chi è stato già sperimentato in passato.

Pironi aveva già avuto contatti con la Cia?
Dalla metà degli anni 80.



Nel verbale del suo interrogatorio del 6 aprile scorso, Pironi ha ammesso di aver avuto un viaggio premio negli Usa, pagato da Lady, durante il quale si recò al quartier generale della Cia a Langley dove incontrò anche due dirigenti.
Non mi pare ci sia nulla di strano, visto il rapporto che c'era.

Torniamo al sequestro. Se avevate il Sismi che vi dava una mano, che bisogno c'era di Pironi?
Forse serviva qualcuno che facesse cadere Abu Omar in una trappola. Qualcuno che lui conosceva e che poteva fare in modo che uscisse al momento giusto. E qualcuno con cui non avrebbe voluto essere visto. In altre parole, occorreva evitare che, imbattendosi in un conoscente o amico per strada, Abu Omar si mettesse a chiacchierare o peggio proseguisse in compagnia.

Vuole dire che Abu Omar non fu intercettato sulla via della moschea ma convocato da Pironi?
Dico che le cose potrebbero essere andate in modo diverso da come si è scritto finora.

Sa perché Pironi fu poi trasferito a Belgrado?
So che quello è un posto riservato al Sismi e che lo stipendio lì era tre volte lo stipendio che aveva da carabiniere. Non solo: per spostarsi Pironi ha dovuto convincere sua moglie,che è cittadina tedesca, a lasciare il posto che aveva al Consolato tedesco di Milano. E da quel che sappiamo la perdita dello stipendio della moglie fu compensata dallo Stato italiano. Questa cosa mi pare eufemisticamente definibile un'anomalia.

Conclusione?
Conclusione: o il Governo, o il Sismi o entrambi volevano tenere buono, e probabilmente lontano dai magistrati, il maresciallo Pironi.

Tutta la vicenda di Pironi sembra un'anomalia.
Beh, mi pare un'anomalia anche il fatto che a Milano girasse su un'auto con targa francese. Anche se evidentemente Pironi ama la Francia. Dove lui e sua moglie hanno una casa al mare.

A verbale Pironi ha dichiarato di non avere beni patrimoniali.
In Italia forse no, ma in Francia?... Ma passiamo ad altro, mi pare di aver detto abbastanza.

Pensavo avessimo appena cominciato.
No, non credo di poter aggiungere altro.

Almeno un giudizio complessivo sull'operazione. Dal vostro punto di vista è stata condotta proprio male. I successi per la Cia sono quelli di cui nessuno viene a sapere. E qui si è saputo quasi tutto. Anche i nomi degli agenti.
Non sarei così sicuro su quei nomi.

Che vuol dire?
A parte Castelli, Lady o la sua assistente Sabrina De Sousa - che peraltro non c'entra nulla perché gli ha solo prestato il telefono - buona parte dei nomi credo siano inutili.

In che senso?
La Procura ha notato che molte persone avevano carte di credito e passaporti con numeri molto simili o quasi consecutivi. Che cosa significa questo?

Che sono carte di credito dello stesso datore di lavoro?
No, che sono documenti creati artificialmente. Insomma che quei nomi sono alias. Sono fasulli.

Almeno quelli di Castelli e Lady sono nomi veri.
Beh, Castelli sta al sicuro in Virginia.

E Lady?
Lui è effettivamente uscito fregato da questa vicenda. Dopo essere stato spinto a lasciare l'Agenzia aveva deciso di rimanere a vivere in Italia e aveva messo tutti i suoi soldi in quel casale in Piemonte. Ora in Italia non può più entrare e il casale mi risulta sia sotto sequestro.

Comunque sia, l'operazione è stata condotta in modo quasi dilettantesco.
Non c'è dubbio che siano stati fatti degli errori. Sono state lasciate troppe tracce. Il punto è che, avendo l'assenso dei servizi e di conseguenza del Governo locale, non c'era di che preoccuparsi.

Ma si stava commettendo un reato, e in Italia la magistratura non solo è indipendente dal Governo ma ha l'obbligo di indagare sui reati.
Chi arriva dagli Usa per fare un'operazione di quel genere non sa nulla di come funziona la magistratura in Italia. Sapendo di avere l'ok istituzionale si è abbassata la guardia.


Dagospia 13 Dicembre 2006