BOLOGNA ART POWER: QUEL MARPIONNE E' ORMAI PIU' UOMO-IMMAGINE DI LUCHINO
LA "FABBRICA" DEL POTERE DI PRODI SI ALLARGA (15 NUOVI CONSIGLIERI ECONOMICI)
TAV, LA LOBBY DEI COSTRUTTORI EDILI CONTRO BERSANI - AGRICOLE PARMA RUGBY
LA "FABBRICA" DEL POTERE DI PRODI SI ALLARGA (15 NUOVI CONSIGLIERI ECONOMICI)
TAV, LA LOBBY DEI COSTRUTTORI EDILI CONTRO BERSANI - AGRICOLE PARMA RUGBY
1 - BOLOGNA ART POWER: MARPIONNE E' ORMAI PIU' UOMO-IMMAGINE DI LUCHINO
Se non avesse le spalle curve da studente secchione e il vocione troppo profondo, Sergio Marpionne potrebbe diventare un uomo-immagine. In realtà l'amministratore delegato della Fiat anche se non ha il fisico e i modi di Luchino di Monteprezzemolo, si diverte un sacco a giocare la parte del più bravo. Venerdì scorso all'Università di Chieti, la città dove è nato 55 anni fa, il rettore Franco Cuccurullo (un chirurgo bolognese di 63 anni) gli ha conferito l'Ordine della Minerva, un'onorificenza che il manager ha ricevuto indossando quel pullover con il bavero alzato che sta diventando uno status-symbol per gli operai di Mirafiori. Poi Marpionne è corso a Bologna per visitare ArteFiera2007, la mejo sagra artistica della penisola alla quale hanno partecipato oltre 200 gallerie e 60 espositori. Il vernissage della manifestazione e gli stand della Rassegna sono diventati per alcune ore il crocevia dei potenti.
Oltre al sindaco Cofferati e a Paoletto Scaroni, c'erano Franco Bernabè, cultore e collezionista, il governatore Bassolino, Chicco Testa e Pier Luigi Celli, la coppia dei soci d'affari composta da Luchino (presidente della Fiera di Bologna) e Dieguito Della Valle. Dopo le polemiche scoppiate a proposito dell'estromissione di Cipolletta-Depardieu dalla presidenza del "Sole 24 Ore", il feeling tra Luchino e Dieguito è parso molto intenso, tale da smentire seccamente le illazioni dell'editore di "Class" Paolo Panerai che proprio sabato mattina ha scritto su "MilanoFinanza" il de profundis sul sodalizio tra i due amici. Sotto gli occhi divertiti di Marpionne, Luchino ha scortato lo scarparo a pallini nello stand della gallerista Marina Covi, coniugata Celli, dove ha comprato un'opera "lunare" di Manfredini. Il ritratto d'autore preferito da Vittorio Sgarbi è apparso però quello del disinvolto Marpionne che a colpi di annunci molto concreti (Fiat tra quattro anni avrà un utile netto di 3,5 miliardi di euro) sta rubando il mestiere e lo spazio all'uomo-immagine della Ferrari.
2 - LA "FABBRICA" DEL POTERE DI PRODI (15 NUOVI CONSIGLIERI ECONOMICI)
Mentre Luchino, Dieguito & Company ammiravano i quadri di Schifano e Wahrol, nella sua casa di Bologna Romano Prodi era impegnato a incorniciare l'articolo scritto da Eugenio Scalfari sulla "Repubblica" con il titolo "Il premier ha la testa più dura di Zidane". In questo lavoretto casalingo lo ha aiutato la moglie Flavia, l'unica persona di cui il Professore si fida ciecamente. E' stata lei a rileggergli l'articolo per ben tre volte mentre il Professore incollava il testo accanto alla foto di Dossetti e di Abramo-Bazoli. Ed è stata donna Flavia a fargli capire che fino a quando sarà vivo Scalfari, Carletto De Benedetti dovrà fare con i suoi giornali la politica dei "due forni". Con una mano l'Ingegnere - che definì Prodi un semplice amministratore di condominio - aiuta l'ascesa del sindaco di Roma VeltronJohn; con l'altra sostiene il governo-mortadella che gli fa comodo nella gara per l'Alitalia. Prodi è un uomo dai rancori profondi e dalle passioni limitate. Nei rancori assomiglia a Massimo D'Alema e quando deve colpire qualcuno sibila tra i denti gorgoglii micidiali.
A differenza del lìder-Maximo che riesce a distruggere con le sue mani ciò che costruisce, il Professore è più furbo, e tesse le sue trame con sapienza democristiana. Se a D'Alema piace la barca, a Prodi piace la bicicletta, ma entrambi hanno la passione comune per il potere. Qualcuno comincia a fare l'elenco delle pedine che il politico di Scandiano ha collezionato in questi mesi. Il cappello messo sulla Sant'Intesa è pesante e largo perchè se Abramo-Bazoli riuscirà in queste ore a varare la nuova Mediobanca con la fusione tra Hopa e Mittel, la longa manus del Professore arriverà a Trieste per scalzare Bernheim e toccherà il santuario del "Corriere della Sera".
Ma non è finita perchè con i due bracci armati della Cassa Depositi e Prestiti (dove ha piazzato Alfonso Iozzo) e della Società per le Infrastrutture (dove è stato recuperato il "traditore" di Autostrade, don Vito Gamberale), Prodi è pronto a dare la testata di uno Zidane ai "materazzi" dei poteri forti. Strillano gli economisti come Giavazzi sul capitalismo di Stato, e strilla Franco De Benedetti sulla resurrezione di una nuova Iri. Prodi se ne frega. Ha capito che non deve ascoltare il suo portavoce Silvio Sircana e tacere come una sfinge. A Palazzo Chigi la "fabbrica" del potere è in pieno movimento e si sta preparando la lista dei nuovi vertici per le Authority alla quale si aggiungerà l'elenco di 15 nuovi consiglieri economici. Altre "testate", altre pedine.
3 - LA LOBBY DEI COSTRUTTORI SUL PIEDE DI GUERRA CONTRO BERSANI
Il nome di Paolo Buzzetti è noto solo agli addetti ai lavori, più famoso è Carlo Ferroni. Entrambi sono al vertice dell'Ance, l'Associazione Nazionale Costruttori Edili che da venerdì è in piena fibrillazione. Buzzetti è un costruttore romano di 52 anni, che adesso deve fronteggiare la rivolta dei grandi costruttori sui quali è calata la scure delle liberalizzazioni. Dentro l'Ance si ritrovano pezzi da 90 come Astaldi, Pizzarotti, Gavio, nomi celebri nelle costruzioni ai quali il "lenzuolino" di Bersani ha stracciato i contratti dell'Alta Velocità. Il business da 10 miliardi di euro è nato il 24 settembre 1991 quando il defunto Lorenzo Necci e il suo braccio destro Incalza affidarono alla Tav spa la costruzione delle nuove linee ferroviarie. Per la realizzazione delle opere si ritenne opportuno saltare le gare d'appalto e affidare i lavori "chiavi in mano".
Qualcuno gridò alla grande truffa, ma Necci e l'allora ministro del Bilancio Cirino Pomicino chiusero le orecchie e utilizzarono i consigli del grande manovratore Pacini Battaglia, il finanziere che adesso sconta Mani Pulite nel volontariato sociale. La botta di Bersani straccia gli accordi firmati 16 anni fa e scatena l'indignazione dell'Ance. Al grido di dolore che venerdì ha squassato le orecchie al presidente Buzzetti e al direttore generale Ferroni, si è aggiunto quello di Mario Lupo, il manager che gestì il mostro Iritecna, e che presiede l'Agi, Associazione Imprese Generali. La lobby dei costruttori è più forte di quella dei tassisti ed è pari a quella dei petrolieri. Sarà battaglia.
4 - CIMOLI GUADAGNA 23MILA EURO AL GIORNO, ALITALIA PERDE UN MILIONE DI EURO OGNI 24 ORE
Mentre guadagnava 23mila euro al giorno, Giancarlo Cimoli perdeva con Alitalia un milione di euro ogni 24 ore. In qualsiasi altra azienda la proprietà se ne sarebbe accorta rapidamente e avrebbe cacciato l'amministratore. Purtroppo le leggi del mercato e dell'economia non hanno mai avuto grande popolarità dentro la Compagnia di bandiera che soltanto il pressing della Consob ha costretto ieri sera tardi a rivelare i suoi conti. Adesso tutti parlano di doccia fredda e di voragine perchè nel 2006 invece del pareggio, l'Alitalia è caduta in un vuota d'aria di 380 milioni.
Ci voleva l'asta per la privatizzazione per rendersi conto che il marmoreo manager di Massa Carrara, protetto da Carlo Azeglio Ciampi e da chissà quale oscuro giro di potere (si sa, si sa, ma non si dice), restasse in questi anni attaccato alla poltrona come una cozza della Versilia. Entro questa sera alle 18 sul tavolo di Merrill Lynch, advisor per la privatizzazione, arriveranno le intenzioni d'offerta delle cordate. Ciascuna di esse farà una marcia di avvicinamento, una semplice annusata di interesse che non è in alcun modo vincolante. E dietro ogni cordata c'è l'ombra lunga di qualche compagnia straniera che aspetta di mangiare il boccone. Nel frattempo Giancarlo Cimoli, al quale restano poteri di ordinaria amministrazione e di rappresentanza, continua a portare a casa ogni sera 23mila euro.
5 - AGRICOLE PARMA RUGBY
Mentre i francesi di Paribas stanno facendo sudare Luigino Abete perchè stanno studiando l'incorporazione finale di BNL dentro la loro banca, gli altri francesi di Crédit Agricole che hanno conquistato Cariparma si divertono. Per i prossimi tre anni infatti la Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza presieduta dal prorettore della Bocconi, Giancarlo Forestieri, ha deciso di sponsorizzare il rugby, lo sport più amato in Francia. E' un taglio netto con il calcio che aveva visto per i tre anni precedenti la banca locale impegnata a sponsorizzare la squadra di calcio di Calisto Tanzi. Il logo di Cariparma apparirà sulle maglie di tutte le nazionali maschili di rugby e sarà primo sponsor dei prossimi match giocati dalla nazionale azzurra. L'esordio avverrà sabato prossimo allo stadio Flaminio di Roma in occasione della prima partita del Torneo Sei Nazioni 2007 dove si confronteranno Italia e Francia. L'idea di Crédit Agricole è piaciuta ai cittadini di Parma, la città più rugbofila d'Italia che vede il parmigiano Giancarlo Dondi, presidente della Federazione Italiana Rugby.
6 - L'INVERNO CALDO DI TRONCHETTI È DIVENTATO CALDISSIMO
Un colpo al cuore. Così viene interpretata ai piani alti di Telecom la rivelazione delle nuove carte in mano ai magistrati sulle attività degli spioni. E' un colpo durissimo che chiama in causa Marco Tronchetti Provera e rivela che un fiume di denaro cash è stato pagato per compilare dossier su Gherardo Colombo e Gerardo D'Ambrosio, i due protagonisti di Mani Pulite. Con nomi in codice di fantasia (Ceope, Biscotto, Profeta, Cavallo, Gancio, Clarabella, ecc) saltano fuori dall'archivio di Marco Bernardini, uno dei bracci operativi della security Pirelli-Telecom, note spese ridicole (66 euro per pedinare il giornalista Mucchetti in un ristorante e centinaia di migliaia di euro per operazioni più impegnative). Il siluro arriva dalle colonne di "Repubblica" che rivela come gli spioni usassero "una singolarissima forma di pagamento. Niente check, niente credit card, sempre e soltanto cash, moneta sonante". Soldi pagati dal fondo speciale del presidente. L'inverno caldo di Tronchetti è diventato caldissimo.
Dagospia 29 Gennaio 2007
Se non avesse le spalle curve da studente secchione e il vocione troppo profondo, Sergio Marpionne potrebbe diventare un uomo-immagine. In realtà l'amministratore delegato della Fiat anche se non ha il fisico e i modi di Luchino di Monteprezzemolo, si diverte un sacco a giocare la parte del più bravo. Venerdì scorso all'Università di Chieti, la città dove è nato 55 anni fa, il rettore Franco Cuccurullo (un chirurgo bolognese di 63 anni) gli ha conferito l'Ordine della Minerva, un'onorificenza che il manager ha ricevuto indossando quel pullover con il bavero alzato che sta diventando uno status-symbol per gli operai di Mirafiori. Poi Marpionne è corso a Bologna per visitare ArteFiera2007, la mejo sagra artistica della penisola alla quale hanno partecipato oltre 200 gallerie e 60 espositori. Il vernissage della manifestazione e gli stand della Rassegna sono diventati per alcune ore il crocevia dei potenti.
Oltre al sindaco Cofferati e a Paoletto Scaroni, c'erano Franco Bernabè, cultore e collezionista, il governatore Bassolino, Chicco Testa e Pier Luigi Celli, la coppia dei soci d'affari composta da Luchino (presidente della Fiera di Bologna) e Dieguito Della Valle. Dopo le polemiche scoppiate a proposito dell'estromissione di Cipolletta-Depardieu dalla presidenza del "Sole 24 Ore", il feeling tra Luchino e Dieguito è parso molto intenso, tale da smentire seccamente le illazioni dell'editore di "Class" Paolo Panerai che proprio sabato mattina ha scritto su "MilanoFinanza" il de profundis sul sodalizio tra i due amici. Sotto gli occhi divertiti di Marpionne, Luchino ha scortato lo scarparo a pallini nello stand della gallerista Marina Covi, coniugata Celli, dove ha comprato un'opera "lunare" di Manfredini. Il ritratto d'autore preferito da Vittorio Sgarbi è apparso però quello del disinvolto Marpionne che a colpi di annunci molto concreti (Fiat tra quattro anni avrà un utile netto di 3,5 miliardi di euro) sta rubando il mestiere e lo spazio all'uomo-immagine della Ferrari.
2 - LA "FABBRICA" DEL POTERE DI PRODI (15 NUOVI CONSIGLIERI ECONOMICI)
Mentre Luchino, Dieguito & Company ammiravano i quadri di Schifano e Wahrol, nella sua casa di Bologna Romano Prodi era impegnato a incorniciare l'articolo scritto da Eugenio Scalfari sulla "Repubblica" con il titolo "Il premier ha la testa più dura di Zidane". In questo lavoretto casalingo lo ha aiutato la moglie Flavia, l'unica persona di cui il Professore si fida ciecamente. E' stata lei a rileggergli l'articolo per ben tre volte mentre il Professore incollava il testo accanto alla foto di Dossetti e di Abramo-Bazoli. Ed è stata donna Flavia a fargli capire che fino a quando sarà vivo Scalfari, Carletto De Benedetti dovrà fare con i suoi giornali la politica dei "due forni". Con una mano l'Ingegnere - che definì Prodi un semplice amministratore di condominio - aiuta l'ascesa del sindaco di Roma VeltronJohn; con l'altra sostiene il governo-mortadella che gli fa comodo nella gara per l'Alitalia. Prodi è un uomo dai rancori profondi e dalle passioni limitate. Nei rancori assomiglia a Massimo D'Alema e quando deve colpire qualcuno sibila tra i denti gorgoglii micidiali.
A differenza del lìder-Maximo che riesce a distruggere con le sue mani ciò che costruisce, il Professore è più furbo, e tesse le sue trame con sapienza democristiana. Se a D'Alema piace la barca, a Prodi piace la bicicletta, ma entrambi hanno la passione comune per il potere. Qualcuno comincia a fare l'elenco delle pedine che il politico di Scandiano ha collezionato in questi mesi. Il cappello messo sulla Sant'Intesa è pesante e largo perchè se Abramo-Bazoli riuscirà in queste ore a varare la nuova Mediobanca con la fusione tra Hopa e Mittel, la longa manus del Professore arriverà a Trieste per scalzare Bernheim e toccherà il santuario del "Corriere della Sera".
Ma non è finita perchè con i due bracci armati della Cassa Depositi e Prestiti (dove ha piazzato Alfonso Iozzo) e della Società per le Infrastrutture (dove è stato recuperato il "traditore" di Autostrade, don Vito Gamberale), Prodi è pronto a dare la testata di uno Zidane ai "materazzi" dei poteri forti. Strillano gli economisti come Giavazzi sul capitalismo di Stato, e strilla Franco De Benedetti sulla resurrezione di una nuova Iri. Prodi se ne frega. Ha capito che non deve ascoltare il suo portavoce Silvio Sircana e tacere come una sfinge. A Palazzo Chigi la "fabbrica" del potere è in pieno movimento e si sta preparando la lista dei nuovi vertici per le Authority alla quale si aggiungerà l'elenco di 15 nuovi consiglieri economici. Altre "testate", altre pedine.
3 - LA LOBBY DEI COSTRUTTORI SUL PIEDE DI GUERRA CONTRO BERSANI
Il nome di Paolo Buzzetti è noto solo agli addetti ai lavori, più famoso è Carlo Ferroni. Entrambi sono al vertice dell'Ance, l'Associazione Nazionale Costruttori Edili che da venerdì è in piena fibrillazione. Buzzetti è un costruttore romano di 52 anni, che adesso deve fronteggiare la rivolta dei grandi costruttori sui quali è calata la scure delle liberalizzazioni. Dentro l'Ance si ritrovano pezzi da 90 come Astaldi, Pizzarotti, Gavio, nomi celebri nelle costruzioni ai quali il "lenzuolino" di Bersani ha stracciato i contratti dell'Alta Velocità. Il business da 10 miliardi di euro è nato il 24 settembre 1991 quando il defunto Lorenzo Necci e il suo braccio destro Incalza affidarono alla Tav spa la costruzione delle nuove linee ferroviarie. Per la realizzazione delle opere si ritenne opportuno saltare le gare d'appalto e affidare i lavori "chiavi in mano".
Qualcuno gridò alla grande truffa, ma Necci e l'allora ministro del Bilancio Cirino Pomicino chiusero le orecchie e utilizzarono i consigli del grande manovratore Pacini Battaglia, il finanziere che adesso sconta Mani Pulite nel volontariato sociale. La botta di Bersani straccia gli accordi firmati 16 anni fa e scatena l'indignazione dell'Ance. Al grido di dolore che venerdì ha squassato le orecchie al presidente Buzzetti e al direttore generale Ferroni, si è aggiunto quello di Mario Lupo, il manager che gestì il mostro Iritecna, e che presiede l'Agi, Associazione Imprese Generali. La lobby dei costruttori è più forte di quella dei tassisti ed è pari a quella dei petrolieri. Sarà battaglia.
4 - CIMOLI GUADAGNA 23MILA EURO AL GIORNO, ALITALIA PERDE UN MILIONE DI EURO OGNI 24 ORE
Mentre guadagnava 23mila euro al giorno, Giancarlo Cimoli perdeva con Alitalia un milione di euro ogni 24 ore. In qualsiasi altra azienda la proprietà se ne sarebbe accorta rapidamente e avrebbe cacciato l'amministratore. Purtroppo le leggi del mercato e dell'economia non hanno mai avuto grande popolarità dentro la Compagnia di bandiera che soltanto il pressing della Consob ha costretto ieri sera tardi a rivelare i suoi conti. Adesso tutti parlano di doccia fredda e di voragine perchè nel 2006 invece del pareggio, l'Alitalia è caduta in un vuota d'aria di 380 milioni.
Ci voleva l'asta per la privatizzazione per rendersi conto che il marmoreo manager di Massa Carrara, protetto da Carlo Azeglio Ciampi e da chissà quale oscuro giro di potere (si sa, si sa, ma non si dice), restasse in questi anni attaccato alla poltrona come una cozza della Versilia. Entro questa sera alle 18 sul tavolo di Merrill Lynch, advisor per la privatizzazione, arriveranno le intenzioni d'offerta delle cordate. Ciascuna di esse farà una marcia di avvicinamento, una semplice annusata di interesse che non è in alcun modo vincolante. E dietro ogni cordata c'è l'ombra lunga di qualche compagnia straniera che aspetta di mangiare il boccone. Nel frattempo Giancarlo Cimoli, al quale restano poteri di ordinaria amministrazione e di rappresentanza, continua a portare a casa ogni sera 23mila euro.
5 - AGRICOLE PARMA RUGBY
Mentre i francesi di Paribas stanno facendo sudare Luigino Abete perchè stanno studiando l'incorporazione finale di BNL dentro la loro banca, gli altri francesi di Crédit Agricole che hanno conquistato Cariparma si divertono. Per i prossimi tre anni infatti la Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza presieduta dal prorettore della Bocconi, Giancarlo Forestieri, ha deciso di sponsorizzare il rugby, lo sport più amato in Francia. E' un taglio netto con il calcio che aveva visto per i tre anni precedenti la banca locale impegnata a sponsorizzare la squadra di calcio di Calisto Tanzi. Il logo di Cariparma apparirà sulle maglie di tutte le nazionali maschili di rugby e sarà primo sponsor dei prossimi match giocati dalla nazionale azzurra. L'esordio avverrà sabato prossimo allo stadio Flaminio di Roma in occasione della prima partita del Torneo Sei Nazioni 2007 dove si confronteranno Italia e Francia. L'idea di Crédit Agricole è piaciuta ai cittadini di Parma, la città più rugbofila d'Italia che vede il parmigiano Giancarlo Dondi, presidente della Federazione Italiana Rugby.
6 - L'INVERNO CALDO DI TRONCHETTI È DIVENTATO CALDISSIMO
Un colpo al cuore. Così viene interpretata ai piani alti di Telecom la rivelazione delle nuove carte in mano ai magistrati sulle attività degli spioni. E' un colpo durissimo che chiama in causa Marco Tronchetti Provera e rivela che un fiume di denaro cash è stato pagato per compilare dossier su Gherardo Colombo e Gerardo D'Ambrosio, i due protagonisti di Mani Pulite. Con nomi in codice di fantasia (Ceope, Biscotto, Profeta, Cavallo, Gancio, Clarabella, ecc) saltano fuori dall'archivio di Marco Bernardini, uno dei bracci operativi della security Pirelli-Telecom, note spese ridicole (66 euro per pedinare il giornalista Mucchetti in un ristorante e centinaia di migliaia di euro per operazioni più impegnative). Il siluro arriva dalle colonne di "Repubblica" che rivela come gli spioni usassero "una singolarissima forma di pagamento. Niente check, niente credit card, sempre e soltanto cash, moneta sonante". Soldi pagati dal fondo speciale del presidente. L'inverno caldo di Tronchetti è diventato caldissimo.
Dagospia 29 Gennaio 2007