TESORO TELECOM - ILSOSPETTO DEI PM: LA SECURITY DI TAVAROLI TEMEVA CHE VENISSERO SCOPERTI FONDI NERI OCCULTATI IN BRASILE E POI RIENTRATI IN ITALIA - IL LEGAME CON IL CASO PARMALAT.
Paolo Colonnello per "La Stampa"
Perché la Security di Telecom spiava così approfonditamente il lavoro degli uomini della Kroll, la più potente agenzia investigativa privata del mondo? Per difendere gli interessi di Marco Tronchetti Provera nella guerra per Brasil Telecom, ovvio. Ma nelle carte d'inchiesta dei pm milanesi si sta facendo strada il sospetto che l'attività della Security fosse finalizzata a non far scoprire l'esistenza di presunti fondi neri, forse rientrati in Italia dopo giri tortuosi in paradisi fiscali, e di tangenti versate in Brasile.
La ricerca ossessiva di notizie su quanto avevano scoperto gli agenti Kroll rivela un'ansia per altre vicende che nulla dovrebbero entrare con la guerra per il controllo della telefonia brasiliana. Si parla ad esempio di Parmalat e del tesoro scomparso di Tanzi, che gli uomini di Kroll, incaricati delle indagini dal commissario straordinario di Parmalat Enrico Bondi, stimano in oltre un miliardo di euro.
A legare Telecom, Parmalat e, già che ci siamo, le vicende di un altro megascandalo italiano, ovvero il crac Cirio, è un personaggio con un curriculum giudiziario di tutto rispetto: Gianni Grisendi, ex istruttore di ginnastica emiliano, ex venditore di Parmalat, divenuto in poco tempo presidente del gruppo agroalimentare in Brasile, quindi (nel 2000) presidente di Tim nel paese sudamericano (per volere dell'allora a.d. Marco De Benedetti) e contemporaneamente presidente di Tecnosistemi; e infine di Cirio.
Talmente potente da aver come avvocato l'allora ministro della giustizia brasiliano, Grisendi è inquisito per bancarotta a Parma e per il fallimento di Tecnosistemi in Brasile, una società specializzata nella costruzione di impianti per ripetitori telefonici, sospettata di aver pagato tangenti a diversi uomini politici, tra cui il marito dell'attuale ministro della cultura brasiliana ed ex sindaco di San Paolo, Marta Suplissì. Nonché di aver creato fondi neri per Tim per milioni di dollari attraverso l'emissione di fatture false. Su ordine di chi?
L'altro mistero è relativo all'affare Globo.Com: una società brasiliana pressoché priva di valore e controllata dal principale gruppo editoriale di quel paese (legato alla potentissima famiglia Marinho), comprata da Telecom nel giugno del 2000 per 810 milioni di dollari e rivenduta nel 2003, senza aver mai funzionato, per 4 milioni di dollari allo stesso gruppo editoriale.
Un affare cioè apparentemente senza capo né coda, nato durante la gestione dell'era Colaninno e morto durante quella di Tronchetti Provera, nel corso del quale sono scomparsi, tolti 100 milioni di transazioni, ben 710 milioni di dollari: che fine hanno fatto quei soldi? La procura sospetta che siano questi i veri motivi per i quali a un certo punto la Security Telecom di Giuliano Tavaroli venne impiegata in forze in Brasile per sottrarre informazioni alla Kroll.
Sono questi insomma i veri "buchi neri" dell'inchiesta su Telecom. Scrive il gip Gianni Gennari nell'ultima ordinanza a proposito del materiale sottratto dagli hacker Telecom alla Kroll: «Colpisce la presenza di altrettanta compendiosa documentazione riguardante gli accertamenti effettuati in Brasile e America Latina in relazione al crac Parmalat... Il che conferma la volontà di Telecom di mettere le mani in anticipo su tutto ciò che poteva creare ombra all'azienda...».
Il gip riporta poi una nota riservata che Marco Bernardini, investigatore privato al soldo della Security, spedisce a Tavaroli il 20 gennaio 2004 dove «si segnala una massiccia attività della Procura di Milano e della Kroll... tendente a cercare collegamenti tra il vostro gruppo in America Latina e la vicenda Cirio-Parmalat...».
Dunque si arriva persino a incrociare le indagini della stessa magistratura milanese, in un gioco di spionaggio e controspionaggio che doveva servire a coprire qualcosa di più che le beghe concorrenziali tra operatori della telefonia brasiliana. E le "ombre" in questo caso erano rappresentate da Grisendi e la sua Tecnosistemi, società specializzata nel montaggio di ripetitori telefonici che a un certo punto fallisce proprio perché Tim Brasile non paga più fatture per almeno 18 milioni di dollari.
«La Kroll - spiega in un verbale del 19 aprile Tavaroli - riteneva che gli appalti affidati da Tim Brasile a Tecnosistemi, risultavano, sempre secondo la loro prospettiva, sovrastimati. Riteneva inoltre che quest'ultima si era assunta tutti gli oneri economici necessari per ottenere attraverso corruttele, il rilascio di permessi e concessioni dalle autorità brasiliane... Vi è da dire che si è accertato altresì che Tecnosistemi aveva falsificato fatture per milioni di euro a Tim».
Dagospia 20 Novembre 2007
Perché la Security di Telecom spiava così approfonditamente il lavoro degli uomini della Kroll, la più potente agenzia investigativa privata del mondo? Per difendere gli interessi di Marco Tronchetti Provera nella guerra per Brasil Telecom, ovvio. Ma nelle carte d'inchiesta dei pm milanesi si sta facendo strada il sospetto che l'attività della Security fosse finalizzata a non far scoprire l'esistenza di presunti fondi neri, forse rientrati in Italia dopo giri tortuosi in paradisi fiscali, e di tangenti versate in Brasile.
La ricerca ossessiva di notizie su quanto avevano scoperto gli agenti Kroll rivela un'ansia per altre vicende che nulla dovrebbero entrare con la guerra per il controllo della telefonia brasiliana. Si parla ad esempio di Parmalat e del tesoro scomparso di Tanzi, che gli uomini di Kroll, incaricati delle indagini dal commissario straordinario di Parmalat Enrico Bondi, stimano in oltre un miliardo di euro.
A legare Telecom, Parmalat e, già che ci siamo, le vicende di un altro megascandalo italiano, ovvero il crac Cirio, è un personaggio con un curriculum giudiziario di tutto rispetto: Gianni Grisendi, ex istruttore di ginnastica emiliano, ex venditore di Parmalat, divenuto in poco tempo presidente del gruppo agroalimentare in Brasile, quindi (nel 2000) presidente di Tim nel paese sudamericano (per volere dell'allora a.d. Marco De Benedetti) e contemporaneamente presidente di Tecnosistemi; e infine di Cirio.
Talmente potente da aver come avvocato l'allora ministro della giustizia brasiliano, Grisendi è inquisito per bancarotta a Parma e per il fallimento di Tecnosistemi in Brasile, una società specializzata nella costruzione di impianti per ripetitori telefonici, sospettata di aver pagato tangenti a diversi uomini politici, tra cui il marito dell'attuale ministro della cultura brasiliana ed ex sindaco di San Paolo, Marta Suplissì. Nonché di aver creato fondi neri per Tim per milioni di dollari attraverso l'emissione di fatture false. Su ordine di chi?
L'altro mistero è relativo all'affare Globo.Com: una società brasiliana pressoché priva di valore e controllata dal principale gruppo editoriale di quel paese (legato alla potentissima famiglia Marinho), comprata da Telecom nel giugno del 2000 per 810 milioni di dollari e rivenduta nel 2003, senza aver mai funzionato, per 4 milioni di dollari allo stesso gruppo editoriale.
Un affare cioè apparentemente senza capo né coda, nato durante la gestione dell'era Colaninno e morto durante quella di Tronchetti Provera, nel corso del quale sono scomparsi, tolti 100 milioni di transazioni, ben 710 milioni di dollari: che fine hanno fatto quei soldi? La procura sospetta che siano questi i veri motivi per i quali a un certo punto la Security Telecom di Giuliano Tavaroli venne impiegata in forze in Brasile per sottrarre informazioni alla Kroll.
Sono questi insomma i veri "buchi neri" dell'inchiesta su Telecom. Scrive il gip Gianni Gennari nell'ultima ordinanza a proposito del materiale sottratto dagli hacker Telecom alla Kroll: «Colpisce la presenza di altrettanta compendiosa documentazione riguardante gli accertamenti effettuati in Brasile e America Latina in relazione al crac Parmalat... Il che conferma la volontà di Telecom di mettere le mani in anticipo su tutto ciò che poteva creare ombra all'azienda...».
Il gip riporta poi una nota riservata che Marco Bernardini, investigatore privato al soldo della Security, spedisce a Tavaroli il 20 gennaio 2004 dove «si segnala una massiccia attività della Procura di Milano e della Kroll... tendente a cercare collegamenti tra il vostro gruppo in America Latina e la vicenda Cirio-Parmalat...».
Dunque si arriva persino a incrociare le indagini della stessa magistratura milanese, in un gioco di spionaggio e controspionaggio che doveva servire a coprire qualcosa di più che le beghe concorrenziali tra operatori della telefonia brasiliana. E le "ombre" in questo caso erano rappresentate da Grisendi e la sua Tecnosistemi, società specializzata nel montaggio di ripetitori telefonici che a un certo punto fallisce proprio perché Tim Brasile non paga più fatture per almeno 18 milioni di dollari.
«La Kroll - spiega in un verbale del 19 aprile Tavaroli - riteneva che gli appalti affidati da Tim Brasile a Tecnosistemi, risultavano, sempre secondo la loro prospettiva, sovrastimati. Riteneva inoltre che quest'ultima si era assunta tutti gli oneri economici necessari per ottenere attraverso corruttele, il rilascio di permessi e concessioni dalle autorità brasiliane... Vi è da dire che si è accertato altresì che Tecnosistemi aveva falsificato fatture per milioni di euro a Tim».
Dagospia 20 Novembre 2007