FATE "POSTE", ARRIVA RECCHI - COME L'AMERIKANO A ROMA (GENERAL ELECTRIC), BENVOLUTO DA TREMONTI A VELTRONI, IL MANAGER TORINESE ENTRA NEL MENÙ DELLE NOMINE ITALIANE - PORTATA: POSTE ITALIANE.
Tra le velenose portate di una serata romana confindustriale l'argomento "scommesse e previsioni" è scivolato sull'imminente tornata di nomine dei grandi enti (da scodellare entro il 14 aprile 2008). Ispirati dalle indigeste riflessioni di Giovanni Floris (molti dei commensali avevano partecipato al dibattito della Luiss sull'ultima fatica editoriale del "Ratatouille de Rai3", "Mal di merito", in cui si sciorinano le disarmanti consanguineità e nepotismi della nostra classe dirigente) l'attempata compagine ha incominciato a sfogliare la margheritina dei presunti, nuovi nomi che dovrebbero un giorno guidare le magnifiche sorti progressive della nostra italianità pubblica.
Staccati i petali del sempre lucido Luca Majocchi e del banchiere fu Goldman Costamagna in Bouquet (in realtà con mire Generali) la chiacchiera si è accesa su un outsider del nostro panorama: Giuseppe Recchi. Indirizzo sulla busta: Poste Italiane.
Sottratto a un istintivo under statement sabaudo da qualche paginata di Repubblica e del Sole 24 Ore, il baldo Recchi, ingegnere e presidente italiano di quella multinazionale (vero Stato nello Stato) che è General Electric ha inanellato un sintomatico consenso per alcune qualità e opportunità.
General Electric è oggi, tramite il Recchi, dentro tutte le più grandi operazioni italiane ed è stata, con lui, riposizionata da un ruolo di vaga rappresentanza ad attore primario (Italease, Interbanca). Benvoluto dalla politica (da Tremonti a Veltroni) all'economia (Scaroni)., sposato con la principessina Maria Pace Odescalchi (con palazzo avito in piazza Sant'Apostoli) , lo yankee sabaudo, è radicato nell'establishment grazie all'appartenenza ad una solida e silenziosa famiglia dell'economia piemontese.
Insomma la cena si è chiusa con un classico mezzogiorno di fuoco alla primogenitura della candidatura. Dai cellulari di ogni commensale è partita la sfida alla chiamata più veloce del west per mostrare confidenza ai presenti e conquistarsi la riconoscenza dall'interpellato. Purtroppo per loro il manager, saggiamente, li accoglieva con un'efficiente segreteria telefonica.
Dagospia 12 Dicembre 2007
Staccati i petali del sempre lucido Luca Majocchi e del banchiere fu Goldman Costamagna in Bouquet (in realtà con mire Generali) la chiacchiera si è accesa su un outsider del nostro panorama: Giuseppe Recchi. Indirizzo sulla busta: Poste Italiane.
Sottratto a un istintivo under statement sabaudo da qualche paginata di Repubblica e del Sole 24 Ore, il baldo Recchi, ingegnere e presidente italiano di quella multinazionale (vero Stato nello Stato) che è General Electric ha inanellato un sintomatico consenso per alcune qualità e opportunità.
General Electric è oggi, tramite il Recchi, dentro tutte le più grandi operazioni italiane ed è stata, con lui, riposizionata da un ruolo di vaga rappresentanza ad attore primario (Italease, Interbanca). Benvoluto dalla politica (da Tremonti a Veltroni) all'economia (Scaroni)., sposato con la principessina Maria Pace Odescalchi (con palazzo avito in piazza Sant'Apostoli) , lo yankee sabaudo, è radicato nell'establishment grazie all'appartenenza ad una solida e silenziosa famiglia dell'economia piemontese.
Insomma la cena si è chiusa con un classico mezzogiorno di fuoco alla primogenitura della candidatura. Dai cellulari di ogni commensale è partita la sfida alla chiamata più veloce del west per mostrare confidenza ai presenti e conquistarsi la riconoscenza dall'interpellato. Purtroppo per loro il manager, saggiamente, li accoglieva con un'efficiente segreteria telefonica.
Dagospia 12 Dicembre 2007