BAZOLI AMARI - IL CRÉDIT AGRICOLE, IN CRISI PER I SUBPRIME, VENDE IL 3,5 % DI SANT'INTESA - CHI SE LO PIGLIA? LA COMPAGNIA SAN PAOLO (PRIMO AZIONISTA) È BLOCCATA E A GUZZETTI DELLA CARIPLO NON INTERESSA.

Alessandro Graziani per "Il Sole 24 Ore"


Il delicato dossier Crédit Agricole finisce sul tavolo di Giovanni Bazoli. Toccherà a lui, presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo e storico punto di raccordo tra i grandi soci, trovare una soluzione per il pacchetto del 3,5% (sul 5,5% totale in mano ai francesi) che l'Agricole ha messo ufficialmente in vendita per far fronte alle esigenze di liquidità dopo la crisi subprime.

Una partita tutta italiana che, probabilmente, riguarderà soprattutto le Fondazioni azioniste di Intesa Sanpaolo. E forse il finanziere Romain Zaleski (5,88%), che però - in questa fase di criticità per chi opera molto con la leva finanziaria - sembra più intenzionato a ridimensionare i propri investimenti che ad aumentarli.

Difficile invece che le Generali, dati i tempi ristretti del placement di Agricole, intendano aumentare la propria quota (5,076%) senza prima avere avuto rassicurazioni sul contratto di bancassurance che scade tra un anno. Tutta da verificare, inoltre, la posizione dell'Ifil (2,447%) che sarà chiamata alla prima scelta di peso dopo l'arrivo alla presidenza di John Elkann.

Su richiesta dei soci di Intesa Sanpaolo, dopo alcuni giorni di fibrillazione nell'azionariato, il dossier arriva dunque nelle mani di Bazoli. Fonti finanziarie vicine all'Agricole garantiscono che, dato il rapporto di lunga durata con la banca italiana, la cessione della quota sarà discussa prioritariamente con i soci e con chi li rappresenta.

Logico pensare che Bazoli sondi discretamente le maggiori Fondazioni azioniste (Compagnia Sanpaolo, Cariplo, Cassa Padova e Rovigo, Carisbo, Cassa Firenze) per captare eventuali disponibilità a un acquisto pro quota della partecipazione. Nessuna Fondazione, da sola, è in grado o ha intenzione di rilevare l'intero pacchetto che, ai prezzi di Borsa di ieri sera, vale circa 1,8 miliardi di euro.



A escluderlo è stato ieri il presidente della Fondazione Cariplo Giuseppe Guzzetti che - dopo essersi detto soddisfatto dei maxi-dividendi incassati da Intesa Sanpaolo nel 2007 e 2008 e di aspettarsi che il trend continui anche nel 2009 - ha detto che «il dossier per rilevare il 3,5% dell'Agricole non è in istruttoria alla Fondazione Cariplo».

E ha ricordato che l'ente milanese «ha regole precise nella gestione del patrimonio, regole che seguiamo ». Diverso sarebbe un piccolo incremento pro-quota, suddiviso e condiviso tra le varie Fondazioni. Perché questa ipotesi prenda consistenza, però, è necessario che il nuovo vertice della Compagnia Sanpaolo entri rapidamente nella pienezza dei propri poteri.

A sollecitare un'accelerazione dei tempi è stato Enrico Salza, presidente del consiglio di gestione di Intesa Sanpaolo, che in una lunga intervista a «La Stampa »ha denunciato le conseguenze negative dell'intoppo sulle nomine al vertice dell'ente. «Si devono sbrigare - ha tuonato Salza - è grave che ancora una volta la Compagnia giochi contro se stessa e contro Torino».

La candidatura dell'ente torinese a rilevare una parte della quota dell'Agricole - che pure Salza ha lanciato come ipotesi - è dunque solo la subordinata di un ragionamento volto a sollecitare il rinnovo del vertice dell'ente che è per il momento il primo azionista di Intesa Sanpaolo. Qualcosa a Torino, forse anche a seguito dell'invito di Salza, pare si stia muovendo. Ieri il comitato di gestione della Compagnia San Paolo si è riunito, in regime di prorogatio, e ha «espresso l'auspicio che la decisione del Tar...venga assunta al più presto».

E ha finalmente dato mandato al segretario generale di attivarsi con i consulenti legali «per ottenere una rapida decisione in merito». Le nomine, a partire da quelle del candidato presidente Angelo Benessia - che ancora attende di entrare nella pienezza dei poteri -, sono state completate da oltre un mese. Ma un ricorso contro la nomina di un consigliere nominato dalla Giunta Regionale tiene bloccata l'intera procedura di rinnovo.

In teoria, il presidente uscente Franzo Grande Stevens avrebbe dovuto convocare il nuovo consiglio lo scorso 1° maggio. Ma la prudenza del giurista, che qualcuno a Torino ha giudicato forse eccessiva, ha impedito finora l'insediamento del nuovo consiglio. Con il rischio di paralizzare scelte strategiche, come quella della sistemazione del pacchetto Agricole in Intesa Sanpaolo.


Dagospia 20 Maggio 2008