SCALA B, CITOFONARE MUTI – IL CONFLITTO-SCENEGGIATA CON CARLO FONTANA SI E’ RISOLTO COME PREVISTO: CONDANNATI A CONVIVERE SE VOGLIONO SOPRAVVIVERE…

Articolo del Baritono Giuseppe Zecchillo
Sindacato Nazionale Autonomo Artisti Lirici www.snaal.nelweb.it


Per Muti è una pacchia avere a disposizione un grande teatro da usare a piacimento per promuovere la propria carriera. Alla Scala può programmare le opere che gli rendono in pubblicità, può stabilire il proprio cachet (che va dai 15mila € a recita in su) può scegliere il cast di canto e il numero delle recite, può pretendere che il bilancio si adatti agli allestimenti che preferisce. Inoltre, è sotto gli occhi di tutti che, da quando impera Muti, la Scala si è ben guardata dallo scritturare direttori d'orchestra come Abbado e tanti altri celebri maestri, che potrebbero offuscare l'aureola di grandezza, che Muti evitando i paragoni, si è acquistata.

Pochissimi lo amano, ma attraverso il suo autoritarismo e la sua egemonia, Muti ha trovato la formula per emergere indisturbato. Fontana, da parte sua, sapendo che, dati i suoi limiti professionali, l'occasione di dirigere un teatro come la Scala non gli capiterà mai più, fa qualche timido tentativo di salvare il proprio ruolo di sovrintendente, ma poi, per mantenere il posto, cede alla volontà di Muti.

MA LA PACE FRA I DUE HA UN PREZZO.
A questa stregua, il grosso deficit già annunciato (3,9 milioni di €) aumenterà vertiginosamente. Chi ci andrà di mezzo saranno i cittadini, costretti a pagare sempre più tasse per un teatro che non è più un teatro, ma un "happening" dove ognuno può fare quello che vuole.
Dov'è la Scala di Toscanini, Serafin, Marinuzzi, De Sabata?
Mai l'ex glorioso teatro milanese ha avuto un direttore d'orchestra con questo strapotere, e mai ha avuto un sovrintendente così privo di potere, il quale, pur di tenere il culo incollato alla poltrona, se ne frega del prestigio della Scala.. Ma di quale prestigio stiamo parlando? Ormai non ci crede più nessuno.

MUTI E FONTANA CONDANNATI A CONVIVERE SE VOGLIONO SOPRAVVIVERE.
Se vogliono sopravvivere, questi due signori devono andare d'accordo a tutti i costi. Sanno che ,se tirano troppo la corda, potrebbero compromettere il loro POSTO. Il che sarebbe, sia per il sovrintendente che per il direttore d'orchestra, una vera tragedia personale.

Muti non troverebbe MAI più un grande teatro da usare per le sue sfrenate ambizioni, mentre Fontana, se dovesse lasciare la Scala, non troverebbe mai più una sistemazione LAVORATIVA così prestigiosa e remunerata; dovrebbe accontentarsi di possibilità molto più modeste. Due persone che non si stimano e covano rancori e sentimenti di rivalsa non potranno governare niente, meno che meno una realtà difficile e complessa come il Teatro alla Scala.



Se il Sindaco, presidente della Fondazione Teatrale, e i consiglieri di amministrazione non capiranno queste cose, la scala dovrà affrontare un futuro burrascoso e rovinoso. Una situazione che capirebbe anche un cretino. No ci auguriamo che l'intelligenza, la sensibilità e il coraggio del presidente e dei consiglieri pongano fine a una storia che si va deteriorando sempre più. L'unica alternativa è allontanare i due attaccabriga.

ERO SOLO A DIFENDERE LA SCALA.
Quando ero consigliere di amministrazione del Teatro alla Scala ho dovuto "sudare 7 camicie" per combattere contro le programmazioni sprecone e di scarso interesse per il pubblico, contro i privilegi di certe categorie che condizionavano il calendario scaligero, contro il numero limitato delle recite che impediva a migliaia di persone di fruire del Teatro, e contro miriadi di incongruenze che impedivano alla Scala di decollare liberamente. Ebbene nessuno ci crederebbe- ma, pur difendendo gli interessi del teatro milanese, paradossalmente ero isolato. Dai dirigenti scaligeri perché dovevano portare avanti i loro interessi clientelari, dagli altri consiglieri per incompetenza, o per servilismo verso il potere dirigenziale.

Chi ha sofferto (e soffre) per questa squallida e grottesca situazione è stata (ed è) la Scala e tutti coloro che vi lavorano seriamente, senza secondi fini, unitamente a coloro che non si stancano di difendere l'efficienza e la funzione culturale dell'istituzione, la quale non deve essere un progetto finalizzato a ristrette èlite, ma coinvolgere il il più ampio pubblico possibile, perché la musica, nei suoi capolavori, è messaggio di civiltà, e la Scala è ritenuta giustamente il tempio di questa nobile tradizione.

UNA SOLUZIONE C'E’: ALLONTANARE I DUE CONVIVENTI FORZOSI
Muti e Fontana hanno fatto il loro tempo: sono residuati di un'epoca in cui la Scala era al servizio di alcuni privilegiati. Ora bisogna cambiare musica: la Scala deve tornare al servizio della cultura di tutti i cittadini. Perciò Muti e Fontana se ne debbono andare. Presto (speriamo) la Scala tornerà nella sua sede naturale, perciò invitiamo fin da adesso il Sindaco, presidente della Fondazione del teatro milanese, a promuovere un concorso internazionale per scegliere il meglio del meglio in fatto di sovrintendenti e direttori musicali, come avviene nei teatri più importanti del mondo.

Il Metropolitan di New York, lo Staatsoper di Vienna e tanti altri teatri non hanno mai accettato dirigenti raccomandati o lottizzati dai partiti, ma hanno assunto dirigenti estremamente qualificati, di fama internazionale. Gente onesta, serena, dedita all'interesse del teatro e della musica. Purtroppo in Italia, che un tempo esportava dirigenti teatrali, non abbiamo più questo tipo di professionisti, perché per decine di anni si è attinto fra i personaggi lottizzati, senza garanzia alcuna per quanto riguarda la competenza di musica e di teatro, l'organizzazione specifica e l'autorevolezza istintiva del manager di sicura professionalità. La ricerca di dirigenti capaci a livello internazionale potrebbe essere l'unica alternativa per ridare alla Scala quella fama mitica che ha goduto per due secoli senza bisogno di demagogia e propaganda artefatta, ma per i successi meritati.


Dagospia.com 7 Agosto 2003