ALITALIA NELLE MANI DELLA BANDA DEL TORCHIO - TAGLI, ESUBERI E STOP AI NUOVI VELIVOLI: I FRANCESI GIA’ PADRONI A CASA NOSTRA

1-ALITALIA, PER I SOCI VALE 50 MILIONI

Giuliana Ferraino per il Corriere della Sera

Alitalia vale meno di un Airbus 319, il modello che la compagnia usa per le destinazioni di medio raggio. Per la precisione, il vettore oggi vale 50 milioni di euro, mentre un A319 costa in media 59 milioni. E' stato su questo punto, il valore da attribuire all'azienda, dopo che l'analisi commissionata al Credit Suisse aveva proposto una forchetta tra zero e 150 milioni, a far litigare fino a notte fonda gli azionisti chiamati ad approvare l'aumento di capitale da 300 milioni, accompagnato da 200 milioni di nuovi fidi bancari.

Di fatto Alitalia è già fallita, perché senza il piano d'emergenza da 500 milioni non potrebbe pagare nemmeno il carburante o gli stipendi dei dipendenti. Ma più basso il valore, più si diluiscono i piccoli soci, che non hanno intenzione di investire altri soldi nella compagnia.
L'accordo, dopo oltre 10 ore di discussioni, è arrivato alle 3 e mezzo di notte. E con esso il via libera all'unanimità all'aumento di capitale, accompagnato dalla dimissioni in blocco e irrevocabili dei consiglieri, in prospettiva del possibile cambiamento degli assetti proprietari, con effetto dalla data dell'assemblea che sarà convocata subito dopo la conclusione dell'aumento di capitale.

I soci avranno 30 giorni, a partire da oggi, per sottoscrivere le azioni di nuova emissione, più un ulteriore periodo per sottoscrivere azioni rimaste inoptate. Poste Italiane garantirà la sottoscrizione dell'eventuale inoptato per un massimo di 75 milioni, mentre Intesa Sanpaolo (socia con l'8,85%) e Unicredit, le due principali banche creditrici, sottoscriveranno fino a un massimo di 100 milioni.

Alla fine il valore di Alitalia salirà dunque a 445 milioni: 50 attuali, più 300 di aumento, cui vanno sommati i 95 milioni del prestito ponte convertibile in equity a fine anno.
Chi aderirà all'aumento? Intesa ieri sera ha già comunicato un impegno massimo di 76 milioni: 26 milioni per l'aumento di capitale e 50 milioni per l'eventuale inoptato residuo. E così sarebbero orientati anche Atlantia, la holding della famiglia Benetton che ha oggi l'8,85% e controlla anche gli Aeroporti di Roma, e la Immsi di Roberto Colaninno, attualmente al 7,09%. Air France?

Resta il «partner naturale», come ha ricordato ieri Gaetano Micciché, direttore generale di Intesa. E di certo non nasconde l'interesse per il mercato italiano. Ma per ora resta alla finestra e deciderà l'adesione alla ricapitalizzazione soltanto quando sarà sicuro che il nuovo business plan servirà davvero a risanare Alitalia e non sarà solo l'ennesimo «cerotto» temporaneo. Per questo il gruppo franco-olandese ha avviato un programma di incontri con i principali attori coinvolti, inaugurato ieri con la visita a Parigi di Massimo Sarmi, amministratore delegato di Poste italiane, ad Alexandre de Juniac, numero uno di Air France-Klm.

Sul salvataggio di Alitalia resta però l'incognita dell'Unione europea, dopo la denuncia di aiuti di Stato presentata da Iag, la holding che controlla British Airways, Iberia e Vueling. «Il fatto che una misura a favore di un'impresa venga da una società pubblica e non da uno Stato non basta a escludere che si possa configurare un aiuto di Stato», ha precisato il commissario Joaquin Almunia in attesa delle carte sull'operazione.

2-IN CAMPO CASTELLUCCI, SARMI E DEL TORCHIO ECCO IL PIANO ITALIANO PER SUPERARE L'INVERNO

Lucio Cillis per "la Repubblica"

Per superare l'inverno e le forti resistenze di Air France all'accordo, Alitalia è pronta a mettere in campo un piano provvisorio. Che servirà ad ammortizzare, per quanto possibile, l'inevitabile e fisiologico calo di passeggeri fino a primavera, e a convincere i transalpini a mettere mano al portafogli e a procedere sulla via dell'integrazione. Ma la strada non è ancora tracciata.

Per evitare sorprese dell'ultimo minuto, in queste ore i soci di peso italiani hanno deciso di rimboccarsi le maniche e di entrare nella cabina di pilotaggio, procedendo alla messa a punto di una manovra d'emergenza scritta a più mani: secondo quanto risulta a Repubblica il dossier è oggi sulla scrivania dell'ad di Atlantia Giovanni Castellucci, di quello di Poste Massimo Sarmi e del numero uno della compagnia Del Torchio, ognuno impegnato a far valere e a sfruttare, le peculiarità del business seguito dalla propria azienda.

Poste, ad esempio, sta studiando sinergie di marketing su biglietti e offerte Millemiglia. E i francesi sembrano gradire questa "attenzione" e le possibili sinergie. Lo stesso de Juniac presto ricambierà la visita e andrà a Roma da Sarmi.

La conferma che il dialogo tra Paesi latini sia però ancora aperto, arriva dal blitz di poche ore che ha visto impegnati Sarmi e Del Torchio, andati ieri a casa del socio riluttante, nel quartier generale di Air France a Parigi, dove hanno incontrato il loro omologo Alexandre de Juniac. I francesi restano scettici - o almeno preferiscono non scoprire le carte - e le possibilità di un loro impegno sono ancora al 50%. Ma le trattative restano in piedi e dureranno per le prossime tre settimane, fino ad arrivare agli ultimi giorni utili per versare l'aumento di capitale in capo ad Air France (75 milioni).

Il braccio di ferro, nel frattempo, va avanti: non ci sarà una resa italiana di fronte alle richieste stringenti dei francesi che puntano sulla ristrutturazione di una parte del debito: si balla su cifre vicine al mezzo miliardo e questo punto è ancora oggetto di discussione. Sulla questione dei tagli al personale, invece, si starebbe puntando ad esuberi (solidarietà e prepensionamenti se possibile) per un migliaio di dipendenti. Per il momento, quindi, non sono previste pesanti riduzioni della forza lavoro.

Sarà invece ridotta per l'equivalente di dieci aerei di medio raggio, la capacità e le rotazioni dei velivoli di Alitalia e verrà congelato l'arrivo di velivoli di lungo raggio previsti nel 2014. Andrà poi rivista la questione del costo dei leasing degli aeroplani (compresi quelli con la società dell'azionista di Cai Carlo Toto) che, anche a detta degli advisor francesi, sarebbero insostenibili.

Intanto, Intesa Sanpaolo, Colaninno- Immsi e i Benetton-Atlantia verseranno l'aumento di capitale pro quota deciso in assemblea. L'incremento di capitale è pari a 300 milioni mentre il valore attuale del capitale Alitalia non supera i 50 milioni di euro. Quindi Atlantia verserà poco meno di 27 milioni di euro (smentita dal gruppo l'indiscrezione su un presunto impegno quasi doppio).

Lo stesso faranno gli altri due azionisti: circa 26 (più 50 sull'inoptato) da Intesa Sanpaolo e 22 milioni da Immsi che nei giorni scorsi aveva ceduto azioni della controllata Piaggio per una identica somma. In totale 75 milioni di euro freschi. Ancora incerte infine, le adesioni dei restanti azionisti. Riva e Gavio, ad esempio, sembrerebbero fuori dai giochi mentre più sfumata appare la posizione degli altri le cui quote sono ormai svalutate.

 

 

de juniacAlexandre de JuniacGABRIELE DEL TORCHIOalitalia vignettaALITALIAairfrance_logoGiovanni Castellucci eRoberto Castelli www agrpress it GIOVANNI CASTELLUCCIMASSIMO SARMI IL PROGETTO DELL AMPLIAMENTO DELL AEROPORTO DI FIUMICINOAEROPORTO ROMA FIUMICINO

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?