
FOLLOW THE MONEY! - DIETRO AL RESPINGIMENTO DI PIANTEDOSI IN LIBIA, PROBABILMENTE, CI SAREBBE IL VIL DENARO! SADDAM HAFTAR, FIGLIO DEL GENERALISSIMO KHALIFA E GOVERNANTE DI FATTO DELLA CIRENAICA, AVREBBE CHIESTO ALL'ITALIA UN SOSTEGNO ECONOMICO PER "GESTIRE" I MIGRANTI (TENERLI IN GABBIA SENZA FARLI PARTIRE), COME QUELLO CHE ROMA CONCEDE AL GOVERNO DI TRIPOLI - L'AISE DI CARAVELLI, CHE HA OTTIMI RAPPORTI CON HAFTAR JR, TANTO DA AVERLO PORTATO IN ITALIA PER UN TOUR DEI MINISTERI (UN MESE FA HA INCONTRATO PIANTEDOSI, CROSETTO E TAJANI), HA CONTATTATO GLI 007 DI GRECIA E MALTA, PER CHIEDERE DI CONDIVIDERE L'ESBORSO. QUELLI HANNO RISPOSTO "NO, GRAZIE" - E COSÌ, È PARTITA LA "RITORSIONE" DEGLI HAFTAR, CHE HANNO ORGANIZZATO LA TRAPPOLA PER LA DELEGAZIONE EUROPEA (COMPOSTA OLTRE A PIANTEDOSI DAI MINISTRI DI GRECIA E MALTA)
DAGONOTA
SADDAM HAFTAR E MATTEO PIANTEDOSI
Gli addetti ai livori sostengono che la ragione del respingimento di Piantedosi e dei ministri dell'Interno di Grecia e Malta, a Bengasi, vada ricercata nel vile denaro. Follow the money!, come si suol dire.
Saddam Haftar, figlio del generalissimo Khalifa, e governante di fatto della Cirenaica, che è stato portato in Italia appena un mese fa grazie alle intercessioni dell'Aise di Caravelli, avrebbe chiesto all'Italia il medesimo sostegno economico che Roma concede al governo di Tripoli, guidato dallo sbiadito Abdul Hamid Mohammed Dbeibeh.
Khalifa Haftar matteo piantedosi a bengasi
Gli 007 italiani, ben disponibili ad ascoltare le istanze di casa Haftar, avrebbero contattato i loro omologhi di Grecia e Malta, Paesi, come l'Italia, interessati a fermare gli sbarchi. Ma alla domanda di un maggiore esborso economico per accontentare Tobruk, greci e maltesi avrebbero rifilato una pernacchia: no, grazie.
1. CARAVELLI CHIAMA HAFTAR. INIZIA LA CACCIA AL COLPEVOLE DOPO BENGASI
Estratto dell’articolo di Luca Gambardella per “il Foglio”
Non appena l’aereo di Matteo Piantedosi è atterrato a Roma martedì sera dopo essere stato respinto alla dogana dai libici di Bengasi, Giovanni Caravelli, capo dei servizi segreti esterni, ha alzato il telefono e ha composto il numero di Khalifa Haftar per tentare di fare ragionare il generale della Cirenaica.
Dopo lo schiaffo diplomatico rifilato al Team Europe, cacciato da dove era venuto con i ministri dell’Interno di Italia, Grecia e Malta e il commissario Ue per gli Affari interni e l’Immigrazione, Magnus Brunner, i servizi segreti italiani hanno provato a ricomporre la situazione.
Però Haftar, a caccia di legittimazione internazionale, ha risposto di essere irremovibile, che per quanto siano positive le relazioni con l’Italia l’atteggiamento della delegazione europea […] era inaccettabile.
E mentre Caravelli si adoperava per tentare invano di riannodare i rapporti cuciti con Haftar in questi anni, a Palazzo Chigi qualcuno sospettava dello zampino francese dietro al pasticcio di Bengasi. [...] Si affastellavano le prime teorie del complotto, ma è iniziata anche un’altra partita, quella della caccia al capro espiatorio per un pasticcio che […] mette a repentaglio la pietra angolare dell’agenda del governo italiano: lo stop alle partenze dei migranti.
Il Viminale si è affrettato a tirare fuori dall’impaccio Piantedosi, finito incredibilmente in un secondo viaggio-boomerang, dopo quello fatto in Pakistan a maggio, dove si ritrovò bloccato a terra, anche in quel caso, ma per colpa della guerra in corso con l’India.
Allora, come oggi, il ministro non riuscì a schivare le critiche per una visita un po’ troppo azzardata, visto il contesto geopolitico. […]
Nel frattempo filtravano mezze frasi e allusioni su Nicola Orlando, ambasciatore dell’Ue in Libia. “Ha fatto tutto lui”, è convinto qualcuno a Roma per riferirsi alle trattative condotte dal diplomatico a Bengasi per tentare di non mandare all’aria la visita. Primo della lista nella caccia al colpevole, Orlando ora è “troppo schierato con l’altro pezzo di Libia”, riportava ieri un articolo di Repubblica.
Una inclinazione invero poco sorprendente, visto che in via ufficiale l’Ue riconosce e ha relazioni solo con Tripoli. […] Negli ambienti diplomatici, è noto per la sua grande conoscenza della Libia, ma è considerato anche una figura “autonoma”, difficile da controllare.
Un pignolo, forse troppo – azzardano a Roma – se nel folle martedì di Bengasi si è ritenuto accettabile per gli europei stringere la mano e farsi fotografare con un criminale di guerra come Haftar, ma non con i ministri del governo della Cirenaica […]. […]
MATTEO PIANTEDOSI CON MUSTAFA TRABELSI A TRIPOLI
Nella ricerca del colpevole gli indizi conducono quindi direttamente a Bruxelles, dove ora rischia di sgretolarsi anche l’architrave della strategia di von der Leyen sui migranti: l’idea che in Libia dialogare con tutti non abbia un costo politico.
2. ORLANDO, L’AMBASCIATORE UE TREVIGIANO E IL CASO DELLA FOTO
Estratto dell’articolo di R. R. per il “Corriere della Sera”
Nessun ministro europeo, e nemmeno quello italiano dell’Interno, è stato respinto dalla Libia.
La missione europea finita male due giorni fa non è il frutto di una ritorsione contro l’Italia, né un dispetto diretto all’Ue, ma semplicemente un tentativo di forzatura da parte del generale Haftar, che da sempre controlla la zona est del Paese.
MATTEO PIANTEDOSI INTERVISTATO DAL CORRIERE DELLA SERA
La missione includeva Roma ma era targata Bruxelles, tanto che alcune responsabilità sono attribuite proprio all’ambasciatore della Ue presso la Libia, quella riconosciuta dalla comunità internazionale e che ha governo a Tripoli.
Ma l’ambasciatore Nicola Orlando […] è stato testimone come tutti gli altri di un colpo di scena targato Haftar.
Nel caso della missione finita male il ministro dell’Interno maltese, il suo collega greco all’Immigrazione e il titolare del Viminale Matteo Piantedosi erano atterrati a Benina, nella zona controllata da Haftar, proprio per parlare con il generale, che da sempre ha il controllo sostanziale di quello spicchio del Paese.
Il problema, per la delegazione europea guidata da Magnus Brunner, commissario Ue agli Affari Interni, è stato il cambio repentino di atteggiamento di Haftar.
Se di solito sin qui il generale ha sempre incontrato le autorità europee, che pure non lo riconoscono, […] senza pretendere nulla in cambio, questa volta si è impuntato: niente incontro se non con partecipazione e fotografie che includessero anche i ministri di Bengasi.
A quel punto tutti hanno girato i tacchi, e nessuno poteva fare diversamente. A meno di non legittimare un governo non riconosciuto, che in questo momento ospita 12 basi militari russe, che controlla il traffico di armi verso il Sahel. Secondo autorevoli fonti di Bruxelles è stata la Ue a ribadire che c’erano persone non grate nelle foto che Haftar pretendeva.
3. LA LIBIA E LA DELEGAZIONE «RESPINTA» BRUXELLES: IL DIALOGO CONTINUERÀ
Estratto dell’articolo di Rinaldo Frignani per il “Corriere della Sera”
giorgia meloni a tripoli con Abdulhamid DBEIBAH
Un «problema di protocollo» […]. L’Unione europea cerca di archiviare in questo modo il respingimento, martedì pomeriggio, dall’aeroporto di Benina della delegazione Ue — con il generale Khalifa Haftar, capo delle milizie locali, presente nello scalo per attenderla —, della quale facevano parte anche il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e l’ambasciatore Nicola Orlando, rappresentante europeo in Libia, che solo qualche ora prima aveva invece incontrato senza problemi i vertici del governo di Tripoli, riconosciuto a livello internazionale rispetto a quello della Cirenaica, per discutere di politiche migratorie e proprio di sicurezza reciproca.
[…] Ma la surreale situazione che si è venuta a creare a Benina […] in Italia è ancora al centro di una bufera politica.
giorgia meloni a tripoli con Abdulhamid DBEIBAH
Se per il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani si è trattato di «un misunderstanding tra il rappresentante diplomatico europeo e le autorità del territorio libico e mi auguro che si possa chiarire tutto nel tempo più rapido possibile», l’opposizione invece è di tutt’altro avviso.
«Il respingimento della missione italiana ed europea dalla Libia non è uno scherzo.
Non si è trattato di un inciampo diplomatico di un ministro», replica la vicepresidente pd della commissione Esteri di Montecitorio, Lia Quartapelle: «La Libia per l’Italia è un interesse nazionale primario e la sua stabilizzazione è l’obiettivo principale, per raggiungerlo l’Italia non deve isolarsi, ma rilanciare un’iniziativa europea credibile e condivisa».
AEREI DI MATTEO PIANTEDOSI E MAGNUS BRUNNER RIPARTONO DALL AEROPORTO DI BENGASI
Il capogruppo di Avs in commissione Affari costituzionali della Camera Filiberto Zaratti, accusa Piantedosi di volersi «nascondere dietro un dito: vorremmo invece che spiegasse la natura dei rapporti con le autorità libiche e il motivo della frattura di martedì che ha l’aria di essere un serio problema politico per il Paese».
Per il vicepresidente di Italia viva Enrico Borghi, «con buona pace della retorica dei “piani Mattei”, il rapporto tra Italia e Libia ci vede spettatori inerti e inermi». […]