
ASSALTO DEI FRANCESI A TELECOM ITALIA - PENATI: ‘’LA TELEFONIA FISSA È DA TEMPO MORIBONDA. QUELLA MOBILE, EX GALLINA DALLE UOVA D’ORO, HA MARGINI SEMPRE PIÙ RISICATI. QUI LA RIVOLUZIONE SI CHIAMA SMARTPHONE – SERVE UNA FUSIONE: L’ASSE BOLLORE’-BERLUSCONI’’
Alessandro Penati per “la Repubblica”
Sembra una nuova puntata di una telenovela che va in onda da quasi 20 anni: la lotta per il controllo di Telecom. Il francese Niel è appena salito al 15%, mentre un altro francese, Bolloré (Vivendi), già detiene il 20%. La Consob accende il suo faro e il Governo osserva da vicino la situazione: ma non si capisce per fare cosa.
TARAK BEN AMMAR BOLLORe? PADRE E FIGLIA
A furia di mandare in onda la stessa trama non ci si è accorti che c’è stata una rivoluzione nel mondo dei media e delle comunicazioni, e le compagnie telefoniche tradizionali (le telco) sono in un declino irreversibile. A questo punto non importa chi controlli Telecom, ma che cosa si vuol fare della società per darle un futuro. La telefonia fissa è da tempo moribonda. La telefonia mobile, ex gallina dalle uova d’oro, è ora una commodity con margini sempre più risicati. Qui la rivoluzione si chiama smartphone.
Un potente computer che però possiamo utilizzare sempre e ovunque, e che ci ha cambiato la vita. La telefonata è ormai un accessorio a basso valore aggiunto: i profitti li fanno chi produce apparecchi e app. Per la telefonia tradizionale la via obbligata sono dunque le concentrazioni, come negli Usa, per tagliare i costi e ridurre il numero eccessivo di operatori in Europa.
La strategia di ingresso nei nuovi mercati per recuperare la crescita persa in Europa si è scontrata con la crisi dei paesi emergenti. Non rimane che internet, dove però i profitti finiscono in tasca di chi fornisce servizi e contenuti ( i vari Amazon, Expedia, Facebook o Alibaba), non di chi li trasporta.
Così, la risposta delle telco è stata, per le imprese, di passare dalla trasmissione alla gestione dei dati (i cloud, ormai un indicatore di sviluppo digitale); per il consumatore, l’integrazione a monte con i media (film, serie, spettacoli, sport, televisione, videogiochi), sostituendosi a tutte forme di intrattenimento audiovisivo. British Telecom è già il principale concorrente di Sky in UK; come Time Warner lo è delle telco americane. Ma anche i fornitori di servizi, come Amazon, Google, HBO, hanno cominciato a produrre contenuti i propri (serie tv, film e video).
Questa dovrebbe essere la strada anche per Telecom. In primo luogo levarsi di torno il problema delle attività “strategiche”: l’unica vera è Sparkle, che gestisce il traffico internet internazionale, specie sulla dorsale Nord Africa-Medio oriente; ma è irrilevante per altri progetti. La ceda dunque alla Cassa Depositi e Prestiti: dopotutto, ha costituito un Fondo che si chiama appunto “Strategico Italiano”.
Poi dovrebbe vendere il Brasile: doveva farlo anni fa, ai massimi, ora c’è la crisi, ma meglio tardi che mai; e il 100% delle torri di trasmissione a qualche fondo infrastrutturale. Per i servizi telefonici di Tim serve una fusione “strategica” per giocare un ruolo in Europa (vendere non si può dire). Sullo sviluppo del cloud alle imprese i tempi saranno lunghi per via del nanismo delle nostre imprese, e la scarsa dinamicità delle poche grandi (per esempio, le istituzioni finanziarie).
giuseppe recchi presidente (3)
A questo punto si potrebbe però concentrare, avendone le risorse, sullo sviluppo della banda veloce necessaria per trasformarsi in un grande gruppo nei media (e fornire banda e 4G agli altri operatori, non avendo più Tim). Lo sviluppo della banda per diventare un media nazionale non è ancora redditizio? C’è lo Stato pronto a finanziarla coi soldi pubblici. Mancano i contenuti.
Invece di fare accordi con tutti i media (il valore è nell’esclusiva) una Telecom “ideale” potrebbe acquistare direttamente i contenuti e finanziarne la produzione (lo fa Amazon!). O anche tentare una fusione per incorporare Mediaset (risolvendole i suoi problemi nella tv a pagamento; sarebbe anche il canto del cigno di Berlusconi, prima o poi inevitabile).
O magari con una Rai interamente privatizzata: pura fantascienza però, nel paese della “centralità del servizio pubblico”. Così è arrivata Vivendi, e immagino che il suo progetto sia proprio questo (fusione finale con Mediaset inclusa), replicando quanto già fatto in Francia, magari per poi aggregare le due realtà, e creare (con Spagna) una major europea sul modello americano. O quello cha sta facendo Murdoch in Europa.
Vivendi è francese, e mi dispiace. Ma solo perché è un segnale del provincialismo della nostra classe dirigente, pubblica e privata, incapace di reagire ai rapidi cambiamenti globali. Nel caso di Telecom, colpevolmente miope troppo a lungo.