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IL GIOCO DELLE TORRI - BERLUSCONI PREPARA LE CARTE BOLLATE CONTRO LA RAI: SE IL CDA DI VIALE MAZZINI RIFIUTA L'OFFERTA MEDIASET PER RAI WAY RISCHIA UN'INDAGINE PENALE PER FALSE COMUNICAZIONI SOCIALI E OSTACOLO ALL'ATTIVITA' DI VIGILANZA

Francesco De Dominicis per "Libero  Quotidiano"

 

Ei Towers lancia opa su RaiwayEi Towers lancia opa su Raiway

Finirà a carte bollate, in tribunale. E magari in tempi brevi. Le premesse ci sono tutte: la partita sulle torri Rai, con la Mediaset di Silvio Berlusconi (attraverso la controllata Ei Towers) che ha lanciato l’assalto a Rai Way, potrebbe spalancare le porte a una riedizione del «Lodo Mondadori».

 

Stiamo parlando della madre di tutte le battaglie finanziarie-legali del nostro Paese partita nel 1984 e terminata soltanto 30 anni più tardi, nel 2013. Nella Guerra di Segrate l’ex premier allora era contrapposto all’ingegner Carlo De Benedetti; stavolta se la dovrà vedere probabilmente coi vertici di Viale Mazzini. Contro i quali potrebbero arrivare denunce penali: i reati finanziari in ballo vanno dalle false comunicazioni sociali all’ostacolo all’attività di vigilanza.

 

Andiamo con ordine. La sfida ruoterà attorno ai paletti al possesso azionario di Rai Way. Il Biscione punta al 66,7% delle torri e ha messo sul piatto 1,22 miliardi di euro. Ieri il presidente del Consiglio si è detto convinto di aver già chiuso la faccenda e ha richiamato il decreto del 2 settembre con cui palazzo Chigi, nel dare il via libera alla privatizzazione di Rai Way, aveva indicato il «51%» come quota minima per l’azionista pubblico (oggi al 65%).

RAIWAY RAIWAY

 

Pure Michele Anzaldi (Pd) ha citato quel provvedimento nel quale, tuttavia, è stata usata una formula («allo stato») che in qualche modo autorizzava scelte successive diverse da parte del cda Rai, il soggetto che formalmente ha gestito il dossier per lo sbarco in Borsa delle antenne televisive. Nel prospetto informativo depositato alla Consob, poi, c’è un altro pasticcio: i limiti azionari non sono indicati.

 

In un paragrafo si fa riferimento, ma solo nel titolo, ai «rischi legati alla non contendibilità»; poi viene chiarito che Rai Way «continuerà a essere controllata di diritto da parte di Rai». Il fatto che l’azienda non sia scalabile, però, non è chiarito; mentre in linea teorica - come avviene per altre imprese pubbliche quotate (Eni, Enel, Finmeccanica) - il controllo può essere esercitato anche con quote attorno al 30% o meno.

 

Il caso è aperto: disposizioni poco chiare, interpretazioni ambigue, norme vaghe. Sul piatto, insomma, ci sono tutti gli ingredienti per servire un duello d’affari di altissimo livello. Lo stesso Anzaldi ammette che la Rai corre il rischio di beccarsi «parecchie cause».

Mediaset vuole comprare Rai Way- Ei Towers lancia opa Mediaset vuole comprare Rai Way- Ei Towers lancia opa

 

Sotto i riflettori, poi, anche i pesanti risvolti penali per il cda Rai che si è riunito ieri limitandosi a «prendere atto» dell’opas (offerta pubblica di acquisto e scambio) di Ei Towers. La questione riguarda proprio il 51% invocato da Renzi e tuttavia non inserito nella «patente» per la quotazione sul listino di piazza Affari.

 

Una scelta legittima e valutata oppure una clamorosa svista? Di là dalle motivazioni, se adesso il consiglio presieduto da Annamaria Tarantola si appellasse a quel paletto per respingere l’assalto di Mediaset di fatto ammetterebbe che il prospetto è falso e i consiglieri potrebbero essere denunciati, appunto, per «false comunicazioni sociali» oltre che per «ostacolo all’attività di vigilanza». Il tema, come tutti gli aspetti della delicatissima operazione, è già all’attenzione degli sceriffi Consob. 

 

luigi gubitosi gianni letta annamaria tarantolaluigi gubitosi gianni letta annamaria tarantola

Nel duello legale, poi, potrebbe finire pure un’altra questione assai spinosa. Vale a dire il contratto di servizio tra la Rai e la controllata di Rai Way. L’accordo, che era in scadenza a dicembre scorso, fu rinnovato a luglio del 2014. All’epoca le antenne della tv di Stato erano di proprietà di una società cosiddetta «in house» cioè al 100% di un’altra azienda statale.

 

Ciò ha consentito a Viale Mazzini di sottoscrivere il nuovo accordo senza passare per una gara pubblica: l’affare è stato chiuso con un contratto da 21 anni che vale, per il solo 2015, la bellezza di 175 milioni di euro. Procedura, quella pubblica, che sarebbe diventata un passaggio obbligato se la negoziazione del contratto di servizio fosse partita dopo il 2 novembre, cioè a quotazione avvenuta. 

 

Fra gli addetti ai lavori ci si chiede perché in Rai abbiano voluto giocare d’anticipo. Quel che è certo è che la «trattativa privata» ha trasformato Rai Way in una gallina dalle uova d’oro. Che ora, salvo sorprese, sarà al centro di una nuova guerra giudiziaria.

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