boiardi

BOIARDI APPESI ALLA DATA DELLE ELEZIONI – SE ANTICIPATE, TUTTI CONFERMATI. SE SI VOTA NEL 2018, NESSUNO E’ TRANQUILLO – SCADONO IN PRIMAVERA I VERTICI DI ENI, ENEL, TERNA, FINMECCANICA, POSTE - IN BILICO DESCALZI (ENI) E MORETTI (FINMECCANICA) PER LE INCHIESTE GIUDIZIARIE - SONO UNA QUARANTINA LE POLTRONE DA ASSEGNARE

 

1. LA PARTITA DELLE NOMINE SULLA STRADA DI GENTILONI

Fabio Martini per ''La Stampa''

 

gentiloni e renzi gentiloni e renzi

Anche per un governo dal profilo basso e senza appetiti di potere sarà impossibile astenersi e far finta di nulla: tra fine aprile e metà maggio vanno in scadenza i vertici delle cinque più grandi aziende partecipate dallo Stato, due giganti come Eni ed Enel ma anche Poste, Terna, Leonardo-Finmeccanica.

 

Nel giro di poche settimane scadono anche gli incarichi del Comandante dei Carabinieri e del Capo di Stato Maggiore della Difesa e in giugno andranno rinnovati i vertici dell' Agenzia delle Entrate e quella del Demanio. E se diventasse di fatto ingovernabile, anche la Rai potrebbe aggiungersi all' elenco, ma al momento pare improbabile.

mattarella e gentilonimattarella e gentiloni

 

Poltronissime, soprattutto quelle degli enti, che rappresentano la quintessenza del potere e dunque nomine succulente per chi le fa: il governo. Ma un esecutivo come quello guidato da Paolo Gentiloni, in forte continuità politica con quello precedente, come si sussurra, finirà per confermare per altri tre anni i leader delle cinque partecipate a suo tempo indicati dal governo Renzi?

 

L' ipotesi che sia stato già tutto deciso non trova conferma a Palazzo Chigi. Ai tanti che in questi giorni gli chiedono notizie, il presidente del Consiglio offre la stessa risposta: La questione non è all' ordine del giorno. Ed è così. Il governo Gentiloni non si interessa ancora del dossier, riservandosi però due schemi di gioco, diversi a seconda della data delle elezioni.

BERLUSCONI GENTILONIBERLUSCONI GENTILONI

 

Se Matteo Renzi riuscirà a bruciare i tempi, facendo approvare una legge elettorale a ritmo accelerato e si profilasse uno showdown che porti ad elezioni ad aprile-maggio, in quel caso il governo Gentiloni ha già deciso: l' esecutivo non procederà ad alcuna nomina ai vertici dei grandi enti. Lasciando l' onere al governo che si insedierà nelle settimane successive. Con un rispetto formale e anche sostanziale delle leggi. Molto diverso il quadro se invece la prospettiva di elezioni anticipate si spostasse verso autunno o addirittura verso il febbraio del 2018. In questo caso il governo procederebbe alle nomine.

 

claudio graziano capo di smdclaudio graziano capo di smd

Gentiloni e Renzi non hanno ancora affrontato il dossier ma nel caso di tempi lunghi molto difficilmente si potrà concretizzare lo schema della conferma in blocco. L' idea sarebbe quella di procedere caso per caso, confermando chi ha ben operato (la maggioranza dei nominati, si dice) e scartando coloro che per una ragione o per l' altra non sono in condizione di essere confermati.

 

Sub-iudice, nel senso che si trovano tra color che son sospesi dal punto di vista giudiziario, due pezzi da novanta: l' amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi e quello di Leonardo-Finmeccanica Mauro Moretti. Sul primo incombe un possibile rinvio a giudizio, sul secondo una condanna in primo grado per una vicenda che risale alla stagione delle Ferrovie. E anche se non è scontato che le due vicende giudiziarie si concludano in senso negativo, anche una sola delle due caselle impegnerebbe il governo in una scelta impegnativa.

 

descalzidescalzi

Ancora tutti da decidere i criteri e soprattutto le misure nella spartizione delle poltrone: tre anni fa, a caldo, la vulgata che accompagnò l' infornata di nomine attribuì a Renzi il ruolo di assopigliatutto. Una lettura che si rivelò forzata: le nomine più discontinue furono volute dal presidente del Consiglio, ma tra i premiati c' erano anche personaggi bipartisan, già collaudati nella stagione berlusconiana.

 

mauro morettimauro moretti

Allora Forza Italia era dentro il patto del Nazareno. Ma oggi, dopo una quaresima di tre anni, Berlusconi è di nuovo in gioco e dirà la sua. E stavolta sarà difficile non ascoltare l' ambasciata americana a Roma sulle nomine all' Eni: fra qualche settimana il Segretario di Stato sarà uno che di petrolio se ne intende: Rex Tillerson, ex boss di Exxon.

 

2. SONO 40 LE POLTRONE IN BALLO

 

Paolo Baroni per ''La Stampa''

 

Lo Stato padrone vale un quarto della capitalizzazione di Piazza Affari, all' incirca 160 miliardi di euro sui 5-600 totali. Ed i suoi campioni, da Enel all' Eni a Finmeccanica, Poste e Terna, ovvero il drappello delle società che di qui a fine maggio saranno chiamate a rinnovare o a confermare i loro vertici, in molti casi sono dei veri giganti anche fuori dai confini nazionali.

 

Le prime quattro occupano infatti rispettivamente la seconda, la terza, la sesta e la dodicesima posizione nell' ultima graduatoria sulle principali società stilata da Mediobanca. Stando ai bilanci 2014-2015 solo Exor, per effetto della fusione Fiat-Chrysler, fa meglio di Enel ed Eni, da anni vere galline dalle uova d' oro per il Tesoro a cui ogni anno versano ricchi dividendi.

 

PADOAN SMORFIEPADOAN SMORFIE

I primati di Eni ed Enel Il gruppo guidato da Francesco Starace a fine 2015 presentava infatti un fatturato pari a 73,95 miliardi di euro (ed un margine operativo netto di 9,18) contro i 67,7 (e 2 di margini) contabilizzati da Claudio Descalzi. Messe assieme Enel ed Eni valgono all' incirca 100 mila dipendenti contando rispettivamente 68 mila e 29 mila addetti. Al di là dei fatturati è però l' Eni ad aver il primato della capitalizzazione di Borsa, 56,66 miliardi, la più alta in assoluto a Piazza Affari, con l' Enel che però segue a ruota a quota 42,88. Leonardo-Finmeccanica che pure conta oltre 47 mila occupati è sesta nella classifica dei gruppi italiani più importanti con un fatturato 2015 di 12,99 miliardi ed un margine operativo di 651 milioni. Oggi il gruppo guidato da Mauro Moretti in Borsa vale 7,75 miliardi.

CAIO FRANCESCO POSTECAIO FRANCESCO POSTE

 

Nella graduatoria stilata da Mediobanca le Poste occupano solamente la dodicesima posizione (con un giro d' affari 2015 pari a 8,75 miliardi ed un margine di 880 milioni) ma sono la società italiana che vanta il maggior numero di occupati, ben 143 mila. Terna, la quinta della lista, è molto più piccola, ha appena 3700 dipendenti ed è 82 a , ma è una vera macchina da soldi: su un fatturato pari a circa 2 miliardi la società che si occupa della gestione della rete elettrica nazionale nel 2015 ha registrato un margine operativo netto di 1,04 miliardi con un risultato di competenza dei soci pari a 596 milioni.

 

 

il ministro federica guidi con maria patrizia grieco e francesco staraceil ministro federica guidi con maria patrizia grieco e francesco starace

Le quote del Tesoro Nell' Enel il Tesoro ha il 23,58%, nell' Eni invece il Mef ha una quota diretta del 4,34% con un altro 25,76% detenuto attraverso la Cassa depositi e prestiti dove il Tesoro ha l' 80% delle quote. Sempre a Cdp fa poi capo il 29,8 di Terna ed il 35% delle Poste di cui il Tesoro ha in portafoglio un altro 29,7% destinato di qui ai prossimi mesi ad essere collocato in Borsa. La quota del Mef in Leonardo-Finmeccanica è invece pari al 30,2 per cento.

 

matteo del fantematteo del fante

In tutto le poltrone in ballo nella prossima tornata di nomine sono una quarantina: 11 all' Eni tra presidente, ad, consiglieri e sindaci, 10 a Terna (6 consiglieri e 4 sindaci), 7 a Leonardo-Finmeccanica (presidente, ad e 5 consiglieri), 6 all' Enel e 5 alle Poste. Per ora solamente Finmeccanica e Poste hanno fissato le date delle assemblee che procederanno alle nomine: la prima riunirà i soci tra il 2 e il 12 maggio, la seconda il 30 dello stesso mese. Eni, Enel e Terna devono ancora comunicare le loro date ma difficilmente oltrepasseranno giugno. La prassi prevede che almeno due settimane prima della scadenza il Mef, o la Cdp di concerto col Tesoro, comunichino gli elenchi dei candidati.

ERNESTO MARIA RUFFINI EQUITALIAERNESTO MARIA RUFFINI EQUITALIA

Quindi, salvo sorprese, al più tardi entro metà/fine aprile dovranno essere indicati i nomi.

 

Demanio ed Entrate Per giugno, invece, il governo è chiamato ad altre due scelte importanti: vanno infatti a scadenza l' incarico di Rossella Orlandi alla guida dell' Agenzia delle entrate (destinata pare ad essere sostituita dal presidente e ad di Equitalia Ernesto Ruffini) e quella di Roberto Reggi al Demanio per il quale invece si prospetta una riconferma. E i manager delle quotate? Sia Descalzi sia Starace, come Moretti e Caio sono tutti impegnati in importanti programmi di riorganizzazione e rilancio dei rispettivi business.

rossella orlandirossella orlandi

 

Per l' Eni si tratta infatti di proseguire il potenziamento delle attività di esplorazione e la loro messa a reddito, all' Enel è stato invece assegnato un ruolo centrale della costruzione della nuova rete per la banda larga, Poste deve completare il suo grande progetto di digitalizzazione, mentre Finmeccanica deve portare a compimento il suo progetto di trasformazione ed efficientamento già sfociato nel cambio di nome. Programmi impegnativi in settori non facili da governare. Inutile dire che nella maggioranza dei casi anche il mercato vedrebbe di buon occhio una scelta di continuità.

Ultimi Dagoreport

xi jinping donald trump vladimir putin

DAGOREPORT - LA CERTIFICAZIONE DELL'ENNESIMO FALLIMENTO DI DONALD TRUMP SARÀ LA FOTO DI XI JINPING E VLADIMIR PUTIN A BRACCETTO SULLA PIAZZA ROSSA, VENERDÌ 9 MAGGIO ALLA PARATA PER IL GIORNO DELLA VITTORIA - IL PRIMO MENTECATTO DELLA CASA BIANCA AVEVA PUNTATO TUTTO SULLO "SGANCIAMENTO" DELLA RUSSIA DAL NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA: LA CINA - E PER ISOLARE IL DRAGONE HA CONCESSO A "MAD VLAD" TUTTO E DI PIU' NEI NEGOZIATI SULL'UCRAINA (COMPRESO IL PESTAGGIO DEL "DITTATORE" ZELENSKY) - ANCHE SUI DAZI, L'IDIOTA SI È DOVUTO RIMANGIARE LE PROMESSE DI UNA NUOVA "ETA' DELL'ORO" PER L'AMERICA - IL TRUMPISMO SENZA LIMITISMO HA COMPIUTO COSI' UN MIRACOLO GEOPOLITICO: IL REGIME COMUNISTA DI PECHINO NON È PIÙ IL DIAVOLO DI IERI DA SANZIONARE E COMBATTERE: OGGI LA CINA RISCHIA DI DIVENTARE LA FORZA “STABILIZZATRICE” DEL NUOVO ORDINE GLOBALE...

alfredo mantovano gianni de gennaro luciano violante guido crosetto carlo nordio alessandro monteduro

DAGOREPORT – LA “CONVERSIONE” DI ALFREDO MANTOVANO: IL SOTTOSEGRETARIO CHE DOVEVA ESSERE L’UOMO DI DIALOGO E DI RACCORDO DI GIORGIA MELONI CON QUIRINALE, VATICANO E APPARATI ISTITUZIONALI (MAGISTRATURA, CORTE DEI CONTI, CONSULTA, SERVIZI. ETC.), SI È VIA VIA TRASFORMATO IN UN FAZZOLARI NUMERO 2: DOPO IL ''COMMISSARIAMENTO'' DI PIANTEDOSI (DOSSIER IMMIGRAZIONE) E ORA ANCHE DI NORDIO (GIUSTIZIA), L’ARALDO DELLA CATTO-DESTRA PIÙ CONSERVATRICE, IN MODALITA' OPUS DEI, SI E' DISTINTO PER I TANTI CONFLITTI CON CROSETTO (DALL'AISE AI CARABINIERI), L'INNER CIRCLE CON VIOLANTE E GIANNI DE GENNARO, LA SCELTA INFAUSTA DI FRATTASI ALL'AGENZIA DI CYBERSICUREZZA E, IN DUPLEX COL SUO BRACCIO DESTRO, IL PIO ALESSANDRO MONTEDURO, PER “TIFO” PER IL “RUINIANO” BETORI AL CONCLAVE...

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)