BOROTELCO AVVELENATO - LA HOLDING DI TELECOM ITALIA SI SCIOGLIE, GENERALI CI HA RIMESSO LE PENNE (PAGA BERNABE’?)

Sara Bennewitz per "Affari&Finanza - La Repubblica"

Carissima Telco, madre di tutte le minusvalenze. Da Bell a Olimpia, la finanziaria che custodisce il pacchetto di controllo di Telecom Italia dal 2007 a ora ha bruciato tutto il capitale e ora i suoi asset valgono sul mercato meno dei debiti ereditati dalle precedenti gestioni.

Il 22,4% di Telecom custodito dentro Telco in Borsa riceve una valutazione di 1,56 miliardi, ma sulla finanziaria nonostante dividendi, prestiti soci e iniezioni di capitale gravano ancora 2,8 miliardi di passività.

Eppure la holding controllata da Telefonica (46,2%), Generali (30,6%), Mediobanca (11,6%) e Intesa Sanpaolo (11,6%) non solo non ha mai remunerato i suoi azionisti con una cedola, ma è stata anche ricapitalizzata per ben due volte dagli attuali soci, la prima iniezione risale al 2007 quando gli azionisti dotarono la scatola di oltre un centinaio di milioni di cassa con cui vennero acquistate azioni Telecom per mediare al ribasso il valore di carico, rispetto a quanto pagato alla Pirelli di Marco Tronchetti Provera.

Il secondo aumento risale invece a un anno e mezzo fa, quando il gruppo ha iniettato 600 milioni di risorse, trasformando i debiti in capitale e sottoscrivendo un prestito soci da 1,75 miliardi, credito che peraltro a questo punto è infruttuoso dato che la cedola 2012 incassata da Telecom copre appena gli oneri finanziari su quegli 1,05 miliardi di debito che il gruppo ha nei confronti delle banche.

Telefonica, che dei soci fondatori dell'avventura Telco è quella che ha perso di più, può consolarsi con il fatto che investendo direttamente in Telecom si è garantita un avamposto strategico contro il suo peggiore nemico in Brasile.

Per i soci tricolori invece, investire nell'azienda presieduta da Franco Bernabè è stato un disastro. Se poi Intesa e Mediobanca possono aver guadagnato qualche consulenza con la Telecom - anche se nei rapporti tra parti correlate degli ultimi sei bilanci non c'è evidenza di operazioni fuori mercato - per Generali e per i suoi assicurati l'investimento in Telco-Telecom è stato solo una grande fonte di perdite.

Quando nel maggio 2007 la finanziaria venne costituita, Telco pagò le azioni della vecchia Olimpia a un prezzo di 2,82 euro per ogni Telecom. Il ticket di ingresso dei vari soci nella finanziaria, e le relative perdite, è stato invece diverso per ognuno dei quattro azionisti di Telco. Generali e Mediobanca conferirono infatti titoli che per lo più erano già nel loro portafoglio con diversi prezzi di carico, mentre Telefonica e Intesa sottoscrissero due diversi aumenti di capitale riservati.

Morale gli spagnoli spesero di più (circa 2,9 euro per ogni azione), mentre il valore di conferimento delle azioni Telecom da parte del gruppo di Trieste risultò pari a 2,75 euro, cifra che fu svalutata nel 2008 a 2,18 euro (430 milioni di rosso) e ancora nel 2011 a 1,50 euro (altri 630 milioni) e nel 2012 a 1,2 euro (altri 276 milioni).

E così il conto finale delle perdite accumulate in sei anni di investimento in Telco supera quota 1,3 miliardi, di cui circa la metà sarebbero a carico degli azionisti Generali e il resto graverebbe sulle spalle dei suoi assicurati. Il valore della partecipazione in Telco per Generali è invece sceso dagli 1,32 miliardi (o 2,75 euro per azione) del 2007 agli attuali 246 milioni, un calcolo che risulta dal saldo tra svalutazioni per 1,3 miliardi e incrementi di valore per circa 300 milioni (di cui 190 milioni relativi alla quota parte di aumento di capitale nel 2012).

Il fatto è che ora che il gruppo di Trieste si appresta a sciogliere i suoi legami con Telco, dovrà incamerare una nuova minusvalenza di circa 140 milioni e farsi carico della quota di debiti che ammonta a circa 860 milioni (di cui una parte è già nei libri sotto forma di prestito soci). Tutto questo per aver in mano il 6,85% di Telecom Italia, una partecipazione che in Piazza Affari vale 470 milioni, ovvero circa la metà rispetto alle passività che si porta dietro.

I soci tricolori di Telecom hanno pagato caro il fallimento dell'investimento in Telco, ma è difficile immaginare che Generali e Mediobanca dopo lo scioglimento della finanziaria si esimeranno anche dalla responsabilità di traghettare il gruppo telefonico fuori dalle secche in cui si trova.

E questo non solo per tutelare il valore del proprio investimento - che verosimilmente sarà valorizzato nel medio termine - ma anche in virtù del fatto che Telecom è un gruppo strategico per il Paese. Del resto l'atteggiamento tenuto da Mediobanca nei confronti della ristrutturazione di RcsMediagroup è stato proprio questo, Piazzetta Cuccia ha sottoscritto il suo 15% dell'aumento di capitale da 400 milioni perché era il primo socio del patto, e toccava a lei prendersi la responsabilità della crisi in cui era finito il gruppo.

Eppure l'istituto guidato da Alberto Nagel non era tra le banche creditrici di RcsMediagroup, che invece beneficeranno indirettamente della ricapitalizzazione. Nella stessa logica è quindi difficile credere che se Generali e Mediobanca a breve avranno le mani libere da Telco, lasceranno anche la presa sulla Telecom senza essersi assicurati che il gruppo sia in buone mani. E questo vale sia per la nomina dei futuri vertici, dato che il mandato di questa gestione è in scadenza, sia per gli assetti futuri del gruppo.

 

mario greco generali FRANCO BERNABE AD TELECOM ALIERTA ENRICO CUCCHIANI GIOVANNI BAZOLI ALBERTO NAGEL

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