BORSA MILANO AFFONDA IN CHIUSURA (-2%) CON IL RIACCENDERSI DELLA CRISI UCRAINA - BENE TELECOM (+1,3%): VIVENDI SAREBBE PRONTA A RILEVARE LA QUOTA CHE OGGI È IN MANO A TELEFONICA (8,3%)

1.BORSA: -2% FTSE MIB IN CHIUSURA SU CRISI UCRAINA, BENE TELECOM

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Radiocor - Chiusura in forte ribasso per Piazza Affari che, piu' delle altre borse continentali, ha pagato lo scotto dell'inasprirsi delle tensioni sul fronte ucraino, dove l'esercito russo sembra aver aperto un nuovo fronte occupando la citta' di Novoazovsk, a 100 km a sud di Donetsk. In chiusura il Ftse Mib ha ceduto il 2,03% mentre il Ftse All Share e' sceso dell'1,88%. In flessione anche Londra (-0,36%), Parigi (-0,61%) e Francoforte (-1,08%).

 

alierta esce da palazzo chigi foto ansa alierta esce da palazzo chigi foto ansa

A gravare sull'umore degli investitori sono stati anche alcuni dati macro diffusi in giornata: in particolare il dato sull'andamento del mercato occupazionale tedesco in luglio e quello sull'inflazione che sempre in Germania e' rimasta invariata in agosto su mese con un modesto rialzo dello 0,8% su base annua. Restano dunque i timori di una svolta deflazionista per l'Europa mentre si affievoliscono le speranze per un intervento deciso della Bce gia' la prossima settimana dopo che ieri il ministro tedesco Schauble ha parlato di un Draghi mal interpretato dai mercati.

 

In una giornata in cui ha dominato il segno negativo, da registrare il rialzo messo a segno da Telecom Italia che ha guadagnato l'1,33% a 0,8740 euro nella giornata in cui Vivendi ha annunciato di aver deciso di intavolare 'trattative esclusive' con Telefonica per la cessione della sua controllata brasiliana Gvt.

 

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Secondo Filippo Diodovich, market strategist di IG, i mercati sembrano indicare con chiarezza che l'offerta concorrente di Telecom Italia era considerata 'troppo impegnativa' per il gruppo italiano in termini di governance perche' avrebbe messo nelle mani di Bollore' una partecipazione del 20%. Sul fronte dei cambi, un euro vale 1,3176 dollari e 136,74 dollari mentre la parita' fra dollaro e yen e' fissata a 103,77. Un barile di greggio infine sale dello 0,63% a 94,46 dollari.

 

2.VIVENDI: OFFERTA TELEFONICA SU GVT 'IMBATTIBILE', TELECOM HA FATTO MASSIMO (FONTI)

Radiocor - L'offerta di Telefonica per Gvt era 'imbattibile e molto seria'. Cosi' fonti finanziarie a Radiocor vicine a Vivendi riassumono i motivi che hanno indotto il gruppo presieduto da Vincent Bollore' a preferire Telefonica, con cui ha deciso di avviare trattative esclusive, rispetto a Telecom Italia. Da parte francese viene comunque tributato l'onere delle armi alla societa' italiana che ha 'fatto il massimo che poteva fare nella sua offerta' per Gvt.

MARCO PATUANOMARCO PATUANO

 

3.TELECOM: VIVENDI HA 'SERIA VOLONTA' RILEVARE QUOTA' DA TELEFONICA (FONTI)

Radiocor - Vivendi e' 'molta seria nella sua volonta' di rilevare i titoli Telecom Italia', proposti da Telefonica nell'ambito dell'offerta per Gvt. Lo indicano fonti finanziarie vicine al gruppo presieduto da Vincent Bollore'. L'obiettivo di Vivendi - precisano le fonti - 'e' costituire un grande gruppo dei media'. Telefonica ha proposto a Vivendi l'8,3% di Telecom nell'ambito del pagamento per Gvt.

 

4.MONTEPASCHI, DEBUTTA?LA NUOVA FONDAZIONE

Da La Stampa

 

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Primo appuntamento ufficiale stamattina per la nuova Deputazione amministratrice della Fondazione Mps. Il neopresidente Marcello Clarich scioglierà con i 4 consiglieri il nodo della vicepresidenza. In pole position Bettina Campedelli, che aveva conteso la presidenza allo stesso Clarich. Sorprese non sono escluse anche perché in città c’è chi a Campedelli preferirebbe un consigliere più esperto di beni culturali come Giovanna Barni. Appena nominato il vice, il presidente Clarich illustrerà i primi dossier e le prime grane che la Fondazione dovrà affrontare in tempi rapidi.

 

Innanzitutto il rapporto con i soci del patto sul 9% del capitale della Banca Mps, Btg Pactual (2%) e Fintech (4,5%). I loro rappresentanti aspettano da tempo i due posti che sono stati loro assicurati nel Cda di Rocca Salimbeni, e già hanno dichiarato la loro «delusione profonda» per il ritardo. Per far posto ai nuovi soci, però, devono dimettersi due dei consiglieri nominati dalla Fondazione. Il secondo dossier che Clarich porterà all’attenzione del consiglio dovrebbe essere del lavoro da fare, in collaborazione con i soci, per allargare il patto e dare stabilità al Monte.

 

Marcello Clarich
Marcello Clarich

In un’intervista, qualche giorno fa, Clarich aveva fatto il nome di Axa, socio storico della banca con il 2,05%. Ma dalla Francia non sono arrivati commenti. Solo dopo si inizierà a parlare del futuro più lontano, ma non troppo, del rinnovo dell’intero Cda della Banca in programma nella prossima primavera. ?[r. e.]

 

5.CRESCITA DI RICAVI E UTILE?PER BRUNELLO CUCINELLI

 Da La Stampa

 

Brunello  Cucinelli  Brunello Cucinelli

Numeri tutti in crescita per Brunello Cucinelli: ha chiuso il primo semestre con ricavi in crescita dell’11,6 per cento a 175,8 milioni di euro. Il margine operativo lordo è salito del 12,9% a 30,6 milioni e l’utile netto del 17,8% a 15,6 milioni. La crescita è stata registrata soprattutto sui mercati internazionali (+15%), che valgono il 79% del fatturato, mentre il mercato nazionale è rimasto stabile (+0,2%). Per fine anno il presidente Brunello Cucinelli prevede «una crescita a 2 cifre sia in termini di utile che di fatturato». ?[r. e.]

 

6.“SHALE OIL” TEXANO PER ENI?APERTO IL PRIMO POZZO

Da La Stampa

CLAUDIO DESCALZICLAUDIO DESCALZI

L’Eni si lancia nella ricerca degli idrocarburi «shale» e lo fa proprio nella terra promessa del petrolio, cioè nella regione del West Texas, contea di Pecos. Il gruppo si è trovato un socio in loco, che si chiama Quicksilver Resources, e ha perforato con successo il primo pozzo esplorativo orizzontale (Stallings 1H) nella parte meridionale del bacino del Delaware. Il pozzo, perforato fino alla profondità verticale di 2,250 metri e poi completato su un tratto orizzontale di 900 metri, produce per ora 750 barili di petrolio equivalente al giorno. ?[r. e.]

 

7.SUSSURRI E GRIDA

Dal Corriere della Sera

 

CHINA CNR, LA FABBRICA DEI SUPERTRENI PUNTA SU ANSALDO

(c.tur. ) Nessun rinvio. La scadenza resta fissata per domani quando i pretendenti alla divisione trasporti di Finmeccanica, assistita dagli advisor Mediobanca e Ubs, dovranno presentare alla holding di Piazza Montegrappa le offerte vincolanti per AnsaldoBreda e Ansaldo Sts. «Dovremmo concludere le cessioni entro ottobre», ha pronosticato nei giorni scorsi il ceo Mauro Moretti, che ai cinque concorrenti in gara ha anticipato i criteri a cui si atterrà: il prezzo, gli investimenti promessi, le garanzie occupazionali per una divisione che conta in tutto 6.500 addetti ed è un tema sensibile per gli impianti di Napoli, Pistoia e Reggio Calabria della Breda.

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I candidati accreditati di maggiori chance dovrebbero risultare la giapponese Hitachi e la canadese Bombardier, già partner (40% del cooperation agreement) dell’azienda napoletana di materiale rotabile per i Frecciarossa Etr 1000. Ma avrebbe guadagnato posizioni il consorzio formato da China Cnr e Insigma , tanto da risultare un potenziale offerente con tutte le carte in regola e la determinazione necessaria. La prima, maggior costruttore di treni al mondo davanti alla stessa Bombardier, lavora già con Breda nei tram Sirio, così come Insigma è partner tecnologico di Ansaldo Sts nel segnalamento ferroviario.

 

ELKANN E MARCHIONNE ELKANN E MARCHIONNE

L’offerta in tandem per spartirsi i due asset in vendita sarebbe anzi un buon presupposto per massimizzare il prezzo a favore di Finmeccanica. Minori possibilità vengono attribuite alla spagnola Caf, quotata a Madrid, mentre la francese Thales è fortemente interessata alla Sts ma tiepida all’idea di prendersi anche Breda. Adesso il vero appetito dei candidati dovrà tradursi in un prezzo, che però potrebbe venire assoggettato a svariate condizioni. Come la preventiva ricapitalizzazione di Breda da parte della holding di Moretti.

 

NORGES BANK FA TRADING SUL TITOLO FIAT MA I CONTI NON TORNANO

(r.po.) Tre operazioni in tre settimane: vendita, poi riacquisto, poi di nuovo vendita. Lo slalom di Norges Bank sopra e sotto il 2% di Fiat Chrysler non si è fermato la vigilia di Ferragosto. Allora il fondo pensionistico istituzionale del governo norvegese, gestito dalla Banca centrale, era risalito al 2,016%. E già questa mossa, datata 14 agosto, era parsa difficile da decifrare. La discesa all’1,338% era avvenuta il 31 luglio, dunque ventiquattr’ore prima dell’assemblea che ha approvato a maggioranza la fusione e alla quale Norges risultava presente con l’intero 2,15% posseduto fin lì.

SERGIO MARCHIONNE E JOHN ELKANN SERGIO MARCHIONNE E JOHN ELKANN

 

Ma sebbene sia con quel 2,15% che i norvegesi hanno votato no, e sebbene proprio su questa bocciatura da parte del quarto azionista si siano scatenate le voci di «operazione a rischio», la cessione a sorpresa aveva in realtà già ridotto di quasi un terzo il pacchetto che avrebbe potuto puntare ai 7,727 euro del recesso.

 

È lì che i mercati hanno cominciato a tagliare le scommesse sul rischio che tutto saltasse e spiegato i movimenti di Oslo come puro trading. Un trading consequenziale e che però contiene un rebus, almeno se come riferimento si prendono i prezzi di chiusura nei giorni clou. Il 31 luglio, quando Norges ha venduto e incassato una prima volta, le Fiat valevano 7,245 euro. Il 14 agosto, quando ha ricomprato per tornare al 2,016%, erano risalite a 7,33 (solo pochi giorni prima, il 6 agosto, erano ad appena 6,465).

 

italo frecciarossa italo frecciarossa

E ora, alla nuova vendita? Secondo la comunicazione fatta ieri alla Consob, l’operazione che fa ridiscendere il pacchetto all’1,736% è del 22 agosto. Due giorni dopo la chiusura della finestra per il recesso (i cui risultati verranno resi noti la settimana prossima). E a prezzi che, ancora, apparentemente non sono dei più centrati: di pochissimo, ma i 7,315 euro son pur sempre sotto i 7,33 del riacquisto. Si saranno rifatti, a Oslo, chiedendo al recesso e scommettendo su richieste inferiori al tetto di mezzo miliardo fissato da Fiat?

 

FERRETTI: LA WEICHAI PRONTA A VERSARE ALTRI 80 MILIONI

ferretti yacht ferretti yacht

(c.tur. ) Via libera all’aumento di capitale di 80 milioni dall’assemblea della Ferretti international, la holding del gruppo cantieristico forlivese, con il supporto determinante dell’azionista di controllo cinese Weichai (75%) che così si appresta a fare un’ulteriore sforzo per il rilancio e lo sviluppo delineato nel nuovo piano industriale. Un rafforzamento della cassa che si è reso opportuno anche alla luce dei covenant previsti nei finanziamenti di Icbc. Resta da vedere l’effettiva intenzione di sottoscrivere da parte dei soci Rbs e dei fondi Svp che detengono il restante 25%.

 

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