lorenzo rosi pier luigi boschi

LA BOSCHI BANK CON LE PEZZE AL CULO - IL TRIBUNALE DI AREZZO DICHIARA LO STATO DI INSOLVENZA DI BANCA ETRURIA - PER I MAGISTRATI C’È UN “BUCO DI OLTRE TRE MILIARDI CAUSATO DA DISSIPAZIONE DEL PATRIMONIO ANCHE A FINI PERSONALI” -

 

1- “ETRURIA, IN 11 MESI AZZERATO IL PATRIMONIO”

Fiorenza Sarzanini per il “Corriere della Sera

 

Tre giorni sono bastati al tribunale di Arezzo per dichiarare lo stato di insolvenza di Banca Etruria. E aprire così la strada a una nuova inchiesta per bancarotta fraudolenta nei confronti dei vecchi amministratori. Il «buco» di oltre tre miliardi di euro è stato infatti causato - secondo i giudici - da un' opera di dissipazione del patrimonio anche a fini personali.

 

lorenzo rosi pier luigi boschilorenzo rosi pier luigi boschi

E questo ha convinto il collegio ad accogliere senza riserve l' istanza presentata dal commissario liquidatore Giuseppe Santoni e quella depositata in udienza dal procuratore Roberto Rossi, titolare dell' indagine sul dissesto e sulla regolarità dell' operato dei vertici dell' istituto di credito, anche rispetto all' emissione delle obbligazioni poi diventate carta straccia con il decreto «salvabanche» varato dal governo il 22 novembre scorso.

 

michele desariomichele desario

La motivazione dei giudici non lascia spazio alla difesa dell' ex presidente Lorenzo Rosi costituito in giudizio in quanto rappresentante legale della passata gestione, con l' assistenza dell' avvocato Michele Desario: «Nell' arco di nove mesi - tra dicembre 2014 e settembre 2015 - emerge una riduzione del patrimonio netto di circa i 2/3».

 

E, sottolineano i giudici, «alla data di avvio della risoluzione (il 22 novembre) il patrimonio netto risultava integralmente eroso da ulteriori perdite». I magistrati stanno studiando il «verdetto», entro breve potrebbero decidere l' iscrizione nel registro degli indagati dei vecchi amministratori, a cominciare da coloro che guidavano Etruria al momento del commissariamento deciso da Bankitalia nel febbraio 2015. E dunque lo stesso Rosi e i suoi due vicepresidenti: il vicario Alfredo Berni e Pierluigi Boschi, padre della ministra delle Riforme Maria Elena.

LUCIANO NATALONILUCIANO NATALONI

 

È un passaggio che appare obbligato, come del resto era stato sottolineato nelle scorse settimane, dopo l' apertura del fascicolo per conflitto di interessi contro Rosi e l' ex consigliere di amministrazione Luciano Nataloni. Soprattutto tenendo conto di tutte le «uscite» ritenute illegittime dagli ispettori di Bankitalia, a cominciare dai 17 milioni di consulenze per arrivare ai finanziamenti senza garanzie.

 

Soddisfatto Roberto Bertola, amministratore delegato di Nuova Banca Etruria, secondo il quale «era necessario che fosse fatta chiarezza in tempi brevi: atto doveroso verso tutti i soggetti coinvolti del nostro territorio. La Nuova Banca, rinnovata come noto nei vertici e pienamente operativa, guarda al futuro forte di una solida posizione patrimoniale e di liquidità, oltre a non avere più il peso delle sofferenze».

 

Nuovi documenti sulle indagini in corso sono stati chiesti ieri dal Consiglio superiore della magistratura che deve valutare l' eventuale incompatibilità ambientale del procuratore Rossi per l' incarico di consulente ottenuto e per aver taciuto, durante la sua audizione, il fatto di aver indagato su Boschi in passato.

 

 

2 - L' ACCUSA AI VECCHI VERTICI: UNA CONDOTTA GESTIONALE GRAVEMENTE INEFFICIENTE

Fiorenza Sarzanini per il “Corriere della Sera

 

roberto rossiroberto rossi

Il 22 novembre scorso, quando il governo ha varato il decreto «salvabanche», nelle casse di Etruria non era rimasto nulla. Di fatto erano state svuotate e proprio per questo il tribunale di Arezzo ha dichiarato lo stato di insolvenza che apre la strada all' indagine per bancarotta fraudolenta nei confronti degli ex amministratori la cui «condotta gestionale» viene ritenuta «gravemente inefficiente». La considerazione dei giudici è netta nella sua durezza: «La valutazione dei dati relativi ad un significativo arco temporale non può che condurre ad un giudizio negativo circa la capacità dell' ente bancario di superare il dissesto. Ciò tanto più se si considera che, alla data di avvio della risoluzione il patrimonio netto risultava integralmente eroso».

ROBERTO ROSSIROBERTO ROSSI

 

Niente soldi e soprattutto - è questa l' accusa più grave - nessuna progettualità positiva da parte di chi doveva amministrare la banca.

 

Lo stato di crisi A rappresentare la vecchia gestione nel procedimento c' era l' ex presidente Rosi, che guidava Etruria con i due vice Alfredo Berni e Pierluigi Boschi. Ed è stato proprio lui a lamentarsi, come sottolineano i giudici, del «diniego di Bankitalia all' operazione di ricapitalizzazione intentata dagli ultimi amministratori, giacché essa avrebbe consentito, a suo dire, di riequilibrare l' assetto patrimoniale e finanziario dell' ente». Una tesi che il tribunale respinge in maniera categorica: «Si tratta di argomentazione generica e inconferente. Non può non rilevarsi come Rosi non abbia nemmeno indicato quali fossero le strategie innovative, rispetto al passato, che la banca intendeva seguire per superare lo stato di crisi.

MARCO DONATI ROBERTO ROSSI MARIA ELENA BOSCHI AREZZOMARCO DONATI ROBERTO ROSSI MARIA ELENA BOSCHI AREZZO

 

L' eventuale ricapitalizzazione non sarebbe stata comunque sufficiente a rimuovere (se non momentaneamente) le cause dello stato di crisi da individuare principalmente in condotte gestionali gravemente inefficienti».

 

Il deficit patrimoniale I giudici parlano di un «drammatico e irreversibile dissolvimento patrimoniale» e poi scrivono: «Dal resoconto intermedio di gestione redatto al 30 settembre 2015 dai commissari straordinari, emerge una sensibile riduzione del patrimonio netto che passa, nell' arco di nove mesi da 65 milioni e 976mila euro a 22 milioni e 538mila euro con conseguente perdita del 65,8 per cento». Un' erosione che un mese e mezzo dopo è totale.

 

Non a caso il tribunale evidenzia come «all' esito della valutazione provvisoria compiuta da Palazzo Koch nell' ambito del procedimento di risoluzione il deficit ammontava a 557 milioni per assestarsi a 305,3 a seguito della riduzione integrale dei prestiti subordinati». Non solo: «Emblematico dello stato di insolvenza della banca è il fatto che la stessa abbia registrato un' esposizione debitoria pari a 283 milioni anche nei confronti del fondo di risoluzione intervenuto per capitalizzare la Nuova Banca istituita con il decreto governativo e ciò costruisce ulteriore elemento inequivocabile dell' incapienza patrimoniale dell' ente»

.

LORENZO ROSI 2LORENZO ROSI 2

Incapacità ad operare «Gravissima» viene giudicata «la situazione di liquidità della banca al momento della risoluzione, per effetto dei deflussi di fondi operanti della clientela e dell' elevato grado di concentrazione della raccolta. È incontestato infatti che il saldo netto di liquidità, diminuito di 288 milioni da inizio ottobre fosse al 18 novembre 2015 di soli 335 milioni (pari al 4,6 del totale attivo) con conseguente incapacità della banca di continuare ad operare nel comparto creditizio».

 

Del resto viene ben evidenziato come «la gravità della situazione di Etruria aveva già causato il 10 febbraio 2015 la sottoposizione dell' ente alla procedura di amministrazione straordinaria e che, quindi, innegabilmente giustificava l' adozione di percentuali di svalutazioni più rigorose rispetto alla generalità degli istituti di credito nazionali».

protesta dei risparmiatori davanti banca etruria  7protesta dei risparmiatori davanti banca etruria 7

fsarzanini@corriere.it.

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...

marcello viola alberto nagel giorgia meloni francesco gaetano caltagirone luigi lovaglio mps mediobanca piazza affari

DAGOREPORT - MEDIOSBANCA! I GIOCHI ANCORA NON SONO FATTI. E LE PREMESSE PER UN FUTURO DISASTRO SONO GIÀ TUTTE SUL TAVOLO - AL DI LÀ DELLE DECISIONI CHE PRENDERÀ LA PROCURA DI MILANO SUL PRESUNTO “CONCERTO” DEL QUARTETTO CALTA-GIORGETTI-LOVAGLIO-MILLERI NELLA PRIVATIZZAZIONE DEL 15% DI MPS, IL PROGETTO TANTO AUSPICATO DA GIORGIA MELONI DI DARE VITA A UN TERZO POLO BANCARIO, INTEGRANDO MPS, BPM E MEDIOBANCA, SI È INCAGLIATO DI BRUTTO: LO VUOLE SOLO FRATELLI D’ITALIA MENTRE FORZA ITALIA SE NE FREGA E LA LEGA E' CONTRO, SAPENDO BENISSIMO CHE L’OBIETTIVO VERO DEL RISIKONE BANCARIO È QUEL 13% DI GENERALI, IN PANCIA A MEDIOBANCA, NECESSARIO PER LA CONQUISTA CALTAGIRONESCA DEL LEONE DI TRIESTE - AL GELO SCESO DA TEMPO TRA CALTA E CASTAGNA (BPM) SI AGGIUNGE IL CONFLITTO DI CALTA CON LOVAGLIO (MPS) CHE RISCHIA DI ESSERE FATTO FUORI PER ‘’INSUBORDINAZIONE’’ - ANCHE LA ROSA DEI PAPABILI PER I NUOVI VERTICI DI MEDIOBANCA PERDE PETALI: MICILLO HA RIFIUTATO E VITTORIO GRILLI NON È INTERESSATO - LA BOCCIATURA DELL’OPERAZIONE DI FITCH, CHE VALUTA MPS CON UN RATING PIÙ BASSO RISPETTO A MEDIOBANCA - LAST BUT NOT LEAST: È SENZA FINE LO SCONTRO TRA GLI 8 EREDI DEL VECCHIO E IL CEO MILLERI, PARTNER DEVOTO DI CALTARICCONE…