COSA C’È DIETRO AL CROLLO DEL PETROLIO? - POTREBBE ESSERE UN PIANO DEI SAUDITI PER METTERE IN GINOCCHIO RUSSIA E IRAN. MA CI RIMETTONO ANCHE I PRODUTTORI USA - ALL’ECONOMIA GLOBALE PUÒ FARE BENE

Orlando Sacchelli per “Il Sole 24 Ore

 

OPEC OPEC

Il prezzo del petrolio sta scendendo da alcune settimane. Tra la fine dell'estate e l'inizio dell'autunno il calo è stato significativo: siamo arrivati a 73/75 dollari a barile (Brent), oggi siamo poco sotto gli 80 (a giugno eravamo intorno ai 100 dollari).

 

Se un calo tra l'estate e l'inverno è usuale, l'analisi degli indici registrati tra settembre e ottobre evidenzia un andamento anomalo. Soprattutto se teniamo conto di questi aspetti: la situazione in Medio Oriente (nel cui sottosuolo maggiore è la concentrazione di greggio) continua a essere instabile; altri produttori, come Libia, Nigeria e Russia per motivi diversi sono in difficoltà. Quindi, considerato che non ci sono stati crolli nella domanda dei paesi più grandi, come la Cina, un calo del 20-25% sui prezzi in così poco tempo è quantomeno strano.

PETROLIO OFFSHORE PETROLIO OFFSHORE

 

Se guardiamo i dati ufficiali (rapporto Opec diffuso a metà ottobre) notiamo subito che gli stati aderenti hanno prodotto più petrolio (circa 400mila barili in più al giorno) rispetto al mese precedente. Si produce di più, quindi, ma si consuma di meno (sia in Cina che in Europa e negli Usa). I prezzi continuano a scendere. Qualcuno ci guadagna, qualcuno no. Interessante provare a capire cosa ci sia davvero dietro. Chi è che manovra i fili dei prezzi del greggio? E in quale direzione vuole andare?

 

PETRODOLLARI PETRODOLLARI

Gli economisti Mario Lettieri e Paolo Raimondi (il primo è stato sottosegretario all'Economia del governo Prodi) avanzano un'ipotesi molto interessante. Dietro la decisione di far scendere il prezzo ci sarebbero diverse cause, tra le quali anche l'intenzione dell'Arabia Saudita (condivisa dagli Stati Uniti) di colpire economicamente l'Iran e la Russia. Sarebbe in corso, dunque, una vera e propria guerra commerciale, combattuta con l'arma del petrolio. Dal petrolio, infatti, deriva il 60% delle entrate di Teheran e il 46% di quelle di Mosca. Si capisce subito, quindi, quando sia strategico il petrolio (e il suo prezzo) per questi due Paesi.

 

barack obama vladimir putinbarack obama vladimir putin

Ma è mai possibile che per colpire Iran e Russia si metta in moto un meccanismo così sottile (e perverso) che va a incidere in modo pesante sulle economie di tutto il mondo? Diciamo che non sarebbe la prima volta: nel lontano 1985-1986, infatti, come ricordano Lettieri e Raimondi, l'Arabia Saudita abbassò il prezzo del greggio di 3,5 volte, aumentando al contempo la produzione di 5 volte. Gli sceicchi non morirono di fame - anche se ci rimisero qualcosa (il costo del barile scese a dieci dollari) - ma l'Unione sovietica finì in ginocchio.

 

Che qualcuno voglia ripetere quell'esperimento? La leva del prezzo del petrolio, unita alle sanzioni economiche, potrebbero infliggere un colpo durissimo alla Russia di Putin. Come ha sottolineato anche il Washington Post una diminuzione del 10-20% del prezzo del petrolio potrebbe contribuire a raggiungere lo "scopo politico" delle sanzioni. Se si riduce il prezzo del greggio, va da sé, si riducono le entrate. Così Mosca e Teheran potrebbero essere costrette a venire a più miti consigli. La prima sull'Ucraina, la seconda accettando un compromesso (per lei al ribasso) sul nucleare.

ABDALLAH ARABIA SAUDITA ABDALLAH ARABIA SAUDITA

 

Il prezzo del petrolio, ormai è cosa arcinota, non dipende solo dal punto di incontro tra domanda e offerta. I fattori da considerare sono molteplici. Ci sono le speculazioni (quelle che nel 2007-2008 fecero schizzare il prezzo del barile a quota 150), mediante lo strumento dei derivati finanziari, e le manovre geopolitiche, più o meno occulte.

 

Particolare da non sottovalutare: per estrarre petrolio non bisogna solo fare un buco (trivellare) e tirare su il greggio. Ci sono anche attività di ricerca (esplorazioni) e investimenti molto costosi. Per ripagare queste spese secondo un calciolo delle Ioc (International Oil Companies) il prezzo del greggio non dovrebbe scendere sotto i 90 dollari a barile. Se ci scende al di sotto si va in rimessa.

obama_abdullahobama_abdullah

 

Il Wall Street Journal ha parlato apertamente di "gioco pericoloso dei sauditi" nella guerra dei prezzi del petrolio. Mentre i prezzi in calo di solito aiutano i consumatori, riducendo (almeno dovrebbe avvenire) il prezzo della benzina, secondo gli analisti il calo del prezzo dell'energia stritolerà i profitti di molte società energetiche Usa, soprattutto le piccole imprese. E diventerà assai difficile, aumentando l'ansia degli investitori, alzare i livelli (già ai minimi termini) dell'inflazione.

il presidente iraniano rohani  si gode l iran ai mondialiil presidente iraniano rohani si gode l iran ai mondiali

 

Ma non tutti sono pessimisti. Il calo del prezzo del greggio secondo l'Economist potrebbe favorire l'economia mondiale. In che senso? Il settimanale economico britannico sottolinea che una variazione del 10% del prezzo produce uno spostamento dello 0,2% del Pil (stima del Fmi). Se il prezzo cala, dunque, i produttori incamerano meno risorse e queste si spostano sui consumatori, più propensi a fare acquisti. Con ripercussioni positive su tutte le economie del mondo.

 

Ultimi Dagoreport

spionaggio paragon spyware giorgia meloni fazzolari mantovano giorgetti orcel francesco gaetano caltagirone flavio cattaneo

DAGOREPORT - E TRE! DALLO SPIONAGGIO DI ATTIVISTI E DI GIORNALISTI, SIAMO PASSATI A TRE PROTAGONISTI DEL MONDO DEGLI AFFARI E DELLA FINANZA: CALTAGIRONE, ORCEL, CATTANEO - SE “STAMPA” E “REPUBBLICA” NON LI FANNO SMETTERE, VEDRETE CHE OGNI MATTINA SBUCHERÀ UN NUOVO E CLAMOROSO NOME AVVISATO DI AVERE UN BEL SPYWARE NEL TELEFONINO - COME NEL CASO DEGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA PROCURA ANTIMAFIA (FINITI IN CHISSÀ QUALCHE SCANTINATO), I MANDANTI DELLO SPIONAGGIO NON POSSONO ESSERE TROPPO LONTANI DALL’AREA DEL SISTEMA DEL POTERE, IN QUANTO PARAGON FORNISCE I SUOI SERVIZI DI SPYWARE SOLO AD AUTORITÀ ISTITUZIONALI - A QUESTO PUNTO, IL CASO È CORNUTO: O SI SONO TUTTI SPIATI DA SOLI OPPURE IL GOVERNO MELONI DEVE CHIARIRE IN PARLAMENTO SE CI SONO APPARATI “FUORILEGGE”. PERCHÉ QUANDO IL POTERE ENTRA NEI CELLULARI DEI CITTADINI, NON C’È PIÙ DEMOCRAZIA…

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…

monique veaute

NO-CAFONAL! – ARCO DI TRIONFO PER MONIQUE VEAUTE, QUELLA VISPA RAGAZZA FRANCESE CHE NEL 1984 GIUNSE A ROMA PER LAVORARE ALL’ACCADEMIA DI FRANCIA DI VILLA MEDICI - DA ABILISSIMA CATALIZZATRICE DI GENIALI E VISIONARIE REALTÀ ARTISTICHE INTERNAZIONALI, DETTE VITA A UN FESTIVAL CHE SCOSSE LO STATO DI INERZIA E DI AFASIA CULTURALE IN CUI ERA PIOMBATA ROMA DOPO L’ERA DI RENATO NICOLINI – L'ONORIFICENZA DI ''COMMANDEUR DE L'ORDRE DES ARTS ET DES LETTRES'' NON POTEVA NON ESSERE CONSEGNATA DALL’AMBASCIATORE FRANCESE SE NON A VILLA MEDICI, DOVE 40 ANNI FA TUTTO È NATO….

de luca manfredi schlein tafazzi conte landini silvia salis

DAGOREPORT - LA MINORANZA DEL PD SCALDA I MOTORI PER LA RESA DEI CONTI FINALE CON ELLY SCHLEIN. L’ASSALTO ALLA GRUPPETTARA (“NON HA CARISMA, CON LEI SI PERDE DI SICURO”), CHE HA TRASFORMATO IL PD DA PARTITO RIFORMISTA IN UN INCROCIO TRA UN CENTRO SOCIALE E UN MEETUP GRILLINO – NONOSTANTE LA SONORA SCONFITTA SUBITA NELLE MARCHE E IL FLOP CLAMOROSO IN CALABRIA, LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA RESISTE: TRINCERATA AL NAZARENO CON I SUOI FEDELISSIMI QUATTRO GATTI, NEL CASO CHE VADA IN PORTO LA RIFORMA ELETTORALE DELLA DUCETTA, AVREBBE SIGLATO UN ACCORDO CON LA CGIL DI “MASANIELLO” LANDINI, PER MOBILITARE I PENSIONATI DEL SINDACATO PER LE PRIMARIE – IL SILENZIO DEI ELLY ALLE SPARATE DI FRANCESCA ALBANESE - I NOMI DEL DOPO-SCHLEIN SONO SEMPRE I SOLITI, GAETANO MANFREDI E SILVIA SALIS. ENTRAMBI INADEGUATI A NEUTRALIZZARE L’ABILITÀ COMUNICATIVA DI GIORGIA MELONI – ALLARME ROSSO IN CAMPANIA: SE DE LUCA NON OTTIENE I NOMI DEI SUOI FEDELISSIMI IN LISTA, FICO RISCHIA DI ANDARE A SBATTERE…