TRAMONTA IL “SUN” DI MURDOCH - LO SQUALO NELLA MORSA DI UN POOL COMPOSTO DA 171 TRA AVVOCATI, TECNICI E POLIZIOTTI ALLA RICERCA DI PROVE SULLO SPIONAGGIO DELLE EMAIL DI POLITICI E VIP - LE TAPPE DEL TRACOLLO: CHIUSURA DEL “NEWS OF THE WORLD”, 9 ARRESTI AL “SUN”, 200 MLN $ DI RISARCIMENTO ALLE VITTIME, AZIONI IN RIBASSO E ACQUISIZIONE DELLA PIATTAFORMA SATELLITARE BSKYB SALTATA - IL PARTNER SAUDITA POTREBBE DEFINITIVAMENTE STACCARE LA SPINA…

Fabio Cavalera per il "Corriere della Sera"

Nella testa dello Squalo frulla un brutto numero: il 171. E il 171 non ha proprio nulla a che vedere con le cabale o le magie nere. È molto peggio. È un incubo.

Già, perché la sorte di Rupert Murdoch, la sorte del suo impero mondiale di quotidiani, televisioni, libri e Internet, è nelle mani di un pool investigativo londinese che è una task force d'attacco: sono i «navy seal» (quelli che scovarono Osama in Pakistan) dell'antispionaggio giornalistico, gli incursori chiamati a stroncare le derive della stampa scandalistica, a ficcare il naso e le mani nel fango di una storiaccia piena di scoop comperati con la corruzione, realizzati con il cinismo dei banditi, e incaricati di ribaltare il business del magnate mezzo australiano e mezzo americano.

Avvocati, tecnici dell'informatica, poliziotti (non compiacenti) tutti insieme: 171 persone che studiano un database di 300 milioni di email (le prove delle intrusioni nei cellulari e nella posta privata dei politici, dei comuni cittadini, dei vip), che braccano Rupert Murdoch.
No. Non sarà un bel compleanno, l'ottantunesimo, quello che lo Squalo compirà a marzo. Sono lontani quei tempi quando abbandonava gli Stati Uniti e scendeva a Londra accompagnato dalla fama di essere il capo del «terzo partito» del Regno Unito, il suo gruppo editoriale. Adesso a Londra lui corre per ben altri motivi.

Alla sua creatura, la News International (che significa due quotidiani e un domenicale, Times, Sun e Sunday Times), figlia di News Corporation, manca l'ossigeno. Glielo stanno togliendo le inchieste sullo spionaggio telefonico, sulle bustarelle, sulle complicità che hanno coperto quel modo di fare informazione e di raccogliere notizie. L'ultima bordata ha portato in carcere, nel giro di pochi giorni, 9 fra vicedirettori e capiredattori del tabloid più diffuso, il Sun. E pare che non sia finita qui.

Pensava, lo Squalo, di avere sistemato le cose con la chiusura di News of the World, con le pubbliche scuse e con un po' di pulizia ai vertici di News International. Invece siamo daccapo e va molto peggio. Ragion per cui Rupert Murdoch piomba a Londra. C'è troppa carne al fuoco: motivi di portafoglio, motivi di famiglia, motivi di sopravvivenza dell'impero. Vediamo.

Uno: nel giro di un anno, notizia recentissima, il magnate ha sborsato 200 milioni di dollari per riparare i danni (il risarcimento alle vittime dello scandalo) e altri ne dovrà sborsare, soldi che si sommano ai 5 miliardi di dollari tirati fuori per ricomprarsi un cospicuo pacchetto di News Corporation (la testa della catena) al fine di fermare il ribasso del titolo. Senza contare che è saltata l'acquisizione della piattaforma satellitare BSkyB. Una catastrofe.

Due: queste vicende hanno riaperto il capitolo della successione in famiglia (sei figli da tre matrimoni). James (il numero uno di News International) che era l'erede designato vacilla. La sorella Elisabeth, che vive a Londra, lo avrebbe già voluto vedere lontano dalle mansioni operative. In fin dei conti era stato proprio James a scegliersi come collaboratori Rebekah Brooks, i manager e i direttori degli intrighi. Ma James è rimasto e non ha bloccato il diluvio. È nel mirino degli investigatori e rischia di travolgere i fratelli, le sorelle e tanto padre.

Tre: se News International, il tentacolo europeo e asiatico, se la passa male pure News Corporation che ha sede negli Stati Uniti non può dirsi al riparo. Le antenne delle autorità americane sono state puntate.

E sono guai se scatta l'effetto domino. I Murdoch col 12 per cento di azioni comuni ma il 38,4 per cento di azioni con diritto di voto controllano l'impero grazie anche all'alleanza con il principe saudita Alwaleed bin Talal (7 per cento del capitale). Gli equilibri sono per ora blindati ma le inchieste londinesi e il faro acceso negli Usa rendono la navigazione molto incerta. Timori di naufragio.

Insomma, per Rupert Murdoch, un pessimo ottantunesimo. E poi a Londra lo aspettano sul piede di guerra i giornalisti del suo gruppo. Il fronte dell'omertà su spionaggio e corruzione si è rotto. I reporter temono di essere stati usati e di essere ora gettati nella spazzatura. E si ribellano: «In redazione non c'era democrazia ma autocrazia». Ossia, il potere assoluto dei manager e dei direttori scelti dai Murdoch.

Vendono la pelle a caro prezzo perché il sospetto è che lo Squalo pur di non perdere News Corporation, la capogruppo, pensi di ridimensionare il ramo britannico. Il messaggio lo ha lanciato con un fondo proprio sul Sun, Trevor Kavanagh, il condirettore. «Abbiamo fatto il nostro lavoro in nome e per conto dell'azienda». Più chiaro di così: una chiamata di correo per i Murdoch. Si salvi chi può.

 

 

RUPERT MURDOCH JAMES MURDOCH The sunTREVOR KAVANAGH

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