COME HA FATTO LIGRESTI HA SPREMERE FONSAI E MILANO ASSICURAZIONI? CON IL MEZZUCCIO DELLA “COMPRAVENDITA DI COSA FUTURA”

Fabio Pavesi per il "Sole 24 Ore"

Il colpo di grazia è arrivato l'altro ieri con l'arresto dell'intera famiglia, ma il colpo di gong di fine corsa per la dinastia Ligresti come ha ampiamente scritto e rivelato il Sole 24 Ore nell'estate del 2012 era suonato almeno un anno fa. Con il fallimento delle holding personali Imco e Sinergia, sommerse da 400 milioni di debiti. Fallimento chiesto dal Pm Luigi Orsi della Procura di Milano che ebbe modo di accertare che i bilanci era alterati e che già nel 2010 le società personali dei Ligresti erano da considerare insolventi.

Eppure di denaro là in cima nelle holding di famiglia ne arrivava parecchio. E guarda caso la liquidità veniva proprio dalle società quotate dell'impero, la FonSai e la Milano Assicurazioni usate come veri e propri bancomat nella spregiudicata gestione della famiglia Ligresti. E il trucchetto messo in campo era davvero fantasioso.

Un gioco pesante che distraeva denaro dalle casse della FonSai e della Milano a favore delle società personali dei Ligresti. Negli anni come ha appurato il Sole 24 Ore sono uscite risorse per almeno 600 milioni di euro. Ecco il giochino perverso. La chiamavano "compravendita di cosa futura" Come funzionava lo schema? Semplice: Imco e Sinergia compravano terreni di proprietà delle compagnie assicurative quotate e queste ultime si impegnavano a ricomprare, sempre dai Ligresti, gli immobili che la famiglia costruiva.

Ovviamente a un prezzo prefissato in anticipo e spesso con variazioni al rialzo in corso d'opera. Questo giochino è andato avanti fino a pochi mesi prima del fallimento. Lo rivela la trimestrale di marzo 2012 della Milano Assicurazioni, che spiega come Imco e Sinergia abbiano chiesto alla compagnia «il pagamento di ulteriori somme a fronte di presunte varianti ai piani originari». La Milano le ha ritenute infondate e le ha rigettate. Rispedite al mittente anche se nello stesso periodo la società quotata ha versato a Imco altri 3,5 milioni di acconti per l'immobile in via Confalonieri a Milano.

È proprio il flusso di denaro a partire da quell'ultimo piccolo acconto dei primi mesi del 2012, a situazione già compromessa, ad attirare l'interesse degli inquirenti. Tra via Confalonieri a Milano, via Fiorentini a Roma e il centro benessere San Pancrazio di Parma (tutte mai ultimate) dalle casse di FonSai e Milano sono usciti qualcosa come 140 milioni di euro. Soldi versati a Imco e Sinergia per progetti valutati 230 milioni e in buona parte svalutati nel corso del tempo. Di denari propri i Ligresti non ne mettevano. Costruivano grazie agli acconti via via versati proprio da FonSai e Milano. Un fiume di denaro che risaliva dalle società quotate alle società di famiglia.

Dal 2007 in poi, tra acconti ed emolumenti alle parti correlate, sono usciti dalle casse della galassia quotata dell'ex impero dei Ligresti, a favore delle varie Imco e Sinergia, qualcosa come 600 milioni di euro. La domanda chiave è: perchè nonostante questo continuo afflusso di denaro Imco e Sinergia sono fallite sotto il peso di 400 milioni di debiti? Dove sono finiti i quattrini?

Che il Ligresti non se la passassero male lo dicono anche gli inquirenti che hanno rilevato come dalle tre società personali dei figli domiciliate in Lussemburgo cioè Canoe, Hike e Limbo siano di recente stati prelevati 14 milioni di euro. Parte del tesoretto accumulato dalla famiglia che pur vedendo fallire Imco e Sinergia disponeva evidentemente di risorse drenate nei paradisi fiscali lussemburghesi.

E così mentre i Ligresti si arricchivano all'estero, la FonSai tracollava.
FonSai (e quindi in cima la Premafin) comincia la sua parabola discendente già con il bilancio del 2009 che registra 391 milioni di perdite. Poi è una discesa a rotta di collo: le perdite salgono a ben due miliardi nel biennio 2010-2011. Ma non solo. Non ci sono solo le perdite. La FonSai a gestione Ligresti è a rischio solvibilità, con il margine che scende ben sotto i livelli regolamentari.

Si cominciano a chiedere soldi al mercato perchè il capitale viene eroso fortemente dalle perdite. Basti pensare che dai quasi 4 miliardi il patrimonio scende a soli 1,5 miliardi a fine del 2011. Diventa così più chiaro come gli amministratori si ingegnino per mascherare le difficoltà. Sottostimare la riserva sinistri di oltre 500 milioni serviva a non veder affondare definitivamente FonSai. Anche perché pur con i due miliardi di perdite occorreva assicurare un dividendo a Premafin e da lì a Sinergia. Tanto si scaricava tutto sulle società quotate e sugli azionisti di minoranza che hanno visto evaporare i loro quattrini dando fiducia ai Ligresti. Fiducia come si è visto del tutto immeritata.

 

 

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