john elkann fca panda

ECCO COME FCA PUO' CHIEDERE IL PRESTITO SACE DA 6,3 MILIARDI - IL DECRETO LIQUIDITÀ, CHE ISTITUISCE I PRESTITI A GARANZIA PUBBLICA, SI RIVOLGE NEL PRIMO ARTICOLO AD AZIENDE CON SEDE IN ITALIA. L'EX FIAT, CHE HA LA SEDE FISCALE IN GRAN BRETAGNA, HA UNA SUA SOCIETÀ TRICOLORE, FCA ITALY. E ALLORA... IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE AFFARI UE DEL SENATO, ETTORE LICHERI (IN QUOTA M5s): “L’UE RISCRIVA IL SUO SISTEMA FISCALE O NE PAGHERA’ IL PREZZO”

Gianluca Zapponini per formiche.net

 

 

John Elkann ph Bob Krieger

Si fa presto a chiedere un prestito garantito dallo Stato Italiano, anche da 6,3 miliardi. Ma è davvero possibile per un’azienda che non ha sede legale in Italia e nemmeno quella fiscale. Un’azienda come Fca. Il caso dell’ex Fiat, che avrebbe chiesto un prestito garantito dalla Sace nonostante da anni versi parte delle tasse presso l’erario britannico, sta facendo molto discutere. La legge, ovvero il decreto Liquidità, parla chiaro, per beneficiare della garanzia pubblica serve la sede in Italia. Fca non ce l’ha ma la branch italiana, sì. E allora se, e con ogni probabilità sarà così, il prestito sarà chiesto da Fca Italy (sede a Torino), allora l’ostacolo verrà aggirato.

 

Cosa dice la legge? “Il decreto Liquidità”, che istituisce i finanziamenti con garanzia pubblica per l’emergenza Covid-19, “prevede delle caratteristiche specifiche per poter accedere alla garanzia di Stato: tra queste sede in Italia e riferimento esclusivo al fatturato Italia, nonché attese di destinazione degli investimenti e finalità del finanziamento rivolte sempre a supporto dell’attività in Italia. Quindi ogni eventuale richiesta di garanzia viene valutata e accettata solo nel caso siano rispettate tutte le caratteristiche previste dalla norma”, fa notare una fonte molto qualificata a Formiche.net.

 

ettore licheri

E in effetti, a leggersi il testo del decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale, sembra proprio così, perché i soggetti destinatari della garanzia sono proprio le imprese aventi sede in Italia, diverse dalle banche e altri soggetti autorizzati all’esercizio del credito. L’articolo uno del provvedimento per le imprese parla chiaro quando premette la necessità di “assicurare la necessaria liquidità alle imprese con sede in Italia, colpite dall’epidemia Covid-19″. Insomma, tecnicamente ci sono dei dubbi sull’operazione. Ma, c’è un ma. Come detto, a chiedere il prestito sarà con ogni probabilità Fca Italy, la società di diritto di Fca, che la sede in Italia ce l’ha eccome. In quel caso il problema potrebbe essere aggirato e dunque risolto.

 

Questo però non mette a tacere il dibattito politico. Sorprende – spiega a Formiche.net Ettore Licheri, presidente della Commissione Affari Ue del Senato in quota M5S – che solo ieri L’Ad di intesa Sanpaolo (l’istituto con cui Fca starebbe trattando il prestito, ndr) auspicasse il ritorno in Italia delle aziende che hanno spostato la sede all’estero per un vantaggio fiscale, ed oggi acconsente il finanziamento di FCA che ha sede fiscale a Londra e sede legale ad Amsterdam. Incoerenza, opportunismo? Diciamo che si tratta di una delle mille aporie di un sistema fiscale europeo tutto da riscrivere”.

john elkann

 

Secondo Licheri, il problema è infatti di natura europea. “È bene sapere che, malgrado l’Olanda ed il Regno Unito portino avanti da anni una politica fiscale aggressiva, entrambe non sono qualificabili “tecnicamente” come paradisi fiscali. Una icastica ipocrisia che frutta enormi ricavi ai due Paesi ed incalcolabili danni alle altre economie europee. Un’ipocrisia che non permette di sollevare obiezioni alla correttezza dell’operazione FCA. Ma attenzione, se l’Europa tollererà ancora queste iniquità non sarà difficile per chiunque intravedere l’epilogo della sua stessa esistenza”.

 

john elkann andrea agnelli

Su Twitter il vicesegretario dem, Andrea Orlando, scrive che “senza imbarcarci in discussioni su che cosa è un paradiso fiscale credo si possa dire con chiarezza una cosa: un’impresa che che chiede ingenti finanziamenti allo Stato italiano riporta la sede in Italia. Attendo strali contro la sovietizzazione e dotti sermoni sul libero mercato” mentre, sempre su Twitter l’ex ministro dello Sviluppo, Carlo Calenda, fa notare come la sede legale e fiscale deve “ovviamente tornare a Torino. Perché altrimenti andremo sul surreale”.

 

“Condizioniamo l’aiuto dello Stato per imprese alla residenza giuridica e fiscale in Italia, a cancellare i dividendi non per un anno, ma fino a quando le garanzie dello Stato per essi immobilizzate non vengono liberate”, scrive invece il deputato di Leu, Stefano Fassina, sul fattoquotidiano.it. “1 miliardo di euro per Agnelli, Elkann e soci comodamente residenti in paradisi fiscali. 1 miliardo di euro per milioni di famiglie in guerra contro la povertà in Italia. 1 miliardo di euro è, pià o meno, la garanzia dello Stato assorbita da Fca per ricevere 6,3 miliardi di prestiti da Banca Intesa. 1 miliardo di euro, anzi un po’ meno, è quanto assegnato al Reddito di Emergenza (Rem) per almeno tre milioni di persone. Tutte le imprese vanno aiutate, anche le multinazionali. Ma senza aggravare un’ingiustizia sociale già insostenibile”.

john elkann

 

Più cauto e meno emotivo infine, l’economista Marcello Messori, sentito dall’Agi. “Non c’è nulla di male che un’impresa chieda un finanziamento con la garanzia dello Stato, l’importante è che non riduca la sua attività e che venga valutata la portata dell’investimento rispetto alla sua capacità produttiva nel Paese”. Bisogna “capire qual è la ratio economica per cui un’impresa chiede il prestito in garanzia. Ci troviamo di fronte ad un evento eccezionale, il Covid-19, e la garanzia concessa deve essere proporzionale all’attività produttiva e occupazionale. Se lo fosse, sarebbe legittimo. Se non lo fosse, cioè se ad esempio dopo qualche mese che ottiene il finanziamento garantito l’impresa smantellasse gli impianti, allora dovrebbe esserci una clausola che interrompa il finanziamento”.

fca melfi 5fca melfi 4john elkann 3

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…

parolin prevost

PAROLIN È ENTRATO PAPA ED È USCITO CARDINALE - IN MOLTI SI SONO SBILANCIATI DANDO PER CERTO CHE IL SEGRETARIO DI STATO DI BERGOGLIO SAREBBE STATO ELETTO AL POSTO DI PAPA FRANCESCO – GLI “AUGURI DOPPI” DI GIOVANNI BATTISTA RE, IL TITOLO FLASH DEL “SOLE 24 ORE” (“PAROLIN IN ARRIVO”) E LE ANALISI PREDITTIVE DI ALCUNI SITI - PERCHÉ I CARDINALI HANNO IMPALLINATO PAROLIN? UN SUO EVENTUALE PAPATO NON SAREBBE STATO TROPPO IN CONTINUITÀ CON BERGOGLIO, VISTO IL PROFILO PIU' MODERATO - HA PESATO IL SUO “SBILANCIAMENTO” VERSO LA CINA? È STATO IL FAUTORE DELL’ACCORDO CON PECHINO SUI VESCOVI...

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN

sergio mattarella giorgia meloni

DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI UN’OPPOSIZIONE - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON VUOLE SOSTITUIRSI A QUEGLI SCAPPATI DI CASA DI SCHLEIN E CONTE, NÉ INTENDE SCONTRARSI CON GIORGIA MELONI. ANZI, IL SUO OBIETTIVO È TENERE IL GOVERNO ITALIANO DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA: SALDO IN EUROPA E CONTRO LE AUTOCRAZIE – IL PIANO DI SERGIONE PER SPINGERE LA PREMIER VERSO UNA DESTRA POPOLARE E LIBERALE, AGGANCIATA UN'EUROPA GUIDATA DA FRANCIA, GERMANIA E POLONIA E LONTANA DAL TRUMPISMO - LE APERTURE DI ''IO SONO GIORGIA" SUL 25 APRILE E AFD. MA IL SUO PERCORSO VERSO IL CENTRO E' TURBATO DALLL'ESTREMISMO DI SALVINI E DALLO ZOCCOLO DURO DI FDI GUIDATO DA FAZZOLARI...

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”