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GLI INDUSTRIALI AVVERTONO GIORGIA: I DAZI DELL’“AMICO” TRUMP SONO INDIGERIBILI – IL NUMERO UNO DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, È CHIARISSIMO NEL BOCCIARE IL COMPROMESSO SULLE TARIFFE COMMERCIALI AL 10% CON GLI USA, DEFINITA DA MELONI “NON PARTICOLARMENTE IMPATTANTE”: “NEL 2026 RISCHIAMO DI PERDERE 20 MILIARDI EXPORT E 118 MILA POSTI DI LAVORO. IL FATTO È CHE L’ITALIA NON ESPORTA SOLO PRODOTTI DI LUSSO, CON UNA DOMANDA POCO SENSIBILE AL PREZZO: ESPORTIAMO SOPRATTUTTO MACCHINARI, MEZZI DI TRASPORTO, PELLETTERIA” – CHI INVECE SPOSA IN PIENO LA LINEA DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA È IL PRESIDENTE DI COLDIRETTI, ETTORE PRANDINI: “DOBBIAMO ESSERE PRAGMATICI, VA BENE ANCHE CHIUDERE SUI DAZI AL 10%...”

1. INTERVISTA A ETTORE PRANDINI

Estratto dell’articolo di Pietro De Leo per “Il Tempo”

 

Ettore Prandini Giorgia Meloni

[...] Capitolo dazi. Tra Stati Uniti e Ue si potrebbe arrivare a un accordo su tariffe al 10%. Coldiretti come valuta l'ipotesi?

«L'ipotesi ideale sarebbe tariffe zero. Però dobbiamo essere pragmatici, e diciamo che va bene anche chiudere al 10% purché si raggiunga un accordo in tempo brevi. Questa situazione di incertezza, infatti, pesa molto: non sapendo cosa accadra, gli importatori negli Stati Uniti diminuiscono gli acquisti.

 

Al di là di questa prima metà dell'anno complicata, quello degli Stati Uniti resta per i nostri prodotti un grande mercato e possiamo immaginare di chiudere il 2025 con il traguardo di 9 miliardi di euro di valore sulle esportazioni nel nostro settore».

 

2. EMANUELE ORSINI: “CON I DAZI PERDEREMO 20 MILIARDI”

Estratto dell’articolo di Rita Querzè per il “Corriere della Sera”

 

GIORGIA MELONI EMANUELE ORSINI

L’Europa sembra ormai considerare i dazi Usa al 10% sulle merci europee come il male minore. Segnali in questa direzione arrivano dai governi italiano e tedesco.

 

Emanuelke Orsini, i dazi al 10% sono sostenibili per la nostra industria?

«Se dicessi che sono sostenibili sottovaluterei l’impatto. Rappresentiamo la realtà in modo corretto: qui non si sta parlando di dazi al 10% ma al 23,5. Dobbiamo tenere conto infatti anche della svalutazione del dollaro, pari al 13,5% rispetto all’insediamento di Trump. Un prodotto che un anno fa un’impresa italiana vendeva negli Usa a 100 oggi al nostro cliente americano costa 123».

 

Trump è un negoziatore durissimo e imprevedibile.

DONALD TRUMP MOSTRA LA TABELLA CON I NUOVI DAZI

«Se la minaccia sono i dazi al 50% dal 9 luglio, ciò non significa che quelli al 10 siano sostenibili. Temiamo contraccolpi molto pesanti».

 

In numeri?

«Con dazi al 10% nel 2026 rischiamo di perdere 20 miliardi export e 118 mila posti di lavoro. Il fatto è che l’Italia non esporta solo prodotti di lusso, con una domanda poco sensibile al prezzo: esportiamo soprattutto macchinari, mezzi di trasporto, pelletteria... non si può semplificare troppo».

 

Per usare la logica di Trump, quali sono le carte che possiamo calare al tavolo del negoziato?

rincaro energia e aumento delle bollette 7

«Dobbiamo ricordare agli Usa che sui servizi il saldo tra entrate e uscite è tutto a loro vantaggio. E far presente inoltre che per aumentare la spesa per la Difesa faremo l’80% degli acquisti negli Usa».

 

[...]

 

L’automotive ha tariffe al 25%. In Italia l’anno scorso sono state prodotte solo 310 mila auto: meno 43%.

«L’Europa si è già auto-inflitta misure che stanno distruggendo un intero settore.

Penso allo stop al motore endotermico dal 2035 e alle sanzioni alle case auto soltanto rinviate. Ora dobbiamo difendere la nostra componentistica. Una filiera che dà lavoro a oltre 70 mila persone. Per questo è necessario fare di tutto e batterci per contenere i dazi Usa».

 

L’Ue deve rispondere dente per dente? Oppure la politica dell’ appeasement è più utile quando si parla di dazi?

GIORGIA MELONI EMANUELE ORSINI

«Rispondere ai dazi con altri dazi significa avere un danno ancora maggiore. Dobbiamo trovare un equilibrio, come dicevo, non minacciando penalizzazioni ma promettendo vantaggi a fronte di una politica Usa ragionevole sulle tariffe. In ogni caso serve concentrarci comunque sugli Usa che sono un mercato prioritario e al contempo aprire nuovi mercati».

 

Quali?

«Il Sud America. Chiudere un accordo con i Paesi del Mercosur (Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay, Venezuela, ndr) è fondamentale».

 

Che impatto avrebbe?

«Potrebbe generare dai 4,5 ai 7 miliardi di export aggiuntivo. Un buon inizio per compensare i 20 che rischiamo di perdere con gli Stati Uniti».

 

Gli agricoltori Ue contestano il Mercosur, chiedono compensazioni.

giorgia meloni e donald trump a cena al vertice nato

«Se il tema è: reciprocità rispetto alle regole che tutelano la salute, gli antibiotici nel pollo, per esempio, allora siamo pronti a fare una battaglia insieme. Ma non si può bloccare per interessi particolari un accordo che genera ricchezza per il Paese. In ogni caso sono fiducioso che un’intesa si possa raggiungere».

 

Quanto dobbiamo temere lo spostamento di produzioni italiane verso gli Usa?

«Dobbiamo temerlo soprattutto se introduciamo misure che ci rendono meno competitivi. Penso per esempio all’idea di accorciare in Europa la durata dei brevetti del settore farmaceutico mentre negli Stati Uniti succede esattamente il contrario».

 

A proposito di competitività, il prezzo del gas scende, ridurre il costo dell’energia è ancora una priorità?

MEME SU DONALD TRUMP GOLFISTA E DAZISTA

«Certo che lo è. Lo sarà finché esisterà un divario sul costo dell’energia con gli altri Paesi europei. Il nucleare è la risposta nel medio-lungo periodo. Nel breve ci possono essere misure come il disaccoppiamento; la possibilità di riservare una quota di idroelettrico a prezzi competitivi alle imprese; l’energia acquistata dal Gse e gli impianti a fine incentivazione. Chiediamo interventi ragionevoli e utili per il Paese. Anche su questo siamo fiduciosi».

 

La Commissione Ue presenta oggi gli obiettivi di riduzione della CO2 per il 2040. Che cosa si aspetta?

«La decarbonizzazione è imprescindibile, ma l’Europa non si azzardi a costruire il bilancio sulla pelle dell’industria, con entrate che derivano dai pagamenti imposti alle imprese con il sistema Ets e Cbam e le speculazioni sul mercato del Ttf. Su questo, insieme con le Confindustrie europee, siamo pronti a dare battaglia. Dietro la manifestata volontà di tutelare l’ambiente si impone in realtà una tassa che uccide l’industria». [...]

EMANUELE ORSINI – ASSEMBLEA DI CONFINDUSTRIA – FOTO LAPRESSE

ETTORE PRANDINI GIORGIA MELONI

 

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