1- CORRIERE DELLE MIE BRAME! S’AVANZA L’ASSE DEMOCRISTIANONE ROTELLI-BAZOLI-GUZZETTI CONTRO LA COMBRICCOLA DELLA VALLE-MONTEZEMOLO-MIELI-JOHN ELKANN 2- GUZZETTI, PRESIDENTE DELLA FONDAZIONE CARIPLO, UNO DEI MOTORI PIÙ POTENTI DELLA FINANZA “BIANCA”, SI RICORDA DI AVER AVUTO, ALL’EPOCA DELLA PRESIDENZA DELLA REGIONE LOMBARDIA, COME CONSULENTE PER LA SANITA’ ROTELLI E LO ATTOVAGLIA CON UN ALTRO GRANDE VECCHIO CATTOLICO, ABRAMO-BAZOLI, IL PRESIDENTE DI INTESASANPAOLO, AMICO DI PAPA MONTINI E AVVERSARIO DI MIELI E DELLO SCARPARO 3- CORRE VOCE A MILANO CHE DE BORTOLI SIA PIUTTOSTO STANCO DI CIÒ CHE STA AVVENENDO TRA I SUOI GIORNALISTI E DENTRO IL SALOTTO DEGLI AZIONISTI. C’È CHI SI AZZARDA A DIRE CHE SAREBBE PRONTO AD ANDARSENE A GIUGNO, ALLA SCADENZA DEL CONTRATTO 4- PER LA PRESIDENZA RCS SOGNANO PERRICONE E MIELI, MA LA CARTA NASCOSTA È LUCHINO (SE POI GLI RIUSCIRÀ ANCHE DI PORTARE IN CONFINDUSTRIA L’AMICO BOMBASSEI CHE SI RITROVA COME SOCIO DENTRO NTV, ALLORA LE SUE QUOTAZIONI POTREBBERO RISALIRE DAL BUCO NERO IN CUI È STATO CACCIATO CON LA DISCESA IN CAMPO DI PASSERA)
Ci vorranno almeno due mesi prima di vedere il sole e un clima sereno sul Gruppo Rcs, la corazzata editoriale del "Corriere della Sera".
à questo il tempo necessario per fare un po' di luce sui conti e soprattutto per definire la nuova governance guidata oggi dal notaio Marchetti e dall'amministratore delegato Antonello Perricone.
Secondo molti osservatori saranno due mesi terribili perché oltre al bilancio i soci del Patto di Sindacato questa volta non possono permettersi il lusso di sbagliare.
Nell'ultimo consiglio di amministrazione si è parlato di un aumento di capitale che sembra necessario dopo il bagno di sangue della controllata spagnola Unidad Editorial, che da sola imporrebbe 400 milioni di svalutazioni. Di fronte a questa prospettiva e a uno scenario di vacche magre per il mondo dell'editoria italiana, appare sempre più realistica la necessità di vendere il 77% della casa editrice francese Flammarion che Rcs acquistò 12 anni fa per 230 milioni.
Su questa prospettiva si è verificata una spaccatura profonda tra i consiglieri che ha visto schierati a favore della vendita John Elkann, Luchino di Montezemolo, Dieguito Della Valle, Giancarlo Pesenti (l'ultimo erede della dinastia del cemento) e il figlio di Vittorio Merloni che in questa vicenda sembra avere una posizione nettamente contraria a quella del padre.
C'è ancora tempo per decidere sulla cessione dell'asset francese che nei primi nove mesi dell'anno scorso ha fatturato 148 milioni, ma chiuderà l'esercizio 2011 con una perdita di almeno 40 milioni. Per Antonello Perricone, il manager palermitano che nel 2006 ha preso il timone della corazzata, sono giorni difficili perché oltre i problemi del bilancio c'è quello di gran lunga più importante del riassetto all'interno del patto di sindacato dove la quota del 5,7% detenuta da Totuccio Ligresti potrebbe passare nelle mani di Unipol se le due realtà dalle gambe fragili riusciranno a fondersi.
E qui si apre il problema di chi vorrà cogliere l'occasione per rimescolare le carte in modo da condizionare il futuro "politico" del Gruppo e del "Corriere". Anche le ambizioni dello scarparo marchigiano Della Valle sembrano rientrate perché sullo sfondo gli azionisti di Rcs vedono ingrandirsi il ruolo di Giuseppe Rotelli, il 66enne imprenditore di Pavia che poche settimane fa ha ingigantito il suo impero nelle cliniche portandosi a casa per 405 milioni il San Raffaele di Milano.
Oggi quest'uomo che sembra sia stato colpito fin da giovane dal morbo della carta stampata, dispone del 7,5% delle azioni (più una call su un altro 3,5% che lo porta a una quota di oltre l'11%) e non sembra avere intenzione di tirarsi indietro rispetto alla prospettiva di aumentare la sua quota. Dal suo punto di vista il salotto del "Corriere" più che un business è uno status, una patente di nobiltà che lo spoglia dall'immagine di â'portantino'' di lusso acquisita fin dagli anni '70 quando cominciò a prestare la sua consulenza per la programmazione sanitaria della Regione Lombardia.
Ed è proprio in quel periodo e nel decennio che va dal '79 all'87 che Rotelli, dopo aver coordinato il lavoro per il Piano sanitario regionale, stringe un'amicizia di ferro con il presidente della Regione, Giuseppe Guzzetti, il banchiere e avvocato che oggi alla tenera età di 77 anni è presidente della Fondazione Cariplo, uno dei motori più potenti della finanza "bianca".
Stiamo parlando di una vecchia volpe democristiana che ha sempre camminato al fianco di un altro Grande Vecchio cattolico, Abramo-Bazoli, il presidente di IntesaSanPaolo, amico di Papa Montini e storico avversario di Enrico Cuccia.
Nella partita dei prossimi due mesi nessuno potrà prescindere da questo asse che lega i tre personaggi: il â'portantino'' di lusso Rotelli, l'ex-democristianone Guzzetti e l'ascetico banchiere Bazoli. Quest'ultimo ha sempre tenuto i riflettori accesi sul primo quotidiano italiano e quando Paolino Mieli diventò direttore considerò la nomina una sconfitta personale.
Bazoli non si è mai fidato di quel Mieli che ieri sera a "Ballarò" parlava con disinvoltura dei rischi provocati dalle potenze bancarie, una realtà che conosce benissimo. L'anziano banchiere deve ancora digerire le piroette di Mieli che dopo il famoso endorsement del 28 marzo 2006 in favore di Romano Prodi cominciò a prendere le distanze e a innamorarsi di Gianfranco Fini seguendo la sua strategia "terzista".
E ancor meno sono piaciute a Bazoli le strizzatine d'occhio con Tremonti, alle quali è seguito un distaccato consenso nei confronti di Monti, quasi un preludio alla volata da tirare a Corradino Passera.
In questo scenario a soffrire di più sono nell'ordine il direttore del "Corriere" Flebuccio De Bortoli, Antonello Perricone e il notaio Marchetti. La voce che corre a Milano è che De Bortoli sia piuttosto stanco di ciò che sta avvenendo tra i suoi giornalisti e dentro il salotto degli azionisti. C'è chi si azzarda a dire che sarebbe pronto ad andarsene a giugno, alla scadenza del contratto ma queste sono soltanto voci legate all'incertezza del quadro complessivo.
Per quanto riguarda il notaio Marchetti che presiede il Patto di Sindacato, il destino indica la porta di uscita perché ormai ha fatto il suo tempo e nessuno dei soci del Patto si sente di spezzare lance in suo favore.
Ecco allora spuntare almeno tre pretendenti per la poltrona del notaio dalla cravatta rossa. Il primo sarebbe lo stesso Perricone ansioso di alzare la testa dai bilanci sanguinosi. La sua debolezza potrebbe essere funzionale per un'altra presidenza notarile, alla Galateri per intendersi, ma c'è da dubitare che gli azionisti vogliano gratificarlo con un premio per i suoi cinque anni di incerta gestione.
Un altro candidato al posto di Marchetti potrebbe essere il giornalista-stratega Mieli che non può certo accontentarsi di passare la vita a scrivere saggi di storia e a comparsate televisive. Per non fare danni, doppo averlo brutalmente licenziato durante una cena nella casa milanese di via Bigli di Tronchetti Provera, Geronzi lo confinò alla guida di Rcs Libri, ma questa è un'esperienza ormai nettamente al di sotto delle sue ambizioni. E anche se non gli arrivano segnali di fumo per la presidenza della Rai, dove è atteso Giulio Anselmi, è certo che stia esplorando il suo futuro in vista di un incarico più prestigioso.
Vale però la pena di segnalare che oltre al tandem Perricone-Mieli c'è un candidato nascosto per la poltrona più alta dell'ammiraglia editrice. à Luchino di Montezemolo che discretamente e attraverso le sottili trame di alcuni azionisti come Della Valle, Pesenti e Merloni, avrebbe fatto intendere la sua disponibilità .
A partire dal 18 marzo si muoveranno sui binari le carrozze di Ntv, la società dell'Alta Velocità , e questa carta Luchino vorrà giocarsela suonando le trombe del successo e della libertà di impresa. Se poi gli riuscirà anche di portare in Confindustria l'amico Bombassei che si ritrova come socio dentro Ntv, allora le sue quotazioni potrebbero risalire dal buco nero in cui è stato cacciato con la discesa in campo di Corradino Passera.
à un'operazione difficile, una carta nascosta di cui solo pochi personaggi della finanza sono al corrente. Tra questi c'è sicuramente quell'Abramo-Bazoli che, insieme a Guzzetti e al Creso della sanità Rotelli, alzerà muri di fuoco per impedire che la combriccola di un giovanotto arzillo e incontrollabile porti l'ammiraglia di carta a sbattere sugli scogli.







