TRA SCHETTINO E COSTA CROCIERE È FINITA LA CONCORDIA - DOPO LA SOSPENSIONE (CHE SPIANA LA STRADA AL LICENZIAMENTO), COSTA CROCIERE MOLLA SCHETTINO: “NON SOSTERREMO IN ALCUN MODO LE SPESE LEGALI” - L’ARMATORE SI COSTITUISCE “PARTE OFFESA” NELL’INCHIESTA: “CI HA INGANNATO” - UNA MOSSA STRUMENTALE PER EVITARE CHE LA REPUTAZIONE DELLA COMPAGNIA COLI A PICCO INSIEME CON QUELLA DEL CAPITANO…

Carlo Bonini e Marco Mensurati per "la Repubblica"

Quando ormai è sera, l´avvocato Bruno Leporatti, difensore del comandante della Concordia, la dice senza girarci troppo intorno: «È pacifico che, dal momento della collisione, Francesco Schettino ha tenuto al corrente la Costa di quanto stava accadendo sulla nave». Il morto, dunque, si afferra al vivo. E nel naufragio del comandante viene inghiottito ora anche l´armatore.

Perché se Schettino dice la verità, ed è davvero in termini così "pacifici" che si è espresso nell´interrogatorio di garanzia di lunedì scorso, questo allora significa che, venerdì 13, in quell´ora e un quarto di colpevole inerzia (tra l´impatto delle 21.42 e l´ordine di evacuazione delle 22.58), nel goffo tentativo di minimizzare con la Guardia costiera di Livorno il dramma in atto, Costa può aver giocato un ruolo dolosamente "complice".

La questione è cruciale e andrà evidentemente verificata alla prova dei fatti. Quando cioè Schettino dovrà tornare a rispondere alle domande dei pubblici ministeri provando a circostanziare dettagli rimasti ancora avvolti da una certa opacità di ricordi. Certo, la questione deflagra - forse non è un caso - nel giorno in cui Costa, sotto la pressione dell´evidenza, decide di scaricare definitivamente Schettino, sciogliendo un´ambiguità durata sei giorni pieni.

È di buon mattino, infatti, che, da Milano, arriva in procura Marco De Luca, il legale della compagnia armatrice. Con pessime notizie per il comandante, annunciate davanti a una siepe di microfoni e telecamere. Una lettera di «sospensione dal comando» (quella che, fino a ieri mattina, Costa aveva ritenuto di non dover firmare) che è l´incipit della procedura di licenziamento; l´atto di costituzione della società quale «parte offesa» nell´inchiesta; l´annuncio formale che Costa «non sosterrà in alcun modo le spese legali» del suo ormai ex ufficiale.

Tre mosse che consegnano Schettino a un futuro di miseria, perché ora, nei fatti, anche Costa (che si prepara a diventare l´accusa privata nei suoi confronti) lo vuole responsabile, oltre che penalmente, anche civilmente nei confronti della compagnia e dei 4.200 passeggeri per quanto accaduto nell´arco dell´intera notte di venerdì 13. Soprattutto, tre mosse che accreditano, implicitamente, una terza accusa nei confronti del comandante.

Quella di aver mentito anche all´armatore dopo l´impatto della nave con il granito dell´isola del Giglio. Per accreditarsi vittima dell´inganno, Costa usa una prova "logica". Che suona così. È vero - dice l´armatore - in quell´ora e un quarto di venerdì notte, Schettino parla al telefono con il nostro Roberto Ferrarini, ma minimizza anche con lui. Tanto è vero che Costa, proprio nella notte del 13, contatta un´azienda del savonese (la Ilma sub) per verificare la disponibilità a un intervento immediato al Giglio, sulla chiglia della nave, necessaria a saldare una modesta falla nello scafo.

Ora - prosegue il ragionamento dell´armatore - se Costa avesse avuto la percezione della gravità dello squarcio (40 metri) e dunque Schettino avesse detto la verità, che senso avrebbe avuto quella telefonata? E che senso avrebbe avuto esporre l´amministratore delegato Pierluigi Foschi il 14 gennaio con dichiarazioni che difendevano la correttezza del comandante nelle operazioni di soccorso, se queste non fossero state appunto figlie di una «mancanza di conoscenza esatta di come erano andate le cose»?

Come detto, la "prova logica" di Costa a propria difesa non ha un riscontro oggettivo. Le telefonate tra Schettino e Ferrarini non sono infatti registrate da nessuna parte (forse se ne potrà avere una qualche percezione soltanto dall´ascolto della scatola nera e sempre che siano state captate dai microfoni in plancia). Ma è pur vero che su questo punto è chiaro che la parola di Schettino («Ho tenuto al corrente l´armatore di quanto stava accadendo») vale quella di Costa («Ha ingannato anche noi»).

È un fatto che da oggi si apre una nuova partita. Che separa Costa non solo da Schettino ma anche dagli altri ufficiali di bordo. A cominciare da Ciro Ambrosio, già indagato, per proseguire con gli altri che, verosimilmente lo seguiranno, dal momento che - come è ormai noto - la scialuppa che porta in salvo il comandante della Concordia ha a bordo anche il greco Dimitri Christidis (comandante in seconda) e la friulana Silvia Coronika (terzo ufficiale in coperta).

 

schettino birraFRANCESCO SCHETTINOSCHETTINO big LA NAVE CONCORDIA I SOCCORSI ALLA NAVE CONCORDIA

Ultimi Dagoreport

alessandro giuli pietrangelo buttafuoco arianna giorgia meloni beatrice venezi nicola colabianchi nazzareno carusi tiziana rocca giulio base

''L’ESSERE STATI A CASA MELONI O DI LA RUSSA NON PUÒ ESSERE L’UNICO O IL PRIMO REQUISITO RICHIESTO PER LE NOMINE CULTURALI’’ - LETTERA A DAGOSPIA DI PIERLUIGI PANZA: “SONO TRA LE ANIME BELLE CHE QUANDO GIORGIA MELONI HA VINTO LE ELEZIONI HA SPERATO CHE, AL POSTO DEL PLURIDECENNALE AMICHETTISMO ROMANO DI SINISTRA SI AVVIASSE UN METODO, DICIAMO SUPER-PARTES, APERTO (MAGARI ANCHE SOLO PER MANCANZA DI CANDIDATI) E TESO A DELINEARE UNA CULTURA LIBERALE LEGATA AL PRIVATO O ALLE CONFINDUSTRIE DEL NORD… POVERO ILLUSO. IL SISTEMA È RIMASTO LO STESSO, APPLICATO CON FEROCE VERIFICA DELL’APPARTENENZA DEL CANDIDATO ALLA DESTRA, MEGLIO SE ROMANA DI COLLE OPPIO, PER GENEALOGIA O PER ADESIONE, MEGLIO SE CON UNA PRESENZA AD ATREJU E CON UN LIBRO DI TOLKIEN SUL COMODINO - LE NOMINE DI GIULI, BUTTAFUOCO, CRESPI, VENEZI, COLABIANCHI, BASE & ROCCA, IL PIANISTA NAZARENO CARUSI E VIA UNA INFINITÀ DI NOMI NEI CDA, NELLE COMMISSIONI (IN QUELLA PER SCEGLIERE I 14 NUOVI DIRETTORI DEI MUSEI C’È SIMONETTA BARTOLINI, NOTA PER AVER SCRITTO "NEL BOSCO DI TOLKIEN, LA FIABA L’EPICA E LA LINGUA") 

salvini calenda meloni vannacci

DAGOREPORT – LA ''SUGGESTIONE'' DI GIORGIA MELONI SI CHIAMA “SALVIN-EXIT”, ORMAI DIVENTATO IL SUO NEMICO PIU' INTIMO A TEMPO PIENO - IN VISTA DELLE POLITICHE DEL 2027, SOGNA DI LIBERARSI DI CIO' CHE E' RIMASTO DI UNA LEGA ANTI-EU E VANNACCIZZATA PER IMBARCARE AL SUO POSTO AZIONE DI CARLO CALENDA, ORMAI STABILE E FEDELE “FIANCHEGGIATORE” DI PALAZZO CHIGI - IL CAMBIO DI PARTNER PERMETTEREBBE DI ''DEMOCRISTIANIZZARE" FINALMENTE IL GOVERNO MELONI A BRUXELLES, ENTRARE NEL PPE E NELLA STANZA DEI BOTTONI DEL POTERE EUROPEO (POSTI E FINANZIAMENTI) - PRIMA DI BUTTARE FUORI SALVINI, I VOTI DELLE REGIONALI IN VENETO SARANNO DIRIMENTI PER MISURARE IL REALE CONSENSO DELLA LEGA - SE SALVINI DIVENTASSE IRRILEVANTE, ENTRA CALENDA E VIA A ELEZIONI ANTICIPATE NEL 2026, PRENDENDO IN CONTROPIEDE, UN'OPPOSIZIONE CHE SARA' ANCORA A FARSI LA GUERRA SUL CAMPOLARGO - LA NUOVA COALIZIONE DI GOVERNO IN MODALITÀ DEMOCRISTIANA DI MELONI SI PORTEREBBE A CASA UN BOTTINO PIENO (NUOVO CAPO DELLO STATO COMPRESO)....

donald trump vladimir putin xi jinping

DAGOREPORT - PERCHÉ TRUMP VUOLE ESSERE IL "PACIFICATORE GLOBALE" E CHIUDERE GUERRE IN GIRO PER IL MONDO? NON PER SPIRITO CARITATEVOLE, MA PER GUADAGNARE CONSENSI E VOTI IN VISTA DELLE ELEZIONI DI MIDTERM DEL 2026: IL PRESIDENTE USA NON PUÒ PERMETTERSI DI PERDERE IL CONTROLLO DEL CONGRESSO - SISTEMATA GAZA E PRESO ATTO DELLA INDISPONIBILITÀ DI PUTIN AL COMPROMESSO IN UCRAINA, HA DECISO DI AGGIRARE "MAD VLAD" E CHIEDERE AIUTO A XI JINPING: L'OBIETTIVO È CONVINCERE PECHINO A FARE PRESSIONE SU MOSCA PER DEPORRE LE ARMI. CI RIUSCIRÀ? È DIFFICILE: LA CINA PERDEREBBE UNO DEI SUOI POCHI ALLEATI....

fabio tagliaferri arianna meloni

FLASH! FABIO TAGLIAFERRI, L’AUTONOLEGGIATORE DI FROSINONE  CARO A ARIANNA MELONI, AD DEL ALES, CHE DOVREBBE VALORIZZARE IL PATRIMONIO CULTURALE DEL PAESE, PUBBLICA SU INSTAGRAM UNA FOTO DELLA PARTITA LAZIO-JUVENTUS IN TV E IL COMMENTO: “LE ‘TRASMISSIONI’ BELLE E INTERESSANTI DELLA DOMENICA SERA” – DURANTE IL MATCH, SU RAI3 È ANDATO IN ONDA UN’INCHIESTA DI “REPORT” CHE RIGUARDAVA LA NOMINA DI TAGLIAFERRI ALLA GUIDA DELLA SOCIETÀ IN HOUSE DEL MINISTERO DELLA CULTURA…