STATO D'ALIERTA IN TELECOM ITALIA - L'ANTITRUST BRASILIANA MULTA PER 15 MILIONI DI REAIS TELEFONICA E, SOPRATTUTTO, BOCCIA L'OPERAZIONE CON CUI GLI SPAGNOLI SONO CRESCIUTI IN TELCO, CASSAFORTE CONTROLLANTE DELLA SOCIETA’ ITALIANA - E ADESSO?

Antonella Olivieri per "Il sole 24 ore"

L'ascesa di Telefonica in Telco rischia di essere un boomerang per gli spagnoli proprio sul mercato a cui tengono di più, il Brasile, che contribuisce al 23% dei ricavi dell'intero gruppo. Secondo indiscrezioni attendibili infatti, il Cade - l'Antitrust brasiliano - avrebbe concluso l'istruttoria sulle implicazioni dei nuovi accordi stipulati tra i soci Telco a fine settembre, concludendo che potrebbero esserci gli estremi per la revoca dell'approvazione concessa all'operazione che aveva portato Telefonica a entrare - tramite appunto Telco - nel capitale di Telecom Italia, creando una commistione tra due gruppi che sono in diretta concorrenza nel Paese sudamericano.

Alla nascita di Telco, nel 2007, il Cade in un comunicato pubblico aveva avvertito che «anche una minima modifica della partecipazione di Telefonica in Telecom potrebbe compromettere la situazione competitiva sul mercato brasiliano, rendendo necessario un intervento di più ampia portata». Il 24 settembre scorso Telefonica aveva raggiunto un accordo con gli altri soci Telco - Generali, Mediobanca e Intesa-Sanpaolo - mediante il quale gli spagnoli sono saliti al 66% del capitale della holding che detiene il 22,4% di Telecom Italia, sottoscrivendo un aumento di capitale da 324 milioni in nuove azioni di categoria C (a un prezzo corrispondente a 1,09 euro per azione Telecom) per il momento prive di diritto di voto (i diritti di voto di Telefonica, a oggi, sono fermi al 46,2% precedente con azioni di categoria B, limitate sulle materie che riguardano il Sud-America).

Secondo i nuovi accordi, però, a partire dal 1° gennaio dell'anno prossimo e subordinatamente all'ottenimento di «tutte le autorizzazioni regolamentari e antitrust», Telefonica avrà la facoltà di convertire le azioni C prive di diritto di voto in azioni B, fino a un massimo del 64,9% dei diritti di voto e inoltre, sempre a partire da inizio 2014, avrà la facoltà di esercitare la call per rilevare tutte le restanti azioni Telco in mano agli italiani, salendo così al 100% della holding, allo stesso prezzo di 1,09 euro pagato sul primo aumento di capitale.

Il Cade, che aveva convocato subito a fine settembre Telefonica per avere delucidazioni, si sarebbe detto sorpreso dell'aumento della quota in Telco, ritenendo i nuovi accordi incompatibili con gli impegni presi nel 2010, che miravano a escludere qualsiasi interferenza tra le attività di Telefonica nel Paese e Tim Brasil, controllata da Telecom Italia. Così l'istruttoria si conclude con la raccomandazione di comminare una multa di 15 milioni di reais a Telefonica e soprattutto di imporre l'immediata alienazione delle azioni "preferenziali" sottoscritte, riferendosi probabilmente alle nuove azioni di categoria C.

Le conclusioni dell'istruttoria passeranno ora al consiglio del Cade cui spetta prendere la decisione finale, ma per Telefonica la partita brasiliana rischia di complicarsi. Secondo quanto risulta a «Il Sole-24Ore» l'intenzione era di affrontare il dossier nella seconda parte dell'anno prossimo, ma un "no" dell'Antitrust brasiliano potrebbe far accelerare i tempi. L'ad di Telecom Italia ha ribadito più volte, dopo l'approvazione del piano presentato in consiglio il 7 novembre, che Tim Brasil fa parte degli asset core e quindi non è in vendita, sebbene abbia ammesso che se si manifestasse un'offerta interessante (che veniva quantificata in almeno 9 miliardi per la quota detenuta in Tim Participaçoes, holding locale di Tim Brasil) verrebbe esaminata.

Lo "spezzatino" di Tim Brasil tra i competitor su piazza - la stessa Telefonica che detiene il 100% dell'operatore mobile Vivo, Claro del gruppo America Movil di Carlos Slim e Oi che è il quarto operatore mobile, ma il primo fisso con Brasil Telecom-Telemar - renderebbe però improponibile corrispondere un premio, che sarebbe disperso con la spartizione, e infatti le stime che circolavano in Brasile non si spingevano oltre i 7 miliardi di euro.

 

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