emma marcegaglia gaetano micciche

I CONFLITTI (DI INTERESSI) DI EMMA - LA MARCEGAGLIA IN POLE PER L’ILVA: TRAMITE L’AZIENDA DI FAMIGLIA VORREBBE FORNIRE I TUBI PRODOTTI A TARANTO AL TAP, PROGETTO CONCORRENTE A QUELLO DELL'ENI DI CUI È PRESIDENTE

Stefano Sansonetti per “il Giornale

 

EMMA MARCEGAGLIA A BAGNAIAEMMA MARCEGAGLIA A BAGNAIA

Due partite economiche enormi, finora percepite come se in comune non avessero nulla. In realtà gli interessi che si agitano nelle retrovie rendono le questioni sempre più legate. Da una parte l'Ilva di Taranto, l'acciaieria che sta cercando una nuova vita dopo le vicende giudiziarie che hanno coinvolto la proprietà (famiglia Riva). Dall'altra il Tap, Trans adriatic pipeline, il progetto di gasdotto che dovrebbe far arrivare sulle coste del Salento il gas del Mar Caspio.

 

Sotto traccia si stanno muovendo colossi energetici esteri e gruppi italiani, tutti intenzionati a spingere un piano che, secondo quanto è in grado di ricostruire il Giornale, si basa su uno scambio: l'esecutivo guidato da Matteo Renzi dà il via libera al progetto di gasdotto, cercando di abbattere le resistenze locali, e in cambio i grossi gruppi internazionali che sono dietro al Tap contribuiscono al salvataggio dell'Ilva mettendo in palio ricche commesse per il gruppo.
 

Soluzione apparentemente lineare, che però presenta nodi intricati. Un esempio? Da mesi in pole position per rilanciare l'Ilva, in cordata con i franco-indiani di ArcelorMittal, c'è il gruppo Marcegaglia, uno dei più importanti nella trasformazione dell'acciaio. Per realizzare il Tap ci vorranno centinaia di chilometri di tubi fatti proprio di acciaio. Esattamente gli stessi prodotti che Ilva e Marcegaglia avrebbero un grande interesse a fornire.

 

Federica Guidi Federica Guidi

 Dettaglio per niente secondario: Emma Marcegeglia, che con il fratello Antonio è a capo del gruppo di famiglia, è anche presidente dell'Eni, colosso petrolifero che teoricamente dovrebbe partecipare con i russi di Gazprom alla realizzazione di un gasdotto concorrente, il South Stream. E qui il terreno minaccia di farsi sdrucciolevole con l'ombra lunga del conflitto d'interessi.
 

Ma chi c'è dietro al Tap? Gli azionisti rilevanti sono gli azeri di Socar (20%), gli inglesi di British Petroleum (20%), i norvegesi di Statoil (20%) e i belgi di Fluxys (19%). Sul piatto la realizzazione di un gasdotto da 870 chilometri che partirà dal confine tra Turchia e Grecia e approderà sulle coste del Salento, in località San Foca. L'obiettivo è far arrivare ogni anno in Italia 10 miliardi di metri cubi (eventualmente raddoppiabili) di gas proveniente dall'Azerbaijan (Mar Caspio).

 

Da un punto di vista burocratico manca l'autorizzazione unica del ministero dello Sviluppo, oggi guidato da Federica Guidi, già presidente dei giovani di Confindustria nell'era Marcegaglia. È un'opera da 45 miliardi di dollari, inutile dire che ci sono commesse da far venire l'acquolina in bocca.
 

renzi affacciato da palazzo chigi con maglietta biancarenzi affacciato da palazzo chigi con maglietta bianca

È proprio qui che si annoda il filo che porta all'Ilva. Il gruppo, oggi in mano al commissario Piero Gnudi (ex presidente Enel), perde a rotta di collo e deve effettuare interventi di risanamento ambientale per circa 1,8 miliardi di euro. In più deve cercare di garantire il futuro di 12mila dipendenti. La cordata ArcelorMittal-Marcegaglia, data in vantaggio per il coinvolgimento nel gruppo siderurgico, non ha nessuna intenzione di sborsare cifre simili.

 

Di più, la Marcegaglia spa non vuole scucire un euro. Lo si apprende inequivocabilmente dall'ultimo bilancio 2013 («Si stanno valutando le migliori forme di partecipazione a un eventuale riassetto societario dell'Ilva», che però «non dovranno impegnare finanziariamente il gruppo»), più chiaro di così si muore. I franco-indiani e il gruppo Marcegaglia (ma anche eventuali pretendenti alternativi, tra cui gli altri indiani di Jindal e a quanto pare gruppi cinesi) vogliono la polpa buona dell'Ilva. Ma cosa ne guadagna l'acciaieria?
 

descalzidescalzi

Il Giornale ha parlato con fonti che stanno sviluppando il dossier. Nessuno se la sente di uscire allo scoperto, ma il disegno riferito è chiaro. Il Tap ha bisogno di 800 chilometri di tubi, di cui 105 per il passaggio sotto l'Adriatico e 8 per il percorso in Italia. L'Ilva già adesso ha diversi tubifici nello stabilimento di Taranto. Il gruppo Marcegaglia, da tempo partner dell'Ilva, tra le altre cose è specializzato nella fornitura di tubi. Il gioco sarebbe fatto. Solo nei prossimi mesi si vedrà fino a che punto potrà svilupparsi.
 

Di certo già adesso emerge qualche contorno anomalo. Come conciliare con la posizione dell'Eni il fatto che la sua presidente si appresterebbe a fare affari fornendo tubi al Tap, ovvero al gasdotto concorrente rispetto al South Stream sviluppato dal Cane a sei zampe? Tanto più che la posizione della Marcegaglia al vertice del colosso energetico era già stata collegata al rischio di conflitto d'interessi in quanto la società di famiglia è un gruppo energivoro. E chissà che l'operazione non possa preludere a futuri colpi di scena.

silvio berlusconi e emma marcegagliasilvio berlusconi e emma marcegaglia

 

Non è una novità che il progetto South Stream non stia attraversando un grande momento. E magari l'Eni potrebbe aver buttato un occhio sul gasdotto destinato ad approdare sulle coste del Salento. Ma anche in quel caso, se è destinato a diventare fornitore del Tap, il gruppo Marcegaglia non sarebbe in una posizione da manuale.

 

 

Ultimi Dagoreport

ignazio la russa matteo salvini giorgia meloni maurizio lupi

DAGOREPORT: HOMO HOMINI “LUPI” - DIVENTATO UN BRAVO SOLDATINO DELLA FIAMMA, PER LA SERIE "IN POLITICA NON SI SA MAI...", IL MODERATISSIMO CIELLINO MAURIZIO LUPI SI BARCAMENA TRA I FRATELLI LA RUSSA E I FRATELLI D'ITALIA - ALLE LUSINGHE DI CANDIDARLO NEL 2027 A SINDACO DI MILANO DI 'GNAZIO, ORA AGGIUNGONO LE COCCOLE DELLA DUCETTA CHE SI E' SCAPICOLLATA ALL’ASSEMBLEA DEL NANO-PARTITO FONDATO DAL SOSIA DELLA FIGLIA DI FANTOZZI - ESSI': SE PASSA LA NUOVA LEGGE ELETTORALE, CON SOGLIA DEL 40%, ANCHE L’1% DI “NOI MODERATI” POTREBBE SERVIRE ALLA MELONA PER DE-SALVINIZZARE LA MAGGIORANZA... - VIDEO

antonio tajani pier silvio berlusconi marina roberto occhiuto deborah bergamini pietro labriola alessandro cattaneo

DAGOREPORT – QUALCOSA DI GROSSO SI STA MUOVENDO IN FORZA ITALIA: STUFA DI ESSERE PRESA PER I FONDELLI DAL PARACULISMO POLITICO DI TAJANI E DEI SUOI COMPARI SETTANTENNI GASPARRI E BARELLI, MARINA BERLUSCONI DA' IL VIA LIBERA AL CAMBIO DI LEADERSHIP IN FORZA ITALIA: IL PRESCELTO E' ROBERTO OCCHIUTO, REDUCE DA UNA TRIONFALE RICONFERMA ALLA PRESIDENZA DELLA REGIONE CALABRIA - IL PROSSIMO 17 DICEMBRE IL 56ENNE GOVERNATORE LANCERÀ LA SUA CORRENTONA NAZIONALE IN UN LUOGO SIMBOLO DEL BERLUSCONISMO, PALAZZO GRAZIOLI, CONTORNATO DAI FEDELISSIMI DELLA CAVALIERA DI ARCORE, i "NORDISTI" DEBORAH BERGAMINI E ALESSANDRO CATTANEO - CHE C'AZZECCA ALL'EVENTO DI OCCHIUTO, LA PRESENZA DELL'AD DI TIM, PIETRO LABRIOLA? C'ENTRA LO SMANTELLAMENTO DEL SERVIZIO CLIENTI "TELECONTACT" DI TIM...

antonio angelucci tommaso cerno alessandro sallusti

FLASH – UCCI UCCI, QUANTI SCAZZI NEL “GIORNALE” DEGLI ANGELUCCI! NON SI PLACA L’IRA DELLA REDAZIONE CONTRO L’EDITORE E I POCHI COLLEGHI CHE VENERDÌ SI SONO ZERBINATI ALL'AZIENDA, LAVORANDO NONOSTANTE LO SCIOPERO CONTRO IL MANCATO RINNOVO DEL CONTRATTO NAZIONALE E PER CHIEDERE ADEGUAMENTI DEGLI STIPENDI (ANCHE I LORO). DOPO LO SCAMBIO DI MAIL INFUOCATE TRA CDR E PROPRIETÀ, C’È UN CLIMA DA GUERRA CIVILE. L’ULTIMO CADEAU DI ALESSANDRO SALLUSTI, IN USCITA COATTA (OGGI È IL SUO ULTIMO GIORNO A CAPO DEL QUOTIDIANO). AL NUOVO DIRETTORE, TOMMASO CERNO, CONVIENE PRESENTARSI CON L'ELMETTO DOMANI MATTINA...

elly schlein giuseppe conte giorgia meloni rocco casalino

DAGOREPORT - QUESTA VOLTA, ROCCO CASALINO HA RAGIONE: ELLY SCHLEIN SULLA QUESTIONE ATREJU “HA SBAGLIATO TUTTO” - LA GRUPPETTARA DEL NAZARENO, CHIEDENDO UN FACCIA A FACCIA CON GIORGIA MELONI, HA DIMOSTRATO DI ESSERE ANCORA UNA VOLTA UN’ABUSIVA DELLA POLITICA. HA SERVITO SUL PIATTO D’ARGENTO ALLA DUCETTA L’OCCASIONE DI FREGARLA, INVITANDO ANCHE GIUSEPPE CONTE PER UN “THREESOME” IN CUI LA PREMIER AVREBBE SPADRONEGGIATO – IN UN CONFRONTO A TRE, CON ELLY E PEPPINIELLO CHE SI SFANCULANO SULLA POLITICA INTERNAZIONALE, DAL RIARMO ALL’UCRAINA, E FANNO A GARA A CHI SPARA LA “PUTINATA” O LA “GAZATA” PIÙ GROSSA, LA DUCETTA AVREBBE VINTO A MANI BASSE – QUEL FURBACCHIONE DI CONTE NON SI TIRA INDIETRO: NONOSTANTE LA DEM SI SIA SFILATA, LUI CONFERMA LA SUA PRESENZA AL DIBATTITO: "MI DISPIACE DEL FORFAIT DI ELLY, PER ME È IMPORTANTE CHE CI SIA UN CONFRONTO E POTEVAMO FARLO ANCHE INSIEME. POTEVAMO INCALZARE LA PREMIER..."

alessandro giuli beatrice venezi gianmarco mazzi

DAGOREPORT - A CHE PUNTO SIAMO CON IL CASO VENEZI? IL GOVERNO, CIOÈ IL SOTTOSEGRETARIO ALLA CULTURA GIANMARCO MAZZI, HA SCELTO LA STRATEGIA DEL LOGORAMENTO: NESSUN PASSO INDIETRO, “BEATROCE” IN ARRIVO ALLA FENICE DI VENEZIA NEI TEMPI PREVISTI, MENTRE I LAVORATORI VENGONO MASSACRATI CON DISPETTI E TAGLI ALLO STIPENDIO. MA IL FRONTE DEI RESISTENTI DISPONE DI UN’ARMA MOLTO FORTE: IL CONCERTO DI CAPODANNO, CHE SENZA L’ORCHESTRA DELLA FENICE NON SI PUÒ FARE. E QUI STA IL PUNTO. PERCHÉ IL PROBLEMA NON È SOLO CHE VENEZI ARRIVI SUL PODIO DELLA FENICE SENZA AVERE UN CURRICULUM ADEGUATO, MA COSA SUCCEDERÀ SE E QUANDO CI SALIRÀ, NELL’OTTOBRE 2026 - CI SONO DUE VARIABILI: UNA È ALESSANDRO GIULI, CHE POTREBBE RICORDARSI DI ESSERE IL MINISTRO DELLA CULTURA. L’ALTRA È LA LEGA. ZAIA SI È SEMPRE DISINTERESSATO DELLA FENICE, MA ADESSO TUTTO È CAMBIATO E IL NUOVO GOVERNATORE, ALBERTO STEFANI, SEMBRA PIÙ ATTENTO ALLA CULTURA. IL PROSSIMO ANNO, INOLTRE, SI VOTA IN LAGUNA E IL COMUNE È CONTENDIBILISSIMO (LÌ LO SFIDANTE DI SINISTRA GIOVANNI MANILDO HA PRESO UNO 0,46% PIÙ DI STEFANI)

emmanuel macron friedrich merz giorgia meloni donald trump volodymyr zelensky vladimir putin

DAGOREPORT – ET VOILA', ANCHE SULLA SCENA INTERNAZIONALE, IL GRANDE BLUFF DI GIORGIA MELONI È STATO SCOPERTO: IL SUO CAMALEONTISMO NON RIESCE PIÙ A BARCAMENARSI TRA IL TRUMPISMO E IL RUOLO DI PREMIER EUROPEO. E L'ASSE STARMER-MACRON-MERZ L'HA TAGLIATA FUORI – IL DOPPIO GIOCO DELLA "GIORGIA DEI DUE MONDI" HA SUPERATO IL PUNTO DI NON RITORNO CON LE SUE DICHIARAZIONI A MARGINE DEL G20 IN SUDAFRICA, AUTO-RELEGANDOSI COSÌ AL RUOLO DI “ORBAN IN GONNELLA”,  CAVALLO DI TROIA DEL DISGREGATORE TRUMP IN EUROPA - DITE ALLA MELONA CHE NON È STATO SAGGIO INVIARE A GINEVRA IL SUO CONSIGLIERE DIPLOMATICO, FABRIZIO SAGGIO… - VIDEO