1- LA DENUNCIA DEL GOVERNATORE DI BANKITALIA VISCO: UNA MONTAGNA DI POLTRONE “PLETORICA” OCCUPA LE PRIME DIECI BANCHE ITALIANE (1.136 CONSIGLIERI D’AMMINISTRAZIONE) 2- MA NON C’E’ LA CASTA DEI POLITICI IN BALLO E LA NOTIZIOLA NON INTERESSA I GIORNALONI 3- ALLA GRAN FESTA DEI DOPPI INCARICHI (PROIBITI) L’ARROGANZA E LA SPOCCHIA DEI BERLUSCONI, BOLLORE’, CALTAGIRONE FA QUASI RIMPIANGERE LO STILE RUSPANTE DEI “FURBETTI DEL QUARTIERINO”: TUTTO SI CONSUMA IN FAMIGLIA SOTTO GLI OCCHI (BENDATI) DEI MEDIA E DEL PREMIER RIGOR MONTIS CHE AVEVA PROPUGNATO QUELLA NORMA 4- INTANTO SULLA CATASTA BANCARIA S’ABBATTONO ANCHE I FULMINI DELLA GIUSTIZIA: NELLA ROSA DEGLI INQUISITI MUSSARI (ABI), GOTTI-TEDESCHI (EX IOR) E PROFUMO (MPS)

DAGOREPORT
Altro che "furbetti del quartierino"!
Quelli lì almeno non avevano la puzza sotto il naso nel disbrigare i propri affarucci societari. Oppure sputavano sentenze sulla moralità pubblica e la finanza sporca. Tanto cara, invece, ai fustigatori dei costumi (altrui).
I "furbetti" difendevano "il proprio c..." e non lo davano gratis ad altri.
Ricucci docet.

En passant, tutti quanti sono stati assolti dalla giustizia, insieme all'ex governatore Antonio Fazio, a chiusura del processo sulla scalata Bnl-Unipol.
Ma nei salotti buoni della finanza, nelle galassie bianche e rosse, i "furbetti del quartierino" - a suo tempo respinti e ripudiati - sembrano aver fatto scuola con i loro metodi giudicati a dir poco spregiudicati.

Già. Al momento di applicare la norma sul divieto di "doppi incarichi" nelle banche e nelle assicurazioni, con qualche rara eccezione, il Gotha dei poteri marci ha agito con tale astuzia e improntitudine da far rimpiangere addirittura lo stile (ruvido e casareccio) degli immobiliaristi di ventura.
Appunto, i "furbetti del quartierino", capitanati a suo tempo dall'ex odontotecnico di Zagarolo, Stefano Ricucci.

Anzi, a dirla tutta, Lor signori dalle braghe bianche ne hanno assimilato interamente lo stile spavaldo e impunito dei Capitan Fracassa del mattone.
I giornaloni, però, stavolta non hanno gridato allo scandalo di fronte all''osceno balletto (familiare) della separazione delle poltrone bancarie.
Tutti zitti mentre l'intero sistema bancario-assicurativo si faceva beffa delle norme sul conflitto d'interesse appena varate dal governo Monti.

Certo un ballo di gala. Con l'étoile di Mediaset, Marina Berlusconi, che annunciava al "Corriere della Sera", non solo di essere contraria alla regola del divorzio (societario), ma di lasciare la sua poltrona in Mediobanca al fratello Piersilvio.
Di fronte a cotanta tracotanza, ovviamente, l'intervistatore (di riferimento), Daniele Manca, non ha avuto nulla da eccepire.

Alla faccia, direbbe Totò, del conflitto d'interessi che quella norma doveva sanare.
Si fosse trattato di un consigliere comunale presidente anche della bocciofila locale, i Gabibbo alle vongole di via Solferino, Stella&Rizzo, avrebbero evocato all'istante la solita nefanda protervia della Casta.
Niente, invece, sui giornaloni.

Neppure due righe di critica per far osservare al povero lettore che al momento di lasciare il suo incarico in piazzetta Cuccia per accomodarsi alle Generali, Vincent Bolloré annunciava senza arrossire che si sarebbe fatto sostituire dal suo legale di fiducia.

Niente, tutti silenti nel giorno che il potente del mattone (incartato con l'editoria), Franco Caltagirone, da buon pater familias e sull'esempio del Cavaliere, rendeva noto di mettersi da parte da per far posto in Unicredit al figliolo Alessandro. Lui in Generali (vice presidente) e la prole in piazza Cordusio (azionista del gruppo di Trieste).
E, alé, il conflitto d'interessi non c'è più. Sparita per incanto ogni macchia sospetta (d'intreccio proibito) come promettono certi detersivi.
Tutto in famiglia, insomma.

E il divieto legiferato tra gli applausi da Rigor Montis?
Aggirato, eluso con arroganza dai Poteri marci. Più attaccati alle loro poltrone di un qualunque Scilipoti o peones parlamentare.
E i giornaloni?
Nulla. Stavolta i media dei Poteri marci non hanno alzato il solito ditino accusatorio di fronte alla Parentopoli in salsa bancaria. E altro silenzio, sulla mancata soluzione del conflitto d'interessi, che tanto stava a cuore agli Anticasta alla vaccinara.

Nelle redazioni sempre così attente alle considerazioni del governatore di Bankitalia, stavolta hanno sorvolato quando Ignazio Visco, facendo la voce grossa, ha sollecitato pubblicamente la platea di Lor Signori a mettere "a profitto" la norma sui "doppi incarichi", invece di eluderla spudoratamente.

Un'occasione (persa), ha rilevato il Governatore, per sfoltire anche i board bancari.
Definiti da Visco, senza mezzi termini, "pletorici".
E sempre più spesso finiti nel mirino della magistratura: dal presidente dell'Abi, Giuseppe Mussari, al plurinquisito ex banchiere di Dio, Ettore Gotti-Tedeschi per finire ad Alessandro Profumo, appena nominato alla guida del Monte Paschi di Siena.

Monitorando solo i primi dieci gruppi bancari italiani, il governatore di Bankitalia ha fatto rilevare che ben 1136 sono le cariche distribuire nei consigli d'amministrazione.
Un record mondiale, sfuggito all'attenzione dei sempre così attenti a tagliare i panni (e le poltrone) addosso agli altri.

Dalla Casta alla Catasta, l'Italia di Rigor Montis predica l'austerità (tagli con l'accetta nella sanità e nella scuola) soltanto per chi fa politica democraticamente eletto. O per i cittadini, che nemmeno possono eludere il fisco.

Allora, alle "prediche inutili" di Bankitalia meglio non dare alcun seguito. I giornaloni dei Poteri marci potranno dedicarsi ai loro sermoni sulla la riduzione del numero dei parlamentari (una vera mania!) e sul conflitto d'interesse (altrui).

 

 

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