STRESS BANK – MONTEPASCHI A CACCIA DI 2,1 MILIARDI – POTREBBE SLITTARE IL RIMBORSO DEI MONTI BOND E POI VIA A UN AUMENTO DI CAPITALE CON L’EMISSIONE DI UN BOND CONVERTIBILE DA 1 MLD – POSSIBILE ANCHE L’INTEGRAZIONE CON INTESA, UBI O UNICREDIT

Fabrizio Massaro per “il Corriere della Sera

 

alessandro profumoalessandro profumo

«Mps e Carige troveranno nelle prossime ore tutte le condizioni per poter rispondere alle segnalazioni che arrivano dall’Europa. Questa situazione sarà affrontata con determinazione, ma senza pensare che il problema sia irrisolvibile», ha detto ieri sera Matteo Renzi parlando a «Otto e mezzo». Il problema è soprattutto per la banca senese e sta tutto in un numero: 2,111.

 

Sono i miliardi che mancano all’istituto, secondo i calcoli della Bce negli stress test in vista del passaggio alla Vigilanza unica bancaria di Francoforte, il 4 novembre. Calcoli che peraltro — come ha rivelato ieri il Wall Street Journal — per qualche minuto sono usciti anche sbagliati (e peggiorativi) per il Monte e per altri gruppi importanti come Deutsche Bank: un errore subito corretto dagli uomini della Bce e dell’Eba ma che non è sfuggito all’attenzione degli investitori, suggerisce il Wsj. 

Mario Draghi a NapoliMario Draghi a Napoli


Entro il 10 novembre l’istituto presieduto da Alessandro Profumo e guidato da Fabrizio Viola dovrà dire dove quei 2,1 miliardi saranno trovati, ed entro nove mesi quei soldi dovranno essere in cassa. Ma la situazione non è facile, per vari motivi. E nel frattempo il mercato punisce il titolo in Borsa: ieri -21%. Ora Mps vale appena 4 miliardi, meno dei 5 dell’aumento di capitale di giugno. 


La banca punta a ridurre il più possibile quel fabbisogno di capitale. Siena e la stessa Banca d’Italia hanno avuto da ridire sulla cifra emersa dagli stress test. «Il fabbisogno rilevato è in parte determinato dall’ipotesi di restituzione ... della parte residua degli aiuti di Stato di cui la banca ancora beneficia in linea con l’impegno preso» con la Commissione Ue. «Non tenendo conto di tale impegno, la carenza di capitale risulta pari a circa 1.350 milioni», ha scritto Bankitalia. 


Una via potrebbe essere lo slittamento del rimborso degli aiuti di Stato (Monti bond). Mps ne ha in pancia ancora 1,1 miliardi: l’impegno preso con Bruxelles a novembre 2013 era di un rimborso di 750 milioni di bond entro il 2016, il resto nel 2017. Ora l’impegno potrebbe essere rimesso in discussione. Ieri pomeriggio Profumo si sarebbe recato al ministero dell’Economia per verificare la possibilità di ottenere il rinvio del rimborso come una delle misure di intervento che l’istituto sta studiando con gli advisor Ubs e Citi. Ma il quadro è complesso.

fabrizio violafabrizio viola

 

Viola ha «escluso in modo categorico» il ricorso a nuovi aiuti di Stato. A sua volta il Tesoro domenica ha detto di confidare in «ulteriori operazioni di mercato». Anche perché se scattasse un nuovo aiuto di Stato, questa volta a sostenere le perdite sarebbero chiamati anche i creditori privati, secondo la regola del «bail-in». Ma un rimborso posticipato potrebbe non essere considerato aiuto di Stato. Anche gli analisti di Mediobanca Securities indicano il rinvio del rimborso tra le soluzioni. 


Ma anche se la banca ottenesse dalle varie authority coinvolte — Banca d’Italia, Bce, Antitrust Ue (competente per le banche in ristrutturazione), ministero del Tesoro — l’ok allo slittamento sui Monti bond, resterebbe pur sempre 1,35 miliardi da trovare. Profumo e Viola ieri hanno spiegato che stanno valutando «tutte le opzioni strategiche». Cioè non solo operazioni sul capitale ma anche integrazioni o fusioni con un altro istituto. 


Le prime sono quelle, già considerate dagli analisti, di un bond convertibile da circa 1 miliardo (i cosiddetti «additional tier 1»), la vendita di gran parte dei titoli di Stato in pancia e un aumento di capitale vero e proprio. Secondo gli analisti di Equita sim la ricapitalizzazione potrebbe essere di 1,5 miliardi. Poi ci sono le cessioni: visto che molte delle cose da cedere sono già impegni del piano di ristrutturazione in corso, servirebbero altri asset. Di fatto si potrebbe arrivare a uno spezzatino della banca.

VICTOR MASSIAH UBI BANCA VICTOR MASSIAH UBI BANCA

 

Resta l’ipotesi di un’integrazione, che è ben vista dalla Banca d’Italia, come ha detto il vicedirettore generale Fabio Panetta. Anche Equita scrive che dal conteggio dei Monti bond «emerge una moral suasion evidente per considerare a breve ipotesi di aggregazione» da parte della Bce.

 
In Italia gli indiziati a un merger sono le tre banche che dopo gli stress test hanno maggior surplus di patrimonio: Unicredit, Ubi Banca, Intesa Sanpaolo. Ieri il ceo della prima, Federico Ghizzoni, si è tirato fuori. Intesa Sanpaolo è da sempre considerata dagli analisti una sposa ideale per Mps, anche se ci sarebbero problemi di sovrapposizioni in Toscana. Per il ceo di Ubi, Victor Massiah, «non ci sono dossier aperti. Nel caso sarebbe Ubi a scegliere, il gruppo ha una storia di creazione di valore». Ma non è detto che si debba trattare di fusione tout court : si potrebbe cominciare con una quota non di controllo, così da non far scomparire il marchio, suggeriscono fonti finanziarie. Resta poi sempre l’idea della banca straniera, come Bnp Paribas o un altro grande gruppo europeo. 

 

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO