DOPPI INCARICHI, I POTERI MARCI TREMANO - LE BANCHE CORRONO AI RIPARI ASPETTANDO COSA SUCCEDERÀ DELLA NORMA CHE IMPEDISCE AI MANAGER DI SEDERE IN CDA DI SOCIETÀ CONCORRENTI: SE NEL MONDO È VIETATO, IN ITALIA È ALLA BASE DEL CAPITALISMO ALL’AMATRICIANA - ALL’INCROCIO MEDIOBANCA, RISCHIANO RAMPL, PALENZONA E PESENTI PER UNICREDIT, DORIS PER MEDIOLANUM - ABRAMO BAZOLI SIEDE IN UBI E DIRIGE INTESA, E COSÌ VIA PER ALTRE 120 POTENZIALI INCOMPATIBILITÀ - MA LE LOBBY FINANZIARIE CERCHERANNO DI INTERVENIRE IN PARLAMENTO…

Sergio Bocconi per "Corriere Economia - Corriere della Sera"

Comincerà oggi a parlarne Unicredit nel comitato governance, poi il tema del divieto ai doppi incarichi sarà sul tavolo del consiglio previsto per il 16, dopo quindi l'assemblea straordinaria sull'aumento di capitale del giorno prima. Mediobanca invece esaminerà probabilmente l'articolo 36 della manovra il 22. Il «nodo» dell'interlocking non è ufficialmente all'ordine del giorno ma durante gli ultimi vertici dell'anno sarà inevitabile un primo esame preliminare.

Di più, al momento, è impossibile aggiungere, anche perché pareri sono stati affidati a giuristi e Bankitalia e Tesoro devono confezionare le disposizioni attuative. Il testo dell'articolo 36, così com'è, certo si presta a interpretazioni e interrogativi che dovrebbero appunto essere risolti in sede di completamento del quadro normativo. Sempre che poi il testo resti invariato, senza cioè subire «stravolgimenti» in sede parlamentare.

IN SOSPESO
In quanto decreto, ciò che stabilisce l'articolo 36 della manovra sui doppi incarichi è subito in vigore. Tuttavia, appunto, tutto resterà in sostanza sospeso almeno fino all'arrivo delle regole di attuazione. Anche perché non è chiaro se eventuali avvicendamenti devono aver luogo subito oppure in occasione delle assemblee di rinnovo o ancora nella prima sede consigliare o assembleare in calendario.

Unicredit e Mediobanca saranno i primi a esaminare la questione anche perché sono i soggetti potenzialmente più coinvolti dagli eventuali effetti della «rivoluzione» dettata dall'articolo 36. Che vieta per banche, assicurazioni e società finanziare i doppi incarichi in consigli e collegi sindacali in imprese concorrenti che operano nel medesimo settore e area geografica. Una versione «ristretta» dunque rispetto all'esame sull'interlocking effettuato dall'Antitrust su dati 2008.

In quella occasione erano state considerate le «poltrone incrociate» nel perimetro più ampio della finanza, quindi anche in caso di incarichi ricoperti contemporaneamente in istituti di credito e compagnie di assicurazioni. Ebbene, secondo quell'indagine, gli incroci riguardavano più o meno 120 cariche.

L'articolo 36 dispone invece che i divieti scattino in imprese concorrenti che «operano nei medesimi mercati del prodotto e geografici». Una definizione che appare «pacifica», senonché resta da vedere cosa dovrebbe accadere in gruppi bancari che operano anche nel settore assicurativo e viceversa e, per esempio, in un centauro come Mediolanum che svolge come core business entrambi i mestieri. Si tratta di casi non molto numerosi ma significativi.

I DOSSIER APERTI
Ma torniamo ai dossier che saranno esaminati per primi, seppur in sede del tutto preliminare. Siedono anche nel board di Mediobanca tre componenti il consiglio di Unicredit, primo azionista con l'8,6% di Piazzetta Cuccia: il presidente Dieter Rampl, il vice Fabrizio Palenzona e Carlo Pesenti. Incroci «pesanti» considerate le cariche. Ricadrà il divieto per loro? L'interrogativo nasce soprattutto dal fatto che l'articolo 36 non riguarda gli incarichi multipli nel medesimo gruppo e in società unite da legami di controllo.

Unicredit fa parte del patto di Mediobanca che vincola il 44% (destinato a scendere a circa il 40% a fine anno), e il patto secondo alcune interpretazioni rientra nelle forme di controllo congiunto che sono comprese nella definizione Antitrust accolta dall'articolo 36.
Tuttavia, secondo quanto indicato da una comunicazione della Commissione europea, Unicredit, che non dispone di un diritto di veto nel patto, non dovrebbe come singola società esercitare un controllo su Mediobanca. Se prevalesse questa interpretazione, i divieti dovrebbero scattare. E lo stesso vale a maggior ragione, per il consigliere di Piazzetta Cuccia Ennio Doris, patron di Mediolanum, socio nel patto con il 3,5%.

NUOVI RAPPRESENTANTI
Quali conseguenza avrebbe l'effettività del divieto in questi casi? I giuristi stanno ragionando anche su ipotesi di una rappresentanza attraverso professionisti. Ma quel che più importa probabilmente è la risposta al seguente interrogativo: Unicredit avrà ugualmente interesse a restare azionista di Piazzetta Cuccia senza possibilità di una presenza diretta e qualificata nel board? La banca di Piazza Cordusio ha però subito ribadito che Mediobanca resta «strategica», perciò l'articolo 36 non dovrebbe comportare conseguenze negli assetti di controllo.

Altrettanto significativa, ma con effetti potenzialmente ben più limitati, è la posizione di Giovanni Bazoli, presidente di Intesa Sanpaolo e consigliere di sorveglianza in Ubi. La scelta per il banchiere sarebbe scontata ma la soluzione sulla «poltrona» lasciata vuota avrebbe implicazioni circoscritte. Lo stesso vale per Roberto Ruozi, che dovrebbe scegliere fra le presidenze di Banca intermobiliare e Mediolanum, per Vincenzo Calandra Buonaura, vicepresidente di Unicredit e consigliere in Credem, e per Mario Zucchelli, nei board di Bper e Unipol (resta da vedere se considerata banca o assicurazioni).

Altri casi nel quadro delle società quotate riguardano soprattutto doppi incarichi di sindaco, come per esempio Gabriele Villa, presente nei collegi di Mediobanca e Credito artigiano.
Le conseguenze dei divieti sarebbero dunque di «peso» ma non granché rilevanti sotto il profilo quantitativo, almeno per quanto riguarda le società capogruppo quotate. Perché bisogna poi vedere anche quali casi di interlocking intervengano nelle società «sotto».

Fino alle srl. La nuova normativa non fa distinzione fra tipologie societarie, e ciò significa che potrebbero scattare i divieti per molti sindaci che hanno lasciato mandati in imprese quotate dopo che nel 2007 la Consob ha dato una prima stretta all'interlocking, attribuendo pesi e quantità agli incarichi.

Certo, qualcosa potrebbe cambiare se le disposizioni attuative dovessero considerare dello stesso settore gruppi nei quali una banca controlla una compagnia di assicurazioni (caso limite sarebbe Mediobanca che, secondo l'Antitrust ma non secondo l'istituto, controlla di fatto Generali).

E molto potrebbe cambiare, anzi saremmo di fronte a una vera «rivoluzione», nel caso la normativa venisse rivista abbattendo i paletti settoriali e di prodotto. E, riprendendo in sostanza i criteri dell'analisi di qualche anno fa dell'Antitrust, si considerassero tutti gli incroci all'interno della macro area della finanza. In questo caso il terremoto sarebbe davvero molto forte.

 

DIETER RAMPLe Giovanni Bazoli Palenzona ennio dorisCARLO PESENTI

Ultimi Dagoreport

biennale di venezia antonio monda pietrangelo buttafuoco alessandro giuli alfredo mantovano

DAGOREPORT - ANTONIO MONDA, IL ''BEL AMI'' PIÙ RAMPINO DEL BEL PAESE, È AGITATISSIMO: SI È APERTA LA PARTITA PER LA DIREZIONE DELLA MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA DEL 2026 - UNA POLTRONISSIMA, CHE DOVREBBE FAR TREMARE I POLSI (È IN CONCORRENZA CON IL FESTIVAL DI CANNES), CHE DA ANNI TRAVAGLIA LA VITA E GLI INCIUCI DEL GIORNALISTA MONDA, MAGNIFICAMENTE DOTATO DI UNA CHIAPPA A SINISTRA (“REPUBBLICA” IN QUOTA ELKANN); MENTRE LA NATICA DI DESTRA, BEN SUPPORTATA DAL FRATELLO ANDREA, DIRETTORE DELL’”OSSERVATORE ROMANO”, GODE DEI BUONI RAPPORTI CON IL PIO ALFREDO MANTOVANO - ALL’ANNUNCIO FATALE DI GIULI, SU INPUT DI MANTOVANO, DI CONSEGNARE LA MOSTRA DEL 2026 NELLE MANINE FATATE DI MONDA, IL PRESIDENTE DELLA BIENNALE BUTTAFUOCO, CHE NON HA MAI STIMATO (EUFEMISMO) L’AEDO DELLA FUFFA ESOTERICA DI DESTRA, AVREBBE ASSUNTO UN’ESPRESSIONE ATTONITA, SAPENDO BENE COSA COMPORTEREBBE PER LUI UN FALLIMENTO NELLA RASSEGNA CINEMATOGRAFICA, MEDIATICAMENTE PIÙ POPOLARE E INTERNAZIONALE (DELLE BIENNALI VENEZIANE SU ARCHITETTURA, TEATRO, BALLETTO, MUSICA, NON FREGA NIENTE A NESSUNO)

marina berlusconi silvio vanadia greta jasmin el moktadi in arte grelmoss - 3

DAGOREPORT - BUNGA BUNGA FOREVER! IL VERO ''EREDE ORMONALE" DI SILVIO BERLUSCONI È IL NIPOTE SILVIO, RAMPOLLO PRODOTTO DEL MATRIMONIO DI MARINA CON MAURIZIO VANADIA - SE IL CAVALIER POMPETTA PROVOCAVA INQUINAMENTO ACUSTICO E DANNI ALL'UDITO GORGHEGGIANDO CANZONI FRANCESI E NAPOLETANE, IL VENTENNE EREDE BERLUSCHINO NON E' DA MENO: E' BEN NOTO ALLE SPERICOLATE NOTTI MILANESI LA SUA AMBIZIONE DI DIVENTARE UN MITO DEL RAP, TENDENZA SFERA EBBASTA E TONY EFFE - SUBITO SPEDITO DA MAMMA MARINA A LONDRA, IL DISCOLO NON HA PERSO IL VIZIO DI FOLLEGGIARE: DA MESI FA COPPIA FISSA CON LA CURVACEA GRETA JASMIN EL MOKTADI, IN "ARTE" GRELMOS. PROFESSIONE? CANTANTE, MODELLA E INFLUENCER, NATA A NOVARA MA DI ORIGINI MAROCCHINE (COME LA RUBY DEL NONNO) - IL RAMPOLLO SU INSTAGRAM POSTA FOTO CON LE MANINE SULLE CHIAPPE DELLA RAGAZZA E VIDEO CON SOTTOFONDO DI CANZONI CON RIME TIPO: "GIRO A SANTA COME FA PIER SILVIO, MANCA UN MILIARDINO. ENTRO IN BANCA, MI FANNO L'INCHINO". MA PIER SILVIO È LO ZIO E MARINA E' FURIBONDA... - VIDEO

francesca fialdini mario orfeo

DAGOREPORT: MAI DIRE RAI! – COME MAI “REPUBBLICA” HA INGAGGIATO UNA BATTAGLIA CONTRO L’ARRIVO DI NUNZIA DE GIROLAMO AL POSTO DI FRANCESCA FIALDINI NELLA DOMENICA POMERIGGIO DI RAI1? NON È UN MISTERO CHE IL DIRETTORE, MARIO ORFEO, ANCORA MOLTO INFLUENTE A VIALE MAZZINI, STIMA MOLTO LA FIALDINI (FU LUI A FAVORIRNE L’ASCESA DA DIRETTORE GENERALE) - PER EVITARE IL SILURAMENTO DEL PROGRAMMA DELLA CONDUTTRICE, A LARGO FOCHETTI HANNO MESSO NEL MIRINO PRIMA IL TRASH-SEX SCODELLATO DA NUNZIA COL SUO "CIAO MASCHIO", E POI IL PRESIDENTE RAI AD INTERIM, IL LEGHISTA ANTONIO MARANO, PER UN PRESUNTO CONFLITTO DI INTERESSI - MA L'ORGANIGRAMMA RAI VUOLE CHE IL DIRIGENTE RESPONSABILE DEL DAY-TIME, DA CUI DIPENDE IL PROGRAMMA DELLA FIALDINI, SIA ANGELO MELLONE...

elly schlein friedrich merz keir starmer emmanuel macron

DAGOREPORT - ELLY HA FINALMENTE CAPITO DA CHE PARTE STARE? – IN POCHI HANNO NOTATO UNA IMPORTANTE DICHIARAZIONE DI SCHLEIN SULL’UCRAINA: “SUL TRENO PER KIEV, CON I LEADER DI FRANCIA E GERMANIA, CI SAREI ASSOLUTAMENTE STATA” – LA SEGRETARIA CON UNA FIDANZATA E TRE PASSAPORTI E' PRONTA AD  ABBANDONARE IL PACIFISMO PIÙ OTTUSO PER ADERIRE A UNA LINEA PIÙ REALISTA E PRAGMATICA? – IN CAMPANIA ELLY È VICINA A UN ACCORDO CON DE LUCA SULLE REGIONALI (MEDIATORE IL SINDACO MANFREDI) – OTTIME NOTIZIE DAI SONDAGGI DELLE MARCHE: IL PIDDINO MATTEO RICCI È DATO AL 51%, CONTRO IL 48 DEL MELONIANO ACQUAROLI…

chiocci vespa rossi

FLASH! – IN RAI STA NASCENDO UNA COALIZIONE CONTRARIA AL DINAMISMO POLITICO DI GIANMARCO CHIOCCI, CHE PARLA SPESSO CON ARIANNA E GIORGIA MELONI, DISPENSANDO MOLTI CONSIGLI DELLA GOVERNANCE RAI – IL MOVIMENTISMO DEL DIRETTORE DEL TG1 E DI BRUNO VESPA HANNO GRANDE INFLUENZA SU PALAZZO CHIGI, E I LORO ''SUSSURRI'' FINISCONO PER RIMBALZARE SULL’AD GIAMPAOLO ROSSI, CHE SI TROVA ISOLATO DAI DUE DIOSCURI – E FAZZOLARI? PREFERISCE RESTARE IN DISPARTE E ESERCITARE LA SUA INFLUENZA SUI GIORNALISTI NON ALLINEATI AL GOVERNO MELONI...

giorgia meloni matteo piantedosi ciriani cirielli mantovano santanche lollobrigida

DAGOREPORT - PROMOSSI, BOCCIATI O RIMANDATI: GIORGIA MELONI FA IL PAGELLONE DEI MINISTRI DI FDI – BOCCIATISSIMO MANTOVANO, INADEGUATO PER GESTIRE I RAPPORTI CON IL DEEP STATE (QUIRINALE, SERVIZI, MAGISTRATURA) E DOSSIER IMMIGRAZIONE – RESPINTO URSO, TROPPO COINVOLTO DAL SUO SISTEMA DI POTERE – CADUTO IN DISGRAZIA LOLLOBRIGIDA, CHE HA PERSO NON SOLO ARIANNA MA ANCHE COLDIRETTI, CHE ORA GUARDA A FORZA ITALIA – BOLLINO NERO PER IL DUO CIRIANI-CIRIELLI - DIETRO LA LAVAGNA, LA CALDERONE COL MARITO - NON ARRIVA ALLA SUFFICIENZA IL GAGA' GIULI-VO, MINISTRO (PER MANCANZA DI PROVE) DELLA CULTURA - LA PLURINDAGATA SANTANCHÉ APPESA A LA RUSSA, L'UNICO A CUI PIEGA IL CAPINO LA STATISTA DELLA GARBATELLA – SU 11 MINISTRI, PROMOSSI SOLO IN 5: FITTO, FOTI, CROSETTO, ABODI E…