TUTTI URLANO CONTRO I 75 MLN DI POSTE-ALITALIA. MA DOV’ERANO DAVANTI AL PIANO FENICE-PASSERA (4 MILIARDI), ALCOA (3,5 MLD), TIRRENIA (500 MLN)?

Sandro Iacometti per "Liberoquotidiano"

Certo, il capitalismo di Stato ha stufato, le controllate del Tesoro e la Cdp spuntano come il prezzemolo in ogni operazione di salvataggio o di ritocco dei conti pubblici, le privatizzazioni stentano a decollare, il mercato non vince mai e i contribuenti perdono sempre.

Ma è difficile pensare che dietro tutta l'indignazione che sta montando in queste ore contro i 75 milioni messi sul piatto da Poste Italiane, controllata al 100% dal Tesoro, per salvare Alitalia ci sia un esercito di novelli liberisti che vogliono far uscire lo Stato dall'economia, lasciando che le imprese se la cavino da sole, finendo all'estero o magari anche fallendo. Anche perché negli ultimi anni di soldi degli italiani i governi ne hanno spesi parecchi. E i pruriti antistatalisti spesso sono rimasti ben chiusi nel cassetto.

È vero che il fardello Alitalia, al di là dell'ultimo passaggio, è costato parecchio agli italiani. Le stime non sempre concordano, ma la cifra complessiva dell'operazione Fenice, tra prestito ponte, accollamento della bad company e ammortizzatori sociali, si aggira tra i 3,5 e i 4,5 miliardi di euro. Siamo sicuri, però, che i contribuenti non ne abbiamo spesi altrettanti per i numerosi salvataggi di cui si è fatto carico lo Stato nell'epoca recente?

Seppure in modalità meno visibili, e meno sfruttabili in termini politici, non essendoci sempre Silvio Berlusconi di mezzo, di quattrini dalle casse del Tesoro e da quelle degli italiani negli anni scorsi ne sono usciti tanti. Chi non ricorda ad esempio la drammatica protesta dei minatori del Sulcis o gli scontri di piazza dei lavoratori dell'Alcoa?

Ebbene, il costo complessivo del salvataggio dell'area industriale del Carbosulcis ci è costata circa 3,5 miliardi di euro. In ballo, rispetto ai 14mila lavoratori dell'Alitalia (che nel 2008 erano, compresi quelli di AirOne, circa 22mila), c'erano complessivamente circa 2mila posti di lavoro. Una parte dell'esborso pubblico è quella messa in campo nel novembre del 2012 dal governo guidato da Mario Monti con il cosiddetto Piano Sulcis: 451 milioni di euro (di cui 233 a valere su fondi regionali e locali, 128 dal fondo Sviluppo e coesione, 90 del governo nazionale) per un progetto di sviluppo del territorio relativamente agli insediamenti industriali di Eurallumina, Carbosulcis, Portovesme.

A questo si aggiungono i circa tre miliardi di sconto sull'energia per l'Alcoa pagato da tutti gli italiani in bolletta dal 1995 al 2012. A cosa è servito tutto questo denaro pubblico? È presto detto: i lavoratori di Eurallumina sono tutti in cassa integrazioni, quelli dell'Alcoa, che ha chiuso i battenti e se ne è andata, pure. Gli unici che sono tornati al lavoro sono i 462 minatori del Carbosulcis. Sempre sotto il governo Monti arriva a conclusione il lungo percorso della privatizzazione della Tirrenia.

La compagnia di navigazione viene ceduta alla Cin, Compagnia italiana di navigazione, una cordata formata da Moby (40%), Clessidra (30%), Gruppo Investimenti Portuali (20%) e Shipping Investments (10%). Per arrivare fino al traguardo, però, lo Stato ha dovuto puntellare le società del gruppo Tirrenia con 500 milioni di aiuti pubblici, che sono ancora sotto la lente dell'Unione europea.

Ora, almeno, la compagnia, con i suoi 3mila dipendenti, naviga e guadagna. Ben diversa è la situazione di Termini Imerese, lo stabilimento dismesso dalla Fiat. Dopo mesi e mesi di trattative, nel febbraio del 2011, il governo allora guidato da Berlusconi, con il consenso di tutte le forze politiche, mise sul piatto 450 milioni di aiuti: 300 milioni per l'accordo di programma e 150 milioni per riqualificare il polo.

Anche in questo caso, un flop. Alla fine di quest'anno scadrà il termine della cassa integrazione per i 2mila lavoratori e nessun investitore si è ancora fatto avanti. Proprio ieri, attraverso altri soldi pubblici, è arrivato l'accordo del ministero dello Sviluppo per altri sei mesi di cig in deroga a partire da gennaio. Che dire poi del decennale sostegno pubblico arrivato nelle casse del Lingotto.

Calcoli abbastanza attendibili hanno quantificato, tra incentivi per la rottamazioni, contratti di programma, aiuti alla formazione e contributi alla costruzione degli impianti di Melfi e Pratola Serra, una cifra complessiva tra il 1977 e il 2013 di 7,6 miliardi di euro. Un bel gruzzolo per il gruppo della famiglia Agnelli, che attualmente, con i suoi sei impianti dà lavoro a 24mila dipendenti. Infine, nell'elenco meritano di essere inseriti anche i 4,1 miliardi concessi dallo Stato ad Mps attraverso la sottoscrizione dei cosiddetti Monti bond.

In questo caso si tratta di un prestito, ma per riconoscerlo come tale (e non come aiuto di Stato), Bruxelles ha preteso che la banca senese varasse un piano lacrime e sangue di tagli (8mila uscite su 28mila dipendenti) e ricapitalizzazione (aumento da 2,5 miliardi).

twitter@sandroiacometti

 

alitalia vignettaALITALIAAlitalia arrivedercisulcissulcis protesta SCONTRI ALCOA LETTA enricol Enrico Letta

Ultimi Dagoreport

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…

giorgia e arianna meloni come le gemelle di shining - fotomontaggio del fatto quotidiano

DAGOREPORT – VI RICORDATE QUANDO GIORGIA MELONI DEFINIVA LA SORELLA ARIANNA UNA “PRIVATA CITTADINA SENZA INCARICHI”? DIMENTICATELO: È IN CORSO UN TENTATIVO DI TRASFORMARE LA PRIMOGENITA DI ANNA PARATORE IN UNA POLITICA NAVIGATA. ECCO COME NASCE L’IMBARAZZANTE NTERVISTA RILASCIATA OGGI DALL'EX MOGLIE DI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA AL “CORRIERE DELLA SERA”, IN CUI ARIANNA RICORDA QUANDO “GUIDAVA IL CAMION NEI VICOLI DI ROMA” PER IL PARTITO, E RIVENDICA: “DA 30 ANNI SIAMO IN POLITICA” – LA FIAMMA MAGICA VUOLE TOGLIERLE L’ETICHETTA DI “SORELLA D’ITALIA”. IL GUAIO È CHE ‘GNA FA: L’UNICO PREGIO CHE ANCHE I COLLEGHI DI PARTITO LE RICONOSCONO È… LA SOMIGLIANZA ALLA SORELLA

del vecchio la stampa angelucci elkann

DAGOREPORT - NON SI STA MAI TRANQUILLI: AL RISIKO FINANZIARIO (MPS-MEDIOBANCA) FINITO TRA LE CARTE DELLA PROCURA DI MILANO, ORA SI AGGIUNGE IL RISIKO EDITORIALE: LA VENDITA DI ‘’’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ AL GRECO KYRIAKOU DIVENTA, GIORNO DOPO GIORNO, UN BORDELLO DI VOCI E RUMORS - C’È CHI ASSICURA CHE LO SBARCO DEL GRECO NON VADA ASSOLUTAMENTE A GENIO AL BOSS DELL’IMPERO MEDIASET, PIER SILVIO BERLUSCONI – CHI SPIFFERA DI UN PRESUNTO INTERESSAMENTO DELLA FAMIGLIA ANGELUCCI, EDITORE DE “IL GIORNALE” E DI “LIBERO”, ALL’ACQUISIZIONE DEL QUOTIDIANO “LA STAMPA”, CHE ELKANN HA MESSO IN VENDITA PER LA SOMMETTA DI 65 MILIONI DI EURO, CHE NON RIENTREREBBE NEL PERIMETRO DEL GRECO CON L’ANTENNA. MA PER IL BOSS DELLA SANITÀ CARO AL GOVERNO L’UNICO MODO DI COMPRARI ''LA STAMPA'' È ALL’EDICOLA: ELKANN NON GLIELO VENDERÀ MAI - A PROPOSITO DI EDITORIA COME ULTIMA UMANA VOLUTTÀ, SI VOCIFERA CHE LEONARDINO DEL VECCHIO VOGLIA COMPRARSI NIENTEMENO CHE “IL FATTO QUOTIDIANO” (DAVVERO URGE LA RIAPERTURA DEI MANICOMI…)

giancarlo giorgetti luigi lovaglio milleri francesco gaetano caltagirone

SUL CASO MPS-MEDIOBANCA, L'ARTICOLO-BOMBA DEL GIORNO È SUL "CORRIERE", DA CUI SI EVINCE CHE LE DICHIARAZIONI RILASCIATE ALLA CONSOB DA CALTAGIRONE E DAL MINISTRO GIORGETTI SONO IN APERTO CONTRASTO - E’ LO STESSO IMPRENDITORE ROMANO AD AMMETTERE CHE IL MINISTRO LEGHISTA SONDÒ ALCUNI POTENZIALI INVESTITORI NELLE SETTIMANE PRECEDENTI ALLA OSCURA “GARA” CHE FECE INTASCARE IL 15% DI MPS, IN MANO AL TESORO, AL QUARTETTO DELFIN-CALTAGIRONE-ANIMA-BPM - UNA VERSIONE IN APERTO CONFLITTO CON QUELLA DI GIORGETTI, CHE IL 29 LUGLIO 2025 ALLA CONSOB DISSE: “NON C’È STATA ALCUNA INTERLOCUZIONE, CONTATTO O SCAMBIO” - A QUESTO PUNTO, CHI RISCHIA DI FINIRE NEI GUAI CON LA PROCURA DI MILANO NON SONO SOLO I “FURBETTI DEL CONCERTINO”, MA LA STESSA CONSOB GUIDATA DA PAOLO SAVONA CHE, COME AUTORITÀ DI VIGILANZA DEL MERCATO FINANZIARIO, NON HA RILEVATO NEL SUO DOCUMENTO DI “ASSOLUZIONE” SULLA PRESUNTA CONCERTAZIONE DEI CALTA-MELONI, NESSUNA DISCORDANZA TRA LE DICHIARAZIONI DI CALTAGIRONE E DI GIORGETTI…

la scala opera attilio fontana ignazio la russa daniela santanche santanchè matteo salvini

A PROPOSITO DI… QUANTO PIACE LA MATRICIANA ROMANA - IL FORFAIT DELLE ISTITUZIONI ALLA PRIMA DELLA SCALA, IVI COMPRESO LA SECONDA CARICA DELLO STATO, IL SICULO-MILANESE IGNAZIO LA RUSSA, HA SPINTO IL GOVERNATORE DEL PIRELLONE LOMBARDO, ATTILIO FONTANA, INDOSSATI I PANNI DI NOVELLO ALBERTO DA GIUSSANO A DICHIARARE: “ANCHE SE TUTTI APPREZZIAMO LA MATRICIANA, IL NORD DÀ FASTIDIO” – DÀ COSÌ FASTIDIO CHE NEL GOVERNO DELLA “PULZELLA” DELLA GARBATELLA, SIEDONO BEN 6 MINISTRI “LUMBARD” SU 24. E BEN 5 SONO DELLA LEGA – A RISPONDERE A FONTANA, CI HA PENSATO IL RODOMONTE DEL CARROCCIO, SALVINI: “TRA UNA MATRICIANA E UNA CARBONARA TROVI I SOLDI PER SISTEMARE LE CASE POPOLARI”…