1. IL DUELLO TRA PANSA E ZAMPINI INFIAMMA FINMECCANICA E SPACCA IL PD DI EPIFANI 2. SULLE POSIZIONI DI ZAMPINI (CHE NON VUOLE CEDERE ASSET) SI STA MUOVENDO L’ALA SINISTRA DEL PARTITO CON ROSY BONDI, D’ALEMA, BERSANI E FASSINA. ALLE SPALLE DI PANSA (VENDO TUTTO) SI INTRAVEDE L’ALA MODERATA DI FRANCESCHINI CHE STAREBBE PREMENDO SU ENRICO LETTA PER SMONTARE IL DUPLEX DELLA NUOVA GOVERNANCE 3. GUARINIELLO, DALLA FIAT ALL’ETERNIT: IL PRIMO SUCCESSO DEL TORQUEMADA DI TORINO 4. BASTA IL MESSAGGIO DI BERNABÈ E PATUANO A TRANQUILLIZZARE I 20MILA DIPENDENTI TELECOM CHE CONFLUIRANNO NELLA NUOVA SOCIETÀ DAGLI AZIONISTI ANCORA INCERTI? 5. SEMBRA CHE LO SCARPARO DELLA VALLE LEGHI LE SUE DECISIONI DENTRO RCS ALLA TESTA DELL’AD SCOTT JOVANE CHE DOVREBBE ROTOLARE IN UN CESTO PRIMA DELL’ESTATE

1- IL DUELLO TRA PANSA E ZAMPINI INFIAMMA FINMECCANICA E SPACCA IL PD DI EPIFANI
Gli uscieri di Finmeccanica non hanno alcuna intenzione di afflosciarsi in attesa dell'Assemblea del 4 luglio in cui si deciderà il vertice del Gruppo.
Per loro non c'è dubbio che il rinvio e' stato dettato dai contrasti esistenti nel triangolo del potere che passa attraverso i partiti, Palazzo Chigi e arriva fino al Quirinale dove il Presidente ha sempre tenuto le antenne dritte sulle candidature del nuovo organigramma.

Temono soprattutto che la vicenda sprofondi nelle sabbie mobili del clientelismo e in una versione aggiornata e riverniciata del manuale Cencelli riverniciata con l'intento di "definire procedure trasparenti per la nomina di amministratori nelle società controllate".

A queste nobili intenzioni enunciate dal placido Saccomanni alla fine di maggio gli uscieri oppongono l'elettrocardiogramma dell'azienda che dal punto di vista industriale si sta rivelando drammaticamente piatto.

Se fino a dicembre il problema centrale era rappresentato dal recupero di credibilità (reputation, per dirla con il linguaggio manageriale), reso inevitabile dopo le vicende che hanno segnato il 2012 come annus terribilis, adesso il gruppo vive una situazione di stallo e prende botte anche su quell'eccellenza tecnologica che ha rappresentato uno dei valori portanti di Finmeccanica.

È il caso ad esempio delle polemiche scoppiate in Belgio dove l'operatore ferroviario controllato dallo Stato ha annunciato venerdì di cancellare un ordine ad Ansaldo Breda per il treno ad alta velocità che unisce Amsterdam a Bruxelles. La decisione è stata definita "sconcertante" dai centurioni della comunicazione che fanno capo al mite Marco Forlani e al capo ufficio stampa Bonerba, ma anche se il danno non ha dimensioni spaventose, l'accusa rivolta dai giornali fiamminghi nei confronti del treno "spaghetti", lento e insicuro nei freni, rischia di far saltare dalla sua poltrona Maurizio Manfellotto, l'amministratore delegato di Ansaldo Breda.

Questo episodio si aggiunge alla povertà del portafoglio-lavori acquisiti da Finmeccanica nei primi cinque mesi dell'anno. Il Gruppo era stato abituato all'obesità delle commesse, ma adesso per colpa anche della reputation compromessa, stenta a vincere gare di grandi importi.

Secondo un calcolo degli uscieri , dall'inizio dell'anno ad oggi Finmeccanica ,attraverso le società controllate, ha messo fieno in cascina per poco meno di 1,4 miliardi (l'ultima commessa di 110 milioni è arrivata dalla Malesia), troppo poco per garantire un futuro industriale alla corazzata di piazza Monte Grappa.

In questa situazione è chiaro che il super-ragioniere Alessandro Pansa sta cercando in tutti i modi di fare cassa con la cessione di alcuni asset strategici nel settore delle attività civili. Non a caso oggi sul quotidiano "MF" ,che è il più pronto a raccogliere gli spifferi del tandem Forlani-Bonerba, rispunta la notizia che vanno avanti le trattative per la cessione di Ansaldo Energia ai coreani di Doosan (anche se si ammette che la vicenda dei treni in Belgio ha messo una zeppa ad un rapido epilogo).

D'altra parte ieri il ministro dello Sviluppo, Flavio Zanonato, ha dichiarato senza mezzi termini la sua contrarietà alla cessione di pezzi di Finmeccanica" se prima non è verificata la possibilità di tenerli all'interno del sistema Paese". Il riferimento da parte del 63enne ex-sindaco di Padova, figlio di una famiglia cattolica e operaia che lo ha portato anni fa a frequentare il Pci, era chiaramente rivolto ai gioielli come Ansaldo Sts e Ansaldo Energia.

Bisogna dare atto al neoministro che rispetto all'atteggiamento amletico e grottesco del suo predecessore Corradino Passera, ha espresso un concetto chiaro, ma questo non basta per capire che cosa succederà il 4 luglio nella spartizione delle cariche.

Per gli uscieri di Finmeccanica una causa fondamentale per il rinvio a quella data sarebbero le divisioni all'interno del Partito Democratico sull'ipotesi di spalmare le deleghe e le competenze tra due amministratori delegati: il super-ragioniere Pansa e il manager Zampini. L'idea di far convivere i due personaggi piaceva molto al Quirinale che ha sempre attribuito scarsa importanza alla carica di presidente per la quale restano in pista i nomi di Castellaneta, De Gennaro e dell'intramontabile ammiraglio Venturoni.

Lo scontro dentro il Pd pare stia diventando di giorno in giorno più acuto e si fonda sulla difficoltà di far convivere allo stesso livello dirigenziale due personaggi che la pensano in maniera completamente diversa. Il primo, Pansa, ha un bisogno fottuto di vendere per fare cassa, mentre il secondo, Zampini (confortato ieri dal pronunciamento del ministro Zanonato), sostiene da tempo l'esigenza di una svolta industriale capace di ridare lustro ai gioielli dell'azienda senza bisogno di svenderli a concorrenti stranieri.

Sulle posizioni di Zampini si sta muovendo l'ala sinistra del partito con Rosy Bondi, D'Alema, Bersani e Fassina. Alle spalle di Pansa si intravedono gli ammiccamenti dell'ala moderata e soprattutto di Franceschini. Quest'ultimo starebbe premendo su Enrico Letta per smontare il duplex della nuova governance.

Tutti sanno che negli ultimi tempi i rapporti tra i due manager sono nettamente migliorati e che la questione non è da banalizzare in una convivenza tra primedonne. La partita è squisitamente politica e il rischio che finisca nelle sabbie mobili del clientelismo fa pensare a colpi di scena imprevedibili.

2- GUARINIELLO, DALLA FIAT ALL'ETERNIT: IL PRIMO SUCCESSO DEL TORQUEMADA DI TORINO

L'uomo del giorno è sicuramente Raffaele Guariniello, il magistrato alessandrino, classe 1941, che ieri ha vinto la battaglia nel processo d'appello contro gli svizzeri dell'Eternit.
Mentre il suo collega Ghedini nel tribunale di Milano usava la modestia per paragonarsi a un difensore di Luigi XVI, il più modesto Guariniello sprizzava gioia nell'aula del tribunale di Torino a fianco del procuratore Caselli che ha sempre condiviso le sue battaglie.

La conclusione del processo è sicuramente una grande vittoria per quest'uomo per molti anni è stato sbeffeggiato con l'accusa di ficcare il naso con un'infinità di inchieste che hanno disturbato profondamente i poteri forti di Torino. Lui stesso ha dichiarato un anno fa di non riuscire a contenere la sua volontà di giustizia e di aprire un'inchiesta al giorno anche se in 40 anni di carriera è riuscito a mettere in carcere un solo imputato.

Il successo di ieri sembra coronare la fatica di questo magistrato che resta in ufficio fino all'una di notte e all'ora di cena va in palestra per irrobustire i muscoli. Anche i due figli, Antonio e Roberto, che lavorano in un'agenzia per l'ambiente e si esercitano nel design, non hanno mai capito la scelta di Guariniello come Torquemada scatenato contro gli eco-reati. E soprattutto non l'hanno capito la Fiat e la Sacra Famiglia degli Agnelli quando anni fa l'hanno visto aprire i cassetti dell'azienda e gli armadi della Juventus alla ricerca di prove sulle schedature della Fiat e l'abuso di farmaci dei calciatori.

La rottura con i poteri sabaudi risale al 1988 e fu provocata dalle denunce dell'allenatore Zeman che Guariniello, tifoso accanito della Juventus e cultore del campione Omar Sivori, raccolse in un'inchiesta esplosiva creando un pandemonio. Da quel momento l'ex-allievo di Norberto Bobbio e Giovanni Conso fu dileggiato con gli appellativi di Robin Hood e "magistrato-velina", due accuse alle quali da ieri si è aggiunta quella di giudice "anti-aziende" che Guariniello ritiene ingiusta.

3- VADO DI SCORPORO: BASTERA IL MESSAGGIO DI BERNABÈ E PATUANO A TRANQUILLIZZARE I 20MILA DIPENDENTI TELECOM CHE DOVRANNO CONFLUIRE NELLA NUOVA SOCIETÀ DAGLI AZIONISTI ANCORA INCERTI?

Non si sa quanti dei 45mila dipendenti di Telecom abbiano accolto l'invito, ma ieri Franchino Bernabè e Marco Patuano li hanno invitati a seguire in videostreaming l'illustrazione del progetto per lo scorporo della Rete.
È evidente che dopo aver cercato di tranquillizzare i soci di Telecom i due capoazienda cercano di far digerire ai dipendenti il progetto sul quale molti analisti e la Borsa hanno già manifestato forti perplessità.

Per cercare di far digerire il boccone dello scorporo, l'alessandrino e bocconiano Marco Patuano che il 13 aprile di due anni fa è diventato amministratore delegato, fa brillare l'ipotesi di ricadute molto positive quando lo scorporo sarà diventato una realtà, e per rendere la pillola ancora più dolce ha detto durante un meeting promosso ieri a Roma dalla Commissione europea ,che l'ipotesi della newco dove far confluire la Rete "attira un numero di investitori potenziali più grande di quanto si pensi comunemente".

Questa frase è molto interessante e apre squarci inattesi e incomprensibili perché fino a ieri si pensava che il progetto potesse coinvolgere soprattutto la Cassa Depositi e Prestiti attraverso il braccio operativo del Fondo Strategico.

Adesso Patuano lascia intravedere la porta aperta ad altri soggetti ma non dice chi sono, e d'intesa con Bernabè ,che sta per partire per Londra dove domani si tiene la riunione dei suoi amichetti del Bilderberg, tiene le carte coperte.

Forse questo spiraglio aumenterà il numero dei dipendenti che ascolteranno in streaming le parole dei due manager. Entrambi si rendono conto che nello spazio di due mesi il perimetro aziendale è cambiato e mettono le mani avanti per evitare reazioni sindacali. Venerdì scorso hanno scritto una lettera ai 45mila dipendenti esaltando lo scorporo in nome del bisogno "di forte discontinuità e di uno snodo fondamentale nella storia della società".

Basterà questo messaggio a tranquillizzare i 20mila dipendenti che dovranno confluire nella nuova società dagli azionisti ancora incerti? È questa la domanda che circola ai piani bassi di Telecom.

4- SEMBRA CHE LO SCARPARO LEGHI LE SUE DECISIONI DENTRO RCS ALLA TESTA DI SCOTT JOVANE CHE DOVREBBE ROTOLARE IN UN CESTO PRIMA DELL'ESTATE
Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che l'aria intorno al Gruppo Rcs è sempre più pesante.
Ad aumentare le nubi è il silenzio dello scarparo marchigiano Dieguito Della Valle che anche nelle performances televisive offerte generosamente da Santoro (dove è apparso vestito come un guitto dell'800) non si è sbilanciato sul futuro del gruppo che pubblica il "Corriere della Sera".

Adesso parla attraverso Sergio Erede, l'avvocato fiorentino che dal 1999 ha messo in piedi insieme ai soci Bonelli e Pappalardo una macchina legale dalle fatturazioni mostruose. Sembra comunque che Mr Tod's leghi le sue decisioni dentro Rcs alla testa dell'amministratore delegato Scott Jovane che dovrebbe rotolare in un cesto prima dell'estate.

Alla confusione del momento si aggiungono gli sbalzi in Borsa del titolo Rcs sui quali la Consob dovrebbe accendere almeno una candela. Qualche manina sta speculando alla grande e qualcuno nel mondo della finanza pensa che l'autore del saliscendi sia Alessandro Proto, il giovane finanziere arrestato tempo fa prima di fuggire in Svizzera e adesso in libertà".

 

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