EFFETTO GREXIT – CALTA-RICCONE RITIRA LA QUOTAZIONE DI DOMUS ITALIA: MERCATI TROPPO AGITATI – IN REALTÀ È SOLO UN RINVIO, IN ATTESA DI TEMPI MIGLIORI – C’È ANCHE IL PROBLEMA DI PIAZZARE UNA SOCIETÀ CHE HA SOLO RAPPORTI CON IL GRUPPO CALTAGIRONE

Sara Bennewitz per “la Repubblica

 

malwina e francesco gaetano caltagironemalwina e francesco gaetano caltagirone

Domus Italia rinvia lo sbarco a Piazza Affari. «In presenza di evidenti e straordinarie condizioni di volatilità – precisa una nota dell’immobiliare del gruppo Caltagirone – Domus Italia ha deliberato di procedere al ritiro anticipato dell’offerta». Si tratterebbe però solo di un rinvio, in attesa di mercati più stabili. Il collocamento negli Stati Uniti stava andando bene, con nomi di primo piano interessati alla società, ma lo scivolone di Piazza Affari di lunedì ha compromesso tutto.

 

 «In momenti di alta volatilità – spiega Massimo Gionso consigliere delegato di Cfo Sim – il mercato fa fatica a digerire business dove, anche a causa dei rapporti tra parti correlate, ci sono obbiettive difficoltà a valutare il reale valore degli asset che costituiscono il patrimonio della società».

 

francesco gaetano caltagironefrancesco gaetano caltagirone

Rispetto alle altre società immobiliari quotate, infatti, Domus è presente solo nel mercato residenziale romano e ha esclusivamente rapporti di compravendita, costruzione e manutenzione con altre aziende del gruppo Caltagirone.

 

 Quanto al prezzo, al minimo della forchetta il titolo era a premio dell’8,5% su Beni Stabili e del 26% su Igd. «Al di là della Grecia Domus è meno diversificata e più cara dei rivali – dice Luca Barillaro, consulente finanziario indipendente – inoltre chi vende non partecipa al rischio d’impresa dopo l’Ipo». Con i proventi del collocamento di azioni, Domus doveva acquistare dal fondo Seneca (di proprietà della famiglia Caltagirone) immobili in costruzione per circa 450 milioni.

francesco gaetano caltagirone jrfrancesco gaetano caltagirone jr

 

Di conseguenza l’azionista Caltagirone si sarebbe diluito al 5-6% del capitale di Domus ma avrebbe continuato a esprimere 2 consiglieri su 6, oltre ad aver designato presidente e ad. Dal momento che Domus deve ancora iniziare a locare e vendere i suoi immobili, per i prossimi 5 anni la società beneficerà di un canone minimo garantito dallo stesso Caltagirone.

 

Ma anche senza questo paracadute, a giudizio dell’advisor Colliers che ha svolto una perizia sugli immobili e sul loro potenziale rendimento, ipotizzando che un 5% degli stessi resti sfitto o in mora, Domus avrà i mezzi per fare fronte agli interessi e ripagare i debiti contratti per terminare le opere. «Nel residenziale in aree periferiche – spiegano da un primario gruppo di servizi immobiliari – è ottimistico stimare solo un 5% di morosità».

 

Secondo il prospetto informativo non ci sono però dati disponibili sul tasso di occupazione degli immobili, che sorgono in nuove aree urbane e in buona parte sono ancora da costruire. Fa eccezione Tor Pagnotta, zona dove sorgeranno due degli edifici del portafoglio iniziale di Domus (342 appartamenti su 760 di cui gran parte già prenotati per l’affitto) e quattro di quelli che sarebbero stati rilevati con i proventi dell’Ipo (754 su 1.787 residenze).

TOR PAGNOTTATOR PAGNOTTA

 

In quell’area si trovano le residenze che nel 2010 Caltagirone cedette al gruppo Generali per 110 milioni (debiti compresi): al 30 giugno 2014 la perizia di K2Real certificava che il 54% di quegli immobili non era ancora a reddito. Infine vale la pena ricordare che tutti i lavori di costruzione e manutenzione degli immobili di Domus sono appaltati a Vianini Lavori, società del gruppo Caltagirone, la quale per realizzare le opere per il fondo Seneca aveva formulato un preventivo di 19,4 milioni, salito a 35,4 milioni dopo il passaggio a Generali.

 

TOR PAGNOTTATOR PAGNOTTA

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