EUROPA SAUDITA: IL PRINCIPE AL WALEED PREPARA LO SHOPPING NEL CONTINENTE IN DEFAULT

Francesca Caferri per "la Repubblica"

Al 66simo piano della Kingdom tower, l'edificio a forma di apribottiglia che domina lo skyline di Riyad, tutto parla di lui. Le foto che lo ritraggono con i leader di tutto il mondo, i modellini dei suoi aerei privati - nell'ultimo, un Airbus A380, c'è spazio anche per le Ferrari di famiglia - le copertine delle riviste di mezzo mondo: non ci vuole molto per capire che è un uomo che ama apparire, sua Altezza reale Waleed Bin Talal.

Da anni, il suo profilo domina le prime pagine dei giornali economici e non solo: qualche settimana fa ha conquistato i titoli di apertura quando ha annunciato di voler fare causa a Forbes. La colpa della rivista americana è averlo relegato al 26simo posto nella classifica degli uomini più ricchi del mondo con una fortuna di "soli" 20 miliardi di dollari: 10 in meno, sostiene lui, del vero.

Ma non è solo curiosità quella che lo circonda: da più di venti anni il principe, 58 anni, nipote del re saudita Abdallah, è il volto della finanza araba in Occidente, grazie alle sue partecipazioni in gruppi come NewsCorp, Apple, Twitter e Four Seasons.

«Tutto questo è frutto della passione», racconta seduto alla sua scrivania mentre manda messaggini dal suo iPhone. «Spesso le persone mi chiedono perché non mi ritiro. La risposta è che mi diverto così: anzi, siamo solo all'inizio dell'avventura. Il lavoro che ho fatto fino a questo momento è solo una preparazione per il futuro», dice.

Passione ma anche fiuto per gli affari. La sua fortuna è stimata fra i 20 e i 30 miliardi di dollari e sale anno dopo anno: troppo scontato chiederle come fa?
«Io e i miei assistenti studiamo con attenzione ogni investimento: non siamo un fondo speculativo, siamo molto selettivi. Scegliamo dei prodotti globali che siano però anche unici, come la Apple ad esempio. E poi abbiamo dei settori di riferimento: immobiliare, media, beni di consumo, per citarne alcuni».

In base a questi criteri lo scorso anno lei ha fatto un investimento di cui si è molto discusso: ha comprato circa il 3% di Twitter sul mercato secondario per 300 milioni di dollari. Ma non ha messo un dollaro su Facebook: molti si sono meravigliati...
«Non dico che Facebook non mi piaccia, ma penso che il futuro sia di Twitter. Twitter ha avuto una rapida ascesa ma ha anche un ottimo piano industriale. I social media sono qui per rimanere: era giusto che Kingdom Holding avesse una presenza importante in questo settore».

Twitter è una presenza controversa qui in Arabia Saudita: come di certo Lei sa, è diventato il megafono di chi protesta contro il governo e la corruzione della Casa reale.
«I social media sono mezzo con cui la gente può far sentire la propria voce. Penso che l'idea di bloccarli sia perdente. E credo anche che sia un bene seguire quello che pensano le persone che non sono d'accordo con noi. Censurare è inutile».

Lei si è espresso in favore della guida per le donne (l'Arabia saudita è l'unica nazione al mondo dove alle donne non è consentito guidare ndr.). È circondato da uno staff in gran parte femminile vestito all'occidentale in un Paese dove le poche donne che lavorano devono indossare l'abaya. È proprietario di una casa di produzione, la Rotana, che propone musica e show di stampo occidentale: non sono posizioni un po' estreme per il "Paese più conservatore del mondo" come spesso è definita l'Arabia Saudita?
«Questo Paese non è chiuso come pensate voi in Occidente: è un Paese conservatore, questo sì. Ma è senza dubbio sulla strada delle riforme. Bisogna solo decidere se ci muoveremo a passo rapido o lento: ma di certo non torneremo indietro. Per quanto riguarda me, posso dirle che la gente accetta e segue quello che faccio.

Sulle donne al volante, le rispondo che è una questione economica: la maggior parte dei sauditi appartiene alla classe media e non può permettersi di spendere il 25% delle entrate della famiglia per mantenere un autista che porti in giro le donne. Per non parlare del fatto che nell'Islam non c'è nulla che proibisce alle donne di guidare».

Investimenti futuri: si dice che sia interessato anche all'Italia
«Si dice ogni volta che pranzo con Silvio Berlusconi: è un amico, ma non intendo comprare il Milan, né parti di Mediaset. Se è questo che intende».

Pensa a qualche altra acquisizione?
«In Europa ci sono senza dubbio asset sottovalutati in questo momento a causa della crisi economica, soprattutto nel sud: ma non c'è nulla di specifico per ora. Teniamo gli occhi aperti».

Chiudo chiedendole della sua lite con la rivista Forbes: in giornali hanno scritto che si è offeso perché il suo patrimonio è stato stimato 10 miliardi di dollari in meno di quanto lei dichiara: è così?
«No. La questione non sono io: la questione non è sottostimare la mia fortuna di 10 o 20 miliardi di dollari. Ma dire, come ha fatto Forbes, che il mercato saudita non è all'altezza di quelli dei G20, che non è trasparente, è inaccettabile. Li porteremo in Tribunale e posso assicurarle che faremo loro molto male».

 

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