EUROPA ALLO SBANDO DI UN SISTEMA FALLITO: OGGI CIPRO, DOMANI MADRID O ROMA?

Marco Valerio Lo Prete per "Il Foglio"

Tra qualche ora, senza poter opporre resistenza alcuna, chiunque abbia depositato in una banca cipriota più di 100 mila euro si vedrà alleggerire i suoi risparmi di almeno il 40 per cento. Lo ha precisato ieri il ministro delle Finanze locale, Michael Sarris. E questo è solo uno degli aspetti più estremi del nuovo tipo di salvataggio bancario praticato nell'isola dell'Eurozona e che comporta il coinvolgimento di azionisti, obbligazionisti e correntisti privati - non dei contribuenti, come avvenuto finora - per cofinanziare "l'aiuto" in arrivo da Bruxelles.

Per qualcuno, vedi il ministro delle Finanze olandese e presidente dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, questo tipo di salvataggio sarà il "modello" per tutte le crisi bancarie che verranno. Per altri, come Benoît Coeuré, governatore della Banca di Francia, Dijsselbloem "ha torto": a nessuno sarà riservato il pesante trattamento di Cipro, caso limite di paese iperfinanziarizzato.

Controreplica dei rigoristi finlandesi: "L'Europa dovrebbe tornare al libero mercato. Proprietari e investitori si accollano le perdite quando una banca fallisce". Gli istituti di credito, non sapendo quale sarà alla fine la visione vincente, perdono colpi in Borsa per il secondo giorno consecutivo: ieri i titoli bancari italiani hanno chiuso in rosso di 2,15 punti (Piazza Affari a meno 0,9). Nemmeno lo stato d'animo dei correntisti europei è dei più tranquilli.

Oggi Cipro, domani Madrid o Roma? E' questa la domanda ricorrente. La Commissione Ue assicura che non sarà così, perché a Unione bancaria vigente "non ci troveremo in situazioni simili". Intanto però l'Unione bancaria non si vede, e così alcuni paesi procedono ad approvare leggi nazionali sulla risoluzione ordinata (leggi: smantellamento) degli istituti di credito in crisi. L'Italia, al momento, non pare interessata.

Anche se ieri il Fondo monetario internazionale, al termine della sua missione ad hoc a Roma, ha detto che il nostro sistema finanziario ha dimostrato una notevole robustezza, ma ha aggiunto che le banche con ampi portafogli di titoli di stato "restano esposte a perdite e a più alti costi della raccolta" se i rendimenti dei titoli torneranno a salire.

Le banche non si salvano più, sempre e comunque, con i soldi pubblici. Se occorre, piuttosto, si lasciano fallire. "Questo principio non dev'essere però applicato in maniera emergenziale e caotica come avvenuto a Cipro, dove a un certo punto si è lasciato intendere che anche i depositi garantiti, sotto i 100 mila euro, fossero a rischio - dice al Foglio Rainer Masera, dal 1975 al 1988 direttore centrale della Banca d'Italia e poi ministro tecnico del Bilancio - Come previsto dallo studio della commissione De Larosière del 2009, è necessario introdurre a livello europeo un meccanismo di salvataggio e di risoluzione delle banche che possa intervenire anche sugli istituti in bonis, e non già in fallimento, ove ci fossero problemi di governance evidenti".

Per questo serve una legislazione, però, come negli Stati Uniti, non foss'altro perché gli azionisti potrebbero rivalersi contro un'azione pubblica ritenuta eccessivamente intrusiva. "Oggi la leadership europea inverte il ragionamento: finché non ci sarà supervisione unica in seno alla Bce, non ci saranno meccanismi di risoluzione o interventi di ricapitalizzazione diretta del Meccanismo europeo di stabilità Esm", dice Masera. Nel frattempo, osserva l'economista, "alcuni paesi europei stanno facendo da sé".

In Germania il ministero delle Finanze ha presentato una proposta di legge per la risoluzione ordinata degli istituti di credito, nel Parlamento francese la discussione è in stato avanzato e in Olanda una legge è già vigente. A inizio 2012, proprio nel paese che ha dato i natali al contestato ministro Dijsselbloem, osserva l'economista Mario Seminerio, "Sns Reaal, quarta banca locale, è stata nazionalizzata, e i suoi obbligazionisti subordinati si sono trovati in mano carta straccia.

Ma pur sempre all'interno di un quadro di logica prevedibile e di rispetto del diritto. Uno schema simile ci vorrebbe anche in Italia, si potrebbe stabilire in due giorni riprendendo la legislazione estera". Ai vertici dell'Associazione bancaria italiana non vogliono sentir parlare né di schemi di risoluzione né dell'ipotesi di una "bad bank". Il presidente Antonio Patuelli sostiene che a tutela dei correntisti basta la Costituzione.

"Comunque sia, se la strategia di salvataggio cipriota verrà generalizzata - conclude Seminerio, autore per Rizzoli di "La cura letale" - per le banche si alzerà il costo della raccolta, visto il rischio di rivalsa su azionisti e obbligazionisti". E allora, se anche i correntisti saranno tranquilli, ottenere credito diventerà ancora più difficile.

 

Michael Sarris ministro finanze Cipro Cipro-dice-no-al-prelievo-sui-depositiPROTESTE A CIPRO - CIPRO NON E' IN VENDITAPROTESTE A CIPRO jpegJeroen Dijsselbloem BENOIT COEURERAINER MASERA - Copyright PizziANTONIO PATUELLI

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