malta

EVASIONE LEGALIZZATA. STRIZZATI DALLE TASSE, GLI ITALIANI CORRONO A MALTA, DOVE SI PUO’ PAGARE SOLO 5% DI IMPOSTE SULLE IMPRESE – IMPRENDITORI, POLITICI, MANAGER: TUTTI CON UNA SOCIETA’ NELL’ISOLA (PURE UN CONSIGLIERE GRILLINO), IL PAESE OFF SHORE DELL’EURO

 

1. MEZZO MILIONE DI NOMI NEL MALTA-FILES

 

Vittorio Malagutti, Gloria Riva, Giovanni Tizian e Stefano Vergine per l’Espresso

 

joseph muscatjoseph muscat

Destinazione Svizzera? Macché. Lussemburgo? Nemmeno. È Malta la nuova terra promessa per chi fugge dalle tasse. L'Espresso, con un'inchiesta realizzata insieme al consorzio giornalistico Eic (European Investigative Collaborations), ha potuto consultare lo sterminato elenco degli italiani che hanno aperto una società nell'isola del Mediterraneo.

 

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Accanto agli imprenditori che hanno creato o trasferito attività reali, si è mosso anche un esercito di emigranti del fisco. Emigranti di lusso. Nella lista che sarà pubblicata da L'Espresso in edicola da domenica 21 maggio, ci sono politici, manager, industriali, finanzieri, gente di spettacolo e anche un gran numero di personaggi legati ai clan mafiosi.

 

L'inchiesta è il frutto di tre mesi di lavoro per analizzare l’elenco completo di azionisti e amministratori delle società con base a Malta. Un’analisi esclusiva, perché la consultazione del registro pubblico maltese è di regola possibile, via internet, solo partendo dalle società iscritte. L’Espresso invece ha potuto esaminare una banca dati costruita sulle persone fisiche coinvolte nella proprietà o nella gestione delle aziende.

 

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Sono i Malta Files, quasi mezzo milione di nomi, che in alcuni casi ricorrono più volte, di una sessantina di nazionalità diverse. Si scopre così che l’Italia è di gran lunga il Paese straniero più rappresentato nel gigantesco file: quasi 8 mila società maltesi sono controllate da azionisti italiani. Molti di loro non sono mai sbarcati nel piccolo Stato e hanno utilizzato Malta solo per ridurre al minimo il conto delle tasse.

 

EVASIONE FISCALEEVASIONE FISCALE

Negli ultimi anni il governo di La Valletta ha steso un tappeto rosso agli investitori stranieri che creano società sull’isola. A determinate condizioni, non troppo difficili da soddisfare, l’aliquota sui profitti d’impresa ufficialmente al 35 per cento può scendere fino al 5 per cento. Sono di fatto esentasse anche altre voci del conto economico, come gli interessi incassati sui prestiti o le royalty maturate grazie a brevetti o marchi. Navigano liberi (o quasi) dal Fisco anche gli yacht di ricchi stranieri che li hanno intestati a società maltesi.

 

Per dare un taglio alle imposte basta quindi trasferire reddito dalla società con base in Italia (dove l’imposta viaggia al 24 per cento) a quella registrata a Malta, che non è inserita nella black list dei paradisi fiscali. Anzi, fa parte a tutti gli effetti dell'Unione Europea e nel 2008 ha anche adottato l'euro. Non è un caso allora se le ditte iscritte al registro pubblico crescono al ritmo di 4-5 mila l’anno. E alla fine del 2016 il conto totale aveva superato quota 70 mila.

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«Malta è diventata la Panama d’Europa», ha protestato lo scorso 10 maggio Norman Walter-Borjans, il ministro delle Finanze del land tedesco Nord Reno Westfalia. Più in concreto, un dossier diffuso nel gennaio scorso dal gruppo dei Verdi al Parlamento europeo calcola in circa 4 miliardi di euro l’anno il gettito fiscale che viene sottratto da Malta agli altri Paesi. «Non siamo uno Stato offshore», ribatte il governo di La Valletta. Ma Bruxelles, dopo anni di colpevole disattenzione, adesso sembra pronta a muoversi.

 

enrico cantone M5Senrico cantone M5S

2. ED IL CINQUE STELLE SI DIMETTE

 

Nei documenti su Malta, al centro dell'articolo di copertina dell'Espresso in edicola da domenica 21 maggio, compaiono due società di Enrico Cantone, eletto in Toscana col Movimento Cinque Stelle. Lo abbiamo contattato e, poco dopo, ha annunciato le dimissioni dicendo di aver "dimenticato" quelle società

 

 

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