FED, CHE FLOP! - LA BANCA CENTRALE AMERICANA ALL’INIZIO NON CAPÌ NULLA DELLA CRISI 2008: “LEHMAN? PENSIAMO ALL’INFLAZIONE”

Massimo Gaggi per il "Corriere della Sera"

Alla fine del 2008, con Wall Street travolta dallo tsunami finanziario e le banche paralizzate, la Federal Reserve agì con determinazione e un coraggio quasi temerario per sostenere un'economia in caduta libera. Ma a settembre, nei giorni drammatici del crollo della Lehman Brothers, la Banca centrale Usa sottovalutò la gravità della situazione: nella riunione-fiume del vertice della Fed del 16 settembre, poche ore dopo il fallimento della Lehman, la parola «inflazione» fu pronunciata ben 129 volte, quella «recessione» solo 5: eppure di rischi dal lato dell'aumento dei prezzi non ce n'erano, mentre l'economia americana era in recessione già dalla fine del 2007. Ma la Fed ancora non lo sapeva.

L' attuale capo dell'Istituto, Janet Yellen, che pure era più consapevole di altri dei pericoli di avvitamento della crisi, in quelle ore drammatiche allentava la tensione con battute con cui sembrava voler banalizzare la situazione: «Calano i prezzi delle case? Mica solo quello: dalle mie parti, in California, i chirurghi plastici di East Bay e i dentisti si lamentano perché i loro pazienti rinviano gli interventi non necessari. E il Country Club della Silicon Valley, che ha una quota d'iscrizione di 250 mila dollari e, fino a ieri, una lunghissima lista d'attesa con otto anni prima di essere ammessi, adesso ha appena 13 aspiranti soci». «Risate degli altri governatori» si legge nei verbali di quei giorni tremendi pubblicati ieri dalla Fed, cinque anni dopo i fatti, come prevedono le norme.

La documentazione messa in rete è sterminata: copre tutta la crisi, dai crac immobiliari di fine 2007 alle misure d'emergenza decise dalla Banca centrale Usa alla fine del 2008, una volta preso atto della gravità della situazione. Già all'inizio di ottobre, in una riunione d'emergenza convocato per ridurre il costo del denaro dello 0,75 per cento, l'allora presidente Ben Bernanke ammise: «È ovvio che ci troviamo in una situazione straordinaria. E devo riconoscere che sono stato colto di sorpresa: ero convinto di potere tenere a lungo i tassi a un livello del 2%, per poi alzarli con la ripresa economica, ma le cose hanno preso una piega diversa, molto allarmante».

I nuovi documenti non contengono rivelazioni sconcertanti: fin dai giorni caldi del crac sono stati molti gli analisti che hanno rilevato l'iniziale sottovalutazione della crisi da parte della Fed. Le carte pubblicate, oltre a trasformare interpretazioni opinabili in realtà storicamente accertata, forniscono, però, molti dettagli di rilievo. Interessanti soprattutto quelli relativi alla Yellen, attivissima durante tutto il periodo della crisi.

In quanto capo della Federal Reserve di San Francisco, la Yellen partecipò a tutte le riunioni e, pur priva in quel periodo del diritto di voto nel Federal Open Market Committee (solo alcuni dei governatori, a rotazione, lo hanno), incalzò fin dall'inizio i suoi colleghi: «Dobbiamo fare molto di più e prima lo facciamo, meglio è», disse alla riunione d'emergenza di ottobre. Convincendo, lei banchiere dalle idee di sinistra che chiedeva aiuti per le famiglie in difficoltà col mutuo, oltre che per l'alta finanza, perfino un arcigno conservatore come Richard Fischer, capo della Fed di Dallas, normalmente preoccupato solo di domare l'inflazione: «Stavolta sono d'accordo con la Yellen. Ed è solo la seconda volta che succede nella storia».

Così il costo del denaro fu portato praticamente a zero, il livello al quale è tuttora. Riunione dopo riunione, la Yellen si distinse per il suo sarcasmo («è Halloween, evidentemente il notiziario economico ce l'hanno preparato le streghe») ma anche per la determinazione a stroncare certi eccessi della finanza. Già all'inizio del 2008 propose di regolare (per limitarli) i bonus ai banchieri, sostenendo che questi incentivi avevano contributo a gonfiare le bolle speculative. Ma la sua proposta fu stoppata da Tim Geithner, allora capo della Fed di New York. Qualche mese dopo verrà scelto da Barack Obama come ministro del Tesoro. Per tranquillizzare Wall Street.

 

 

BERNANKE YELLEN OBAMAobama e bernanke lehman brothers 2008-Il fallimento Lehman trascina nel baratro l'economia mondialeLA FEDERAL RESERVE BANK DI NEW YORK Federal Reserve

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