ALITALIA, UN FILM GIÀ VISTO - SEMBRA IL 2008, CON I FRANCESI AL POSTO DEGLI EMIRI - CHI VUOLE INVESTIRE IN UNA MACCHINA MANGIA-SOLDI, ALLA FINE SCAPPA - E A PAGARE SARÀ PANTALONE, CIOÈ NOI

Ettore Livini per “la Repubblica

 

ALITALIAALITALIA

La palude Italia rischia di inghiottire per la seconda volta la sua (ex) compagnia di bandiera. Lasciando il conto da pagare, un déjà vu, a consumatori e contribuenti. Il copione oggi è lo stesso del 2008: c’è un pretendente — ieri Air France, ora Etihad — pronta a prendere la cloche di Alitalia, malgrado la società sia una macchina mangia-soldi. Gli emiri, come i francesi, vogliono mettere quattrini, ampliare le rotte e mantenere la livrea tricolore.

 

Tutti e due però hanno fatto i conti senza l’oste: l’Italia e gli italiani. O meglio quel mix di interventismo politico, corporazioni, capitalismo di relazione, liturgie sindacali, burocrazia e autolesionismo di cui la telenovela Alitalia è una delle sintesi più riuscite. Un cocktail micidiale che ha affossato il Belpaese al 65esimo posto della classifica Doing Business della Banca Mondiale dopo Botwana, Bulgaria e Tonga.

 

Sei anni fa Parigi — esasperata — ha tolto il disturbo girando la bolletta, 4 miliardi, ai contribuenti. Oggi rischiamo il bis. Le sabbie mobili tricolori, efficientissime quando c’è in ballo il destino della compagnia, sono tornate in azione.

 

airfrance_logoairfrance_logo

La pazienza di Etihad dopo una serie di “penultimatum” («l’accordo è alla stretta finale», festeggiava ad aprile il ministro Maurizio Lupi) è al limite. Il rischio concreto è che alla fine Alitalia sia costretta a portare i libri in tribunale. Ecco come ci sta riuscendo questo ennesimo miracolo italiano.

 

CAPITALISTI SENZA CAPITALI

Se Alitalia è tornata al punto di sei anni fa (senza soldi e sull’orlo del fallimento) la colpa — oltre che della crisi — è dei guai atavici dell’imprenditoria di casa nostra, ricca più di relazioni che di soldi. La cordata di patrioti voluta da un Silvio Berlusconi a caccia di consensi elettorali e messa assieme da IntesaSanPaolo — finanziando con generosità i suoi componenti — si è quasi tutta sciolta come neve al sole.

 

volo etihad atterra a fiumicinovolo etihad atterra a fiumicino

La compagnia aveva pochi euro in cassa quando è decollata e ha continuato a bruciarne al ritmo di 25 milioni al giorno. L’unione, nel mondo degli affari, fa la forza. I cda del gruppo invece si sono spesso trasformati in rissose assemblee di condominio per questioni di poltrone e visibilità. Protagonisti a volte soci con partecipazioni da prefisso telefonico.

 

Alitalia ha cambiato tre amministratori delegati in cinque anni senza vedere un euro di utile. E oggi che servono altri soldi, con buona pace dell’italianità, l’unica soluzione, palude permettendo, è il socio straniero.

 

STATO CONTRO STATO

È l’ultima novità del dramma Alitalia. Quella — dicono i bene informati — che sta lasciando a bocca aperta i vertici di Etihad. Nel 2008, alla vigilia delle urne, il futuro della società aveva spaccato in due i palazzi romani. Questa volta sembrava che la politica avesse fatto una scelta chiara. A ottobre, con gli emiri già in anticamera, Enrico Letta ha convinto le Poste (controllate al 100% dal Tesoro) a mettere una toppa da 75 milioni ai conti del vettore romano.

 

renzi berlu f ef b f a d e b c kFQH U D x LaStampa it renzi berlu f ef b f a d e b c kFQH U D x LaStampa it

La cessione ad Abu Dhabi — dopo mesi di difficilissimi negoziati con il governo in cabina di regia — sembrava a un passo. A questo punto però è scattato il derby Stato contro Stato. Francesco Caio, neo ad delle Poste nominato da Matteo Renzi, ha alzato la mano facendo presente che, a queste condizioni, lui non ci stava. In Etihad sono saltati sulla sedia: «Come, proprio la società pubblica si mette contro il suo azionista ora che siamo al traguardo?».

 

Niente di strano, dicono i guru del libero mercato, è un segno di maturità e indipendenza del management. Ma per gli arabi è come se Fabio Grosso avesse tirato fuori di proposito il rigore decisivo della finale dei Mondiali di calcio 2006. In un Paese dove i treni ad alta velocità non arrivano nei principali aeroporti nazionali, però, tutto è davvero possibile.

 

LA DIASPORA SINDACALE

james hogan james hogan

Incomprensibili, visti dal Golfo, sono pure i balletti sindacali di queste ultime ore. L’operazione Etihad era partita con 2.500 esuberi, poi ridotti a 2.250, quindi sforbiciati a 1.600 circa di cui più di 600 riassorbiti (anche se non è chiaro come) in aziende esterne e 900 in mobilità affidati ai contratti di ricollocamento. Un puzzle completato dal nuovo contratto nazionale di settore e da un piano per altri 31 milioni di risparmi.

 

In teoria tutti i pezzi sono andati a posto. In realtà volano gli stracci. La Cgil non ha ratificato gli esuberi e ne contesta la validità. La Uil è sul piede di guerra contro il referendum Cgil e Cisl sui risparmi aziendali. L’azienda dice che va tutto bene. I piloti e gli assistenti di volo hanno preso carta e penna per scrivere al numero uno di Etihad (l’ex rugbista James Hogan) protestando sui criteri di rappresentatività.

Matteo Colaninno Matteo Colaninno

 

Lui non sa più che pesci pigliare. «Stanno ballando sul Titanic», dice un uomo vicino agli arabi. La loro speranza forse — in fondo è già successo nel 2008 — è che alla fine paghi Pantalone.

 

LA GIUNGLA DEI TRIBUNALI

A complicare il quadro Alitalia, sul fronte della palude, c’è un altro dei mali cronici del Belpaese: i ritmi da bradipo della giustizia, specie quella civile. Le Poste si sono di traverso per un motivo semplice: non vogliono farsi carico dei contenziosi amministrativi del passato.

maurizio lupi pennarello argento maurizio lupi pennarello argento

 

Oltre 2.700 cause con rischi potenziali di 470 milioni tra cui quelle con Windjet, Gec e l’erario. In Francia queste vertenze si sarebbero risolte in 330 giorni. In Spagna in meno di 18 mesi. L’Italia fa storia a sè. Un processo civile dura in media 1.210 giorni, quasi quattro anni. Caio non ha intenzione di pagare per questione aperte nel 2011, quando la sua società non aveva niente a che fare con la compagnia. Magari alla fine cederà. Magari Etihad e Alitalia arriveranno ai fiori d’arancio e la loro alleanza potrà decollare. Auguri. A terra, nella palude, rimarremo noi italiani.

Francesco Caio Francesco Caio

Ultimi Dagoreport

pam bondi

DAGOREPORT - COME MAI L’INFORMAZIONE ITALICA SI È TOTALMENTE DISINTERESSATA DELLO SBARCO A ROMA DEL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA, LA FOSFORESCENTE SESSANTENNE PAM BONDI, ARRIVATA CON TANTO DI AEREO DI STATO IL 10 DICEMBRE? - EPPURE LA FEDELISSIMA DI TRUMP NON SI È TENUTA NASCOSTA: HA ALLOGGIATO ALL’HOTEL ST. REGIS, SI E’ ATTOVAGLIATA AL BOLOGNESE DI PIAZZA DEL POPOLO, HA INCONTRATO AL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA DI VIA ARENULA CARLETTO NORDIO, HA AVUTO L'INESPRIMIBILE GIOIA DI CONOSCERE IL VICEPREMIER MATTEO SALVINI A UN RICEVIMENTO DELL'AMBASCIATORE USA IN ITALIA, TILMAN J. FERTITTA. E, FORSE, LA BEN DOTATA DALLA NATURA PAMELONA HA PURE INCOCCIATO IL MINISTRO PIANTEDOSI - MA DELLA “VACANZA ROMANA” DELL'ITALOAMERICANA CARISSIMA A TRUMP, NON SI REGISTRA MANCO UNA RIGA SUI GIORNALONI DE' NOANTRI - VABBE', A NATALE BISOGNA ESSERE BUONI: MAGARI ERANO TUTTI TROPPO IMPEGNATI A SEGUIRE LA FESTILENZA DI ATREJU DEI FRATELLINI DI GIORGIA…

nietzsche e marx si danno la mano venditti meloni veneziani

VIDEO! “ATREJU E’ IL LUOGO IN CUI NIETZSCHE E MARX SI DAVANO LA MANO, COME DIREBBE ANTONELLO VENDITTI” – GIORGIA MELONI CITA “COMPAGNO DI SCUOLA”, IL BRANO DATATO 1975 DEL CANTAUTORE DI SINISTRA. OVVIAMENTE MARX E NIETZSCHE NON SI DIEDERO MAI LA MANO, NÉ AD ATREJU NÉ ALTROVE. CIÒ È STATO ANCHE IMMAGINATO NELL’ULTIMO LIBRO DI MARCELLO VENEZIANI “NIETZSCHE E MARX SI DAVANO LA MANO”. LO SCRITTORE IPOTIZZA COME MISE EN SCÈNE CHE LA SERA DEL 5 MAGGIO 1882 I DUE SI SIANO TROVATI IN UNA LOCANDA DI NIZZA (DOVE ENTRAMBI PASSARONO). NON SI CAPISCE BENE SE LA MELONI CI ABBIA CREDUTO DAVVERO – VIDEO

giorgia meloni balla ad atreju

GIORGIA, ER MEJO TACCO DI ATREJU! - ZOMPETTANDO COME UN MISIRIZZI, LA MELONI CAMALEONTE HA MESSO IN SCENA CIO' CHE SA FARE BENISSIMO: IL BAGAGLINO DI CORBELLERIE (''QUESTO È IL LUOGO IN CUI NIETZSCHE E MARX SI DANNO LA MANO'') E DI SFOTTO' SU ELLY SCHLEIN: "IL CAMPO LARGO L'ABBIAMO RIUNITO NOI... CON IL SUO NANNIMORETTIANO 'MI SI NOTA DI PIÙ SE VENGO O STO IN DISPARTE O SE NON VENGO PER NIENTE' HA FATTO PARLARE DI NOI" -UBRIACA DI SE' E DEI LECCAPIEDI OSPITI DI ATREJU, HA SCODELLATO DUE ORE DI PARACULISSIMA DEMAGOGIA: NULLA HA DETTO SU LAVORO, TASSE, SANITA', ECC - IDEM CON PATATE SULLA GUERRA RUSSIA-UCRAINA, SUL CONFLITTO STATI UNITI-EUROPA, SUL RUOLO DEL GOVERNO SU DIFESA E IL RIARMO EUROPEO - IN COMPENSO, HA STARNAZZATO DI VITTORIE DEL GOVERNO MA  GUARDANDOSI BENE DI CITARE MINISTRI O ALLEATI; SI E' INFERVORATA PER IL PARTITO MA NON RICORDA CHE L’HA FONDATO CON CROSETTO E LA RUSSA ('GNAZIO E' STATO DEL TUTTO OSCURATO AD ATREJU) - "GIORGIA! GIORGIA!", GRIDA LA FOLLA - OK, L'ABBIAMO CAPITO: C’È UNA PERSONA SOLA AL COMANDO. URGE UN BALCONE PER LA NUOVA MARCHESA DEL GRILLO - DAGOREPORT+VIDEO 

elly schlein pina picierno stefano bonaccini giorgio gori lorenzo guerini giuseppe conte pd

NAZARENO, ABBIAMO (PIU’ DI) UN PROBLEMA - L’ASSEMBLEA PD DI DOMANI RISCHIA DI TRASFORMARSI IN UN BOOMERANG PER SCHLEIN: I DELEGATI DISERTANO, A RIDOSSO DI NATALE, NESSUNO SPENDE SOLDI E TEMPO PER VENIRE NELLA CAPITALE AD ASCOLTARE UNA RELAZIONE SENZA DIBATTITO – LA MOSSA DEI PRETORIANI DI ELLY PER SCONGIURARE LA SALA VUOTA ED EVITARE IL CONFRONTO IMPIETOSO CON MELONI CHE CONTEMPORANEAMENTE FARA’ IL PIENO A ATREJU – SORGI: “BONACCINI ENTRERA’ IN MAGGIORANZA MA SE I RIFORMISTI NON DOVESSERO RICEVERE RASSICURAZIONI SULLE LISTE ELETTORALI, IL RISCHIO DI UNA EVENTUALE SCISSIONE, SI FAREBBE PIÙ CONCRETO…”

ignazio la russa theodore kyriakou pier silvio berlusconi giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT - LA TRATTATIVA DI ELKANN PER LA VENDITA DEL GRUPPO GEDI AL GRECO THEO KYRIAKOU STA SCOMBUSSOLANDO IL GOVERNO MELONI E DINTORNI - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” VEDE DI BUON OCCHIO LA TRANSIZIONE ELLENICA E SALVINI HA BEN GRADITO LA PROSPETTIVA CHE IL GRECO ANTENNATO SISTEMI PER LE FESTE I “COMUNISTI” DI ‘REPUBBLICA’ E ‘STAMPA’, PER FORZA ITALIA C’È STATO IL VEEMENTE INTERVENTO DEL ‘’PRESIDENTE IN PECTORE’’ DEL PARTITO, PIER SILVIO BERLUSCONI, CHE VEDE IN KYRIAKOU UN COMPETITOR PERICOLOSISSIMO, ALFIERE DI QUEL CAPITALISMO DI STAMPO LIBERISTA, PER NULLA “LIBERAL”, CHE PREDICA IL PRIMATO DELL’ECONOMIA SULLA POLITICA - COSI', DIMENTICANDO IL SUO ATTIVISMO IN GERMANIA PER CREARE UN GIGANTE EUROPEO DELLA TV COMMERCIALE, L’EREDE DEL BISCIONE NON HA TROVATO DI MEGLIO CHE RISPOLVERARE LA BANDIERINA DELL’ITALIANITÀ (“CHE UN PEZZO DI STORIA DELL'INFORMAZIONE DEL NOSTRO PAESE VADA IN MANI STRANIERE UN PO' DISPIACE’’) - MA IL COLPO DI SCENA ARRIVA DAL CO-FONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA E SECONDA CARICA DELLO STATO, IGNAZIO LA RUSSA, QUANDO SI È DICHIARATO DISPOSTO A FARE DA INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI “COMUNISTI” DI GEDI E IL GRECO USURPATORE (ULTIMA USCITA DELLA GUERRIGLIA DI ‘GNAZIO IN MODALITÀ ''LA RISSA'' CONTRO LA DITTATURA DELLE SORELLE MELONI...)

2025agnoletti

CAFONAL ''AGNOLETTI & TORTELLONI'' – AL CIRCOLO CANOTTIERI ANIENE, PER IL PARTY DI “JUMP COMUNICAZIONE” DI MARCO AGNOLETTI, EX PORTAVOCE DI RENZI, E "SOCIAL COM" DI LUCA FERLAINO, UNA MARIA ELENA BOSCHI IN MODALITA' PIN-UP SI PRESENTA CON LA SUA NUOVA FIAMMA, L'AVVOCATO ROBERTO VACCARELLA, CHE QUI È DI CASA (SUA SORELLA ELENA È LA COMPAGNA DI MALAGÒ, GRAN VISIR DEL CIRCOLO DELLA “ROMA BENISSIMO”) – UN GRAN MISCHIONE ALLA ROMANA DI DESTRA E SINISTRA E TIPINI INTERMEDI HA BRINDATO AL NATALE, STARRING: LUCIO PRESTA, PEPPE PROVENZANO, ANTONELLA GIULI, FITTIPALDI, ALESSIA MORANI, FAUSTO BRIZZI, PAOLO CORSINI, NELLO MUSUMECI, SIMONA SALA, ALBERTO MATANO, SALVO SOTTILE, MYRTA MERLINO E MARCO TARDELLI, MICHELA DI BIASE, ITALO BOCCHINO, LAURA TECCE CON VESTITUCCIO SBRILLUCCICANTE CHE NON AVREBBE SFIGURATO AL MOULIN ROUGE, GIORGIA CARDINALETTI IN LOVE...