FONDAZIONE SEMPRE PIU' IN AZIONE - L'ENTE GUIDATO DALLA MANSI SCENDE AL 3,1% DI MPS. E GRAZIE AL PATTO COI SUDAMERICANI ESPRIMERA' IL PRESIDENTE DELLA BANCA (SALUTAME PROFUMO E VIOLA!)
Cesare Peruzzi per "Il Sole 24 Ore"
La Fondazione Monte dei Paschi ha venduto ancora azioni di Banca Mps e la sua partecipazione nel gruppo di Rocca Salimbeni, come risulta dalle comunicazioni Consob, in questo momento è scesa al 3,1%. A un passo cioè dalla quota del 2,5% che l'Ente presieduto da Antonella Mansi s'è impegnato a sindacare con il 4,5% di Fintech e il 2% di Pactual, e a mantenere anche dopo l'aumento di capitale da 3 miliardi che il Monte intende realizzare entro giugno.
I contenuti dell'accordo parasociale, annunciato lunedì scorso insieme alla cessione dei pacchetti azionari di Mps ai fondi sudamericani Fintech (del finanziere messicano David Martinez) e Pactual (del gruppo brasiliano Btg), pari a quel 6,5% complessivo tuttora nel portafoglio della Fondazione ma in fase di trasferimento, saranno resi noti oggi come impongono le regole di mercato. Ma le prime indiscrezioni dicono che Mansi e il direttore generale Enrico Granata hanno raggiunto il duplice, difficilissimo obiettivo di mettere in sicurezza il patrimonio di Palazzo Sansedoni senza perdere legame e ruolo dentro Rocca Salimbeni.
In particolare, se le anticipazioni saranno confermate e se lo schieramento di soci rappresentato da Fondazione, Fintech e Pactual, con il 9% complessivo del capitale (a cui in prospettiva potrebbero aggregarsi altri azionisti), al momento di rinnovare la governance della banca presieduta da Alessandro Profumo, tra un anno, risulterà maggioritario potendo così a norma di statuto esprimere la metà dei consiglieri e di conseguenza assegnare le poltrone più importanti, spetterà all'Ente di Palazzo Sansedoni indicare il futuro presidente, mentre l'amministratore delegato sarà scelto dagli altri partner del patto (in accordo con la Fondazione).
Dal 51% al 3,1% e, tra poco, al 2,5% sia pur dentro un sindacato che raccoglie il 9% delle azioni in circolazione: il salto è da capogiro (o da incubo), ma i nuovi vertici di Palazzo Sansedoni hanno avuto l'abilità di toccare terra limitando i danni. E addirittura dando alla Fondazione forza per rialzarsi e camminare con le proprie gambe: è infatti di circa 400 milioni, dopo aver ripagato interamente i debiti e gli impegni economici della vecchia gestione, il tesoretto disponibile per ricreare un attivo, diversificando il portafoglio e i relativi rischi.
In prospettiva, contando che Banca Mps nel 2017 prevede di generare utili per 900 milioni con un pay out del 30%, l'Ente senese è ragionevole che potrà contare su introiti lordi per una ventina di milioni (tra cedola Mps e il redimento dei 400 milioni investiti), garantendo così un sostegno costante allo sviluppo del territorio. Un finale di partita non scontato («Mantenere il 2,5% del Monte in questa situazione è un lusso», ha detto Mansi nei giorni scorsi), al quale hanno contribuito sia il rinnovato interesse degli investitori verso l'Italia, sia il ritorno alla normalità dello spread.
Nel caso del Montepaschi, poi, l'inedita contendibilità della banca più antica del mondo ha reso ancora più appetibile il titolo, che infatti anche ieri ha segnato un rialzo del 2,2% a 0,2845 euro. Il clima per affrontare l'aumento di capitale del gruppo di Rocca Salimbeni, destinato alla restituzione di 2,5 miliardi di finanziamento pubblico e al pagamento degli interessi relativi al 2013, è insomma decisamente favorevole.




