TUTTI GIÙ PER TERRA – I PILOTI DI AIRFRANCE PARALIZZANO LA FRANCIA CON DUE SETTIMANE DI SCIOPERO – IL LORO INCUBO È IL PILOTA PORTOGHESE – EASYJET BRINDA
Stefano Montefiori per “il Corriere della Sera”
Dopo l’idraulico polacco, in Francia a spaventare è il pilota portoghese. I dipendenti di Air France cominciano oggi la seconda settimana di uno sciopero che rischia di vanificare gli sforzi, in corso da anni, per risanare la compagnia di bandiera. È assicurato solo il 40% dei voli, in realtà soprattutto quelli operati da compagnie alleate come Alitalia o dalla filiale regionale Hop!, e finora sono andati perduti oltre 100 milioni di euro.
Un disastro che i piloti di Air France, protagonisti della protesta, considerano giustificato: temono di perdere sicurezze e trattamenti garantiti dal contratto di lavoro francese, a vantaggio di futuri colleghi assunti dalla filiale low cost Transavia nelle nuove basi europee, per esempio in Portogallo o Germania.
IL PREMIER FRANCESE MANUEL VALLS A SAN PIETRO
Gli aerei di Air France bloccati a terra sono l’ennesimo grave segnale di difficoltà di un Paese che fatica a modernizzarsi, a riformare il mercato del lavoro e a rilanciare la competitività. Il primo ministro Manuel Valls cerca di difendere la reputazione e lo status del Paese e pochi giorni fa si è lamentato per il «France bashing», la moda di criticare la Francia. Ma subito dopo il premier è stato costretto a pregare i piloti Air France di interrompere uno sciopero «che pesa sull’immagine del nostro Paese e che non è capito dai cittadini».
Il neoministro dell’Economia Emmanuel Macron ha interpretato l’esasperazione di molti dicendo che «non si può più accettare che la Francia intera venga bloccata da pochi, credo che lo sciopero dovrebbe fermarsi».
Per la prima volta dopo 10 anni di deficit Air France è appena uscita dal rosso, ma invece di festeggiare i primi risultati del piano di risanamento i piloti hanno lanciato la protesta più vasta e dolorosa dal 1998 a oggi. Il piano varato dal presidente della holding franco-olandese Air France-Klm, Alexandre de Juniac, prevede il potenziamento del marchio low cost Transavia, oggi ripartito nelle due divisioni France e Holland, con la creazione di una società Transavia Europe con un centinaio di aerei (ora non arrivano a 50) e basi in tutto il continente, per esempio a Lisbona o Monaco.
Il modello è, più o meno, Easyjet: aerei non più costretti a rientrare a Parigi o Amsterdam ma tenuti quasi sempre in volo, riduzione drastica delle spese per gli alberghi dell’equipaggio e — soprattutto, quel che più preoccupa i piloti — contratti di lavoro non più secondo gli standard Air France ma secondo i mercati locali. Quindi, in teoria, piloti portoghesi assunti dalla base portoghese della compagnia.
«Oggi Alexandre de Juniac vuole investire un miliardo di euro nella creazione di un’entità basata in Portogallo che ha come obiettivi la delocalizzazione, il dumping sociale e l’aggiramento delle tasse e dei carichi sociali che pesano in Francia», ha dichiarato a France Info il portavoce dei piloti del sindacato Snpl, Guillaume Schmid.
I piloti potrebbero anche accettare il progetto Transavia Europe, ma solo se tutti godessero dello stesso contratto Air France. Il presidente di Air France-Klm ribatte sarcastico che «se si potesse fare una compagnia low cost con le regole di funzionamento di una compagnia tradizionale, credo che a questo punto si sarebbe saputo».
È facile dipingere i dipendenti come privilegiati e farne il simbolo della Francia irriformabile e incapace di aprirsi al libero mercato; ma vanno anche ricordate le passate responsabilità del management, che a lungo ha chiuso gli occhi davanti alla nascita delle compagnie low cost considerandole una moda effimera. Lo sciopero è stato prolungato fino a venerdì, ogni giorno in più costa 15 milioni di euro. La britannica Easyjet, intanto, ha messo in vendita altri 2.000 biglietti.