1- UN “GIORNALE LIBERO”? SI INFITTISCONO LE VOCI DI UNA PROSSIMA FUSIONE, ESUBERI PERMETTENDO, TRA “IL GIORNALE” DI PAOLO BERLUSCONI E “LIBERO” DI ANGELUCCI 2-IL PAUROSO GROVIGLIO DI INTERESSI FINANZIARI CHE GUIDANO MOODY’S, LA MACCHINA INFERNALE DI WARREN BUFFETT. UNA BUONA COSA POTREBBE ESSERE UNA CONVOCAZIONE A PALAZZO CHIGI O AL MINISTERO DI GRILLI DEI MANAGER ALEXANDER KOCKERBECK, UN TEDESCO CHE HA STUDIATO ALLA BOCCONI, ANALISTA RESPONSABILE DEL RATING ITALIANO, E DIETMAR HORNUNG, UN ALTRO TEDESCO CHE HA IL COMPITO DI FIRMARE I DECLASSAMENTI 3- FINMECCANICA: CERCASI URGENTEMENTE IL FANTOMATICO “GARAVAGLIA” CHE CON GIUSEPPE ORSI POTREBBE AVER DIROTTATO QUATTRINI NELLE CASSE DEI “BARBARI” LEGHISTI 4- LE VICENDE DELL’ACEA NON SEMBRANO SCALFIRE L’INTERESSE DI CALTAGIRONE NEI CONFRONTI DELL’UTILITY CAPITOLINA: HA CONTINUATO A COMPRARE AZIONI DELLA SOCIETÀ

1- IL PAUROSO GROVIGLIO DI INTERESSI FINANZIARI CHE GUIDANO MOODY'S, LA MACCHINA INFERNALE DI WARREN BUFFETT
Ormai le bocciatura e i declassamenti delle agenzie di rating sono diventati pane quotidiano. Anche stamane l'Agenzia Moody's si è presa il gusto di declassare il Fondo salvastati europeo rivedendo al ribasso la prospettiva del Fondo europeo di stabilità finanziaria (Efsf).

L'altro ieri era stata la volta della Germania che si è beccata la sua mazzata con il risultato di un forte calo alla Borsa di Francoforte. Qualche tempo fa Mario Draghi, al quale tutti guardano come il salvatore dell'euro, ha detto che bisognerebbe imparare a vivere senza queste agenzie, ma alla luce dei fatti questa affermazione continua ad essere una battuta perché il killeraggio di Moody's, Fitch e Standard&Poor's continua ad avere effetti devastanti sui Paesi, le banche e le imprese.

La più solerte e insidiosa rimane comunque Moody's, l'Agenzia fondata nel 1909 dal John Moody, un giornalista economico che cominciò la sua attività assegnando valutazioni alle obbligazioni emesse dalle imprese ferroviarie degli Stati Uniti. Oggi la quota maggioritaria di Moody's è nelle mani di Warren Buffett, l'oracolo di Omaha che non più tardi di dieci giorni fa si è fatto fotografare nelle Montagne Rocciose sottobraccio a Mario Monti con addosso un'orrenda camicia a fiori.

La sua Agenzia è diventata famosa nel 2008 quando fallì di Lehman Brothers sulla quale una settimana prima del disastro che sta all'origine degli attuali terremoti emise un giudizio di affidabilità. Nonostante questo incidente che si è ripetuto anche per la Grecia, Moody's continua a snocciolare i rating e nel quartiere generale di New York i suoi dirigenti non sembrano affatto preoccupati per l'iniziativa della Procura di Trani, una località che hanno cercato invano sulla carta geografica dell'Italia.

Sabato scorso l'economista Alessandro Penati ha scritto un interessante articolo sulle colpe dell'Europa e sui rischi provocati da un ulteriore declassamento da parte di Moody's. Il ragionamento di Penati è che un ulteriore declassamento dell'Italia costringerebbe la maggior parte degli investitori istituzionali a disfarsi del nostro debito pubblico.

Questo processo è già in atto e mancano solo due gradini per andare in default, ma dice Penati "la colpa non è delle società di rating, ma del valore legale e vincolante attribuito dalla regolamentazione al rating". Per risolvere questo problema basterebbe eliminare l'obbligatorietà delle pagelle trasformandolo in un semplice servizio di consulenza a discrezione degli investitori.

Questa soluzione sembra facile ma si scontra con il pauroso groviglio di interessi finanziari di cui Moody's e le sue sorelle sono soltanto la punta dell'iceberg. Una buona cosa potrebbe essere invece una convocazione a Palazzo Chigi o al ministero di Grilli dei manager che guidano la macchina infernale di Warren Buffett.

I loro nomi sono stati identificati. Il primo di questi si chiama Alexander Kockerbeck, un tedesco che ha studiato alla Bocconi e che è passato da un atteggiamento positivo nei confronti del rischio Italia a giudizi sempre più pesanti. È lui l'analista responsabile del rating italiano, ed è sempre lui che già nell'ottobre scorso ha deciso l'abbassamento del rating del Belpaese.

Accanto a lui bisogna aggiungere anche il nome di Dietmar Hornung, un altro tedesco che nel suo ufficio di New York ha il compito di firmare i declassamenti. Dalla fotografia che appare sul sito di Moody's non sembra un "pescecane", si è laureato all'università di Magdeburgo e ha preso un paio di master a Miami e a Tubinga.

Forse non è un caso che entrambi siano nati nel Paese della massaia di Berlino, ma sembra davvero giunto il momento di convocarli per un chiarimento a via XX Settembre. E bisogna farlo presto prima che arrivino i tre uomini in grigio della "troika" che avranno il compito di commissariare l'Italia.

2- FINMECCANICA: CERCASI URGENTEMENTE IL "GARAVAGLIA"
Fino a ieri gli uscieri di Finmeccanica sembravano vuoti gusci di speranza, ma dopo le notizie dello spostamento dell'inchiesta da Napoli alla Procura di Busto Arsizio hanno messo da parte gli affanni e gli scrupoli.

La decisione della Cassazione di spostare le indagini del comandante supremo Giuseppe Orsi è stata salutata ieri con un applauso liberatorio. Più felici sembravano i centurioni (Fenu, Cioci e il mite Marco Forlani) che hanno il compito di difendere l'immagine del Capo dopo le palate di fango dei giorni scorsi. E probabilmente qualche bottiglia di champagne è stata stappata anche nelle abitazioni private di Ettore Gotti Tedeschi e dell'imprenditore torinese Ignazio Moncada che secondo i magistrati partenopei si sarebbero adoperati per garantire protezione al manager di Finmeccanica.

Nel palazzaccio di Napoli lo spostamento dell'inchiesta non è caduto come un fulmine a ciel sereno e ai tre pm (Woodcoch, Piscitelli, Curcio) non resta che capire gli sviluppi futuri dell'indagine trasferita nel piccolo tribunale di Busto Arsizio. L'avvocato Amodio, un principe del foro che ha preso la difesa di Orsi, si è lasciato andare a dichiarazioni fin troppo entusiastiche, ma bisogna capirlo perché quell'accusa di riciclaggio pesava come un macigno sulle spalle del suo cliente.

La storia però non è finita perché adesso si dovrà capire se ha consistenza il reato di finanziamento illecito ai partiti (leggi Lega) sul quale è scattata la competenza territoriale di Busto Arsizio. E qui c'è da segnalare un piccolo dettaglio contenuto nel dispositivo della Procura della Cassazione che ha spostato la sede del giudizio. Dalle 20 paginette salta fuori infatti accanto al nome di Orsi quello di un certo Garavaglia che secondo il quotidiano "La Stampa" è un signore "non meglio precisato", mentre il "Corriere della Sera" lo indica come "un dipendente di AgustaWestland".

Chi sia costui e quale ruolo abbia svolto nei 10 milioni che secondo le accuse di Borgogni sarebbero passati al partito di Bossi, non è affatto chiaro. Nell'entourage della Lega c'è un Garavaglia di nome Massimo, padre di due figli, che dopo la laurea e la specializzazione alla Bocconi ha fatto il consulente aziendale poi si è buttato in politica nelle file del Carroccio dove nel 2006 è stato eletto deputato e due anni dopo senatore. Ama la musica, nel tempo libero fa il batterista, e ha fondato il gruppo dialettale "Gamba de Legn". Tra gli altri incarichi risulta anche responsabile economico della Lega.

Su Google sbuca un altro Garavaglia, Attilio, già dirigente dell'area tecnica dell'Agusta. Nessuno però allo stato attuale può giurare che sia il Garavaglia che con Orsi potrebbe aver dirottato quattrini nelle casse dei "barbari" leghisti.

3- LE VICENDE DELL'ACEA NON SEMBRANO SCALFIRE L'INTERESSE DI CALTAGIRONE
Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che le vicende dell'Acea non sembrano scalfire l'interesse di Caltagirone (per gli amici Caltariccone) nei confronti dell'utility capitolina.

Anche dopo lo stop del Consiglio di Stato che ha accolto il ricorso contro la decisione di Alemanno di buttare nel cestino i 23mila ordini del giorno delle opposizioni, l'imprenditore romano ha continuato a comprare azioni della società.

E probabilmente continuerà a farlo anche in agosto come avvenuto l'anno scorso quando ha investito 12 milioni per 2,2 milioni di azioni. Due settimane fa ne ha comprate altre 103mila buttando fuori dalle tasche una manciata di spiccioli per 459mila euro. Nonostante le polemiche e il disamore dichiarato nei confronti del sindaco dalle scarpe ortopediche Alemanno, Caltariccone sembra intenzionato ad aumentare la sua quota dentro la società dove oggi possiede il 16,34%".

4- UN "GIORNALE LIBERO"?
Avviso ai naviganti: "Si infittiscono le voci di una prossima fusione a destra, tra "Il Giornale" di Paolo Berlusconi e "Libero" di Giampaolo Angelucci. Unico ostacolo, pare, il numero degli esuberi: un'ottantina dal quotidiano di Sallusti ela metà dalla redazione diretta da Miaurizio Belpietro".

 

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