
GLI OTTIMI RISULTATI DELL’OCCUPAZIONE AMERICANA INCOLLANO JEROME POWELL ALLA POLTRONA – IL SORPRENDENTE DATO SUI NUOVI POSTI DI LAVORO (+147MILA, SOPRA OGNI PREVISIONE) È UN’ASSICURAZIONE SULLA VITA DEL PRESIDENTE DELLA FEDERAL RESERVE, SOTTO ATTACCO CONTINUO DI TRUMP: CON UN MERCATO DEL LAVORO COSÌ IN BUONA SALUTE, NON C’È ALCUNA URGENZA DI ABBASSARE I TASSI, COME INVECE PREME PER FARE IL TYCOON…
Estratto dell’articolo di Federico Rampini per www.corriere.it
jerome powell al forum della bce a sintra
E la nave va. Sfidando previsioni, pronostici, aspettative e timori, l’economia americana procede a una velocità di crociera rispettabile. Addirittura accelera, almeno per quanto riguarda la creazione di nuovi posti di lavoro.
Nel mese di giugno l’occupazione netta aggiuntiva è stata di 147.000 nuove assunzioni. Il dato ha superato di molto le previsioni degli economisti. Ha segnato perfino un’accelerazione rispetto al mese precedente (+139.000 a maggio). Il tasso di disoccupazione è sceso, al 4,1%, cioè un livello che si avvicina ai minimi storici.
La sorpresa molto positiva dell’occupazione avviene su uno sfondo che aveva alimentato pessimismo. Ricordo alcune delle ragioni. La politica dei dazi rimane soggetta a grande incertezza, visto che le trattative con alcuni dei principali partner commerciali degli Stati Uniti (Unione europea, Giappone) non hanno raggiunto un esito, mentre con la Cina c’è solo una tregua temporanea.
Intanto sono già in vigore dei dazi medi del 10% erga omnes, con punte molto superiori in alcuni settori come automobili e acciaio. Una maggioranza degli economisti prevede che questo debba creare forti tensioni inflazionistiche, delle quali finora non v’è traccia.
Su altri fronti: il giro di vite contro l’immigrazione clandestina viene considerato solitamente come un freno alla crescita economica […]. […] Poi c’è l’incertezza legata alla manovra di bilancio, che deve ancora ottenere l’approvazione finale del Congresso.
CREAZIONE POSTI DI LAVORO NEGLI USA
Un’altra incertezza è quella creata dai continui attacchi di Trump contro il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, da lui criticato per la riluttanza a tagliare i tassi d’interesse. […]
Insomma i venti contrari non mancano, eppure il dato sull’occupazione rivela un vigore notevole. Non sarebbe la prima volta che la resilienza dell’economia americana smentisce le profezie di sventura. Senza esagerare la portata del dato sull’occupazione, un insegnamento che se ne può estrarre è questo: la forza dell’economia americana, soprattutto se misurata nei tempi lunghi, non è legata in modo diretto al colore politico dell’esecutivo, alle scelte della Casa Bianca.
[…] Se si osserva la performance dell’economia Usa dall’inizio di questo millennio, e la sua capacità di surclassare nettamente l’Unione europea (o di vanificare le previsioni sul sorpasso della Cina), bisogna ammettere che la traiettoria stellare degli Stati Uniti ha attraversato alternanze politiche estreme: da Bush a Obama a Trump a Biden a Trump.
C’è evidentemente qualcosa che prescinde dalla politica, che riguarda i fondamentali, la salute sistemica. […]
Intanto questo risultato relativo all’occupazione ha un effetto paradossale sulla polemica Trump-Powell: rafforza la posizione della Federal Reserve. Con un mercato del lavoro in così buona salute, non c’è nessuna urgenza di abbassare i tassi. Poiché lo spettro della recessione si allontana, la situazione dell’economia reale non impone un allentamento della politica monetaria.
Powell può tenere duro, i dati lo confortano. D’altra parte Trump con i suoi continui attacchi […] un risultato lo ha ottenuto: ha accelerato la svalutazione del dollaro, perfino più efficace dei dazi nel restituire competitività all’economia Usa.
MEME SUL CROLLO DEL VALORE DEL DOLLARO BY TRUMP
Il dollaro debole agisce infatti su più fronti: rende più care le importazioni dall’estero, meno cari i prodotti Usa sui mercati stranieri, e ci aggiunge un incentivo supplementare per le aziende del resto del mondo a investire negli Stati Uniti, visto che costa meno costruire una fabbrica o acquisire un’attività locale. Il guaio – per Trump – è che se l’economia reale Usa continuasse a scoppiare di salute, il dollaro potrebbe smettere di scendere e recuperare terreno, guastando i suoi piani.