francesco starace flavio cattaneo

BATTAGLIE SURREALI INGAGGIATE DALLO STATO ITALIANO - IL GOVERNO MINACCIA TELECOM: ''NON PUÒ PORTARE LA FIBRA NELLE ZONE REMOTE'', PERCHÉ VUOLE CHE LO FACCIA ENEL (CONTROLLATA DALLO STATO) - MA CATTANEO RINGHIA: ''DEGNO DI UNO STATO DIRIGISTA. NON POSSONO IMPEDIRCI DI MIGLIORARE LA NOSTRA RETE CHE GIÀ ESISTE, SIAMO UN'AZIENDA PRIVATA E C'È LIBERTÀ D'IMPRESA''

Manola Piras per www.formiche.net

 

Governo a Tim: concorrenza sleale e manovre di disturbo. Tim a governo: attacco dirigistico dell’esecutivo. E’ scontro al calor bianco tra il governo Gentiloni e i vertici dell’ex monopolista Telecom Italia. Oggetto del contendere: le gare per la banda ultra larga nelle aree a fallimento di mercato. Ecco tutti i dettagli della diatriba che sta assumendo toni inusitati.

claudio de vincenticlaudio de vincenti

 

IL NODO DEL CONTENDERE

 

Con una doppietta all’unisono sui due principali quotidiani del Paese l’esecutivo manda un messaggio preciso all’indomani dell’assegnamento a Open Fiber – alleanza tra Enel e Cassa depositi e prestiti, controllata dal Tesoro – della prima delle tre gare per portare la banda ultralarga pubblica nelle aree “bianche” a fallimento di mercato, in particolare in 3.043 piccoli comuni di Abruzzo, Molise, Emilia, Lombardia, Toscana e Veneto.

 

Il vincitore della seconda gara verrà annunciato entro luglio mentre a settembre sarà emanato il terzo bando per le ultime tre Regioni. Intanto la prossima settimana sono stati convocati in audizione un rappresentante del governo e Telecom in commissione Lavori pubblici e comunicazioni e Industria, commercio, turismo al Senato.

 

IL MINISTRO DE VINCENTI SUL “CORRIERE DELLA SERA”

 

boschi   gentiloni   renzi   de vincentiboschi gentiloni renzi de vincenti

Ma torniamo a ieri mattina, quando su Corriere della Sera e Repubblica si mettono le cose in chiaro per Cattaneo&Co. “Se Telecom passasse dagli annunci alla realizzazione concreta della banda ultralarga anche nelle aree non redditizie, i piccoli Comuni, lo Stato dovrebbe valutare la concretezza e la dimensione dei danni”. Claudio De Vincenti, ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno nonché presidente del Cobul ovvero il Comitato per la diffusione della banda ultralarga, esordisce senza tentennamenti ricordando che proprio in quelle zone “gli stessi operatori hanno detto di non voler intervenire perché erano zone non redditizie”.

 

E ora una mossa considerata dannosa per lo Stato “per due motivi: prima ha dichiarato al governo, in due diversi round di consultazione, che non avrebbe investito inducendo così lo Stato a investire risorse pubbliche. Ora, un eventuale investimento, sottraendo domanda potenziale alla rete pubblica, aumenterebbe l’onerosità della gestione della rete per i cittadini. In secondo luogo, e conseguentemente, questa operazione ridurrebbe il valore della rete pubblica”. Per questo se Tim passasse dagli annunci ai fatti “il suo comportamento potrebbe causare un danno rilevante all’interesse pubblico che lo Stato persegue nel realizzare la banda ultra larga in queste zone”.

antonello giacomelliantonello giacomelli

 

Ma non è tutto: richiesto di un giudizio sul modus operandi dell’azienda, De Vincenti non si tira indietro: “Ha prevalso in questi anni un atteggiamento conservativo, di difesa della rete in rame, invece di un atteggiamento innovativo, al servizio del Paese. In pratica, Telecom ha scelto di frenare la diffusione della fibra, invece di essere protagonista dell’innovazione”. Insomma, un “freno” dimostrato anche dai ricorsi – tutti respinti dalla giustizia amministrativa – presentati da Telecom in occasione del primo bando assegnato a Open Fiber

 

IL SOTTOSEGRETARIO GIACOMELLI SU “REPUBBLICA”

 

Nel fuoco di fila contro Telecom l’altro protagonista è il sottosegretario allo Sviluppo economico Antonello Giacomelli, secondo cui l’azienda “sta cercando di difendere, magari con qualche tono improprio, la sua posizione di mercato”. Certo, le aree cui dedicare risorse pubbliche “sono state definite consultando gli operatori in merito alle intenzioni di investimento, facendo affidamento sulla loro correttezza. E’ chiaro che se Tim cambiasse idea in corsa rischierebbe di provocare un danno all’interesse pubblico. In quel caso il governo dovrebbe valutarne l’entità e le azioni necessarie a tutelare la collettività”. E’ vero, spiega Giacomelli, che “la rete pubblica crea proprio le condizioni anche nelle aree ‘bianche’ per una concorrenza tra privati ma su servizi e offerte”.

 

GIUSEPPE RECCHI FLAVIO CATTANEOGIUSEPPE RECCHI FLAVIO CATTANEO

Alla domanda perché il Mise non abbia tenuto conto dell’aggiornamento da parte di Telecom, a dicembre scorso, dei suoi impegni di investimento, il sottosegretario chiarisce che “le regole europee, e il buon senso, impediscono di interrompere un bando in corso. Il primo è stato pubblicato a giugno, il secondo ad agosto, la Ue è chiara su questo punto. Ma ripeto: penso che alla fine Tim si concentrerà sulle altre aree, ‘nere’ e ‘grigie’”. E dopo l’“uno-due” di ieri più che una previsione suona come un consiglio.

 

L’AD CATTANEO SUL “SOLE 24 ORE” E SU “REPUBBLICA”

 

Cattaneo però non ci sta a essere impallinato dall’esecutivo: il progetto Cassiopea per portare la fibra ultraveloce nelle aree a fallimento di mercato non si ferma. E al governo risponde attaccando: “Quello del governo è un attacco degno di un Paese dirigistico. Noi siamo un’impresa privata e in Italia c’è libertà di impresa”, dice a Repubblica.

 

Non solo: “Non esiste alcun divieto di investimento per i privati durante il periodo di intervento pubblico, né è vietato rivedere nel tempo la strategia rispetto alle cosiddette aree bianche. Semmai è un onere dello Stato, prima di investire denaro pubblico, verificare la volontà di investimento dei privati ed adeguare i propri piani di conseguenza. Le nostre intenzioni sono note dallo scorso anno, le conosceva il governo e chi ha partecipato alle gare pubbliche. Il danno semmai è nostro e per gli italiani che non potrebbero fruire del servizio in tempi brevi: noi possediamo già una rete in quelle aree, ora scegliamo di fare un upgrade per i nostri clienti”.

operai telecom4operai telecom4

 

“Tutti sapevano tutto: non so che danni possano reclamare – afferma in un’intervista al Sole 24 ore -. Questa posizione non è comprensibile, ma non ci ferma. Abbiamo da tutelare l’interesse della nostra azienda e di tutti i clienti: un ritardo sarebbe un danno per Tim e per loro. I lavori sono già partiti, già appaltati e finanziati e nei primi mesi del 2018 saranno coperte tutte le aree dove abbiamo dichiarato di voler investire, due anni prima degli altri e a miglior prezzo con la formula dell’Fttc (fiber to the cabinet, ndr)”.

 

Poi l’affondo: “Telecom rischia i propri soldi, non quelli pubblici. Buon senso vorrebbe che se un amministratore pubblico ha la possibilità di risparmiare denaro dei contribuenti lo faccia. Invece, anche a fronte della nostra comunicazione di dicembre, il secondo bando non è stato modificato, impegnando risorse che sarebbero state meglio spese nella realizzazione di infrastrutture per ridurre le tariffe elettriche che sono le più care d’Europa”.

tim cambia logo tim cambia logo

 

Peraltro, chiarisce il manager, il suo gruppo non sta costruendo una nuova rete ma solo migliorando la propria, che già esiste. “Nessuno può impedire a una società privata di fare investimenti nel suo core business, perché è il suo mestiere. Perché diamo lavoro a decine di migliaia di persone e perché porteremo la fibra a tutti”.

 

 

Ultimi Dagoreport

al thani bin salman zayed donald trump netanyahu saudita sauditi

DAGOREPORT – DOMANI TRUMP VOLA NEL GOLFO PERSICO, AD ATTENDERLO MILIARDI DI DOLLARI E UNA GRANA - PER CAPIRE QUANTI AFFARI SIANO IN BALLO, BASTA APRIRE IL PROGRAMMA DEL FORUM DI INVESTIMENTI USA-ARABIA SAUDITA. CI SARANNO TUTTI I BIG DELL’ECONOMIA USA: MUSK, ZUCKERBERG, ALTMAN, BLACKROCK, CITIGROUP, ETC. (OLTRE AL GENERO LOBBISTA DI TRUMP) - SAUDITI, EMIRATINI E QATARIOTI SONO PRONTI A FAR FELICE L'AMERICA "MAGA". MA PER INCASSARE LA CUCCAGNA, TRUMP QUALCOSA DEVE CONCEDERE: I REGNI MUSULMANI ARABI PERDEREBBERO LA FACCIA SENZA OTTENERE IL RICONOSCIMENTO DI UNO STATO PALESTINESE - L'INCONTRO DEI MINISTRI DEGLI ESTERI SAUDITA E IRANIANO PER UNA PACE TRA SCIITI E SUNNITI - PRESO PER IL NASO DA PUTIN SULL’UCRAINA E COSTRETTO DA XI JINPING A RINCULARE SUI DAZI, IL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HA DISPERATAMENTE BISOGNO DI UN SUCCESSO INTERNAZIONALE, ANCHE A COSTO DI FAR INGOIARE IL ROSPONE PALESTINESE A NETANYAHU…

starmer - zelensky - macron - tusk - merz - a kiev giorgia meloni fico putin

DAGOREPORT – DOVEVA ESSERE UNA “PONTIERA”, GIORGIA MELONI ORMAI È UNA “PORTIERA”. NEL SENSO CHE APRE E CHIUDE IL PORTONE AGLI OSPITI IN ARRIVO A PALAZZO CHIGI: L’ULTIMO CHE SAREBBE DOVUTO ARRIVARE TRA FRIZZI E LAZZI È ROBERT FICO, IL PREMIER SLOVACCO UNICO LEADER EUROPEO PRESENTE ALLA PARATA MILITARE, A MOSCA, SCAMBIANDOSI SMANCERIE CON PUTIN - PER NON PERDERE LA FACCIA, LA DUCETTA HA DOVUTO RIMANDARE LA VISITA DI FICO A ROMA AL 3 GIUGNO - QUESTI SONO I FATTI: L’AUTOPROCLAMATASI “PONTIERA”, TOLTA LA PROPAGANDA RILANCIATA DAI TROMBETTIERI DI ''PA-FAZZO'' CHIGI, NON CONTA NIENTE SULLO SCENA INTERNAZIONALE (LA PROVA? IL VIAGGIO DI MACRON, MERZ, STARMER E TUSK A KIEV E IL LORO ACCORDO CON TRUMP) - RUMORS: IL TEDESCO MERZ PERPLESSO SUL VIAGGIO IN ITALIA DI LUGLIO. E MELONI PUNTA A INTORTARLO DOMENICA ALLA MESSA DI INIZIO PONTIFICATO DI LEONE XIV, IN PIAZZA SAN PIETRO...

orchesta la scala milano daniele gatti myung whun chung myung-whun ortombina fortunato

DAGOREPORT: CHE GUEVARA VIVE ALLA SCALA – ALLA FINE DEL 2026, SARÀ IL DIRETTORE D’ORCHESTRA COREANO MYUNG-WHUN CHUNG IL SUCCESSORE DI RICCARDO CHAILLY - IL CONIGLIO (CONIGLIO, NON CONSIGLIO) DI AMMINISTRAZIONE DELLA SCALA AVEVA SUGGERITO IL NOME DEL MILANESE DI FAMA MONDIALE DANIELE GATTI. MA LA CGIL DELL’ORCHESTRA, SOTTOTRACCIA, HA SUBITO FATTO CAPIRE CHE NON ERA DI SUO GRADIMENTO: A GATTI VENIVA “RIMPROVERATO” UN ATTEGGIAMENTO UN PO’ SEVERO VERSO GLI ORCHESTRALI (POCO INCLINI A NON FARE QUEL CHE VOGLIONO) – ORA I SINDACATI RECLAMANO L’AUMENTO DI PERSONALE (DEL RESTO, LA SCALA, HA SOLO MILLE DIPENDENTI!), AUMENTI RETRIBUTIVI, SCELTA DELL’UFFICIO STAMPA ALL’INTERNO DEL TEATRO, FINANCO LA RICHIESTA DI PARCHEGGIARE I MONOPATTINI NEL CORTILETTO INTERNO…

orcel giorgetti nagel castagna bpm unicredit

DAGOREPORT - RISIKO INDIGESTO: LA PROTERVIA DI GIORGETTI A DIFESA DI BPM DALLE GRINFIE DI UNICREDIT, INDISPETTISCE FORZA ITALIA E I FONDI CHE HANNO INVESTITO MILIARDI IN ITALIA - GLI SCAZZI SUL DECISIONISMO DI ORCEL NEL BOARD DI UNICREDIT: IL CDA PRENDE TEMPO SULL'OFFERTA DI SCAMBIO SU BPM, CHE LA LEGA CONSIDERA LA "SUA" BANCA - LA STILETTATA DI NAGEL A LOVAGLIO ("PER BUON GUSTO NON RIPERCORRO LA STORIA DEL MONTE DEI PASCHI") E L'INSOFFERENZA DI CALTAGIRONE PER IL CEO DI BPM, CASTAGNA...

keir starmer emmanuel macron e friedrich merz sul treno verso kiev giorgia meloni mario draghi olaf scholz ucraina donald trump

DAGOREPORT - IL SABATO BESTIALE DI GIORGIA MELONI: IL SUO VELLEITARISMO GEOPOLITICO CON LA GIORNATA DI IERI FINISCE NEL GIRONE DELL'IRRILEVANZA. LA PREMIER ITALIANA OGGI CONTA QUANTO IL DUE DI PICCHE. NIENTE! SUL TRENO DIRETTO IN UCRAINA PER INCONTRARE ZELENSKY CI SONO MACRON, STARMER, MERZ. AD ATTENDERLI, IL PRIMO MINISTRO POLACCO TUSK. NON C'È PIÙ, COME TRE ANNI FA, L’ITALIA DI MARIO DRAGHI. DOVE È FINITA L’AUTOCELEBRATOSI “PONTIERA” TRA USA E UE QUANDO, INSIEME CON ZELENSKY, I QUATTRO CABALLEROS HANNO CHIAMATO DIRETTAMENTE IL ‘’SUO CARO AMICO” TRUMP? E COME HA INCASSATO L’ENNESIMA GIRAVOLTA DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA CHE SI È DICHIARATO D’ACCORDO CON I VOLENTEROSI CHE DA LUNEDÌ DOVRÀ INIZIARE UNA TREGUA DI UN MESE, FUNZIONALE AD AVVIARE NEGOZIATI DI PACE DIRETTI TRA UCRAINA E RUSSIA? IN QUALE INFOSFERA SARANNO FINITI I SUOI OTOLITI QUANDO HA RICEVUTO LA NOTIZIA CHE TRUMP FA SCOPA NON PIÙ CON IL “FENOMENO” MELONI MA CON...

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…