UNA "GREXIT" CHE VALE 400 MILIARDI. O MOLTO DI PIÙ? - SE ATENE ESCE DALL'EURO E DICHIARA BANCAROTTA, NON SI PUÒ PREVEDERE COSA SUCCEDERÀ - GLI USA CREDEVANO DI AVER DIFESE, INVECE IL CRAC LEHMAN HA DISTRUTTO LE ECONOMIE GLOBALI

Federico Fubini per “la Repubblica

tsipras merkeltsipras merkel

 

La festa nazionale greca, il 28 ottobre, si chiama «giorno del no» in memoria del rifiuto opposto a Mussolini nel 1940. Certo l’area euro del 2015 non somiglia in niente all’Italia di 75 anni fa e la Troika non è un esercito fascista che preme ai confini. Ma se stasera al vertice di Bruxelles il premier Alexis Tsipras rispolverasse lo spirito di quei tempi, oltre a vellicare l’orgoglio nazionale otterrebbe un altro risultato: muovere un passo in più verso un’insolvenza che può portarlo ad abbandonare l’euro nel giro di pochi mesi.

 

L’uscita della Grecia dalla moneta unica non è mai stata lo scenario più probabile, forse non lo è neanche ora. Ma i rapporti fra Atene e i suoi creditori ormai hanno toccato a un punto così basso che ministri, commissari e bancheri europei ne parlano apertamente. Federico Ghizzoni sostiene che Eurolandia oggi ha istituzioni e economie così solide da poter resistere a un’uscita di Atene senza troppi traumi.

renzi tsipras rutte juncker all eurogrupporenzi tsipras rutte juncker all eurogruppo

 

L’amministratore delegato di Unicredit in questo concorda con Johan Van Overtveld, ministro delle Finanze olandese, che parla di «difese sufficienti». Pierre Moscovici, commissario Ue agli Affari monetari, la vede in modo opposto: «Sarebbe una catastrofe - ha detto più volte il francese - Se un Paese esce, metterebbe in pericolo la zona euro perché i mercati si chiederebbero subito chi è il prossimo».

 

Di certo la contabilità di una rottura sarebbe più complessa di quanto di solito si pensi. Quella che Tsipras chiama «austerità», vista dai creditori appare qualcosa di diverso: un flusso di finanziamenti a vario titolo da 400 miliardi di euro, in gran parte a carico e a rischio dei contribuenti del resto d’Europa. Fatte le proporzioni, è come se dal 2010 ad oggi l’Italia avesse ricevuto da Eurolandia 3.500 miliardi di euro.

EURO CRACEURO CRAC

 

Il primo programma per la Grecia valeva 80 miliardi, per un terzo dal Fondo monetario internazionale e per il resto dai governi europei. Il secondo ne vale 164 e gli esborsi per ora sono arrivati quota 153,8 miliardi (11,9 del Fmi, il resto del Fondo salvataggi europeo Efsf-Esm). Poi ci sono i vari canali della Bce, o meglio del sistema europeo delle banche centrali.

 

Lì a fine gennaio la posizione debitoria «ordinaria» dell’istituto centrale di Atene era di 75,9 miliardi. Vanno contati inoltre i circa 70 miliardi di euro dei prestiti di emergenza che la Bce sta fornendo in queste settimane e i 19,8 miliardi di titoli greci che rimangono sul bilancio dell’Eurotower dopo gli acquisti per il salvataggio del 2010-2011. In totale fanno appunto circa 400 miliardi di euro, due volte e mezzo il reddito nazionale greco.

LA TOMBA DELL EURO LA TOMBA DELL EURO

 

Se Atene facesse default e tornasse alla dracma, la perdita per i creditori non sarebbe su questa somma per intero. Parte dei prestiti recenti sono serviti a rimborsarne altri dei primi anni di crisi, dunque la perdita sarebbe un po’ superiore ai 300 miliardi: un volume di oltre metà del crac Lehman, concentrato su istituzioni pubbliche europee.

 

Già questo porrebbe problemi intrattabili. Le banche centrali nazionali, attraverso la Bce, dovrebbero cancellare dai bilanci fino a 166 miliardi di attivi. Risulterebbe così che i saldi debitori e creditori fra Banca d’Italia, Banque de France o Bundesbank all’interno dell’eurosistema non sono pure scritture contabili, ma posizioni di rischio reale.

draghi tsiprasdraghi tsipras

 

Qualcuno ricorderebbe che per esempio l’Italia a febbraio era in «rosso» di 164 miliardi nei saldi dell’Eurosistema e magari in Germania si pretenderebbe di non condividere più questi rischi. L’uscita della Grecia può far sembrare l’euro non più una moneta unica, ma un sistema revocabile di cambi fissi. Gli investitori chiederebbero tassi più alti per comprare il debito dei Paesi più fragili, temendo che possano tornare alle proprie monete deboli. «I mercati si porrebbero domande sull’Italia, la Spagna o il Portogallo», prevede il presidente dell’istituto tedesco Diw Marcel Fratzscher.

 

La Grecia se la passerebbe anche peggio: «Ci sarebbero fallimenti di banche e imprese - nota Fratzscher - e il Paese sarebbe tagliato fuori dai finanziamenti. La catastrofe umanitaria sarebbe molto più grave di oggi ». Possibile che Atene si rivolga a Mosca, per poi magari rendersi conto che la Russia è un protettore ingombrante ma incapace di sostenerla.

 

VAROUFAKIS MOSTRA IL DITO MEDIO ALLA GERMANIAVAROUFAKIS MOSTRA IL DITO MEDIO ALLA GERMANIA

Tutte prospettive che dovrebbero scoraggiare dalla rottura definitiva. Ma non sempre va così, ricorda Angel Ubide del Peterson Institute: «La Federal Reserve e il Tesoro Usa erano convinti di aver preparato difese adeguate, prima di lasciar fallire Lehman - dice -. Ma quando qualcosa di tanto enorme succede per la prima volta nella storia, nessuno può dire di conoscere tutte le conseguenze».

Ultimi Dagoreport

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni antonio tajani quirinale alfredo mantovano

DAGOREPORT - NON CI SARÀ ALCUNA ROTTURA TRA MARINA E PIER SILVIO: NONOSTANTE LA NETTA CONTRARIETÀ ALLA DISCESA IN POLITICA DEL FRATELLINO, SE DECIDESSE, UN GIORNO, DI PRENDERE LE REDINI DI FORZA ITALIA, LEI LO SOSTERRÀ. E L’INCONTRO CON LA CAVALIERA, SOLLECITATO DA UN ANTONIO TAJANI IN STATO DI CHOC PER LE LEGNATE RICEVUTE DA UN PIER SILVIO CARICATO A PALLETTONI, È SALTATO – LA MOLLA CHE FA VENIRE VOGLIA DI EMULARE LE GESTA DI PAPI E DI ‘’LICENZIARE’’ IL VERTICE DI FORZA ITALIA È SALTATA QUANDO IL PRINCIPE DEL BISCIONE HA SCOPERTO IL SEGRETO DI PULCINELLA: TAJANI SOGNA DI DIVENTARE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NEL 2029, INTORTATO DA GIORGIA MELONI CHE HA PROMESSO I VOTI DI FRATELLI D’ITALIA. UN SOGNO DESTINATO A SVANIRE QUANDO L’EX MONARCHICO SI RITROVERÀ COME CANDIDATO AL QUIRINALE UN ALTRO NOME CHE CIRCOLA NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, QUELLO DI ALFREDO MANTOVANO…

giorgia meloni alfredo mantovano francesco lollobrigida carlo nordio andrea giambruno

DAGOREPORT - NON SI PUO' DAVVERO MAI STARE TRANQUILLI: MANTOVANO, IL SAVONAROLA DI PALAZZO CHIGI – D'ACCORDO CON GIORGIA MELONI, PRESA LA BACCHETTA DEL FUSTIGATORE DI OGNI FONTE DI ''DISSOLUTEZZA'' E DI ''DEPRAVAZIONE'' SI È MESSO IN TESTA DI DETTARE L’ORTODOSSIA MORALE  NON SOLO NEL PARTITO E NEL GOVERNO, MA ANCHE SCONFINANDO NEL ''DEEP STATE''. E CHI SGARRA, FINISCE INCENERITO SUL "ROGO DELLE VANITÀ" - UN CODICE ETICO CHE NON POTEVA NON SCONTRARSI CON LA VIVACITÀ CAZZONA DI ALCUNI MELONIANI DI COMPLEMENTO: CI SAREBBE LO SGUARDO MORALIZZATORE DI MANTOVANO A FAR PRECIPITARE NEL CONO D’OMBRA PRIMA ANDREA GIAMBRUNO E POI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA – IL PIO SOTTOSEGRETARIO PERÒ NON DORME SONNI TRANQUILLI: A TURBARLI, IL CASO ALMASRI E IL TURBOLENTO RAPPORTO CON I MAGISTRATI, MARTELLATI A TUTTA CALLARA DA RIFORME E PROCURE ALLA FIAMMA...

pier silvio berlusconi silvia toffanin

L’IMPRESA PIÙ ARDUA DI PIER SILVIO BERLUSCONI: TRASFORMARE SILVIA TOFFANIN IN UNA STAR DA PRIMA SERATA - ARCHIVIATA LA FAVOLETTA DELLA COMPAGNA RESTIA ALLE GRANDI OCCASIONI, PIER DUDI HA AFFIDATO ALL'EX LETTERINA DELLE SUCCULENTI PRIME SERATE: OLTRE A “THIS IS ME”, CON FASCINO E MARIA DE FILIPPI A MUOVERE I FILI E SALVARE LA BARACCA, C'E' “VERISSIMO” CHE OCCUPERÀ TRE/QUATTRO PRIME SERATE NELLA PRIMAVERA 2026. IL PROGRAMMA SARÀ PRODOTTO DA RTI E VIDEONEWS CON L’OK DELLA FASCINO A USARE LO “STUDIO-SCATOLA" UTILIZZATA DA MAURIZIO COSTANZO NEL FORMAT “L’INTERVISTA” - COSA C'E' DIETRO ALLE MANOVRE DI PIER SILVIO: E' LA TOFFANIN A COLTIVARE L'AMBIZIONE DI DIVENTARE LA NUOVA DIVA DI CANALE 5 (CON I CONSIGLI DELLA REGINA DE FILIPPI) O È LA VOLONTÀ DEL COMPAGNO DI INCORONARLA A TUTTI I COSTI, COME UN MIX DI LILLI GRUBER E MARA VENIER? 

wang

DAGOREPORT - CICLONE WANG SUL FESTIVAL DI RAVELLO! - PERCHÉ NEGARLO? E' COME VEDERE GIORGIA MELONI COL FAZZOLETTO ROSSO AL COLLO E ISCRITTA ALL’ASSOCIAZIONE DEI PARTIGIANI - YUJA WANG, LA STELLA PIU' LUMINOSA DEL PIANISMO CLASSICO, ENTRA IN SCENA STRIZZATA IN UN VESTITINO DI PAILLETTES CHE SCOPRE LE COSCE FINO ALL'INGUINE, TACCHI “ASSASSINI” E LA SCHIENA NUDA FINO ALL’OSSO SACRO. MA NON STIAMO ASSISTENDO ALLE SCIOCCHEZZE DA DISCOTECA DI CERTE “ZOCCOLETTE” DEL POP IN PREDA A SFOGHI DI TETTE, SCARICHI DI SEDERONI, SCONCEZZE DA VESPASIANO; NO, SIAMO NEL MONDO AUSTERO E SEVERO DEI CONCERTI DI “CLASSICA”: RACHMANINOFF, PROKOFIEV, MOZART, CHOPIN, CAJKOVSKIJ. MA ALLA WANG BASTA UN MINUTO PER FAR “SUONARE” LE COSCE DESNUDE METTENDOLE AL SERVIZIO DELLE EMOZIONI E DELL’INTERPRETAZIONE MUSICALE, CONFERMANDO IN PIENO LE PAROLE DI LUDWIG VON BEETHOVEN: “LA MUSICA È LA MEDIATRICE TRA LA VITA SPIRITUALE E LA VITA SENSUALE” - VIDEO