NOMINE PUBBLICHE, GRANE DELLE SOCIETA' - CON L'ARRIVO DEL FERROVIERE MORETTI IN FINMECCANICA CHE NE SARA' DELLA VENDITA DEL SETTORE TRASPORTI? E CAIO COME RISOLVERA' IL NODO DELLA QUOTAZIONE DELLE POSTE?

1. MORETTI, IL «RISANATORE» FS ALLA PROVA DELL'AEROSPAZIALE
G.D. per ‘Il Sole 24 Ore'

L'arrivo del ferroviere Mauro Moretti alla guida di Finmeccanica avrà un impatto rilevante sulle strategie del gruppo aerospaziale e della difesa. Viene subito in mente che potrebbe essere sospesa, e probabilmente revocata, la decisione che l'a.d. uscente Alessandro Pansa, capoazienda da poco più di un anno, dal 13 febbraio 2013, ha coltivato come obiettivo prioritario: la dismissione del settore trasporti, la produzione di treni e metropolitane con AnsaldoBreda e di sistemi di segnalamento ferroviario con Ansaldo Sts, controllata al 40%, quotata in Borsa.

Una scelta, quella di Pansa, duramente contestata dai sindacati timorosi soprattutto per le conseguenze sulle fabbriche della Breda, che ha l'impianto principale a Pistoia, in Toscana, la Regione del premier Matteo Renzi. La Breda è sofferente e in profondo rosso, ma in tutti questi anni, anche prima che Pansa prendesse il timone, Finmeccanica non ha mai dato l'idea di interessarsi veramente del rilancio industriale della Breda, il cui fatturato è molto inferiore ai concorrenti. Breda e Ansaldo Sts sono fornitrici anche delle Ferrovie dello Stato, valgono circa il 10% dei ricavi del gruppo Finmeccanica, pari a 16 miliardi complessivi nel 2013.

Moretti più volte ha fatto dichiarazioni critiche su queste progettate dismissioni, adesso toccherà a lui dimostrare di poter almeno dare una prospettiva di rilancio ad AnsaldoBreda, con i suoi 2.300 dipendenti. Ansaldo Sts non ha problemi di conto economico, ma era stata inclusa nel pacchetto delle dismissioni per rendere più allettante la Breda, che da sola, con le centinaia di milioni che perde ogni anno, non trova pretendenti. Scelta considerata discutibile da diversi manager del gruppo Finmeccanica, perché Ansaldo Sts ha comunanze tecnologiche con il settore dell'elettronica della difesa che fa capo a Selex Es.

Bisogna farsi però anche un'altra domanda: cosa farà il ferroviere Moretti dell'altro 90% delle attività di Finmeccanica, cioè l'industria degli elicotteri, aeronautica, elettronica, lo spazio e i mezzi di difesa? Qui la risposta è per ora un'incognita. Si può constatare che con l'arrivo di Moretti il vertice di Finmeccanica continua ad essere privo di un manager che conosca a fondo l'industria dell'aerospazio.

Pansa aveva una specializzazione nel settore finanziario, il presidente Gianni De Gennaro è l'ex capo della polizia ed ex sottosegretario ai servizi segreti, le sue deleghe riguardano le relazioni internazionali e l'audit, ha rapporti soprattutto negli Stati Uniti, non si occupa della gestione industriale. Il terzo componente del vertice, Sergio De Luca, direttore generale operazioni, è stato fin da tutto il 2013 alla guida di Ansaldo Sts, settore contiguo alle ferrovie. È probabile che Moretti, dal temperamento diretto e dai modi sbrigativi, rivoluzionerà la struttura di Finmeccanica, anche con l'innesto di nuove figure.

Moretti ha superato all'ultima curva alcuni candidati interni alla carica di capaozienda, il più accreditato sembrava Giuseppe Giordo, a.d. di Alenia Aermacchi, classe 1965. L'altro era Antonio Perfetti, al vertice di Mbda, classe 1955. Pansa potrebbe andare alla guida di Fintecna, al posto di Massimo Varazzani, il cda è in scadenza. Nel cda di Finmeccanica il ministero dell'Economia ha candidato altri cinque consiglieri, Marta Dassù, Guido Alpa, Alessandro De Nicola, Marina Calderone, Fabrizio Landi. I fondi hanno confermato tra i quattro candidati Paolo Cantarella e Silvia Merlo.

2. PER CAIO MENO FINANZA, PIÙ RETI MA SUBITO C'È IL NODO QUOTAZIONE
L.Ser. per ‘Il Sole 24 Ore'

Francesco Caio arriva al vertice di Poste Italiane nel bel mezzo del processo di privatizzazione della società. Classe '57, Mr Agenda Digitale, ruolo in cui lo aveva voluto l'ex premier Enrico Letta chiamandolo dalla guida di Avio, è esperto di Tlc e di banda larga: la sua carriera era iniziata tra i telefonini e le prime licenze del Gsm alla guida di Omnitel, il primo concorrente di Telecom. Telefonia e high-tech costituiscono il perno della diversificazione delle Poste portata avanti dall'ad uscente, Massimo Sarmi, nei suoi quattro mandati.

Soprattutto l'informatizzazione è il cuore dell'integrazione di business diversi e complessi, come i servizi postali, i servizi finanziari e assicurati che la società vende, tutti assieme, nella sua capillare rete di sportelli. Se la scelta di Caio vorrà significare maggiore sviluppo ed efficientamento di reti e connessioni e meno finanza - che non è gradita alle banche per la concorrenza che le Poste da anni fanno agli istituti di credito - lo si vedrà presto. Il management uscente stava lavorando alla predisposizione del nuovo business plan in vista della quotazione, ipotizzata dal precedente governo dopo l'estate, e puntava a presentarlo a maggio. Caio si troverà su un percorso già segnato.

Il tempo a disposizione per rifare il piano è troppo poco. O prende per buono il lavoro del predecessore, incluso il bilancio che andrà all'approvazione dell'assemblea del 29-30 aprile, la stessa fissata per le nomine. Oppure si prende il tempo per dare corpo a una propria strategia e per far approvare un bilancio che porti la sua firma (magari decidendo quella pulizia dei conti che ogni nuovo arrivato in genere dispone) prima di lanciarsi verso la quotazione.

La privatizzazione sicuramente è un tema che Caio ha già affrontato e o dovrà affrontare presto con il suo azionista. Non è da escludere, a questo punto, che la quotazione della società dei recapiti possa slittare di almeno un anno. Sul tavolo il nuovo manager si troverà anche l'eredità della partecipazione presa da Poste in Alitalia.

Il rinnovo al vertice di Poste Italiane registra, come avvenuto anche in Eni ed Enel, l'arrivo di una figura femminile alla presidenza. Il suo nome era circolato nei giorni scorsi con insistenza: è Luisa Todini, oggi consigliere di amministrazione della Rai nominata in quota Lega-Pdl. «So solo che non c'è incompatibilità, ma l'opportunità verrà valutata in tempi rapidi - ha commentato la Todini alla domanda sulle eventuali dimissioni -. La mia esperienza mi ha insegnato che non si possono fare bene insieme troppe cose».
Il nuovo presidente di Poste ha alle spalle una militanza politica in prima linea, con l'elezione a eurodeputata per Forza Italia nel '99.

Ma l'imprenditrice e presidente del gruppo Todini (confluito in Salini-Impregilo) non è l'unica figura proposta per il cda di Poste ad avere una connotazione politica. Tra i candidati per il cda c'è Roberto Rao, 46 anni, oggi consigliere del ministro per la giustizia per le politiche sociali, ma deputato dell'Udc nella precedente legislatura nonchè portavoce di Pierferdinando Casini.

In lista come consigliere anche Antonio Campo dall'Orto, classe '64, considerato uno dei maggiori esperti di tv, fondatore e responsabile del successo di Mtv, il cui nome era circolato nei giorni scorsi per il ruolo di dg della Rai se Luigi Gubitosi avesse lasciato per assumere un nuovo incarico. In quota rosa tra i consiglieri il nome di Elisabetta Fabbri. Potrebbe trattarsi dell'ex commissario per gli Uffizi di Firenze, nominata dall'ex ministro Sandro Bondi e poi dimessasi su sua richiesta dopo le inchieste sui grandi appalti.

 

 

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