INGHIPPI E INGHILTERRA - PER RICOSTRUIRE L’IMPRESSIONANTE GIRO DI DENARO CHE COINVOLGEVA I VERTICI DI MPS, LA FINANZA VOLA A LONDRA - LE OPERAZIONI SOSPETTE VANNO OLTRE GLI SPICCIOLI DELLA BANDA DEL 5% - AL CENTRO DI TUTTO CI SAREBBE LA FAMOSA (E FUMOSA) ACQUISIZIONE DELL’ANTONVENETA, E LA CONSEGUENTE PERDITA DI 730 MLN € SPALMATA A LONDRA IN OPERAZIONI SUI DERIVATI...

Claudio Antonelli per "Libero"

A Siena i magistrati aprono una nuova inchiesta dopo aver ordinato l'autopsia sul corpo di Davide Rossi, cercando di fare chiarezza sul gesto suicida. Nel frattempo l'attività investigativa, mai interrotta, prosegue a tappe forzate con l'obiettivo di dare nuovi risultati concreti. Probabilmente appena dopo il 20 marzo. A fare il super lavoro è stato chiamato personale iper-specializzato della guardia di finanza impegnato a Londra.

Qui si setacciano i movimenti e le tracce lasciate dagli uomini che operavano per l'ufficio di Gianluca Baldassarri, capo area finanza della banca senese. Tracce verso la City. E da Londra verso società di schermo. Ma non solo. L'occhio è puntato all'estero perché potrebbero esserci altri bonifici sospetti da banche controllate da Mps diretti a istituti bancari con sede in paradisi fiscali o ex tax heaven. Compreso uno molto vicino all'Italia. Trovarne il bandolo e la motivazione consentirebbe agli inquirenti di fare un salto in avanti nel quadro accusatorio.

Ovvero, le pratiche border line o illecite uscirebbero dal guscio della cosiddetta «banda del 5%» per toccare ulteriormente gli ex vertici di Mps. Almeno per uno dei filoni di inchiesta che sta smontando pezzo per pezzo non solo il più antico istituto al mondo ma anche una intera provincia. Indagine complicatissima che infatti si muove su tre binari principali. Quello sull'acquisizione di Banca Antonveneta, acquistata dal Banco Santander per 6,6 miliardi e poi da Banca Mps, tre mesi dopo, per oltre 9,3 miliardi.

Sul binario dei derivati, in particolare l'operazione Alexandria, sottoscritta dall'ex numero uno Giuseppe Mussari con la banca giapponese Nomura, il cui contratto è stato trovato in una cassaforte della banca senese. Infine quello, al momento più attivo all'estero, che scruta le pratiche di alcuni dirigenti del gruppo senese dell'area finanza, la cosiddetta «banda del 5%», accusata di aver fatto la cresta sui dossier e aver successivamente scudato circa 40 milioni di euro.

A riunire il tutto in una sola inchiesta, partita nel maggio del 2012, ovviamente è l'operazione Antonveneta. In particolare, gli accertamenti su alcune operazioni condotte dalla banca nel periodo di presidenza di Mussari e indagato insieme, tra gli altri, all'ex direttore generale Antonio Vigni e a Baldassarri, finito in carcere meno di un mese fa per aver cercato di movimentare un milione dei 40 posti sotto sequestro dagli inquirenti. Lasciando intendere, a detta dell'accusa, di voler riparare fuori dal Paese.

Al momento le perdite accertate sono state stimate in 730 milioni per i soli derivati che la nuova gestione di Banca Mps guidata da Alessandro Profumo e dall'ad Fabrizio Viola intendono riportare a casa. Rivalendosi grazie alle ipotesi di reato: truffa, turbativa, ostacolo agli organi di vigilanza, false comunicazioni e aggiotaggio. Reati «necessari» per tenere in piedi il meccanismo di un prestito Fresh concesso da parte di JpMorgan a Mps poco prima dell'operazione di acquisto di Antonveneta.

Qui la parte tecnicamente più difficile da districare, perché prende in esame almeno due operazioni su prodotti derivati, denominate Santorini e Alexandria, con le quali Mps provò a spalmare le perdite di precedenti operazioni (Alexandria) o su partecipazioni (Santorini) in modo da non compromettere i bilanci. È su questo specifico fronte che l'ipotesi investigativa ipotizza il falso in bilancio e l'ostacolo alla vigilanza, soprattutto per quanto riguarda il Fresh, la cui ricaduta sul patrimonio della banca senese all'epoca guidata dal direttore generale Antonio Vigni non sarebbe stata debitamente segnalata alle autorità.

Anche per questo motivo erano stati accesi fari su condotte «presso terzi non indagati», come si dice in gergo. Con questa formula, erano stati perquisiti gli uffici del Comune e della Provincia di Siena e l'ufficio di David Rossi, ritenuto da sempre vicino a Mussari, pochi giorni prima che si lasciasse cadere nel vuoto dal suo ufficio di Rocca Salimbeni.

 

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