1. TELECOM-MEDIA ALLA MATRICIANA. ITALIANITÀ, INTERESSI DEL MERCATO, INVESTIMENTI SULLA RETE, TUTELA DEI CONSUMATORI E DEI PICCOLI AZIONISTI. SONO TUTTE STRONZATE 2. NELLA PENOSA PARABOLA DI TELECOM FU ITALIA, CHE OGGI SCATENA LA CONSUETA ONDATA DI IPOCRISIA E DI AUTOCOMMISERAZIONE, EMERGONO TRE ELEMENTI SU TUTTI: LA POCHEZZA DI UN CIRCOLETTO INDUSTRIALE E FINANZIARIO CHE NON CI METTE MAI I SOLDI 3. LA MIOPIA DI UN SISTEMA CREDITIZIO CHE PRIMA DROGA (BANKITALIA DORME) I NOSTRI CAPITALISTI SENZA CAPITALI E POI PENSA SOLO A COME NON RESTARE CON IL CERINO IN MANO 4. L’ASSOLUTA POCHEZZA E LA TOTALE SUBALTERNITÀ ALLE BANCHE DI UNA CLASSE POLITICA INADEGUATA O CORROTTA (SPESSO ENTRAMBE) CHE SI “DIMENTICA” PERFINO DI EMANARE IL REGOLAMENTO SULLA GOLDEN SHARE PUR DI NON DISTURBARE LO SMALTIMENTO ANNUNCIATO DELLA TELECOM DA PARTE DI MEDIOBANCA, INTESA E GENERALI

a cura di Colin Ward (Special Guest: Pippo il Patriota)

1. SIAMO SOLO SU GOOGLE MAPS
Italianità, interessi del mercato, investimenti sulla rete, tutela dei consumatori e dei piccoli azionisti. Tutte stronzate. Nella penosa parabola della Telecom, che oggi scatena la consueta ondata di ipocrisia e di autocommiserazione, emergono tre elementi su tutti: la pochezza di un circoletto industriale e finanziario che non ci mette mai i soldi; la miopia di un sistema creditizio che prima droga i nostri capitalisti senza capitali e poi pensa solo a come non restare con il cerino in mano; l'assoluta pochezza e la totale subalternità alle banche di una classe politica che si "dimentica" perfino di emanare il regolamento sulla golden share pur di non disturbare lo smaltimento annunciato della Telecom da parte di Mediobanca, Intesa e Generali.

Lor signori hanno voluto il sedicente mercato, ma poi alla fine il mercato vero non gli piace. Hanno voluto le aziende di Stato "per gestirle meglio", ma poi alla fine le hanno solo spolpate e indebitate. Hanno smantellato l'Iri per entrare nell'euro, ma ora trafficano con la Cdp. E adesso che con la moneta unica abbiamo lo strangolamento della finanza pubblica e il tracollo della bilancia commerciale, l'intero Paese, in Borsa, è a prezzi di saldo. Va bene tutto, anche la ripresa dell'emigrazione, ma per piacere non gli allarmi sull'Italia-che-perde-i-pezzi-nei-settori-strategici.

2. TELECOM-MEDIA
Il Corriere delle banche in festa si premura di intontire i suoi lettori con le rassicurazioni più risibili. Titoli in sequenza per farvi cogliere tutto l'impegno del giornale diretto da Don Flebuccio de Bortoli. "Telefonica: Telecom sarà indipendente". Il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi: "Gli stranieri non ci fanno paura. La rete? Sarà pubblica e italiana" (p. 2).

"Il sì di Letta: siamo in Europa ma vigileremo sull'occupazione" (p. 3). Per Aspenio Letta, bisogna lasciar fare perché "il gruppo è privato". In effetti l'hanno privato di tutto. E stiamo diventando un paese di vigili. Tutti che vigilano e nessuno che agisce. Unica voce critica sul giornale di Intesa e Mediobanca, quella del vecchio marpione Guido Roberto Vitale ("Da Telecom ad Ansaldo, un errore vendere le tecnologie", p. 5).

Si mette prontamente in riga anche la Stampa di Mariopio Calabresi: "Telecom spagnola. Via libera di Letta: ‘Può migliorare'" (p. 1). "Dalla Gran Bretagna alla Cina le grandi scalate di Alierta" (p.2). "Diplomazie al lavoro e Letta dà il via libera. ‘I capitali aiuteranno'. Galateri ‘ambasciatore' di Madrid. L'ipotesi golden share" (p. 3).

Mentre il Messaggero si conferma totalmente romano centrico: "Catricalà: ‘Impensabile non scorporare la rete. Chiederemo garanzie su investimenti e occupazione. Nessun aut aut ma collaborare è interesse di tutti" (p. 2). Si ride anche con Vago Vegas, già eroico tutore dell'ordine borsistico: "La Consob ha acceso un faro: il tema dell'opa non è caduto. Il potere di veto sulle delibere Telecom rimette in gioco la questione del controllo. Anche il premio offerto dagli spagnoli nel mirino delle valutazioni degli ispettori" (p. 3)

Posseduta da Mister "Se-non-ci-sono-riuscito-io-non-ci-riesce-nessuno", la Repubblica degli Illuminati lancia invece il grande allarme nazionalista. "Telecom, l'Italia svende" è il titolone a tutta prima. Affiancato dall'impietosa sintesi di Alessandro Penati, che al Corriere certe cosacce su Lor Signori non poteva certo scriverle: "Tutti colpevoli: industriali, banchieri, politici e sindacati. Dietro l'interesse nazionale c'è la difesa dei posti di lavoro, dei fornitori, ma anche delle inefficienze e dell'influenza dei partiti" ("La Norimberga del capitalismo" p. 1-10).

Finisci di leggere Penati ed ecco che la pubblicità di pagina 18 ti conferma che il prof ha proprio ragione: "Costruire città per costruire il futuro. Le risposte Siemens aiutano le città ad essere più sostenibili, vivibili e competitive".

Il giornale della Confindustria denuncia "il risveglio tardivo della politica" (Guido Gentili, p. 1) e assicura: "Governo pronto a difendere la rete". Sempre sul Sole, la strategia difensiva di Franchino il trentino: "Bernabè in trincea studia le contromosse nella partita delle tlc. Nessun impatto positivo su Telecom, quello che serve è una ricapitalizzazione". Mentre Telefonica viene descritta come "un colosso con tanto debito (e tanta cassa)" (p. 4).

Gioca in difesa di Bernabè anche il Cetriolo Quotidiano: "Hanno spolpato il Paese. Svenduta anche Telecom. Intesa, Mediobanca e Generali cedono a Telefonica Espana il controllo del gruppo italiano. Per risolvere i loro problemi di bilancio sacrificano il futuro di un'azienda decisiva per il Paese. Un sistema industriale che continua a perdere i pezzi nel silenzio della politica" (p. 1).

3. GLI SCHERZETTI DI AIRONE PASSERA
La serranda sulla stagione delle "banche di sistema" cala ignominiosamente anche per Ali-taglia. Repubblica: "Alitalia a un passo dalla svendita. Flop del piano Berlusconi-Passera costato 6 miliardi agli italiani. I francesi potrebbero pagare soltanto 150 milioni. Cassa integrazione per 8 mila addetti e 3 miliardi di debiti scaricati sui conti dello Stato" (p. 9). Giri due pagine ed ecco una folto di Passera che s'inchina per stringere la mano del Banana che vale da sola mille editoriali (p. 11).

Ma è sul Corriere che arriva l'imprevista mazzata a Passerone, voglioso di tornare al comando di Intesa. Ed è un vero avvertimento in stile Salotti marci: "Air France: ‘Alitalia alla portata'. Ma sul debito incognita Air One. Un'esposizione di oltre 600 milioni per gli aerei registrati in Irlanda". Nel pezzo si racconta che i francesi sono furiosi per il trattamento di riguardo riservato da Alitalia alla famiglia Toto, che come tutti sanno è l'ex datore di lavoro della seconda moglie di Airone Passera (p. 30).

4. NON FA SOSTA LA SUPPOSTA
La Repubblica dei renziani dà un altro dispiacere al governino di Lettanipote scoprendo la prossima truffa verbale: "La mossa del governo sull'Imu a dicembre potrebbe tornare ma sarà mascherata da ‘service tax'. Il Tesoro a caccia di tre miliardi, più della seconda rata dell'imposta" (p. 2). "E al Quirinale adesso scatta l'allarme. A rischio la tenuta sulla finanziaria. Consultazioni di Napolitano con Alfano ed Epifani. Il Pdl minaccia la crisi" (p. 3).

Scoop confermato anche dal Giornale: "Governo commissariato. Napolitano prepara la stangata. Su tasse e manovra finanziaria il Colle detta le sue condizioni a Epifani e ad Alfano". Poi, comunque, tutti i salmi finiscono in gloria: "Ma i pm se ne fregano dei tagli: 220 milioni per spiarci al telefono" (p. 1).

5. AGENZIA MASTIKAZZI
"Il premier parla con Obama e fissa la road map per il summit. E anche le first ladies Michelle e Gianna fanno conoscenza" (Stampa, p. 6)

6. NANO DECADENCE
Mentre Re Giorgio incontra segretari di partito e ministri per allungare la vita al governino di Lettanipote (Corriere, p. 9), il Cainano tiene tutti sulla corda con i suoi continui cambi di strategia. Il Corriere racconta che "Si riapre la diplomazia tra Colle e Arcore. Il Cavaliere non intende far cadere l'esecutivo ma va all'attacco dei Democratici. Berlusconi resiste all'idea della grazia considerata come un atto di sottomissione" (p. 9). "Berlusconi vede gli avvocati e rinvia l'offensiva in tv. Annullata la presenza a "Porta a porta", sabato il lancio di Forza Italia" (p. 11).

7. LAVITOLA IN DIRETTA
Intanto riprende la grandinata giudiziaria sul Poverello di Hardcore. "De Gregorio, La Finanza alla Farnesina", racconta il Corriere (p. 13). "Pressioni sulla diplomazia cinese. ‘Stop alla rogatoria di Hong Kong'. De Gregorio: l'ex premier chiese aiuto all'ambasciatore. "Venni avvicinato dal console di Hong Kong che m'informò della rogatoria. Berlusconi dopo aver appreso la notizia con irritazione, avviso Ghedini, e mi chiese: ‘Cosa si può fare?'.

Silvio incontrò quindi l'ambasciatore cinese a Palazzo Grazioli per bloccare la richiesta dei magistrati" (Repubblica, p. 13). A Roma, invece, "Il Cavaliere sentito dai pm. ‘Mai fatto promesse a Lavitola'. L'estorsione all'ex premier. ‘Non garantii alcun posto nei Cda di Eni, Rai e Finmeccanica" (Stampa, p. 11). Infatti, lì ci metteva solo gente di altissimo profilo.

8. I DEGNI EREDI DI MANGANO "L'EROE"
Retata di presunti mafiosi a Milano e il Cetriolo Quotidiano non può fallire il colpo: "Cinzia Mangano, figlia dell'eroe, dentro per mafia. Assieme al marito e ad altre sei persone è accusata di gestire gli interessi di Cosa Nostra con impresa e politica a Milano. Per gli inquirenti l'erede dello stalliere di Arcore è ai vertici. Intercettata dice: ‘Noi non abbiamo bisogno di presentazioni" (p. 6). In effetti no. Vi hanno già sufficientemente presentato Dell'Utri e Berlusconi.

La parola "Berlusconi" sparisce però dalla titolazione del Corriere: "Estorsioni e amicizie politiche. Il sistema dei Mangano. La figlia e il genero dello stalliere arrestati a Milano. La Dda: ‘Impiegavano clandestini trattati come bestie. Soldi ai latitanti" (p. 22).

9. LINGOTTI IN FUGA
Il campione di poker del Cantone di Zugg, Sergio Marpionne, gioca l'ultima mano contro i sindacati Usa: "Chrysler a rischio senza la fusione con Fiat'. Marchionne costretto a portare in Borsa l'azienda Usa: la quotazione è un pericolo. Ecco il prospetto per lo sbarco a Wall Street imposto dal socio di minoranza Veba" (Repubblica, p. 24).

10. VIA SOLFERINO O VIA SCOTT JOVANE?
Quei ragazzacci dei giornalisti del Corriere si divertono a sputtanare con i lettori le misere manovre immobiliari del loro ad Scott Jovane e anche oggi si prendono sette colonne per avanzare "proposte" (p. 23). Anziché vendere in fretta e furia la sede a quei cattivoni speculatori yankee del fondo Blackstone, dice la redazione, si potrebbe cartolarizzare l'immobile, oppure coinvolgere gli enti previdenziali di categoria, o creare la solita fondazione "culturale" per preservare eccetera eccetera. I creditori bancari, uniti agli azionisti bancari, assistono increduli e imbarazzati all'ennesimo fallimento del loro ennesimo manager.

colinward@autistici.org

 

 

BERNABE cb a b f ee ktYD U WRB x LaStampa ASSEMBLEA GENERALI DI BANCA DITALIA FRANCO BERNABE FOTO LA PRESSE logo mediobanca LA SEDE DI MEDIOBANCA logo intesa san paoloGeneraliFERRUCCIO DE BORTOLI INGE FELTRINELLI FRANCESCO MICHELI INAUGURAZIONE MITO ALLA SCALA FOTO FRANCO CORTELLINO Alessandra Necci e Antonio Catricala Passera e Moglie cnfndstr09 carlo totoNAPOLITANO - ERNESTO LUPO - ALFANOGuglielmo Epifani BERLUSCONI CON DUDU' - FOTO DI CARLO TARALLO PER DAGOSPIABerlusconi DellUtri Mangano DellUtri e Berlusconi Vittorio Mangano in tribunale nel 2000 Ferruccio de Bortoli Paolo Mieli Scott Jovane e Laura Donnini, amministratore delegato di RCS Libri.

Ultimi Dagoreport

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?

matteo piantedosi khalifa haftar giovanni caravelli

FOLLOW THE MONEY! - DIETRO AL RESPINGIMENTO DI PIANTEDOSI IN LIBIA, PROBABILMENTE, CI SAREBBE IL VIL DENARO! SADDAM HAFTAR, FIGLIO DEL GENERALISSIMO KHALIFA E GOVERNANTE DI FATTO DELLA CIRENAICA, AVREBBE CHIESTO ALL'ITALIA UN SOSTEGNO ECONOMICO PER "GESTIRE" I MIGRANTI (TENERLI IN GABBIA SENZA FARLI PARTIRE), COME QUELLO CHE ROMA CONCEDE AL GOVERNO DI TRIPOLI - L'AISE DI CARAVELLI, CHE HA OTTIMI RAPPORTI CON HAFTAR JR, TANTO DA AVERLO PORTATO IN ITALIA PER UN TOUR DEI MINISTERI (UN MESE FA HA INCONTRATO PIANTEDOSI, CROSETTO E TAJANI), HA CONTATTATO GLI 007 DI GRECIA E MALTA, PER CHIEDERE DI CONDIVIDERE L'ESBORSO. QUELLI HANNO RISPOSTO "NO, GRAZIE" - E COSÌ, È PARTITA LA "RITORSIONE" DEGLI HAFTAR, CHE HANNO ORGANIZZATO LA TRAPPOLA PER LA DELEGAZIONE EUROPEA (COMPOSTA OLTRE A PIANTEDOSI DAI MINISTRI DI GRECIA E MALTA)