apple pacman

LA GUERRA DELLO STREAMING - APPLE PRESA DI MIRA DALL’ANTITRUST EUROPEA: E' ACCUSATA DI  AUMENTARE I PREZZI DELLE ISCRIZIONI ALLE APPLICAZIONI DI STREAMING MUSICALE PRESENTI SULL’APPLE STORE CHE FANNO CONCORRENZA A ‘’APPLE MUSIC’’, DISTORCENDO IL MERCATO IN SUO FAVORE – LA RISPOSTA DEL GRUPPO DI CUPERTINO: ‘’TUTTI VOGLIONO I VANTAGGI DELL'APP STORE, MA SENZA PAGARE NULLA’’

Ilaria Ravarino per "il Messaggero"

daniel ek spotify 2

 

«Oggi è un grande giorno». Non ha usato giri di parole lo svedese Daniel Ek, il miliardario 38enne fondatore di Spotify, nel commentare le contestazioni inviate dalla Commissione Europea alla rivale Apple, finita dalla scorsa estate nel mirino dell' Antitrust.

 

Il problema alla base della contesa - che vede Apple schierata non solo contro Spotify, ma anche contro Deezer e SoundCloud, i principali servizi di streaming musicale - è la presunta «distorsione» della concorrenza operata dal colosso di Cupertino, che abuserebbe, secondo il reclamo avanzato dallo stesso Ek, della sua posizione dominante sul mercato.

 

SERVIZI STREAMING MUSICALI

Il problema principale è uno e risponde al nome di Apple Music, il servizio di streaming musicale fornito agli utenti Apple (un miliardo attivi nel mondo, secondo quanto dichiarato a gennaio dal ceo, Tim Cook) al momento dell' acquisto di un iPhone o un iPad.

 

Un' applicazione nativa - affiancata nelle prossime settimane, secondo voci insistenti, dalla nuova Apple Music HiFi (un servizio di riproduzione musicale ad alta qualità) - che parte in vantaggio sulla concorrenza, costretta da Apple a passare attraverso il balzello dell' App Store: una tassa del 30% sugli abbonamenti sottoscritti via store (ridotta al 15% dal secondo anno in poi) che Apple carica sugli sviluppatori e che a loro volta gli sviluppatori scaricano sugli utenti, aumentando i prezzi delle iscrizioni.

 

Una royalty cui scampare è praticamente impossibile, visto che l'unica piattaforma con cui gli utenti della mela possono effettuare i loro acquisti, inclusi gli abbonamenti ai servizi musicali, è proprio l' App Store.

 

LE COMMISSIONI

 

APPLE STORE

Grazie a questo sistema, Apple diventerebbe così l' intermediario per tutte le transazioni, supervisionando anche il processo di fatturazione oltre alle comunicazioni dei concorrenti. «Apple priva gli utenti di scelte più economiche - ha scritto sui social la vice presidente e commissaria europea alla concorrenza, Margrethe Vestager - e viola le norme UE sulla concorrenza».

 

Addebitando ai rivali commissioni elevate su ogni transazione nell' App Store, e vietando loro di informare i propri clienti di opzioni di abbonamento alternative (la privacy, per Apple, è il bene più prezioso), Cupertino creerebbe un «ecosistema chiuso» di cui possiede il totale controllo. Detto in una parola, un vero e proprio monopolio, costruito facendo leva sulla diffusione di massa dei propri dispositivi.

APP STORE DI APPLE

 

Ma la reazione di Apple non si è fatta attendere: «Tutti vogliono i vantaggi dell'App Store, ma senza pagare nulla» è stata la secca risposta di Cupertino, per cui il giudizio della Commissione esprimerebbe «l' opposto» della concorrenza leale. La posizione di Apple, che ha 12 settimane per rispondere alle obiezioni, rovescia completamente le carte in tavolo: se l' App Store è a disposizione di tutti, perché nessuno vuole pagarlo? «Se Spotify è leader - è stato il pungente commento - anche noi abbiamo contribuito al suo successo. Spotify non paga ad Apple nessuna commissione su oltre il 99% dei suoi abbonati.

 

Paga solo una commissione del 15% sugli abbonati rimanenti, acquisiti tramite l'App Store». Come dire: una goccia nel mare, ma una goccia che qualcuno deve pagare.

 

Dario Franceschini

IL DECRETO

 

Ma la guerra, seminata dall' ingresso delle piattaforme streaming nel mondo dell' intrattenimento, si combatte anche su fronti diversi da quello musicale.

 

Nell' arena del cinema per esempio, dove a scendere in trincea contro le grandi compagnie tech sono le sale cinematografiche, oggetto del cosiddetto decreto finestre firmato sabato dal ministro Dario Franceschini, che reintroduce, per i film che ricevono contributi dallo Stato, l' obbligo di uscire in sala per almeno 30 giorni prima di approdare su piattaforma. Una mossa che arriva dopo il malumore suscitato dalla scelta del produttore Aurelio De Laurentiis di mandare in sala a fine aprile solo per tre giorni la commedia di Carlo Verdone Si vive una volta sola, prima di dirottarla su Amazon Prime.

 

verdone si vive una volta sola

«Inaccettabile» secondo gli esercenti: «Il provvedimento dimentica che in sala nei prossimi mesi sono pianificati solo film stranieri», ha detto il presidente di Anec, Mario Lorini, «mentre i titoli nazionali si concentrano in pochi mesi l' anno». Temporaneamente sospeso durante il lockdown, l' obbligo del passaggio in sala vorrebbe «sostenere le sale cinematografiche e riequilibrare le regole - ha detto Franceschini - in una fase di ripartenza delle attività».

 

Ma a cambiare, dall' inizio della pandemia a oggi, più che le regole del gioco sono stati giocatori al tavolo: Netflix, Amazon, Disney e la stessa Apple, determinati a prosperare in un mercato sempre più a misura digitale.

Ultimi Dagoreport

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…