L’ETICA BAZOLI-GITTI-ZALESKY E LA COTICA GIULIA LIGRESTI - UN'EPICA STORIA DI CAPITALISMO ALL’ITALIANA, CIOE’ SENZA CAPITALI, E DI UNA ‘’FONDAZIONE’’ DI PARAGURI

Nicola Porro per Il Giornale

Vi raccontiamo in questa zuppa estiva la storiaccia dei sepolcri imbiancati, o meglio sbiancati, del capitalismo italiano. Mentre tutti celebrano, il Financial Times buon ultimo, la cosiddetta fine dei salotti buoni della finanza milanese, grazie al cielo è all'opera, dalle parti di Brescia, una nobile Fondazione Etica. La generosa istituzione, fondata nel 2008, si propone di promuovere «nuove idee, ma anche nuove persone».

Tra poco, abbiate pazienza, capirete per quale dannato colpo di sole, c'è venuta voglia di parlarne oggi. Dovete sapere che l'etica congrega è guidata e fondata dal professor, avvocato e ora onorevole Gregorio Gitti. Professionista di chiarissima fama, che ha avuto la sfortuna mediatica di sposarsi con la figlia di Giovanni Bazoli, numero uno storico di banca Intesa.

Nel manipolo di aristocratici fondatori della Fondazione c'è anche il finanziere franco-polacco Romain Zaleski. Arriviamo così al punto, cari commensali. Ognuno è libero di creare il club che vuole. Ci mancherebbe altro. E invitare a fondarlo chi più lo aggrada. E financo titolare la propria organizzazione con l'altisonante titolo di Etica. Ma un minimo di senso del ridicolo non guasterebbe anche ai Verdurin bresciani.

Proprio in queste ore Zalesky e i suoi uomini sono alle prese con un dilemma poco etico che si trascina da un lustro. Il finanziere negli anni ottenne da Intesa (guidata da Bazoli) e da una nutrita pattuglia di banche la bellezza di 7 miliardi di euro in prestiti. Con i quali, essenzialmente, comprava e vendeva importanti pacchetti azionari in Borsa.

Proprio nell'anno di costituzione della Fondazione, con la crisi finanziaria in pieno corso, il nostro Zalesky si è trovato, come si dice in Borsa, decisamente lungo. Aveva debiti per 7 miliardi e azioni che valevano molto di meno. A peggiorare la situazione era la circostanza di detenere titoli proprio delle banche che gli avevano fatto prestiti: in primis banca Intesa di cui aveva poco meno del 6 per cento.

Dopo cinque anni e dopo un accordo con le banche che gli hanno consentito di congelare la sua posizione (un imprenditore normale sarebbe saltato) si trova con 2,3 miliardi di debiti e 1 miliardo in partecipazioni azionarie. Insomma con un buco di 1,3 miliardi, oltre alle perdite che le banche hanno già incamerato. Oggi, una delle banche coinvolte, Unicredit si è scocciata. E in buona sostanza ha detto al finanziere, che ancora controlla il suo portafoglio, di finirla: ripaga quello che riesci a ripagare.

Ricapitoliamo. Zalesky giocava in Borsa con i soldi delle banche. Quando c'è stata la crisi è stato pizzicato con il cerino in mano. Le banche lo hanno tenuto in salamoia fino ad oggi. Ora vogliono farlo fallire. Fate voi, cari commensali, le considerazioni sui criteri con cui Intesa e soci hanno prestato i loro quattrini.

Ragionate voi sulla prova logica (come direbbe un magistrato) di essere finanziato (in primis Intesa) da una banca i cui titoli sono stati poi acquistati in Borsa. Riflettete sul fatto che Zaleski è anche azionista di peso di quella piccola ma potente finanziaria bresciana (Mittel) che è azionista di Intesa e del Corriere della Sera e di cui è dominus proprio Giovanni Bazoli, presidente di Intesa e uomo forte della Rizzoli. Insomma fate quello che si sono dimenticati di fare tutti: ragionate. Un salotto influente in Italia ancora funziona e si accomoda dalle parti di Brescia.

Con un piccolo dettaglio. E qui arriviamo al dunque. Come gli è venuto in mente a questi signori di farsi una fondazione ispirata ai principi etici? Nel loro sito si legge: «Quella di cui parliamo è l'etica come comportamento collettivo, come norma comune per la convivenza all'interno di una comunità di persone, sia essa Azienda, Partito, Banca o Stato». Va bene tutto. Ma prenderci per i fondelli è un po' troppo.

Ps: Non si riesce a capire la logica per la quale Giulia Ligresti, nonostante il parere favorevole della Procura, la sua collaborazione con i pm, e il suo stato di salute sia ancora in carcerazione preventiva. A ciò si aggiunga la disponibilità a patteggiare e dunque a beccarsi una condanna che non prevederà il carcere. Giusto per l'aritmetica e senza alcuna implicazione giudiziaria: il falso in bilancio di cui è accusata è dieci volte inferiore alle perdite che le banche subiranno a causa del buco di Zalesky.

 

Zaleski BazoliBazoli Zaleski GREGORIO GITTI GENERO DI BAZOLI Giulia Paolo Jonella e Salvatore LigrestiGERONIMO LA RUSSA CON GIULIA LIGRESTI GIULIA LIGRESTI E MARITO

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?

matteo piantedosi khalifa haftar giovanni caravelli

FOLLOW THE MONEY! - DIETRO AL RESPINGIMENTO DI PIANTEDOSI IN LIBIA, PROBABILMENTE, CI SAREBBE IL VIL DENARO! SADDAM HAFTAR, FIGLIO DEL GENERALISSIMO KHALIFA E GOVERNANTE DI FATTO DELLA CIRENAICA, AVREBBE CHIESTO ALL'ITALIA UN SOSTEGNO ECONOMICO PER "GESTIRE" I MIGRANTI (TENERLI IN GABBIA SENZA FARLI PARTIRE), COME QUELLO CHE ROMA CONCEDE AL GOVERNO DI TRIPOLI - L'AISE DI CARAVELLI, CHE HA OTTIMI RAPPORTI CON HAFTAR JR, TANTO DA AVERLO PORTATO IN ITALIA PER UN TOUR DEI MINISTERI (UN MESE FA HA INCONTRATO PIANTEDOSI, CROSETTO E TAJANI), HA CONTATTATO GLI 007 DI GRECIA E MALTA, PER CHIEDERE DI CONDIVIDERE L'ESBORSO. QUELLI HANNO RISPOSTO "NO, GRAZIE" - E COSÌ, È PARTITA LA "RITORSIONE" DEGLI HAFTAR, CHE HANNO ORGANIZZATO LA TRAPPOLA PER LA DELEGAZIONE EUROPEA (COMPOSTA OLTRE A PIANTEDOSI DAI MINISTRI DI GRECIA E MALTA)

giusi bartolozzi almasri giorgia meloni carlo nordio

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA TRA LE MANI IL CAPRO ESPIATORIO PERFETTO PER LA FIGURACCIA SU ALMASRI: GIUSI BARTOLOZZI, CAPO DI GABINETTO DEL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA, NORDIO. DEL RESTO, È UNA MAIL DELLA “ZARINA” A DIMOSTRARE CHE A VIA ARENULA SAPESSERO DELL’ARRESTO DEL TORTURATORE LIBICO GIÀ DOMENICA 19 GIUGNO, E NON LUNEDÌ 20, COME SEMPRE SOSTENUTO DA NORDIO – DI FRONTE ALL’IPOTETICA CACCIATA DELLA BIONDISSIMA GIUSI, PERÒ, NORDIO S’È SUBITO OPPOSTO: GIAMMAI! D'ALTRONDE LA DECISIONE, SECONDO IL MINISTRO, È STATA PRESA DIRETTAMENTE A PALAZZO CHIGI…

mantovano belloni almasri ursula von der leyen bjoern seibert gianni caravelli

BELLONI, UN ERRORE DOPO L’ALTRO. QUANDO SBATTÈ LA PORTA DEL DIS, ESSENDO ENTRATA IN CONFLITTO CON IL CAPO DELL’AISE, GIANNI CARAVELLI, COLPEVOLE DI NON FARE RIFERIMENTO A LEI MA AL SOTTOSEGRETARIO ALFREDO MANTOVANO, SCELSE IL MOMENTO MENO OPPORTUNO: L’ESPLOSIONE DEL CASO ALMASRI - DOPO LO SCHIAFFO A MANTOVANO, ORA HA MOLLATO UNA SBERLA A URSULA, DECIDENDO DI FARE LE VALIGIE ANZITEMPO NEL MOMENTO DI DEBOLEZZA MASSIMA DI VON DER LEYEN: LA QUESTIONE DEI DAZI E LA MOZIONE DI SFIDUCIA DEGLI EUROPARLAMENTARI DI ULTRA-DESTRA - E OGGI BELLONI SI RITROVA, COME DICONO IN CERTI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ‘’SENZA I CRISMI’’ DI AFFIDABILITÀ PER ASPIRARE A UNA PRESIDENZA IN QUALCHE PARTECIPATA DI STATO, DOVE URGE UNA PRESENZA FEMMINILE, COME L’ENI...

giorgia meloni ursula von der leyen elly schlein

FLASH! - AVVISATE MELONI: IL VOTO DI FRATELLI D'ITALIA NON DOVREBBE SERVIRE NEL VOTO DI SFIDUCIA PRESENTATA DA 76 EURODEPUTATI DI ESTREMA DESTRA NEI CONFRONTI DELLA COMMISSIONE E DI URSULA VON DER LEYEN - LA TAFAZZIANA MINACCIA DI ASTENSIONE DEL GRUPPO PSE DEI SOCIALISTI EUROPEI (PD COMPRESO) SAREBBE RIENTRATA: IL LORO VOTO A FAVORE DELLA SFIDUCIA A URSULA SAREBBE STATO COPERTO DALLA CAMALEONTE MELONI, IN MANOVRA PER "DEMOCRISTIANIZZARSI" COL PPE, SPOSTANDO COSI' A DESTRA LA MAGGIORANZA DELLA COMMISSIONE...