MEDIOBANCA VUO’ FA’ COME GOLDMAN SACHS - FIAT, TELECOM, ORA PURE PIAZZETTA CUCCIA HA CAPITO CHE L’ASFITTICO CAPITALISMO ITALIANO È STATO SPREMUTO E NON RENDE PIÙ - NUOVO ORDINE: SMOLLARE LE PARTECIPAZIONI IN TELCO E RCS, CHE REGALANO POTERE MA ANCHE PERDITE, E SCENDERE AL 10% DI GENERALI (LO IMPONE BASILEA III) - IN FUTURO, PIÙ ADVISORY, PIÙ “CHEBANCA!”, MA SOPRATTUTTO PIÙ PAESI EMERGENTI: BEN AMMAR COMINCIA DALLA TUNISIA (UNICREDIT NON GRADISCE)…

Rosario Dimito per "Il Messaggero"


Non c'è solo l'avvio della discussione sul nuovo piano strategico, all'ordine del giorno del cda di Mediobanca convocato per le 15 di domani. Ma il punto 3 titolato «Business review» rappresenta sicuramente l'argomento-chiave del confronto con i rappresentanti dei soci chiamati a esaminare altri cinque temi quasi tutti minori e di routine. E sarà l'amministratore delegato Alberto Nagel a illustrare le linee-guida del modello della nuova Mediobanca, nel segno della continuità.

Non ci saranno proiezioni numeriche ma si rinvierà al piano delle Generali atteso per metà gennaio, per tarare la rotta. E poi ci sono le variabili legate all'euro con l'impatto sul sistema bancario, quindi le regole di Basilea 3 ancora provvisorie riguardo la diminuzione dell'esposizione in equity (Generali) e la concentrazione dei conglomerati finanziari con i riflessi su Trieste, dove la partecipazione del 13% dovrebbe comunque calare sotto il 10% entro il 2018. Quanto alle altre partecipazioni strategiche in Rcs e Telco, entrambe governate da patti di sindacato, c'è la volontà di graduali disimpegni appena possibile.

Sono passati quattro anni dall'ultimo business plan e Piazzetta Cuccia oggi poggia su tre gambe: investment banking, attività retail (CheBanca!, Compass) e private banking (Esperia, Cmb), partecipazioni strategiche. È da qui che si partirà lungo un percorso che si concluderà a giugno 2013, attraverso riunioni mirate del cda convocate di volta in volta e con cadenza mensile. Le prime sommarie idee dei soci, dalle quali Nagel non potrà prescindere, sono finite sul tavolo del cda del 20 settembre che decise di avviare il confronto per la stesura del nuovo piano.

Per Alessandro Decio, esponente del cda Mediobanca in rappresentanza di Unicredit che ha particolarmente a cuore CheBanca, c'è la necessità di reimpostare il modello per aumentare la raccolta e adeguare la mission anche in funzione delle dimensioni. Una crescita per acquisizioni sarebbe sconsigliabile perchè le varie reti in vendita fanno un altro mestiere. A sua volta Nagel pensa di spingere sul modello misto - online e filiali - in modo da contenere i costi.

COME CRESCERE ALL'ESTERO
Ma per aumentare la raccolta, oggi di 12 miliardi, occorre inventarsi nuovi prodotti che siano però meno costosi e in grado di ampliare la clientela oltre le attuali 500 mila. La filosofia che ispirerà le scelte ruota attorno a un paradigma non nuovo: più estero meno Italia, più banca d'affari meno holding. Ma come crescere all'estero? Ci sono filiali a Parigi, Francoforte, Madrid, Londra (che ha una branch a New York) mentre in Turchia si aspetta l'ok di Bankitalia.

Qualche socio preme per allargarsi ancora. Bruno Ermolli, in rappresentanza di Mediolanum, espresse questa preferenza. Sulla stessa linea Tarak Ben Ammar, che avrebbe rilanciato la vecchia idea di sbarcare in Tunisia, abortita due anni fa a seguito della primavera araba. Di diverso avviso, invece, è Unicredit. Secondo Decio l'espansione internazionale mediante lo sbarco in altri paesi sarebbe rischiosa per i limiti a competere con player che hanno una capacità di provvista a condizioni più vantaggiose.

Nagel sta così pensando a una soluzione mediana: rafforzare le branch esistenti non mediante shopping di boutique, ma acquisendo manager con capacità e portafogli di relazione proseguendo sulla strada fin qui intrapresa. Acquisizioni potrebbero invece avvenire per aumentare la potenza di fuoco nel private banking. La caccia è aperta per selezionare le opportunità, stando attenti però a non puntare su forzieri che, a seguito del cambio di proprietà, potrebbero perdere valore e talenti.

Più in generale la nuova mission che il capo azienda sta disegnando avvicinerà Mediobanca al modello Goldman Sachs, specializzata in advisory ed equity mirato, più che allo schema Rothschild di sola consulenza. Insomma, nell'intenzione di Nagel e del presidente Renato Pagliaro il contributo dei soci dovrà arricchire un progetto destinato a una terza vita per l'istituto che fu di Enrico Cuccia.

L'attuale Mediobanca ha ricavi per 1,9 miliardi e ha chiuso i conti 2011-2012 (il bilancio si approva sempre a giugno) con un utile di 81 milioni. Sull'attività della banca d 'affari ricopre un valore specifico il portafoglio partecipazioni, tra le quali poi spiccano le tre strategiche (Generali, Rcs, Telco). Nel bilancio 2006-2007 il valore di tutte le partecipazioni in pancia era di 2,5 miliardi a fronte di un valore di mercato delle tre strategiche di 5 miliardi. Sull'ultimo rendiconto il portafoglio complessivo ammontava a 3,1 miliardi con una capitalizzazione di borsa del Leone, del Corriere e del gruppo di tlc pari a 2,2 miliardi.

 

 

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