LINGOTTI IN FUGA E MIRAFIORI MIRAFUORI - LA FAMIGLIA SEGRE METTE IN VENDITA IL LINGOTTO DI TORINO, STORICA SEDE FIAT, PER 200 MILIONI - INTANTO IL PROGETTO DI RILANCIO DELLE AREE DISMESSE DI MIRAFIORI è FERMO AL PALO - DOVREBBERO OSPITARE UN POLO PER LA RICERCA E L’INNOVAZIONE, MA FINORA SI E’ INSEDIATO SOLO IL CENTRO DESIGN DEL POLITECNICO DI TORINO - REGIONE, PROVINCIA E COMUNE HANNO SGANCIATO 67 MILIONI PER RILEVARE I 300MILA MQ DALLA FIAT - CHI PAGA LA BONIFICA?...

1- IPI: METTE IN VENDITA IL LINGOTTO DI TORINO PER CIRCA 200 MLN
Radiocor - Il Lingotto cerca un acquirente. La storica sede della Fiat a Torino, secondo quanto risulta a Radiocor, e' stata messa in vendita a un prezzo complessivo di circa 200 milioni. L'attuale proprieta' e' di Ipi, la societa' immobiliare della famiglia Segre che l'ha rilevata nel 2009 dopo vari passaggi: fondata nel 1970 sotto il controllo di Toro assicurazioni, nel 1984 diventa il braccio operativo del gruppo Fiat nell'immobiliare e, da qui, a meta' degli anni Duemila era arrivata nelle mani del raider Luigi Zunino e poi in quelle di Danilo Coppola.

La societa' immobiliare torinese sta gestendo in proprio il processo di vendita del Lingotto e, per far fronte alla difficile situazione del mercato del real estate, potrebbe presentare l'operazione al mercato in due o tre lotti. Ipi, infatti, possiede all'interno del Lingotto due alberghi (380 camere complessive), circa 50mila mq di uffici, la celebre 'Bolla', la sala riunioni panoramica disegnata da Renzo Piano, la pista di atterraggio per gli elicotteri e parcheggi con quasi quattromila posti auto. Una parte del Lingotto, quello relativo alla galleria commerciale, era invece gia' stato venduto ai fondi di Orion nel 2002.


2- SE MIRAFIORI DIMESSA NON ATTRAE
Filomena Greco per "Il Sole 24 Ore"

L'operazione Tne, Torino Nuova Economia, per il rilancio delle aree dismesse di Mirafiori risale al 2005: le istituzioni piemontesi rilevarono da Fiat, per 67 milioni, la zona abbandonata alle spalle dello stabilimento di Mirafiori, per un totale di 300mila metri quadri.

L'idea era di farne un polo di riferimento per l'automotive, la ricerca, l'innovazione e il design, attraendo imprese dell'indotto e centri di ricerca. A sette anni di distanza, nelle aree Tne si è insediato il Centro Design del Politecnico di Torino e nient'altro. Il progetto di realizzare a Mirafiori un polo che coniugasse ricerca e produzione, formazione e trasferimento tecnologico è rimasto sulla carta.

Oggi la scommessa di rilancio dell'area - dove il Politecnico rischia di rimanere «una cattedrale nel deserto» - si gioca su due fronti. Da un lato la necessità di trovare un accordo con Fiat e sbloccare i progetti per la realizzazione di un centro polifunzionale - commerciale e di servizi -, con annesso completamento dell'area di competenza del Poli. Dall'altro, l'insediamento di aziende dell'indotto, progetto mai decollato veramente. Due dossier corposi, sul tavolo del nuovo amministratore delegato Davide Canavesio che si è insediato da poche settimane.

Sull'area A, in particolare, incombe il ricorso della Fiat - unico socio privato in Tne, al 10%, a fianco di Regione (40%), Comune (40%) e Provincia di Torino (10%) - presentato circa un anno fa in materia ambientale, per la bonifica dell'area, e in materia urbanistica, contro la variante approvata dal Comune di Torino per il cambio d'uso, da industriale a servizi.

«Una soluzione nel più breve tempo possibile è auspicabile», sottolinea il vicesindaco della Città di Torino Tom De Alessandri. Ma il superamento della fase di stallo non sembra così vicino, anche se sul tavolo c'è un documento tecnico che potrebbe rappresentare la bozza di accordo tra le parti: il testo prevederebbe l'impegno, da parte di Fiat, alla bonifica dell'area con una riduzione dei costi a carico della casa automobilistica, in cambio del ritiro dei ricorsi al Tar e dello sblocco dell'area stessa.

Passaggio necessario, quest'ultimo, per il completamento del progetto di Cittadella della mobilità sostenibile del Politecnico. Passaggio chiave per la valorizzazione di quell'area attraverso la realizzazione di un centro polifunzionale e commerciale, in project financing. Un piano da circa 100 milioni e che aveva registrato l'interesse di una serie di imprese capitanate dalla Technint.

Oggi siamo in una fase delicata, si parla di «concrete» manifestazioni d'interesse da parte di aziende che vorrebbero insediarsi nell'area, anche se la crisi rende la partita molto più difficile. Un fatto, però, è certo: «Un campus universitario non può restare isolato - osserva il rettore del Politecnico di Torino, Marco Gilli - deve essere inserito nella città e, soprattutto, non può essere soltanto un posto dove si fa la didattica. Mancano la ricerca e le imprese, solo così davvero il progetto Tne potrà rappresentare una opportunità di rilancio per l'inter città».

Sul progetto della cittadella della mobilità la città ha scommesso molto: l'investimento per realizzare l'edificio che ospita i corsi di laurea in Design industriale, Comunicazione visiva e Ingegneria dell'autoveicolo e Automotive engineering è costato 25 milioni di euro: tre blocchi per un totale di 7.500 metri quadrati. Una realtà aperta a circa 1.200 studenti, molto internazionalizzata, tanto che la metà degli iscritti sono stranieri. Una realtà tutta da valorizzare. Un'altra partita aperta tra Torino e la Fiat.

 

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