uber contro taxi

FATTI I TAXXI TUOI - NEI PROGETTI DEL GOVERNO, NCC SENZA PIU’ OBBLIGO DI TORNARE IN RIMESSA (CON LICENZE PERO' ANCORA CONTINGENTATE) E UBER TENUTO A PAGARE LE TASSE - NEL REGNO UNITO I GIUDICI STABILISCONO CHE L'APP DEVE RICONOSCERE AI SUOI AUTISTI FERIE E PERMESSI RETRIBUITI - SI ATTENDE UNA VALANGA DI RICORSI MA…

1 - MENO VINCOLI ALLE LICENZE IL PIANO DELL'ESECUTIVO PER REGOLARE UBER E TAXI

Filippo Santelli per ‘la Repubblica’

 

NCC A ROMA

Le auto nere degli Ncc libere di raccogliere passeggeri su tutto il territorio regionale, e senza l'obbligo di tornare in rimessa dopo ogni corsa. Ma un numero di licenze sempre «contingentato », a discapito di Uber, e la richiesta alla multinazionale di «pagare le tasse in Italia ».

 

È un compromesso timido, sul piano della liberalizzazione, la prima bozza di riforma del trasporto pubblico "non di linea" messa a punto dal governo. Non ancora un articolato, ma i principi del decreto, con la volontà di chiuderlo entro la fine dell'anno. Ammesso che l'apertura di massima a questa traccia, che filtra da Ncc e taxi, regga nei prossimi incontri e a eventuali agitazioni delle auto bianche.

 

NCC ALL AEROPORTO DI FIUMICINO

È un'accelerazione quella del ministero dei Trasporti. La delega a riformare il settore, contenuta nella legge sulla concorrenza, rischia infatti di cadere con la legislatura. E a gennaio tornerebbe in vigore la norma, al momento sospesa, che obbliga i servizi di noleggio con conducente a tornare in rimessa dopo ogni corsa.

 

Nel documento del ministero l' obbligo resta, ma solo «al termine dell' ultimo servizio prenotato». Significa, di fatto, che mentre sono in strada gli Ncc potranno accettare altre prenotazioni via Uber. Il loro territorio di attività si allarga dai Comuni alle Regioni, una presa d' atto degli "sconfinamenti" che già oggi avvengono.

 

UBER BLACK

E alle Regioni passerà anche il compito di rilasciare le autorizzazioni (e definire il numero di licenze taxi erogate dai Comuni). Uber chiedeva ben altro: un' apertura delle autorizzazioni, per poter introdurre in Italia i suoi servizi low cost X e Pool, che richiedono un' alta densità di autisti. Niente da fare, l' Ncc rimane un servizio «contingentato».

 

Non solo: viene definito «di pubblica utilità», ma «privatistico »: significa che le auto nere non avranno più accesso alle corsie preferenziali e dovranno pagare per entrare nelle Ztl. Limiti a cui la categoria si opporrà, e che allungherebbero i viaggi degli utenti di Uber Black, l' unico servizio della startup attivo in Italia.

 

l app di uber

Le piattaforme digitali dovranno iscriversi a un registro nazionale. Ma la bozza chiede anche che «paghino le tasse in Italia per tutti i servizi resi qui». Al momento la parte che Uber incassa sulle corse è fatturata in Olanda. Preso alla lettera, il principio sembra preannunciare una battaglia fiscale, simile a quella in corso tra il governo e Airbnb.

 

Chi invece incassa un' apertura è l' altra app nel mirino delle auto bianche: Mytaxi, il servizio del gruppo Daimler che permette di chiamare un taxi via smartphone. Il governo vuole vietare alle potenti cooperative radiotaxi di imporre ai propri soci un' esclusiva. Oggi chi è iscritto a un radiotaxi non può prendere chiamate da altri canali, domani potrebbe usarne diversi, app comprese.

 

TAXI

Qui le auto bianche daranno battaglia. Sia loro che gli Ncc dovranno poi installare a bordo una scatola nera. La prossima settimana le due categorie di autisti si vedranno, provando a definire osservazioni comuni da presentare al governo. L' impressione è che un' intesa si possa trovare, magari disinnescando pure lo sciopero proclamato per il 21 da alcuni sindacati delle auto bianche, le cui divisioni interne sono sempre pronte a riesplodere con il rischio dei soliti blocchi nelle città.

 

Sta di fatto che se i principi della riforma rimanessero questi, o fossero addirittura ammorbiditi, porterebbero ordine in un Far West giuridico effetto di leggi pre-Internet, ma rispetterebbero solo in parte lo spirito della delega: spingere la concorrenza. Del resto i consumatori, così come Uber, non sono neppure parte del tavolo.

 

UBER index

2 - LA CORTE INGLESE GELA UBER, FERIE E SALARIO MINIMO PER I SUOI "DRIVER"

Filippo Santelli per Repubblica.it

 

Uber deve versare ai suoi driver, i suoi autisti, un salario minimo. E garantire loro ferie e riposi pagati. Se non tutti, buona parte dei diritti che le aziende riconoscono a un lavoratore dipendente. Lo ha stabilito venerdì il Tribunale d'appello del lavoro di Londra, con un sentenza che rischia di distruggere il modello economico della startup della mobilità, basato sul presupposto che chi guida le sue auto nere sia un autonomo.

 

tassista anti uber

E invece la corte londinese respinge l'appello e conferma la sentenza di primo grado. I due autisti che hanno fatto causa a Uber sono "workers", una fattispecie giuridica a metà tra l'autonomo e il dipendente. Che di quest'ultima figura eredita parte dei diritti.  Per il momento la startup americana è salva, visto che la sentenza non è immediatamente applicativa a livello nazionale. Eppure alla luce di questa decisione è probabile che molti altri dei sui 50 mila driver inglesi le facciano causa.

 

A quel punto far quadrare i conti diventerebbe molto difficile nel Regno Unito. Senza contare la possibilità che anche gli autisti di altri Paesi europei provino ad avanzare le stesse rivendicazioni. Alla startup però restano ancora delle vie legali da seguire: potrà presentare ricorso alla Corte d'Appello oppure rivolgersi direttamente alla Corte Suprema.

 

La società ha sempre sostenuto che i suoi guidatori sono lavoratori autonomi, niente più che un'evoluzione digitale degli autisti che da decenni operano nel Regno Unito (paragonabili ai nostri Ncc, i servizi di Noleggio con conducente).

 

taxi contro uber app

In fondo, possono accendere o spegnere l'app quando vogliono. Per la giustizia inglese invece, almeno per ora, ad essere dirimente è il fatto che sia la società tecnologica, attraverso l'algoritmo che mette in contatto passeggeri e autisti, a fissare tempi e luoghi del loro lavoro. Una questione che impatta su tutto il mondo della gig-economy, l'economia dei lavoretti, a cominciare dai fattorini delle consegne a domicilio.

 

Accanto a questa battaglia legale, nel Regno Unito, uno dei suoi principali mercati, Uber sta combattendo anche quella con la città di Londra, la cui Autorità per i Trasporti ha deciso di non rinnovare la licenza citando la mancanza di trasparenza e gli scarsi controlli sugli autisti. Il blocco è sospeso in attesa dell'esito del ricorso presentato da Uber, che potrebbe richiedere diversi mesi.

UBER

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